Capitolo 21

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Salgo sulla moto e parto senza meta; in momenti come questi l'unica cosa che voglio fare é correre in moto ed é proprio questo quello che sto facendo.
Procedo ad una velocità abbastanza elevata per un tempo indefinito: quando ho pensieri per la testa, a mio malgrado, non riesco mai a controllarmi.
La pioggia non smette di tintinnare sul mio casco, la mia vista non è chiara e la strada troppo bagnata.
Sbaglio una curva finendo per scivolare a terra per una decina di metri; la moto si é semplicemente graffiata su tutto il lato sinistro mentre la peggio l'ho avuta io: ho abrasioni su tutto il lato sinistro del mi corpo e sto morendo dal dolore. So che ho rischiato tanto ma almeno l'autocontrollo in questi casi mi aiuta molto: lascio la moto in mezzo alla strada suonando al campanello più vicino chiedendo aiuto.
Esce un ragazzo sulla trentina che chiama immediatamente un'ambulanza poco prima di spostare la moto sul ciglio della strada e metterla sul cavalletto. Lo ringrazio mentre mi offre un bicchiere d'acqua e sfrutto l'essermi calmata ed il momento tranquillo per chiamare Lena.
"Andrea?"
Mi domanda sorpresa visto che sa che non chiamo mai nessuno; ho sempre odiato le chiamate.
"Innanzitutto sto bene, quindi non preoccuparti okay?"
"Che é successo?"
Mi chiede preoccupata intuendo qualcosa.
"Puoi far prendere la moto a qualcuno all'indirizzo che ti sto per inviare e raggiungermi con tua madre in ospedale? Ho avuto un incidente e sto andando lì semplicemente per controllare che non abbia nulla di grave però serve un adulto e tua madre è un dei miei tutori legali quando i miei sono fuori città; inoltre è l'unica che ritengo di famiglia, preferirei quindi venisse lei invece che qualcuno dei miei parenti. Voglio anche avere la moto a casa entro domani mattina però okay? Sennò non mi muovo di qui."
"Sto chiamando mia madre e veniamo in ospedale; ti prometto che la moto sarà a casa entro stasera ma vai in ospedale. Ti voglio bene."
"Anche io te ne voglio." Le dico poco prima di chiudere la chiamata iniziandomi ad alzare visto l'arrivo dell'ambulanza.
Non mi ero nemmeno accorta dell'orario ma quando arrivo in ospedale noto siano già le 21; in un batter d'occhio arriva Lena che dopo essersi allarmata vedendomi con tutti i vestiti strappati decide di calmarsi.
Non ho nulla di rotto, semplicemente dovrò curare le bruciature che mi sono provocata scivolando; la mia migliore amica ha deciso di farmi dormire da lei soprattutto dopo che i medici hanno comunicato a lei e a sua madre che dovrò fare delle cure dettagliate per le ferite e che i prossimi giorni saranno un inferno per me; i dottori mi hanno anche invitato a lasciare le ferite più tempo possibile libere e di evitare il contatto con la maglietta e i pantaloncini; domani penso starò in classe con il top ed infatti la mamma di Lena, Francesca, verrà a parlare con i nostri insegnanti e con la preside per permettermi di stare così tanto 'scoperta' in classe.
La notte è un inferno, non trovo nessuna posizione che mi permetta di non far sfiorare le ferite con nulla, il bruciore che provo è immenso ma fortunatamente dopo aver preso degli antidolorifici riesco a riposare un po'; a svegliare me e Lena è Fra che dopo avermi aiutato a disinfettare le ferite ci porta a scuola; non potrò guidare per una settimana ed in ogni caso la moto deve essere portata da un meccanico prima di poter essere usata, quindi probabilmente sarò costretta a dormire da Lena e ad andare a scuola con la sua 'scatola di tonno' 50, comunemente nota a tutti come 'macchinina'.
All'arrivo a scuola Lena entra subito in classe mentre io e Francesca ci dirigiamo verso l'ufficio della preside; Fra le spiega tutto per poi darmi un bacio in fronte ed andare a lavoro dopo essersi però accertata che per la preside vada bene che io stia in top e praticamente con i pantaloncini arrotolati per non far sfiorare le ferite con nulla. Inizio a salire le scale accompagnando il tutto con piccoli gemiti di dolore; ieri non faceva così male e pensare che andrà a peggiorare mi preoccupa, non avevo mai fatto un incidente e non so cosa aspettarmi durante la convalescenza.
Arrivo davanti la mia classe, busso e dopo aver sentito un 'avanti' entro preparandomi mentalmente il discorso da fare alla Gagliazzo sul perché del mio ritardo; quando entro lei, così come il resto della classe, mi guarda sorpresa viste le innumerevoli abrasioni che ho sul corpo; stranamente non mi rimprovera del ritardo ma è anzi molto comprensiva visto ciò che è successo.
Le prime due ore passano velocemente e la terza ora arriva in poco tempo; Alexandra entra in classe già durante l'intervallo e mi trova in piedi seminuda a conversare con Lena e gli altri; è pronta a rimproverarmi visto l'abbigliamento poco consono ma dopo avermi squadrata da capo a piedi la sua espressione cambia: mi guarda scioccata visto le ferite che ovviamente l'ultima volta che mi aveva visto non avevo e si avvicina subito a me.
"Cosa hai fatto?"
"Sono scivolata in moto."
Taglio corto non guardandola nemmeno negli occhi sperando di aver evitato una conversazione che non voglio fare ma lei mi fa cenno di avvicinarmi alla cattedra per avere un po' più di privacy e così sono costretta a fare.
"Voglio sapere cosa hai fatto Andrea."
"Te l'ho detto, sono scivolata in moto."
"Ieri non le avevi."
Mi dice sfiorandomi il braccio senza farsi vedere. Brividi.
"Sono caduta dopo essere andata via da casa tua."
Non la guardo nemmeno negli occhi.
"Dopo essere scappata da casa mia vorrai dire."
"Non volevo stare in un posto in cui non stavo bene."
Incrocio il suo sguardo: è turbata. Non sa bene cosa dire, mi guarda e basta: è ferita quanto lo ero io ieri.
"Oggi siamo a piedi per la cronaca." Cerco di cambiare discorso, dopotutto odio ferire le persone.
"Siamo con la mia macchina, l'ho aggiustata."
Sorrido involontariamente.
"Mi è bastato l'incidente di ieri quindi mi sa che me la faccio a piedi."
Ride anche lei.
"Siediti che inizio la lezione, idiota."

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