Capitolo 16

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POV: Andrea

*Qualche ora prima*
Sono appena tornata dalla classe di Marta; non mi ero mai sentita così tanto a disagio, non so nemmeno io il motivo ma vederla lì mi ha messo in soggezione e penso si sia notato; non ho nemmeno salutato la Bianchi prima di uscire e per di più sono corsa via in modo notevolmente impacciato.
Ricordo improvvisamente i vestiti che sto indossando, voglio sotterrarmi.
Ho sicuramente fatto una brutta figura come mio solito ma fortunatamente avrò due ore libere per schiarirmi le idee o per pensare di più: la prof di storia dovrebbe infatti spiegare la seconda parte degli Egizi, storia che ho sentito e risentito troppe volte nella mia vita, e quindi potrò perdermi nei miei pensieri.
La prof arriva, si accomoda e inizia a spiegare come previsto, io mentre la ascolto inizio a disegnare, le mie mani ormai vivono di vita propria: non ho mai capito come ma ho sempre avuto la capacità di fare più cose in contemporanea senza effettivamente avere pienamente il controllo di quello che faccio. Il tempo passa senza che io me ne renda conto, ma il mio disegno è finalmente arrivato ad una conclusione: ho inevitabilmente disegnato lei.
L'immagine di qualche ora fa della Bianchi davanti al pc è fissa nella mia mente e ora finalmente anche in un foglio di carta; mi perdo a guardare i dettagli del mio disegno e mi sorprendo di quanto esso sia realistico; inevitabilmente un sorriso spunta sul mio volto, viene però immediatamente spento quando, alzando lo sguardo, vedo a pochi metri da me la prof Gagliazzo che mi guarda arrabbiata come non mai.
"Evans mi sapresti dire dove sono arrivata con la spiegazione? Non voglio sapere il rigo ma almeno il paragrafo". mi chiede con una domanda retorica urlando come non aveva mai fatto prima sapendo che non so la risposta.
Io mi guardo in torno notevolmente spiazzata e confusa; Lena cerca di aiutarmi ma é subito richiamata dalla iena che le dice di smetterla prima di finire anche lei nei guai; sa bene che non voglio si metta nei pasticci e quindi con uno sguardo dispiaciuto mi guarda rassegnata.
"Non lo so." le rispondo guardandola negli occhi.
"Ovvio che non lo sai Evans, eri impegnata a farti gli affari tuoi vero? Fammi vedere ciò che stavi facendo. Immediatamente!" mi dice in riferimento al disegno sottolineando l'ultima parola.
Io stringo i pugni e la mandibola, Lena mi guarda come se sapesse che potrebbe succedere la terza guerra mondiale e io, facendo un bel respiro profondo e trattenendo la rabbia, dico semplicemente:
"No."
"Come scusa?" Mi chiede lei non credendo a quello che ha appena sentito.
"Ho detto semplicemente no."
"Come ti permetti piccola impertinente che non sei altro; fammi vedere ciò che stavo facendo o prenderò dei provvedimenti."
Mi urla sempre più arrabbiata.
"Prenda i provvedimenti allora." le dico con un tono di sfida che in questo momento sarebbe meglio non usare.
"Va bene Evans, pensi che sia tutto un gioco vero?"
La guardo in silenzio.
"Ti farò una nota disciplinare, chiamerò i tuoi genitori, starai ore in punizione e devi comunque darmi quel dannato foglio."
Mi dice insistendo riguardo il disegno che non capisco nemmeno perché abbia tutta questa importanza per lei.
"Va bene per tutto, ma non le darò questo foglio." le dico capovolgendolo e poggiandoci la mano sopra.
"Evans molla quel disegno."
Urla ancora dopo averlo preso in mano capendo che non mollerò la presa; lo tira quel tanto che basta per farlo strappare perfettamente al centro, io a quel punto la guardo fissa negli occhi con uno sguardo che ho raramente e Lena capisce che sono arrivata al limite; la mia rabbia esplode in contemporanea alla campanella che suona e le mie urla prendono voce:
"Come si è permessa a strappare il mio disegno? Le va bene se prendo i suoi figli e li lancio dalla finestra?" Vado per prendere i fogli che ha sulla cattedra e metterli in bilico sulla finestra per poi guardarla negli occhi e farli precipitare fuori; tutti escono fuori della classe come siluri cercando di evitare altre urla e io sento sussurrare a Lena che l'ho fatta davvero fatta grossa questa volta.
"Ecco come ci si sente quando rovinano delle cose in cui ha impiegato del tempo..." dico sussurrando e abbassando la testa riflettendo effettivamente su quello che ho appena fatto.
Sono sempre stata impulsiva e piena di rabbia immotivata ed oggi ne è la dimostrazione.
La Gagliazzo mi guarda scioccata ed incazzata allo stesso tempo, in classe ormai ci siamo solo io e lei, le urla che mi getta addosso rimbombano come non mai.
Odio le urla, non sono mai riuscita a reggerle, i miei occhi si riempiono di lacrime ma riesco a trattenerle.
"Ragazzina l'hai fatta grossa! Io ti faccio espellere! Come ti sei permessa a fare una cosa del genere? Qui comando io, lo hai capito? La mia aula, le mie regole. Ora vedi con chi hai a che fare".
Una tosse palesemente finta richiama la nostra attenzione ed io mi sento come salvata da un angelo.


So che il capitolo è più corto del solito ma è un periodo molto stressante e non volevo lasciarvi senza niente per settimane quindi ecco a voi.

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