Capitolo 29

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Pov: Andrea

Un battito di mani repentino
risuona sull'autobus per attirare l'attenzione di tutti; la vicepreside, nonché organizzatrice del viaggio, vuole parlarci.
"Ragazzi ognuna delle classi sarà assegnata ad un docente , vi è chiaro?"
Sorrido nella speranza che sia lei a giostrarci.
"Ogni professore
sarà in contatto con il rappresentante di classe ed in mancanza di esso ogni classe deciderà chi lo sostituisce, va bene?"
Silenzio.
"Chi tace acconsente quindi ora vi dirò a quale classe è assegnato ogni docente."
Rimango attenta per tutto il tempo fin quando non sento il suo cognome affiancato alla mia classe.
Sorrido.
Sarà obbligata a controllarmi più di chiunque altro, ora mi diverto.
Appena finito il discorso, io alzo la mano per dire che mi offro gentilmente volontaria per questo arduo compito.
"Abbiamo deciso che sarò io la sostituta del rappresentante per la mia classe."
"Benissimo Andrea."
Mi risponde la vicepreside sorridendo.
Segni di negazione provengono da alcuni elementi della mia classe ma fortunatamente per loro non si azzardano a parlare.
"I rappresentanti saranno i diretti interlocutori tra docenti e classe, vi potrete direttamente tenere in contatto con i vostri responsabili tramite whatsapp."
Un brusio di noia si alza nell'autobus.
"Fate silenzio. Ho quasi finito di parlare; giusto le ultime comunicazioni. Arriveremo in hotel verso le 13:30 come previsto dall'itinerario e mi raccomando: non fate troppa caciara o vi lascio sul ciglio della strada."
Posa il microfono e finalmente si siede.
Dopo aver ricevuto uno sguardo fulminante da Lena, che non approva per niente il mio piano, decido di scrivere ad Alexandra.
-Mi dovrai sopportare più di quanto vuoi.-
Non tarda a rispondermi, probabilmente si aspettava questo messaggio.
-Sei sicura che questa cosa l'abbiate decisa tutti insieme?-
-Ti cambierebbe qualcosa?-
-...-
-Ti ho lasciata senza parole?-
Visualizzato.
-Dai Alex, mi annoio e sarà un viaggio lungo; a meno che tu non voglia che combini guai rispondimi.-
Visualizzato di nuovo.
E qui parte la vendetta.
Inizio a fare cori seguita da tutti i più confusionari del bus.
"Se facciamo un incidente muore solo il conducente...."
"Il pompiere paura non ne ha...."
Passiamo oltre mezz'ora di viaggio ad urlare ed io professori già non ci sopportano; Alexandra prende il microfono
"O la finite..."
"Oppure?" la interrompo io.
"Oppure vi scordate le due serate libere che avete in programma."
Faccio improvvisamente silenzio, la sua minaccia ha avuto successo.
Mi sa che ha vinto la battaglia.
Tutti si siedono arrendendosi; può stare certa che però non le lascerò vincere la guerra.
Le invio un messaggio.
-Alex ma l'hai chiusa la macchina?"-
-Si Andrea l'ho chiusa, ne sono quasi sicura al 100% . Ora in ogni caso smettila di scrivermi.-
-Ma vedi che sono sicura che non l'hai chiusa, dopo che ho preso lo zaino da davanti sei direttamente andata a posare la valigia sotto il bus; controlla se hai le chiavi.-
La vedo agitarsi sul sedile per poi vedere i suoi occhi ghiacciati, con una espressione terrorizzata, fissi nei miei.
Alzo le chiavi e rido.
Fa un sospiro di sollievo mentre io prendo il cellulare pronta a scriverle di nuovo.
-Paura?-
-Te la faccio pagare Evans, te lo giuro.-
-Mi ecciti quando mi chiami per cognome.-
La vedo dilatare le pupille da quaggiù, dopotutto è ancora girata verso di me.
È attratta da me e non può negarlo.
Mi avvinco a lei per consegnarle le chiavi.
"Mi sono divertita già troppo e ancora dobbiamo arrivare; immaginati cosa ti succederà dopo."
Schiude leggermente le labbra cogliendo il doppio senso.
Sto per passarle le chiavi quando una brusca frenata mi fa perdere l'equilibrio facendomi cadere sopra di lei.
Brividi.
Sorrido rialzandomi appena e sussurrandole qualcosa all'orecchio.
"Mi ricordavo preferissi stare sopra."
Diventa rossa, non sta arrossendo, è semplicemente calda.
Nessuno sembra aver visto nulla: tutti sono persi nelle proprie cose ed è meglio così.
"Posso restare?"
Le chiedo di impulso cambiando tono di voce ed espressione diventando semplicemente la persona più dolce ed innocente del mondo.
Si guarda intorno notando altri professori seduti con i propri alunni; annuisce semplicemente facendomi spazio.
"Voglio stare lato finestrino."
Le dico facendo il broncio.
Me lo concede; mi alzo e lei si sposta verso il centro, non le do il tempo di levarsi del tutto e decido di passarle di sopra mettendomi soddisfatta al mio posto; sorrido.
Sta per aprire bocca ma la precedo riconoscendo l'espressione.
"Non voglio parlarne."
Annuisce passandomi una cuffietta; nego con la testa infilandole la mia nell'orecchio sinistro e facendomi piccola piccola sul mio sedile dopo aver messo la mia playlist preferita. Cerco una posizione comoda inutilmente fin quando non decido di rischiare: poggio la mia testa sulla sua spalla e mi accuccio a lei chiudendo gli occhi.
Non si muove, semplicemente mi accarezza una guancia; i suoi muscoli si stanno rilassando, probabilmente sta bene quanto sto bene io.
Il mio cervello sta pensando troppo velocemente; mi ricorda ciò che ha fatto e ciò che potrebbe fare, ma io non gli sto dando ascolto. Una lacrima sfugge al mio controllo ma lei stavolta l'asciuga prontamente; sorrido appena quando appoggia una mano sulla mia e la nasconde tra le nostre cosce; mi ci potrei abituare a tutto questo.
Mi addormento.
Una dolce voce accompagnata da tante carezze cerca di svegliarmi.
"Com'è possibile che dormi ancora e come fai a sembrare così innocente quando lo fai? Sono già scesi tutti, manchiamo solo io e te, forza...Andrea dai..."
Mugugno non avendo intenzione di svegliarmi.
"Se ti alzi ora ti do un bacio."
Dice disperata sapendo che le sto facendo perdere troppo tempo.
Apro un occhio vedendola sbiancare.
Sorrido.
"Stavo scherzando, ora alzati."
"Almeno in fronte e voglio un abbraccio."
"Sembri una bambina."
"Lo sono."
Dico facendole gli occhioni.
Mi bacia la fronte e mi solleva tirandomi a se.
Mi sento come se non fosse cambiato nulla dai nostri pomeriggi insieme. Finalmente mi sento di nuovo a casa.

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