Capitolo 26

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Pov: Andrea
È passato oltre un mese dalla chiusura con Alexandra.
Prima di rientrare in classe, 5 settimane fa, ho passato 10 giorni nel letto; il dolore che mi ha fatto provare Alex è stato immenso: non ho avuto la forza di alzarmi, mangiare e nemmeno di lavarmi; sono riuscita a sopravvivere semplicemente grazie all'aiuto di Lena e di sua madre; loro sanno bene cosa ho affrontato e fortunatamente mi hanno aiutato a tirarmi un po' su; è grazie a loro se dopotutto ho ripreso ad andare a scuola.
Dal giorno della 'litigata' con Alexandra io e lei non ci siamo più rivolte la parola, non la guardo nemmeno più negli occhi, non si merita nemmeno questo.
Nelle ultime due settimane, oltre ad aver ripreso ad usare la moto, ho anche legato con Marta; dopotutto la scorsa settimana è iniziato il campionato studentesco e domani, dopo aver vinto 3 partite, dovremo disputare la finale provinciale di calcio a 5 a cui assisterà tutta la scuola. Marta ci prova con me, ma io le sto concedendo lo stretto indispensabile negandole ogni minima possibilità di andare oltre, non sono ancora pronta ad impegnarmi dopotutto o a rischiare il mio cuore.
Proprio lei mi sta aspettando fuori la mia classe per aiutarla a distribuire i volantini della finale e per  attaccare qualche poster in giro per la scuola.
"10 Dicembre 2020; ore 10; campetto della scuola. Finale Provinciale di Calcio a 5 femminile.
Liceo E.Ferrara - ITIS Maiorana."
Legge Marta ad alta voce soddisfatta per poi continuare a parlare voltandosi verso di me notevolmente entusiasta.
"Ma ci pensi che in 5 anni è il primo anno che arriviamo a questo punto e che soprattutto qualcuno ci viene a vedere."
"Si sì, è ovvio, ci sono io dopotutto."
Le dico sorridendole sfacciata; sorriso che mi passa non appena vedo la sua espressione: so già quello che sta per fare; sono riuscita a capirla in pochissimo tempo.
Mi prende per i fianchi e mi tira verso di lei.
"Cosa stavi dicendo stronzetta?"
"Io? Mmm proprio nulla."
Svago con lo sguardo facendo la finta innocente.
"Può essere però che tutti vogliano semplicemente vedere me, motivo per cui viene l'intera scuola a vederci domani."
"Sei sicura?"
Mi chiede avvicinandomi al muro; annuisco spavalda provocandola.
"Secondo me la scuola è più curiosa di vedere noi che vinciamo e dopo me che faccio questo."
Mi bacia.
Non posso negare che mi piaccia; tra me e lei c'è sempre stata una certa chimica, niente in confronto alla mia con la Bianchi, però comunque un qualcosa che mi piace.
Una tosse finta ci interrompe ed io mi sento mancare.
Da quando ho 14 anni, il mio orientamento sessuale non è più stato un problema per me, dopotutto non mi preoccupo se qualcuno mi vede in compagnia di una ragazza in atteggiamenti più o meno espliciti.
Non volevo però che mi vedesse lei.
Il mio sguardo dopo oltre un mese si incrocia con il suo: è un misto di rabbia e delusione, non so che fare; ha di certo visto tutto.
L'unico movimento che riesco a fare è rifugiarmi nel petto di Marta nascondendomi nella mia finta timidezza.
Il mio umore in questo momento è un misto di: tristezza, malinconia, rabbia, paura e dubbi.
Non riesco a pensare lucidamente ma Alexandra inizia parlare in modo serio.
"Non sono comportamenti ed azioni da fare a scuola."
"È omofoba Prof?"
Le chiede Marta con una nota di rabbia e sarcasmo.
Io scoppio in una sonora risata notevolmente ironica.
La ragazza a cui sono appoggiata però ha l'ottima idea di alzarmi il mento per soddisfare la sua confusione, ed io, oltre ad essere costretta a smettere di ridere e ad alzarmi dal suo petto, sono anche obbligata a guardare la Bianchi negli occhi e ad affrontare il suo sguardo.
Ghiaccio.
Non spicco parola ma lei ricomincia a parlare.
"Innanzitutto no, non sono omofoba e non mi riferivo a quello; punto due non potete fare queste cose a scuola perché semplicemente non sono ammesse. Non puoi in ogni caso baciare..." la sua mascella si contrae e chiude un secondo gli occhi "...o toccare una persona in quel modo a scuola. Se dovete fare le vostre cose fatele a casa."
Chiude i pugni in una presa stretta per poi fare un respiro profondo.
"Se vi becco ancora così vi mando in presidenza."
Rido di nuovo spontaneamente.
Mi guardano entrambe corrucciate ma io mi giro per andare via.
Marta mi blocca tirandomi a se e ricominciando più tranquillamente la conversazione con Alexandra.
"Tutto chiaro Prof, ci scusi. Domani ci viene a vedere però vero?"
"Domani?"
Chiede confusa guardandomi negli occhi portandomi ad abbassare leggermente lo sguardo.
"Si domani..."
Marta indica il poster.
"Grazie a questa bimbetta qui infatti..." indica me facendomi arrossire continuando a parlare
"... siamo arrivate alle finali provinciali. Domani viene a guardarci tutta la scuola, non può davvero mancare. Ieri è passata la circolare; non l'ha letta?"
"Ieri era il mio giorno libero ma grazie dell'invito; ora vado a leggere le circolari ma se è come dici verrò di certo a vedervi, dopotutto mi piace il calcio."
Durante tutto il discorso ha spostato lo sguardo tra me e Marta ma nell'ultima frase i suoi occhi si sono fissati nei miei; sono consapevole che domani verrà semplicemente per me.
La campanella porta Alexandra ad allontanarsi per andare in classe e me e Marta a salire su per le scale dirette verso la mia: mi riaccompagna sempre in aula dopo la ricreazione; mi schiocca un bacio in fronte prima di andare via dicendomi che mi scriverà.
Io sono notevolmente scossa e Lena lo nota immediatamente; le faccio un cenno con la mano e lei capisce immediatamente che ne parleremo pomeriggio da me.
Le lezioni passano velocemente visto che la mia mente è stata invasa da mille pensieri e non ho completamente seguito; in un batter d'occhio mi ritrovo sul mio divano, con la mia migliore amica, a raccontarle tutto quello che è successo.

È stato un pomeriggio tranquillo, ci siamo semplicemente riposate e io ho preparato il borsone per domani e puntato la sveglia alle 6 per prepararmi a pieno per la partita; ho abbastanza ansia e così abbiamo deciso di andare a dormire presto.
Lena sa ormai come comportarsi quando io ho una partita.
Alle 22 siamo già a letto e io sto provando a non dare conto ai miei pensieri; sarà una lunga notte.

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