Capitolo 25

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Pov: Andrea
Per la prima volta dopo mesi mi sveglio riposata nonostante il dolore che sto provando sulle bruciature; è la prima notte da ormai tanti anni infatti in cui non faccio incubi: sono iniziati tanti anni fa quando ancora ero appena una bambina; nessuno ne ha mai capito il motivo ma probabilmente l'assenza costante dei miei genitori è stato il fattore scatenante di quasi tutti i miei problemi.
Mi sveglio, per la prima volta in vita mia, con un sorriso a 32 denti e con una voglia eccessiva di andare a scuola; mi preparo velocemente e sprono Lena a fare lo stesso; dopotutto voglio arrivare a scuola il prima possibile per vedere lei.
E così facciamo: dopo aver comprato la colazione per me, Lena e Alex, arriviamo a scuola con ben 20 minuti in anticipo e il mio sguardo va subito in cerca del suo; lo trovo poco dopo e sorrido spontaneamente alla sua vista: è appoggiata alla sua macchina con un espressione corrucciata che non posso non notare, mi avvicino dopo aver visto un suo cenno con la mano e lei, non appena le sono davanti, mi invita prontamente a salire in macchina senza dire una parola.
Chiudo lo sportello e mi sporgo verso di lei per baciarla ma spostandosi mi nega il bacio; la guardo confusa, spaventata e probabilmente già consapevole di cosa succederà.
"Dobbiamo parlare."
Mi dice senza nemmeno guardarmi negli occhi, sto in silenzio aspettando che continui, le parole mi morirebbero in gola anche se solo provassi a parlare.
"Dobbiamo finirla qui, probabilmente ti sei illusa e hai fatto di questa cosa un qualcosa di enorme. Tra di noi non c'è stato nulla, mi sono fatta prendere dalla foga perché sei una bella ragazza ma nulla di più. Ho già parlato con la Gagliazzo e per evitare altri fraintendimenti mi sono accordata con lei per la fine delle tue 'punizioni' , non dovrai più venire a casa mia. Mi dispiace se ti sia illusa ma ti ripeto che tra di noi non c'è stato nulla di reale."
Finisce di parlare, mi è sembrata un robot, parole ripetute come in un discorso preparato e ripetuto più e più volte.
Una sola lacrima scende lungo le mie guance, sto impedendo alle altre di uscire: sarebbe troppo permetterle di vedere quanto mi ha ferito, sarebbe troppo concederle ancora di entrarmi dentro l'anima. Cosa mi aspettavo esattamente?
Le lascio la colazione dentro la macchina e in uno scatto rapido esco dalla vettura sbattendo lo sportello e dirigendomi verso il cancello; le lacrime iniziano ad uscire e le mie gambe in autonomia iniziano a correre quasi a volere cancellare le parole che ho in testa.
'Sei patetica, pensavi davvero che qualcuno potesse amarti? Pensavi davvero che qualcuno potesse tenere a te? Stupida illusa, pensavi davvero che non ti avrebbe abbandonato? Patetica, ti sei inventata tutto, di nuovo; ti sei illusa da sola, di nuovo."

Pov: Alexandra
"Andrea!" Urlo uscendo dalla macchina cercando invano di fermarla; la vedo correre via: lontana da me, lontana da colei che le ha fatto del male.
Entro in macchina scoppiando in lacrime a causa dei sensi di colpa che mi divorano il ventre quando sento bussare al finestrino; mi asciugo velocemente le gocce salate che ho sul viso e apro lo sportello. La migliore amica di Andrea è davanti e me mi guarda con uno sguardo furioso.
"Come cazzo si è permessa, me lo dica, come cazzo si è permessa a ferire Andrea? Ma lo sa cosa ha passato? Si rende minimamente conto di chi avuto la possibilità di conoscere? Di chi ha nuovamente spezzato?"
La interrompo sfruttando la breve pausa che fa per riprendere fiato.
"Vitale non ti azzardare a parlarmi così o..."
"O cosa? Mi manda in presidenza? Stia zitta che ho troppe cose in mano per poterle rovinare la vita. È fortunata; è davvero fortunata che la ragazza che ha appena fatto scappare in lacrime non me lo permetterebbe. Ma si rende conto di cosa ha fatto? Andrea non si apre con nessuno, non fa avvicinare nessuno, e lei, lei l'ha distrutta. Andrea ha messo su una corazza negli anni che il suo piccolo cervello non potrà mai immaginare; e lei dopo che riesce ad aprirsi a qualcuno la pugnala? Ha spezzato l'essere più puro che la sua anima avrebbe mai potuto incontrare nella sua vita. Le persone come lei non meritano l'amore di persone come Andrea."
La sua voce strozzata dalle lacrime rimbomba nelle mie orecchie.
'L'ho distrutta.' Sussurro nella mia mente consapevole di quello che ho fatto.
"Mi dispiace..." riesco solo a dirle prima che se ne vada lascandomi appoggiata alla macchina tra mille paranoie.

Andrea non viene scuola da quasi 10 giorni, gli stessi giorni in cui l'insonnia si è impossessata di me. Sono notevolmente preoccupata e Vitale ad ogni mia richiesta di informazioni mi ignora categoricamente.
Mi alzo dal letto con delle occhiaie mai viste prima, stanotte ho avuto più incubi del solito e il risultato si può ammirare sul mio viso: sembro uno zombie; bevo una tazza di caffè per poi vestirmi con le prime cose che mi capitano a tiro preparandomi per andare a scuola. La prima ora è proprio nella sua classe ed io come ogni mattina fisso il suo posto libero aspettando che si riempia; suona la campanella e lei non c'è; sospiro iniziando a fare l'appello.
La porta che si apre mi interrompe e la sua figura entra in aula.
"Scusi il ritardo."
Sussurra appena entrando in classe non degnandomi di uno sguardo.
Ha un felpone extra-large nero che la fa sembrare minuscola, sembra quasi che si voglia nascondere dal mondo; ha il cappuccio alzato e le mani nascoste dentro le maniche proprio come una bambina; mi viene istintivo sorridere.

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