Capitolo 27

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Pov: Andrea
La sveglia suona prestissimo e così con l'inizio della mia giornata inizia anche la mia routine pre partita. Doccia ghiacciata, colazione con uova strapazzate con il prosciutto e una bella spremuta d'arancia; niente sigarette oggi.
Sveglio Lena con un bacio comunicandole una notizia che sicuramente la farà sbrigare.
"Se sei pronta entro 15 minuti ti concederò di mangiare le crêpes che ti sto preparando. Non lo senti questo buon odorino?"
Salta dal letto e in un attimo la vedo sparire in bagno; un sorrisino mi spunta in viso mentre scendo le scale: Lena è sicuramente la ragione più grande per cui sono ancora qui e soprattutto per cui sono ancora così dolce.
Mangia velocemente tutto e dopo aver preso il borsone e i caschi ci catapultiamo a scuola; la mia ansia sta incominciando a fare effetto ed infatti, come previsto, ci metto più del solito a fare il tragitto casa-scuola.
Quando arriviamo la squadra avversaria, così come quella della mia scuola, é già nel cortile; il rombo della mia moto attira l'attenzione di chiunque e gli sguardi di tutti sono su di noi. Lascio Lena davanti la porta di ingresso per poi passare davanti la squadra avversaria andando a fermarmi davanti a quella della mia scuola; mollo il borsone in mano a Marta e sfilo il casco: i miei boccoli ricci, precedentemente nascosti, attirano ancora di più l'attenzione di quelle ragazze sconosciute su di me.
La mia 'fidanzata' ride per poi urlare: "Smettete di guardarla che sennò si sciupa."
Uno scappelloto le colpisce la nuca portandola ad esclamare un "Aih" terribilmente finto che mi spinge a sorridere; parcheggio al mio solito posto per poi entrare con tutto il gruppo dentro gli spogliatoi.
È ora di preparare la guerra.

Pov: Alexandra
Nella mia testa si ripetono sempre le stesse immagini:
Longo che attira Evans a se;
Longo che bacia Evans.
Marta che attira Andrea a se,
Marta che bacia la MIA Andrea.
La rabbia che ho dentro da ieri è assurda: se me la trovassi davanti, in un contesto che non fosse quello scolastico probabilmente la prenderei a ceffoni semplicemente per aver toccato qualcosa di mio. Mia...quell'aggettivo che vorrei le appartenesse ancora; dopotutto non lo è più, anzi, non lo è mai stata.
É da oltre un mese che rivivo quel momento in macchina, quella mattina, la scelta che ho dovuto fare; è stato per il suo bene dopotutto.
Ripenso sempre al fatto che vorrei tanto fosse ancora mia; la situazione però non me lo permette, devo fare l'adulta e pensare al suo bene: al bene di quella ragazzina che mi stava rubando il cuore. Scendo dalla macchina quando il rombo della sua moto attira la mia attenzione: è in ritardo.
La squadra la aspetta in cortile e come sempre tutti la fissano; questa ragazza ha un fascino che non sono ancora riuscita a capire.
"Smettetela di guardarla che sennò si sciupa."
Longo a modo suo vorrebbe far capire alle ragazze dell'altra scuola che Andrea è sua e mi da i nervi il fatto che abbia tutto il diritto di farlo.
Dopo aver riposato un'oretta in macchina decido di entrare in sala docenti per prendere una bella dose di caffè e rilassare i nervi un po': dopotutto non ho dormito molto stanotte e stamattina ero così rincoglionita da scordarmi della prima ora libera che avevo oggi. Giulia fortunatamente è qui con me a farmi compagnia e così, tra una chiacchiera e un'altra, non ci rendiamo conto del tempo che passa; a farci svegliare dal nostro mondo è uno dei docenti di inglese.
"Non venite a guardare la partita delle ragazze? Sono già le 9:55."
Giù mi anticipa parlando.
"Arriviamo, non ci eravamo rese conto dell'ora."
Non appena il collega esce lei mi ferma e mi guarda negli occhi.
"Non fare cazzate e mantieni la calma."
"Perché dovrei fare cazzate?"
Le chiedo incominciando a camminare.
"Perché so le voci che girano su Evans e Longo."
"Sono vere."
Dico solo facendole intuire che so già qualcosa.
Quando arriviamo sugli spalti stanno già entrando in campo: Andrea ha un completino che le calza a pennello di colore blu con il numero 10 stampato sulla schiena; ero certa fosse la più forte.
Dopo aver fatto l'entrata di inizio vedo Marta sussurrare qualcosa all'orecchio ad Andrea e lei farsi prendere dal panico avvicinandosi alla panchina urlando il nome di Vitale; sto per andare a vedere che succede ma la donna accanto a me mi ferma.

Pov: Andrea
"Amore hai i capelli sciolti lo sai vero?"
Mi tocco i ricci constatando che Marta ha ragione; come cazzo ho fatto a non accorgermene per tutto il riscaldamento?
"Lenaaa."
Urlo facendola preoccupare e spingendola a correre verso di me.
"Aspetti un attimo."
Dico all'arbitro uscendo fuori dal cancelletto del campo non facendo capire nulla a nessuno e indicando a Lena i miei capelli sciolti.
Risale velocemente i gradini cercando la spazzola e i codini che so che ha sempre nello zaino; tutti gli sguardi sono su di noi e la squadra avversaria sta iniziando a lamentarsi del ritardo.
Che vergogna; la figura di merda che sto facendo è colossale.
La mia migliore amica mi lega i capelli ed io dopo averle dato un bacio in fronte entro in campo.
"Possiamo iniziare."
Dico più a me stessa che all'arbitro.
"Era ora."
Mi risponde il capitano dell'altra squadra in modo provocatorio.
"Si, direi che è proprio ora di farvi il culo."
"Oooooooooooo."
Un urlo arriva da tutti gli spalti; probabilmente ho detto tutto a voce troppo alta.
Il direttore di gara da il fischio di iniziò e così inizia la battaglia.
I primi 5 minuti sono molto combattuti, arriviamo a tu per tu con il portiere più volte ma la sfiga è dalla nostra parte; un errore del nostro portiere e finiamo il primo tempo sotto di un goal.
Io sono molto distratta: cerco il suo sguardo sugli spalti ma non lo trovo da nessuna parte; durante l'intervallo trovo però quello di Lena che probabilmente capendo cosa mi sta mancando indica un punto sugli spalti; seguo il suo dito e i suoi occhi ghiaccio incontrano i miei.
Brividi.
Bevo un ultimo sorso di acqua, mi sciacquo la faccia e mi avvicino al suo lato del campo; lei sta per scendere le scale ma la presa da parte della giovane donna che è seduta accanto a lei glielo impedisce.
L'arbitro fischia per attirare l'attenzione di tutti e per farci preparare all'inizio del secondo tempo.
Mi posiziono pronta a dare tutta me stessa quando sento il mio nome urlato più volte da una voce che conosco troppo bene. Sta incitando tutti a fare una specie di coro.
"Andrea...Andrea...Andrea...Andrea..."
Mi sento a disagio ma la felicità che provo sovrasta quella cattiva sensazione.
Mi sento la persona più importante dell'universo in questo momento e così dopo averle lanciato un ultimo sguardo ed averle mimato con le labbra un 'grazie' seguito da un sorriso sincero inizio a giocare.
Inizio a dimostrare davvero a tutti chi sono.

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