23-1965

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ANDREA

Sentii Daniel separarsi da me. Le sue mani abbandonarono la presa dalla mia camicia. Il suo busto si allontanò dal mio. I suoi occhi lucidi incontrarono i miei. Le sue labbra carnose sembravano desiderose di schiudersi e dare vita a un discorso. Forse il desiderio che avrebbero voluto realizzare era un altro. Ma non avrei potuto accontentarle per quanto le mie bramassero lo stesso.

"Andrea, sono perduto senza di te". Bastarono quelle parole, pronunciate di getto dopo un istante di silenzio, per farmi percepire un senso di svenimento. Mi sentii debole, le braccia non reggevano più il peso dell'abbraccio. Daniel era in grado di suscitare in me le sensazioni più incredibili io avessi mai provato.
"Non so come vivere senza di te, senza la consapevolezza che la nostra relazione potrá tornare a essere quella che è stata fino a poco tempo fa. Voglio tornare a essere felice con te e voglio che tu lo sia con me. Ci meritiamo questa felicità che gli altri cercano in ogni modo di sottrarci. Perché dare retta a cosa vogliono le persone più di quanto vogliamo noi?". Daniel parlava con la voce tremante. I suoi occhi, ormai pervasi dalle lacrime, avevano perso quello sguardo luminoso e vispo che avevano avuto fino a poco prima.

"Andrea, io sono sicuro di cosa sento per te. So di amarti e so che sei l'unico in grado di darmi una felicità tale da farmi dimenticare ogni cosa. Con te è tutto più bello e spensierato e l'idea di non averti piú mi distrugge. Sei l'amore della mia vita e non ho intenzione di perderti solo perché gli altri vogliono questo. Perciò è importante che tu mi dica se non senti queste esatte cose che provo io o se anche per te io sono tanto speciale come tu lo sei per me. Ho bisogno di sapere cosa passi per la tua testa. Che cosa vuoi. Se mi vuoi ancora ". Rimasi in silenzio per un istante, sperando di poter fare chiarezza innanzitutto con me stesso. Le continue domande di Daniel mi stavano mettendo a disagio. Avevo già chiarito che non sapessi neppure io cosa volessi. Ma penso che la sua domanda avesse un valore molto più profondo. Non mi aveva chiesto cosa volessi in quel momento, ma cosa avessi intenzione di fare con quella che era la nostra relazione. Se lo amassi ancora, anche se ero confuso. Se volessi stare con lui, anche se era chiaro che ci sarebbe voluto un po' di tempo per tornare a com'eravamo prima. Daniel sapeva che necessitasse di tempo per riprendermi e per capire che il passato fosse tale proprio perché era già stato vissuto.

"Pasado pisado" avevo sentito dire una volta da María Inés che, dopo un rimprovero a Vanesa per l'insufficienza che aveva preso in storia, le aveva detto di impegnarsi di più per la volta successiva, dato che non si sarebbe potuto piangere ancora sul latte versato.

Avrei dovuto rendermi conto subito di quanto avesse ragione. Qual era la migliore cosa da fare per porre rimedio a un errore commesso in passato? Pensare di essere condannati in eterno non era sicuramente la prospettiva più adatta. Me ne ero conto provandolo sulla mia pelle. Daniel e sua madre non avevano avuto torto: avrei dovuto semplicemente voltare pagina e assumere un comportamento migliore in futuro. Avrei potuto rimediare all'errore evitando di sbagliare di nuovo.

"Va bene. Ma ho bisogno di tempo" sentenziai, guardando negli occhi Daniel. Le sue ciglia inumidite dalle lacrime sembravano più lungne: incorniciavano i suo occhi perfettamente, facendoli sembrare avvolti da una linea di trucco.

"Va bene cosa?" domandò, passando il dorso della mano lungo le sue palpebre per asciugare il frutto della sua tristezza, che era precipitato fin giú alle sue gote, lievemente abbronzate per gli ultimi pomeriggi di sole.

"Accetto di dimenticare tutto quanto. Ogni cosa sia successa finora. E di essere felice con te. È anche il mio più grande solo desiderio, non solo il tuo. Il fatto, Daniel, è che non è facile a farsi come a dirsi. È veramente una sfida e...". Le mie parole vennero arrestate dal mio interlocutore.

La distanza riunisce Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora