Sara, ho partorito il capitolo!
Tommaso
"Uno, due, tre e quattro". La voce incalzante di Annabella ripeteva le stesse parole da svariati minuti. La musica, rimbombante fra quelle quattro mura, iniziava a darmi alla testa. Era ormai mezz'ora che ballavamo sullo stesso pezzo, e le disattenzioni di alcuni di noi preannunciavano che il resto della lezione sarebbe proseguita con quella medesima base musicale. Passi fuori tempo, mosse poco precise... Nessuno di noi, in quella sorta di sgabuzzino, riusciva a concentrarsi. Al cinque di luglio, con temperature bollenti e nessun condizionatore, ballare in pochi metri quadrati in venti non risultava semplice. In più, la severità di Annabella non sembrava voler concedere un po' di ristoro. Sarebbe stato plausibile, umanamente parlando, sperare di fermarci cinque minuti. Il problema era che lei non fosse umana.
"Forza, se proseguite cosí vi potete scordare il saggio" dichiarò lei, come se alla prima lezione qualcuno di noi potesse aver pensato a qualcosa che si sarebbe presentato, problematicamente, almeno due stagioni più in là. Era la prima mezz'ora della prima lezione. Come poteva pretendere che fossimo tutti intenzionati a prendere la cosa seriamente? Alcuni di noi non avevano avuto modo di vedersi per due mesi. C'era chi abitava lontano e chi, per le vacanze, non era rimasto a Torino. Avevamo avuto tutti voglia di chiacchierare, distrarci, scambiare due risate. Eppure, Annabella, sembrava essere rimasta la stessa istruttrice severa di sempre. Per lo meno alle prime lezioni. La sua severitá si sarebbe potuta esprimere con una funzione: inversamente proporzionale al tempo che passava. Era strano, ma era come se questo suo atteggiamento venisse adoperato, per lo meno all'inizio di ogni nuovo anno di corso, per spronarci a dare il meglio di noi da subito, e non aspettare le ultime settimane per imparare, esercitarsi, mettersi in gioco. Mi ci era voluto tempo ma avevo capito la tattica. Annabella era una persona comprensiva, ma sapeva il fatto suo. Solo dopo aver dimostrato impegno e dedizione avrebbe iniziato ad ammorbidirsi. Poi si rideva e ci si divertiva. Ma solo se lo si meritava. E, evidentemente, in quegli istanti nessuno di noi si era guadagnato un suo sorriso misericordioso.
"Che cazzo le prende?" si espose Daniel, alla mia destra, sottovoce. Entrambi chini per fare un po' di stretching, in attesa della base successiva, ci scambiammo un'occhiata. Estesi il sorriso lateralmente fino a formare una piega al lato delle labbra; non ebbi saputo dare una risposta soddisfacente al mio amico.
"Non ce la faccio più" aggiunse, sospirando. Il sudore sulla sua fronte si era palesato in copiose gocce trasparenti. La sua maglia, grigia, si era macchiata in più punti per via dello sforzo fisico.
"Almeno abbiamo cambiato base" dissi, ansimando per la fatica.Accanto a noi, due o tre compagni si erano seduti a terra, sfiniti. In attesa che Annabella regolasse il volume della radio, prendevamo tutti fiato. Nel silenzio pareva di udire un coro di respiri all'unisono. In realtà, stavamo ansimando tutti così rapidamente che non c'era neppure mezzo secondo di pausa fra un respiro e l'altro, dando la sensazione che questi si sovrapponessero perfettamente.
"In piedi, dai. Uno, due tre e quattro". Annabella, accompagnando i fatidici quattro numeri dal battere delle mani, sembrava essere uscita da un salone di bellezza: le unghie fatte, i capelli ben pettinati, non una goccia di sudore sul viso. Sapevamo tutti che fosse una donna ginnica, ma il ricordo della prima lezione in assoluto mi fece rammentare di quanto io avessi sostenuto il contrario.
"Ma sarà mica lei, la nostra insegnante di danza" domandai a un ragazzo biondiccio accanto a me. Era la prima persona a cui rivolgevo la parola : sembrava simpatico, a prima vista. Non avrei potuto dire lo stesso della persona che avevo citato A Daniel in questo mio primo approccio. Così aveva detto di chiamarsi.
"Credo proprio di sí" mi rispose, stupito quanto me.
"Ma le unghie non le si rompono ad accendere la radio?" ironizzai. Peccato che Annabella si rivelò da subito tanto in ordine quanto attenta ascoltatrice. Prima ancora di iniziare la lezione, la primissima in assoluto, avevo già attirato in negativo l'attenzione della mia istruttrice.
"Sei partito col piede giusto... letteralmente" ironizzò Daniel. Nonostante la criticità della situazione, risi. Mi stava già simpatico.
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La distanza riunisce
RomanceIl rapporto di Daniel e Andrea sembra essere inevitabilmente rovinato. La loro separazione, dovuta a ostacoli insormontabili, è decisiva. Ognuno prenderà la propria strada, lontano dall'altro, fino a quando non si incontreranno di nuovo.