DANIEL
"Anche tu, fra poco, sarai maggiorenne". Il silenzio di quella sera tiepida venne interrotto dalla voce di Andrea che, sdraiato accanto a me, accarezzava i miei capelli con le sue dita affusolate. Dal basso della nostra posizione, sdraiati sull'erba di un verde cangiante, guardavamo il cielo. Questo, terso, si era tinto di un celeste che si sarebbe scurito in un paio d'ore. Era stupendo stare fuori fino a tardi a osservare il tramonto, nei mesi caldi.
L'erba alta non era stata tagliata forse per settimane e aveva raggiunto almeno una spanna di altezza. Nel punto in cui io e Andrea eravamo sdraiati questa si era appiattita, sotto al posto dei nostri corpi giacenti su quel letto verde. Ma poco più in là, a pochi centimetri da noi, i ciuffi rigogliosi spuntavano ergendosi prepotentemente verso l'alto. Su alcuni di questi, precisamente su un ciuffo accanto al collo di Andrea, c'erano un paio di insetti minuscoli, di un colore verdastro. Attratti dal colore dello zaino, ceruleo, avranno pensato si trattasse di un fiore.
"Hai sempre lo stesso zaino da anni..." dissi, osservando quel pezzo di stoffa, strappato in più punti, che nonostante gli anni non aveva perso la brillantezza del suo colore. Ero certo che Andrea lo avesse appena lavato.
"Guardando come sei vestito, quasi sempre, non si direbbe che tu vada in giro con uno zaino così". La mia frase attirò l'attenzione del mio ragazzo, che si voltò a osservarmi. Il suo capo si ruotò, nascondendo il piccolo neo sulla guancia.
"In che senso?". Rimasi in silenzio per un istante, catturato dai suoi occhi che, probabilmente per il riflesso dell'erba, parevano di un verde particolarmente acceso.
"È tutto strappato. Per Natale te ne compro un altro" dissi, sapendo già quale sarebbe stata l'immediata reazione del mio interlocutore, che già aveva sgranato gli occhi in segno di disapprovazione.
"Tutto, ma non toccarmi questo zaino. Ci sono affezionato. Secondo te non lo cambio per quale motivo, anche se è strappato in più punti?" domandò, retoricamente. Mi domandai chi glielo avesse regalato. Se ci riflettevo, non gliel'avevo mai chiesto.
"E poi, se non ci fai caso, non si vedono così tanto. Si vedono di più i tuoi baffi, sai?" disse, passando delicatamente una mano sul mio prolabio. Una sensazione di prurito sotto al naso mi pervase e mi costrinse a portare un dito poco sopra alle labbra per cercare di alleviare quel fastidio.
"Devo fare meglio la barba" asserii, girando il capo dalla parte opposta.
"A me non dispiace vederti così". L'affermazione di Andrea mi spinse nuovamente a portare gli occhi ai suoi.
"Davvero?". Andrea annuí, spostando il capo per come poteva. La mano sotto alla sua nuca impediva un movimento agile. Un sorriso comparve sulle sue labbra, ma venne distorto leggermente dalla gota gonfia e colorita, piegata appena dal dorso della mano poggiato sotto di essa.Attorno a noi c'era silenzio. Se si aguzzava l'udito, si poteva sentire il traffico del corso, non troppo distante da quel parco. Abituati al rumore della città, ormai non ci facevamo caso. Io più di Andrea, che tutto sommato abitava in un luogo piuttosto appartato, quasi in campagna. Per quanto giardini verdeggianti e villette circondassero la mia dimora, la città era subito dietro rispetto a casa mia.
"Hai mai pensato a come sarebbe stata la tua vita se fossi nato in un luogo diverso?". La voce di Andrea si fece sentire di nuovo, interrompendo i miei pensieri, fluttuanti da una preoccupazione all'altra. Miele, poi mia sorella, poi il volontariato. Per fortuna ero riuscito a lasciare da parte la questione di Zedge per qualche minuto.
"Cosa intendi?". Mi girai nuovamente a guardare Andrea. Le sue labbra carnose si erano inumidite lievemente dopo che la sua lingua le aveva carezzate in una manciata di secondi.
"Se fossi nato in un altro posto, come pensi sarebbe stata la tua vita? Ci sarebbero state tante differenze? Dove pensi saresti nato?".
"È una domanda molto complessa" dissi, accennando un sorriso che Andrea non potè vedere. I suoi occhi erano catturati dal cielo che si era annuvolato appena. Qualche cirrocumulo di un candore delicato rendeva l'atmosfera sognante. Di lí a poco, il tramonto del sole lì avrebbe colorati di tonalità calde, rendendo tutto ancora più onirico.
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La distanza riunisce
RomanceIl rapporto di Daniel e Andrea sembra essere inevitabilmente rovinato. La loro separazione, dovuta a ostacoli insormontabili, è decisiva. Ognuno prenderà la propria strada, lontano dall'altro, fino a quando non si incontreranno di nuovo.