Capitolo 10

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Le prima metà della mattinata passa molto velocemente e tra una lezione e l'altra arriva finalmente la ricreazione; oggi abbiamo avuto solo due ore di italiano ed una di matematica, fortunatamente me la cavo in entrambe le materie e quindi le spiegazioni non mi sono apparse così tanto noiose o pesanti.
Al suono della campanella, io e la mia "squad" decidiamo, come sempre, di scendere a fumare e a prendere un po' d'aria; fortunatamente il tempo si è schiarito e c'è ormai il sole.
Iniziamo così a chiacchierare e l'argomento principale, come previsto, è la mia ora di punizione di ieri con la Bianchi.
A salvarmi dall'interrogatorio di Lucas e Peppe è Marta che toccandomi la spalla attira la mia attenzione:
"Ei Andrea."
"Ei." le rispondo sorridendole.
"Ti va di fare un giro? Vorrei portarti in un posto 'segreto'." accenna ad una risata mentre mi porge la mano.
Io guardo Lena non sapendo cosa fare ma ricevendo un 'vai' mimato con la bocca, mi incammino con la capitana della squadra prendendole la mano; camminando noto che mi sta portando dietro la scuola: al nostro passaggio tutti ci fissano, credo che Marta sia molto polare nella nostra scuola e soprattutto molto voluta dalle ragazze considerando tutte le occhiatacce che mi sto prendendo. Qui è pieno di Murales e c'è un muretto su cui Marta mi invita a sedere mettendosi in piedi davanti a me. Non avevo notato prima i suoi lineamenti ma è davvero bella; Lena aveva ragione.
Ha gli occhi blu, di un blu che non avevo mai visto, lineamenti ben definiti e numerosi tatuaggi e piercing, inoltre quel ciuffetto grigio le sta davvero bene: potrei dire che assomiglia quasi a Ruby Rose.
Ad interrompere la mia riflessione è proprio lei che mi sorride.
"So di essere bella ma non pensavo ti potessi incantare così." dice avvicinandosi di più a me ed accarezzandomi una guancia: mi scanso velocemente e lei vedendo la mia reazione non insiste.
"Ero solo soprappensiero." le dico accennando un sorriso sforzato.
"E a cosa stavi pensando?"
"Non avevo mai fatto caso ai tuoi lineamenti e mi sono semplicemente soffermata un attimo a guardarli." le dico sinceramente.
"Sei carina quando arrossisci sai?"
Non avevo notato il rossore sulle mie guance ma la cosa non mi sorprende visto il disagio che sto provando; abbasso lo sguardo non reggendo il contatto visivo con i suoi occhi che però lei, sollevandomi il mento ma facendo molta attenzione vista la mia precedente reazione, riporta prontamente alla sua altezza.
Mi prende successivamente la mano per aiutarmi a scendere giù dal muretto; la campanella é infatti appena suonata e non vuole fare tardi a lezione visto che ha "quella iena di spagnolo", parole sue, ad aspettarla in classe; la Bianchi fa paura praticamente a tutta la scuola. Sorrido al pensiero.
Salgo velocemente le scale pregando che non ci sia ancora il professore in classe, arrivo con il fiatone a fine rampa ma intuisco dal baccano proveniente dai miei compagni che il mio desiderio è stato esaudito.
Lena non appena mi vede inizia a tempestarmi di domande ma ad interromperla, aggiungerei fortunatamente, è il prof di scienze che oltre a salvarmi dall'interrogatorio ci annuncia che deve iniziare a spiegare Darwin e che quindi dobbiamo tutti prendere posto nei nostri rispettivi banchi perché deve immediatamente iniziare.
L'ora passa troppo lentamente per i miei gusti, ho già sentito la stessa lezione almeno altre 2 volte ed inoltre ho sempre odiato questa materia e credo che questo mio rifiuto persisterà anche quest'anno. Ad ultima ora abbiamo educazione fisica quindi, dopo aver preso lo zaino ed il casco, mi incammino giù per le scale insieme alla classe e al professore; la palestra si trova infatti al pieno terra.
Durante la discesa ci imbattiamo in molti professori che devono fare il cambio ora, ed è lungo le scale che tutto succede come a rallentatore, come nei film ecco: la vedo correre su per le scale con i suoi soliti jeans attillati ed una maglietta bianca che risalta le sue forme, il suo sguardo si incrocia con il mio per un solo istante e boom, niente cadute, niente voli di libri, niente di niente, semplicemente il mio cuore perde un battito; entrambe continuiamo a camminare per la nostra strada senza guardarci indietro come se non fosse successo nulla, cosa che é effettivamente accaduta, 'cosa mi aspettavo che avvenisse?' penso continuando a camminare ormai sovrappensiero.
Arriviamo in palestra e come al solito ci dividiamo in gruppetti: le ragazze vanno a fare pallavolo mentre io ed i ragazzi decidiamo di fare una partita di calcio con i ragazzi dell'altra classe; io sono ovviamente l'unica ragazza e dico al resto del gruppo di dovermi andare a cambiare: vado nello spogliatoio, lego i capelli e metto i soliti pantaloncini e la solita canottiera che amo tanto, lego bene le scarpe e corro in campo.
Lucas ridendo accenna ad una battuta: "Ti vesti bene anche per giocare una partitella a scuola, come fai?"
"Non riesco ad essere vestita male al contrario tuo." gli rispondo prontamente sorridendo.
È vero però: non ci riesco mai; i pantaloncini neri sono abbinati alle scarpe mentre la canotta bianca é abbinata ai calzini che mi arrivano fino al polpaccio, 'potrei anche uscirci vestita così' rifletto nella mia testa.
La partita inizia e così inizio a dare sfogo ai miei pensieri; giochiamo un 5 contro 5 molto tranquillo, nessun fallo o entrata pericolosa. Ad interromperci é però, dopo una buona mezz'oretta, il professore che ci comunica che fra 5 minuti finisce l'ora e che quindi possiamo andare tutti a casa; ci ritroviamo con il punteggio finale di 3-3, ovviamente i 3 goal sono stati segnati tutti da me.
Dopo aver ricevuto numerosi complimenti dall'altra classe decidiamo di continuare la partita la lezione successiva; io saluto tutti ed entro dentro per asciugarmi velocemente e poi cambiarmi, dopotutto farò la doccia non appena arriverò a casa. Mi sistemo semplicemente un po', lego meglio i capelli per evitare che i ciuffetti escano fuori dalla coda e mi sciacquo la faccia per riprendere un colorito di pelle normale.
Dopo aver salutato i miei anici ed essermi data appuntamento con Lucas, Giuse e Lena alle 5 a casa di quest'ultima per studiare per il test di ingresso di spagnolo che avremo domani, prendo lo zaino e solo il mio casco visto che Lena porterà il suo con se a casa e mi incammino verso la moto. Non appena ci arrivo davanti attacco il casco al manubrio e poggio lo zaino per bere una lunga sorsata di acqua così nel frattempo lascio passare tutto il resto delle persone che escono a quinta ora come me, 'dopotutto meglio evitare il rischio di un incidente visto che la strada è ancora tutta bagnata' penso. Perdo involontariamente un po' di tempo cazzeggiando con il telefono seduta sul mio bolide quando ad invadermi le narici è un profumo a me molto conosciuto, mi sento infatti sfiorare la spalla poco dopo e quel tocco, a mio malgrado, lo riconoscerei tra mille.

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