Capitolo 14

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Finisco il compito in meno di mezz'ora, troppo semplice rispetto a quello che sono stata abituata a fare nei vari corsi di spagnolo a cui ho partecipato negli anni precedenti; decido così di soffermarmi a guardarla mentre lei è distratta da qualcosa sullo schermo del suo computer.
Quegli occhi ghiaccio mi hanno stregata: li ho fissi nei miei e penso che se ne avessi avuto l'occasione li avrei già trasportati su carta in modo da poterli ammirare ogni qual volta ne ho la necessità; quei capelli color pece contornano il suo viso in un modo perfetto trasformandolo nel più bel quadro che abbia mai visto; quei lineamenti così dolci sembrano perfetti, vorrei poter avere la possibilità di accarezzarli, mi basterebbe un solo istante; quelle labbra rosee sembrano così morbide, desidero solo poggiarci su le mie e sentirne la morbidezza...
Mi perdo tra i pensieri e senza che me ne renda conto la mia mano inizia a muoversi sul foglio bianco che non ho usato per far il compito, e dopo poco, noto, come io abbia scritto una poesia: una delle più belle che abbia mai scritto.
Sembra notare anche lei come la mia mano abbia smesso di muoversi e così, alzando la testa, probabilmente curiosa da questo cambio repentino, i nostri sguardi finalmente si incrociano di nuovo; ne ho avuto quasi la mancanza: quella sensazione di calma, di quiete, mi era davvero mancata.
In questo momento ci siamo solo io e lei; vorrei alzarmi, avvicinarmi a lei, portare la sua mano sul mio cuore per farle capire cosa provo, poggiare le mie labbra sulle sue e semplicemente perdermi in lei. Mi sta guardando come mai aveva fatto prima, come se volesse entrarmi dentro; anche lei è persa in me e la cosa non sembra dispiacere a nessuna delle due, stiamo cercando di viverci, mentre siamo distanti un miglio l'una dall'altra, mentre sappiamo entrambe che non possiamo farlo.
Siamo improvvisamente buttate fuori dal nostro mondo e saltiamo in aria quando Davide, un mio compagno di classe, le fa una domanda relativa al compito; lei sembra un attimo confusa così gli chiede di ripetere e, subito dopo aver risposto alla sua domanda, torna a posare gli occhi su di me; io non so bene come comportarmi, non ho mai retto lo sguardo di nessuno, mi sono sempre limitata a guardare le persone quasi di nascosto, ma non lo farò questa volta.
Non so dove trovi il coraggio di reggere quei diamanti ma, stranamente, mi sento molto sicura di me; la guardo con aria interrogativa, quasi provocatoria, in attesa di una sua risposta; lei mi osserva in un modo strano, sento la tensione sessuale che si è creata tra di noi da qui, probabilmente però la ignoreremo perché è meglio così. Decido di fare una mossa azzardata, al limite del consono aggiungerei: prendo la penna che stavo precedente usando e la metto in bocca, ci inizio a giocare con la lingua fissandola negli occhi e vedo i suoi sgranarsi e dilatarsi; non penso si sarebbe aspettata un tale gesto da parte mia ma penso che, in questo caso, la sorpresa non le sia minimamente dispiaciuta.
Mi fissa spiazzata ma vedo che non ha intenzione di spostare lo sguardo dalle mie labbra, la vedo schiudere le use e spostando lo sguardo di nuovo sui miei occhi si lecca leggermente il labbro superiore; io mi sento più accaldata del solito, il mio ventre si contrare di piacere, i miei occhi si dilatano, improvvisamente mi sento mancare il respiro; non pensavo mi avrebbe provocato o probabilmente non è stato nemmeno sua intenzione farlo, ma ho bisogno di prendere aria e di spostarmi da questa situazione perché non la reggo più.
Alzo la mano e lei ovviamente la nota subito e mi fa cenno di parlare:
"Posso andare in bagno prof?"
"Che succede Evans? Non ti senti bene?"
Mi chiede con una domanda retorica facendomi capire che mi ha provocato di proposito e che non sono solo film miei.
"Ho bisogno di prendere una boccata d'aria, mi è venuto mal di testa."
Mi alzo, le vado di fronte per poi parlare.
"Qui c'è il mio compito finito, lo può correggere mentre sono fuori? Non penso che in ogni caso ci siano molti errori." le dico in riferimento al discorso fatto qualche ora prima. Mi fa cenno di poter uscire e io esco immediatamente, scendo giù in cortile per fumarmi una sigaretta e schiarirmi le idee; rifletto molto per poi arrivare alla conclusione che mi intriga davvero tanto e ciò non capitava da molto tempo. Quando finisco la sigaretta decido di andare al bar per ordinarle un tè caldo, visto tutto il freddo che abbiamo preso oggi e, dopo aver ricevuto delle battutine da parte della barista riguardo il mio outfit, aver preso il tè per la prof e due piadine per me e Lena, mi incammino verso la classe: apro la porta e con molta tranquillità e attenzione, visto che non voglio essere notata da nessuno, do la piadina a Lena che, mentre continua il compito inizia a mangiarla e, prima che la Bianchi possa rimproverarmi per essere andata al bar senza permesso e soprattutto per aver dato la piadina a Lena, poso il suo tè davanti al mio compito ormai corretto. Lei mi guarda sorpresa e io mi sporgo da davanti la cattedra, mi avvicino lentamente a lei e, per non disturbare e soprattutto non farmi sentire da nessuno, le dico all'orecchio: "Le ho preso il tè visto il freddo che abbiamo preso oggi." Cambio subito discorso curiosa sull'andazzo del test di oggi.
"Come è andato?" le chiedo indicandolo.
Lei si gira verso di me e solo a questo punto mi rendo conto della vicinanza che c'è tra noi due in questo momento e quanto possa essere sembrato provocatorio ciò che ho appena fatto; lei è a pochi centimetri dal mio viso e se mi sporgessi un po' in avanti potrei sfiorarle le labbra; mordo le mie istintivamente poco prima di deglutire e la guardo fissa negli occhi. Lei sta per parlare ma il suo sguardo si muove per la seconda volta sulle mie labbra, lo sposta un solo secondo nei miei occhi per poi riportarlo nuovamente lì; è come se non riuscisse a fermarsi, non riesce a spiccare parola e così, nel tentativo di ritrovare la voce, deglutisce, poco prima di sporgersi verso di me: non capisco cosa stia succedendo ma io mi sento bruciare.

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