Capitolo 7

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Arriviamo in aula e la Bianchi si accomoda alla cattedra mentre mi dice di sedermi di fronte a lei; a detta sua in questo modo può controllarmi meglio. Non appena entrambe ci siamo sistemate inizia a dirmi cosa faremo oggi: "Quindi Evans...visto che non sei stata affatto attenta oggi, ti farò una lezione privata su numeri, lettere e l'alfabeto in spagnolo."
"En realidad hablo español desde cuando tenía 10 años, ya sé los números, el alfabeto y los colores." le rispondo facendola rimanere sorpresa.
"Non pensavo avessi già studiato spagnolo, non me lo hai detto durante la presentazione".
"Pensavo non fosse importante."
"Fin dove hai fatto?"
"Credo di essere arrivata al pretérito indefinito, cioè penso di aver fatto tutti i passati o comunque la maggior parte mentre non ho mai fatto il futuro."
"Sei a buon punto, i primi due anni per te saranno un ripasso."
"Meglio così, quindi cosa faremo oggi?"
"A questo punto credo ti toccherà aiutarmi con i test di ingresso che devo correggere ad una seconda."
"¿En serio?" Le domando in spagnolo con la faccia notevolmente annoiata facendola sorridere.
"Si, non si discute. Mettiti qua vicino a me"
Il mio cuore perde un battito e penso lei lo noti: "Non ti devi preoccupare non ti mangio mica." scherza.
"Non sono preoccupata solo che odio stare vicino a qualcuno quindi preferirei rimanere dall'altro lato della cattedra." dico con tono serio. Lei acconsente e così io prendo una sedia e mi metto esattamente difronte a lei.
Mi passa una decina di compiti ed  una matita "Il primo è il compito con le risposte tutte giuste, devi semplicemente confrontare gli errori e segnarli in matita, a mano a mano che finisci me li passi e io li ricontrollo, calcolo il punteggio e metto il voto chiaro?"
Annuisco e inizio immediatamente a "correggere"; alcuni sono quasi tutti giusti mentre altri sono dei veri e proprio disastri, ogni volta che finisco di correggerne uno, glielo consegno e mi soffermo qualche secondo a guardarla: ha dei lineamenti davvero particolari, li definirei duri, le danno molto l'aria da stronza.
'Chissà se lo è davvero' penso.
Quegli occhi però la fregano, sono come il ghiaccio ma trasmettono calore.
Continuo a correggere fin quando non finisco, lei non se ne accorge nemmeno concentrata com'è, così mi alzo e mi avvicino alla finestra aprendola ed estraendo dal pacchetto una sigaretta ed iniziando a fumarla.
Sento il suo sguardo che, per la seconda volta in una giornata, mi brucia addosso e così dopo aver buttato il fumo fuori dalla finestra mi giro a guardarla.
"Non puoi fumare qui."
"Non lo scoprirà nessuno." le rispondo freddamente continuando a fumare.
"Lo so già io e in quanto tua professoressa dovrei portarti in presidenza per aver disobbedito al regolamento di istituto."
Continuo a fumare tranquilla "Non può farlo, e lo sa perché? Perché io sono a scuola senza autorizzazione e lei non credo sia autorizzata a farmi rimanere in classe senza consenso da parte di qualcuno che sta 'al di sopra di lei'...", mimo le virgolette con le mani "...e soprattutto non credo che avrei potuto aiutarla a correggere i compiti." finisco il discorso e faccio un ultimo tiro per poi spegnere la sigaretta sul bordo della finestra e girarmi a guardarla fissa negli occhi.
È notevolmente incazzata, penso si senta presa in giro:
"Sarà il nostro piccolo segreto." rido facendola incazzare ancora di più.
"Non sfidarmi Evans, non mi conosci e non sai come divento se qualcuno mi fa arrabbiare, ti potrei rendere l'ora di spagnolo un inferno."
'Vorrei proprio sapere com'è il tuo inferno' penso 'mi piacerebbe tanto farci un giro' sogghigno. Cambio completamente discorso.
"Che faremo ora? Manca quasi mezz'ora a fine ora."
"Avrei qualche idea..." si sofferma un attimo a pensare "...siccome sei stata una delle poche che ha parlato davvero poco di se stessa durante la presentazione vorrei mi parlassi un altro po' di te, ovviamente in spagnolo, poi io, se vorrai, farò lo stesso."
La guardo poco convinta e poi inizio: (scriverò in italiano per rendere comprensibile tutto a tutti ma voi fate finta che sia scritto in spagnolo) "Come le avevo già detto mi chiamo Andrea, e una cosa che poche persone sanno é che ho due cognomi, il primo l'ho preso da mio padre ed è quello con cui mi conoscono tutti, Evans, mentre ne ho un secondo preso da mia madre, Bambaci."
"Come mai hai scelto di prenderli entrambi?" Mi interrompe.
"Il secondo l'ho preso qualche anno fa, sono una che lotta molto per la parità dei generi quindi mi sembrava ingiusto avere solo il cognome di mio padre. Tralasciando questo discorso, vivo praticamente da sola visto che i miei genitori sono sempre fuori per lavoro: sono dei medici abbastanza conosciuti qui a Palermo, e passo gran parte del mio tempo con Lena che é ormai come una sorella. Non ho fratelli o sorelle di sangue ma in compenso ho un gattino che si chiama Romeo: l'ho salvato dalla strada lo scorso inverno. Ho tante passioni: mi piace andare in skate, amo la musica e infatti suono la chitarra elettrica, amo il calcio, disegnare e poi ho una passione per le lingue. Ora tocca a lei però parlarmi di se stessa."
"Prima di presentarmi però ho una richiesta alla quale non potrai dire di no, devi farmi vedere cosa hai disegnato oggi durante la lezione."
La guardo: "No."
"Non era una richiesta Evans, devi farlo e basta."
"No." ripeto seria.
"Devi. Non sfidarmi mentre siamo da sole o potrebbe finire male."
"É come se le chiedessi di spogliarsi, il disegno che ho fatto é una parte di me, mi spoglierei se glielo mostrassi. In ogni caso vorrei proprio finisse male." dico convinta e con un filo di malizia.

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