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ANDREA

"Non ci posso credere". La voce di Tommaso si fece udire in un grido di stupore. La sua bocca si spalancò, lasciando spazio a un sorriso incredulo. I suoi denti, candidi, comparvero fra la carne rosea delle sue labbra. L'espressività dei suoi occhi parlava da sé. L'attonimento era palpabile: non si sarebbe mai aspettato di vedere ciò che i suoi occhi stavano realmente guardando in quel momento.

"No, dimmi che non...". Tommaso porse una mano alle labbra, poi soffocò una risata di stupore. Un raggio di sole comparve all'improvviso da una nuvola, facendo sembrare ancora più luccicanti le sue iridi, già sfavillanti.

"Ti presento il nuovo amico di Daniel" dissi, richiudendo la porta di casa alle mie spalle, e invitandolo a raggiungere la fatidica sorpresa, che sembrava attendere Tommaso con impazienza a pochi metri da dove ci eravamo fermati, all'ingresso.

"Ma è bellissimo!" esclamò, gettandosi per terra come fosse un bambino. Le ginocchia, scoperte, presero contatto con le piastrelle fresche del pavimento mentre le scarpe, dalla suola di gomma, si appoggiarono alle sue natiche.

"Questo cucciolo di Labrador è il mio regalo per Daniel" dissi, mettendomi anche io a sedere per terra, per approfittare delle feste che la piccola peste stava regalando al mio amico, scodinzolando e rotolando come una trottola.
"Ma è uno splendore!" esclamò accarezzando il pelo chiaro.
"Dove lo hai preso?". Tommaso si godeva l'entusiasmo del cucciolo, che probabilmente aveva già compreso quanto il moro amasse i cani.
"La mia vicina di casa ha avuto una cucciolata, un paio di mesi fa. La sua cagnolina ha avuto dieci piccoli. Per quanto spazio abbia in giardino non poteva tenerli tutti. Così le ho chiesto se potessi regalarne uno a Daniel" raccontai, passando una mano sul pelo del cucciolo, lucidissimo.
"Lei lo ha conosciuto. Le poche volte che Daniel è venuto qui da me siamo andati dalla vicina e ha anche giocato con la mamma. Fra l'altro, si chiama Mirtilla" aggiunsi.

Tommaso non pareva darmi più di tanto retta. O, se lo stava effettivamente facendo, i suoi occhi non altrettanto. Questi ultimi erano totalmente assorbiti dalla presenza di quel batuffolo color crema. A essere sinceri era davvero un bel cucciolo.
"E come mai hai scelto proprio lui? C'è un motivo?" mi domandò.
"In realtà ti sorprenderai, ma è una femmina" confessai, sorridendogli.
"Oh, ero convinto avessi preso un maschio".
"No, in tutta la cucciolata ce n'è stato soltanto uno, e la signora l'ha voluto tenere per sé".
"Povero, in mezzo a tutte quelle femmine!" esclamò Tommaso, scoppiando a ridere.
"Effettivamente..." dissi, sollevando le sopracciglia.
"Ma come mai proprio lei? Se ce n'erano nove, perché la prescelta?". La cucciola si avvicinò a me, quasi avesse capito che stessimo parlando di lei.
"Guarda i suoi occhi" gli dissi, a bassa voce e indicandogliela con un cenno del capo. Tommaso mi osservò per un paio di secondi, poi rivolse gli occhi alla cagnolina.
"Ha un non so che che mi ricorda Miele". Sorrisi.
"Vero? Anche io l'ho pensato. Ha lo stesso sguardo amorevole. E poi mi è piaciuto il suo pelo. È la più scura di tutte, come lo era Miele. Solo lei e il maschietto erano di questo colore". Tommaso sorrise. La cucciola tornò da lui, barcollando un po' con la coda in movimento. Era davvero adorabile.

"E i tuoi? Non hanno detto nulla al riguardo? Mi avevi detto che tua madre è allergica ai cani".
"Già, è così. Infatti dopo che avrò dato la cagnolina a Daniel mi toccherà pulire bene ovunque, prima che i miei tornino dalle vacanze. Sono andati qualche giorno in Portogallo dai miei parenti, ma io ho detto che volevo cercare un lavoretto".
"Ed è così?" mi domandò Tommaso con un sogghigno alle labbra.
"In realtà no. Ossia, forse sarebbe il caso di mettere qualche soldo da parte, se voglio andare via con Daniel. Però al contempo non ho testa, ora" dissi, passando una mano fra i capelli. In giornata avrei dovuto lavarli; erano piuttosto sporchi.

La distanza riunisce Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora