Arriviamo a casa sua in un batter d'occhio e dopo averla fatta scendere mi apre la porta.
È una casa molto accogliente, perfetta per una coppia, forse un po' troppo grande per una singola persona.
Non appena apre il portone d'ingresso un cucciolo, che di piccolo non ha proprio nulla, salta addosso ad Alexandra accogliendola a casa; quel cane è bellissimo: ha gli occhi di un azzurro splendente che si notano immediatamente in mezzo al bianco del pelo: é un husky, una delle mie razze preferite.
Non appena il cucciolo si accorge di me inizia ad odorarmi diffidente, non appena io mi inginocchio a terra per coccolarlo lui si lascia però andare alle carezze; Alexandra nel frattempo ha preso il mio zaino poggiandolo su un tavolino vicino all'entrata e iniziandosi a liberare dei tacchi che probabilmente dopo una giornata gli iniziano a dare fastidio.
Io mi concentro su ogni suo movimento fin quando lei non si sfila il reggiseno togliendolo quasi d'istinto e lanciandolo sul divano, io deglutisco cercando di distogliere lo sguardo da quel reggiseno in pizzo nero che mi piacerebbe tanto vedergli addosso. Alexandra schiocca le dita attirando la mia attenzione:
"Occhi a me."
"Okay padrona."
Le rispondo guardandola negli occhi.
"Andrea abbiamo detto niente provocazioni."
"Hai iniziato tu."
Le dico indicando il reggiseno sul divano.
"Non era mia intenzione..." mi dice con fare innocente.
Mi alzo di scatto lasciando il cane a pancia in su ed avvicinandomi a lei; é costretta ad arretrare fin quando non arriva a sbattere contro il piano cottura della cucina dovendosi per forza fermare a guardarmi.
"Alexandra, non provocarmi o farò delle cose che la tua mente non può nemmeno immaginare."
Deglutisce, mi fissa negli occhi e poi con un movimento repentino capovolge la situazione finendo per sbattere me sul piano cottura tenendo le mie mani davanti a me con una sola delle sue; la guardo notevolmente spiazzata e lei sorride soddisfatta.
"Ricordati che qui comando io. Chiaro?"
Annuisco in notevole trans vista la presa di posizione a cui ho appena assistito e che non mi aspettavo; lei molla la presa per poi invitarmi a lavarmi le mani viste le coccole che ho fatto a 'Slush'; sfrutto l'occasione per farle delle domande.
"Quindi sei tipa da cane?"
"Che ti aspettavi?"
La guardo sbigottita.
"Ma allora non sei lesbica."
"Ti sembro lesbica Andrea?"
Mi fa venire anche i dubbi che io mi sia inventata tutta la situazione, mi blocco un attimo per poi riprendere convinta.
"Si Alexandra, sono abbastanza sicura tu lo sia."
"Ti cambierebbe qualcosa sapere se lo sono o meno?"
Nego con la testa.
"No, però sono sicura ti piacciono le donne; anzi non sono sicura nemmeno di questo però sono sicura che io ti piaccia; sbaglio?" Le chiedo acquistando sicurezza.
"Ti lascerò con il dubbio. Ora forza fai la tavola mentre cucino."
La guardo seccata per la sua non risposta ma lei non mi lascia nemmeno il tempo di ribattere iniziando ad indicarmi dove posso trovare tutto l'occorrente.
Non appena finisco di sistemare tutto inizio ad osservarla cucinare la prelibatezza di cui mi ha tanto parlato: quei jeans neri le fascino i glutei in una maniera perfetta, non avevo notato prima che indossasse una maglietta bianca quasi trasparente, probabilmente mi ero solo concentrata sul reggiseno che ormai è sul divano.
Finisce di preparare il tutto in una 20ina di minuti e non appena ha riempito i piatti di pasta me ne passa uno per poi sedersi di fronte a me.
"È davvero buona, cosa c'è dentro?"
"Non hai davvero mai mangiato una carbonara Andrea?"
"Non penso, è raro che qualcuno cucini per me..." dico pensierosa.
"Da oggi in poi per le prossime settimane cucinerò io per te e ti insegnerò soprattutto a preparare qualche piatto, ci stai?"
Sorrido al pensiero per poi annuire; finiamo in poco tempo e dopo aver messo i piatti in lavastoviglie saliamo al piano superiore ed entriamo in quello che penso sia il suo studio.
"Alex c'è un problema..."
"Che succede?" mi chiede preoccupata.
"Sono scomoda in jeans, mi dai una tuta?"
Lei annuisce per poi farmi strada verso camera sua; è tutto l'opposto di quello che immaginavo, è quasi uguale alla mia: tutto è nero e bianco con qualche accenno di rosso che da un tocco di colore. Apre l'armadio per poi passarmi una tuta in cui potrei entrare 3 volte e un paio di calzini da usare se voglio togliere le scarpe e camminare scalza come fa lei. Mi tolgo i vestiti non curante del suo sguardo e infilo la tuta e poi i calzini che sovrappongo ai pantaloni, diventando così molto buffa alla sua vista; decide di fare anche lei lo stesso: si spoglia.
Ci stiamo provocando di nuovo.
Io sono paralizzata seduta sul letto, avevo già notato le sue curve ma non pensavo fossero così belle; é la prima volta che la vedo così: è in slip ed io non ho mai visto niente di più sensuale.
Mi alzo di scatto istintivamente ponendomi dietro di lei.
Io deglutisco, lei sospira.
"Non avevamo stabilito delle regole?"
Le chiedo fissando quegli slip che vorrei sparissero.
"Si lo abbiamo fatto Andrea."
Mi dice sospirando riflettendo su quello che ha fatto; sa che ha superato i limiti che lei stesso ha imposto.
"Smettila di guardarmi il culo."
Mi dice ancora di spalle cercando di cambiare discorso ed infilandosi una maglietta
"Primo è lui che guarda me, secondo non ho intenzione di farlo, terzo lasciati andare ti prego, non voglio passare un mese a volerti senza poterti prendere..."
Le sfioro un fianco alzandole quel leggero pezzo di stoffa che le copre il ventre invitandola a girarsi.
È più alta di me di almeno 15 cm e io mi sento in soggezione visto il dislivello tra i nostri occhi. La guardo negli occhi quasi disperata.
"Posso sfiorarti?
Lei nega con la testa; io mi siedo sul letto per poi stendermi chiudendo gli occhi.
"Per quanto ancora dobbiamo continuare così Alex?"
Si siede sul letto anche lei, invitandomi ad aprire gli occhi toccandomi una mano.
"Non finirà bene Andrea e lo sai. Non posso farlo."
"Però vorresti, così come lo voglio io." Insisto.
"Andrea ti prego, sarà impossibile continuare cosí per altre settimane. Sono passati a mala pena due giorni e tu sei stesa sul mio letto mentre praticamente mi preghi di scoparti."
Quella parola.
Sgrano gli occhi per poi spostarmi da quel minimo contatto fisico che stavamo avendo; mi tolgo la tuta ed i calzini, mi rimetto i miei jeans, mi infilo velocemente le scarpe e scendo giù per le scale lasciandola ancora sul letto probabilmente spiazzata dalla mia reazione improvvisa; non appena realizza che sono andata via senza nemmeno guardarla, scende correndo anche lei le scale arrivando in tempo solo ad urlare il mio nome prima di vedermi sparire dietro la porta di casa sua.
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Yo Te Quiero Prof
RomanceGirlxGirl ProfessoressaxAlunna Andrea: una ragazzina di appena 16 anni che frequenta per l'ennesima volta la prima superiore in un liceo linguistico di Palermo. Lesbica dalla testa ai piedi, stronza di prima categoria ma soprattutto ragazzina ribell...