María Inés
Ari. Mai nome fu più azzeccato. La scelta di Daniel era stata dettata dalla nobiltà del suo animo, dal ricordo -dolcissimo- del suo primo amore. Mi parve di tornare indietro a un tempo vicino nel pensare a Sonia, e invece erano ormai trascorsi circa tre anni dalla sua scomparsa.
Ricordai con una lucidità impressionante l'annuncio alla tv dell'incidente aereo in cui erano stato coinvolti un centinaio di passeggeri; fra essi, anche Sonia con i genitori, e la sorellina che la madre portava in grembo. Pensare che avrebbe visto la luce pochi mesi dopo mi faceva accapponare la pelle.
Quella bambina, ne ero certa, sarebbe stata dolce come Sonia, e magari avrebbe avuto anche i suoi stessi occhi blu. Ciò di cui ero sicura, era il nome che avrebbe portato. Daniel me ne aveva parlato, un giorno. Poco prima che Sonia partisse per la Polonia, mi aveva detto che la madre era rimasta incinta di una femmina e che Sonia aveva avuto l'onore di poter scegliere il nome della futura sorella. Forse, una delle poche cose che i suoi genitori le avevano concesso di fare in tutta la sua vita.
Da sempre sottoposta a rigide regole, Sonia aveva imparato a ubbidire in silenzio, senza mai ribattere. A furia tenere tutto dentro, nel tentativo di farcela da sola senza chiedere aiuto, si poteva solo immaginare il suo stato d'animo. Lei accettava la sua situazione, rassegnata all'idea che nulla sarebbe cambiato. Ma a tredici anni le si leggeva in volto la necessità di parlare d'amore, di raccontare a parole i sogni, di percepire le paure venir scacciate da una parola confortante. Cose che i suoi genitori non avevano mai compreso, e per le quali Sonia aveva spesso sofferto in silenzio, accettato ormai il suo destino. Spesso aveva detto a Daniel che, secondo lei, avrebbe fatto prima ad andarsene di casa che farsi capire dai suoi.
Daniel mi aveva anche confessato che era stato uno dei più recenti desideri di Sonia: la situazione, in casa, era diventata così soffocante da non permetterle di raccontare niente per paura di essere giudicata, o di agire per il timore di commettere degli sbagli e ricevere dei rimproveri.
Soltanto a Daniel parlava, e nonostante riponesse in lui una grande fiducia, aveva sempre faticato a raccontargli e raccontarsi. Non era semplice timidezza, la sua; era una ragazza estremamente riservata, che aveva dovuto apprendere a tenere tutto per sé: trattenere lacrime di tristezza, soffocare la voglia di gridare per la rabbia, sopprimere un sorriso di felicità... erano cose normali per una tredicenne come Sonia.Daniel era l'unico che sapeva farla sentire al sicuro: con la fiducia che era riuscito a ricevere da parte sua, riusciva a concedere alla sua povera anima tormentata di alleggerirsi un po' e svuotare l'immenso peso che si portava appresso.
Tante volte avevo visto Sonia arrivare a casa nostra, per un invito, con una faccia stanca, seppur portasse ssmpre il sorriso sulle labbra con una disinvoltura che ti faceva illudere fosse davvero una ragazzina spensierata. Non era davvero così, anche se bastava un pomeriggio con Daniel e Vanesa a ravvivare un po' la sua espressione esausta, causata probabilmente dell'ennesimo litigio in famiglia, o da un rimprovero per una cosa fatta non nel modo in cui avrebbero voluto i suoi genitori.
Era come se casa nostra fosse in grado di regalarle un istante di spensieratezza da una realtà nella quale era costantemente schiacciata, umiliata, appesantita. Lo vedevo dai suoi occhi: appena entrava si sentiva quasi in soggezione di trovarsi lì, in un luogo che lei pensava non appartenerle; un luogo sereno che nulla aveva a che vedere con il suo mondo. Ma subito dopo, il suo sguardo si accendeva come avesse visto dinanzi a sé lo spettacolo più bello di sempre: la coda scodinzolante di Dave, le fusa di Gardenya, il profumo di una torta appena sfornata, le urla di Vanesa che l'invitava a scolarla a nascondino prima ancora che lei potesse rispondere di sì alla sua domanda super coincisa, giusto per non perdere tempo prezioso: "giochiamo?".
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La distanza riunisce
RomanceIl rapporto di Daniel e Andrea sembra essere inevitabilmente rovinato. La loro separazione, dovuta a ostacoli insormontabili, è decisiva. Ognuno prenderà la propria strada, lontano dall'altro, fino a quando non si incontreranno di nuovo.