María Inés
Riflessioni. Era da tempo che non mi capitava di crogiolarmi in pensieri. Nell'ultimo periodo, il lavoro mi aveva tolto persino il riposo la notte. L'alternarsi di giornate soleggiate e piovose aveva influenzato il mio umore, rendendomi suscettibile e apprensiva, spenta e distratta. Il giorno mi alzavo sperando fosse migliore del precedente, e le otto ore di lavoro lo facevano volgere immediatamente al termine. Era andato tutto bene? Era andato come avrei voluto o mi sarebbe toccato riprovare l'indomani per cercare di rendere la giornata più soddisfacente?
Neppure la sera, fra le federe profumate e il fresco dell'aria crepuscolare, riuscivo a non pensare a quanto poco serena fossi nell'ultimo periodo. Un miscuglio di pensieri non collegati fra loro si attorcigliavano, facendomi credere che per nessuno di questi sarei giunta a una soluzione. Era come un labirinto in cui piú strade giuste mi si presentassero dinanzi per arrivare al tesoro: una più lunga ma lineare trovava un punto d'incontro con una più corta, ma intricata. Quale scegliere? Da dove iniziare?
Volsi gli occhi in direzione delle candide peonie, dinanzi a me nel giardino. Ne erano rimaste poche; d'altronde, eravamo ormai in estate inoltrata e la loro fioritura generosa aveva avuto massima espressione nel mese di maggio. Attraverso le lenti degli occhiali da sole, i colori apparivano un poco sfalsati, più scuro. Ma, ormai, le conoscevo a memoria: tornando dal lavoro, l'unica mezz'ora di pausa che riuscivo a concedermi era quella in cui, in terrazza, sfogliavo una rivista bevendo qualche sorso di acqua frizzante.
Il caldo di quelle ultime giornate era stato insopportabile: l'intensità dei raggi solari mi aveva costretta a proteggermi con della crema solare. La pelle, ambrata, aveva acquisito un colorito sufficientemente scuro da aver convinto le amiche del fatto che fossi stata protagonista di una recente vacanza in un paese tropicale.
"Ma no, figurati. Ho semplicemente una carnagione molto più scura della tua" avevo cercato invano di giustificare la ventina di minuti quotidiana passata sotto al sole con le colleghe del centro estetico.
Quel pomeriggio non fui altrettanto fortunata: la crema solare del barattolo da duecento millilitri era uscita a fatica dal tubetto, ridotta a una quantità misera, ma dubitai che la mia pelle potesse scottarsi. Come al solito mi accomodai sulla sdraio e, rivista in mano, cercai di rilassarmi e scacciare ogni pensiero mi affliggesse.
La convinzione di poterlo fare, appena raggiungevo la terrazza assolata, era sempre alta: che poi ci riuscissi era un'altra storia. Ma, alla fine, tenersi occupata era l'unico modo per non avere troppo tempo per perdersi in riflessioni che acuivano, invece, il senso di angoscia. All'improvviso, però, quei venti minuti si trasformavano nel momento peggiore della giornata, in cui tutto ciò al quale non avevo pensato sul posto di lavoro si presentava arrogantemente nella mia mente.Appoggiai le mani sulla fronte, cercando con tale gesto di affievolire l'enorme peso che gravava sulla mia testa. Tenere sollevate fisicamente le tempie con le dita non alleggerí il carico emotivo che stavo portando dentro.
"E se non fosse un reale problema?" riflettei fra me e me, cercando di analizzare la situazione in modo oggettivo, come avrei fatto se qualcuno mi avesse chiesto un parere su una questione alla quale ero esterna.
"Non so cosa fare" mi lasciai sfuggire, a bassa voce. Scossi il capo, chiusi gli occhi. Eppure, la soluzione non sembrava voler presentarsi.A dirla tutta, mi sembrava di aver sentito decine e centinaia di volte amici e parenti lamentare gli stessi problemi: il lavoro, i figli, l'economia. Eppure, bastava un "andrà tutto bene" e un abbraccio di conforto a farmi credere di essere stata d'aiuto. Chissà se poi, alla fine, lo ero stata davvero anche per colui che aveva cercato di confidare alla mia persona le sue preoccupazioni del momento.
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La distanza riunisce
RomanceIl rapporto di Daniel e Andrea sembra essere inevitabilmente rovinato. La loro separazione, dovuta a ostacoli insormontabili, è decisiva. Ognuno prenderà la propria strada, lontano dall'altro, fino a quando non si incontreranno di nuovo.