Scesi dall'autobus, preso dall'ansia a tal punto che il mio battito si era fatto molto più accelerato. Il respiro era affannoso, e una strana sensazione mi avvolgeva, soffocandomi: mi sembrava di non sentirmi più reggere. Era come se attorno a me non ci fosse più nessuno. Avevo perso la cognizione del tempo e dello spazio e ogni cosa davanti e attorno a me sembrava piccolissima, minuta. Non sapevo più dove mi trovassi: era come se non conoscessi quella strada che avevo invece percorso molte volte da casa, su Maps, per accertarmi che il luogo descritto nella telefonata esistesse davvero. Non riuscivo più a pensare e sentivo come se mi fossi perso poco prima di uscire da un labirinto.
"Tutto bene?". La voce di una signore, assieme alla sua mano appoggiata sulla mia spalla, mi aiutò a riprendere coscienza di me.
"Sei molto pallido... Ti darei una caramella, qualcosa. So che non si accettano cose dagli sconosciuti, ma sei di un bianco cadaverico" mi disse, guardandomi con sguardo apprensivo. La sua mano si spostò dalla spalla per frugare nella sua borsa, grande e bicolore, alla ricerca di qualcosa.
"Tieni, guarda. Sono ancora confezionate" disse, porgendomi una confezione di caramelle alla liquirizia.
"Grazie. Mi sento solo un po' confuso" confessai, portandomi una mano alla fronte e strofinandola su di essa, come se tale gesto potesse aiutarmi a fare mente locale.
"Lo vedo. Hai bisogno di qualcosa, un po' d'acqua? Qua vicino ci dovrebbe essere una caffetteria".
"No, grazie. Sto bene, ora mi rimetto in sesto" dissi, aprendo le caramelle che mi aveva dato con difficoltà. La signora prese l'astuccio contenente le caramelle e lo spogliò dell'involucro in plastica per facilitarmi la sua definitiva apertura.
"Grazie" dissi, portando alle labbra il dolce.
"Tutto a posto? Posso stare tranquilla?".
"Sí, la ringrazio" dissi, alzando gli occhi verso il volto di quella donna. I lineamenti rendevano intuibile la sua provenienza: doveva essere peruviana, o per lo meno sud americana.
"Di nulla. Arrivederci" si congedò, riponendo al braccio la spallina della sua borsa, capiente quanto riempita.Riposi la confezione di caramelle nello zaino, nella tasca esterna. Poi sospirai. Non avevo idea di cosa avrei fatto, avendo dimenticato i soldi a casa. Se mi fossi presentato senza un euro, non avrei rivisto miele e probabilmente ci avrei persino rimesso io
Non sapevo come comportarmi ed ero solo in questa decisione. Avrei rischiato la vita per Zedge. Ne valeva la pena? Assolutamente sí. Asciugai una lacrima che mi aveva bagnato appena la palpebra per lo spavento, poi mi incamminai. Non avrei potuto non provarci, per lo meno.Percorsi la strada facendo attenzione alle macchine: quel tratto era abbastanza trafficato, ma già sapevo il motivo per il quale l'aguzzino di Zedge mi aveva chiesto di spostarmi parecchio più in lá, in mezzo a un campo verde disperso nel nulla.
Una folata di vento mi spettinò i capelli e mi rinfrescò dal calore che mi aveva quasi fatto svenire. La testa aveva smesso di girare, ma la sentivo ancora pesante: il pensiero costante di non riavere Zedge mi spaventava non poco.Arrivai alla base del sentiero sterrato. Improvvisamente, dalla città mi sembrava di essere stato catapultato in campagna. Ma qualche condominio di sei piani, a distanza ravvicinata gli uni dagli altri, mi tratteneva ancora in un paesaggio urbano.
Camminai con le mani in tasca lungo quel percorso: pensavo e pensavo fra me e me se stessi facendo la cosa giusta. Sapevo già che non avrei rivisto Zedge, ma avrei potuto per lo meno cercare di convincere l'aguzzino ad aspettare ancora qualche ora. Sarei tornato a casa e li avrei presi. D'altronde avevo i soldi, ma li avevo solo scordati.
Accanto a me, alberi di ogni altezza esibivano le loro folte foglie, mentre l'erba di campo si ergeva creando una coperta di un verde cangiante. Ancora qualche settimana e sarebbe diventata di un biondo intenso. Le temperature erano destinate ad aumentare.
Il cielo, tinto di un blu acceso, aveva smarrito in lontananza uno strato di nuvole bianche.
Individuai, non troppo distante da me, un edificio bianco. Il mio cuore prese a battere più rapidamente: non era solo il fatto che avessi aumentato il passo ad aver scatenato questa reazione: mi sentivo male all'idea che Zedge fosse lí e non potessi riscattarlo.
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La distanza riunisce
RomanceIl rapporto di Daniel e Andrea sembra essere inevitabilmente rovinato. La loro separazione, dovuta a ostacoli insormontabili, è decisiva. Ognuno prenderà la propria strada, lontano dall'altro, fino a quando non si incontreranno di nuovo.