Capitolo 17

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Pov: Andrea

La Bianchi come un illuminazione divina appare davanti a me; i suoi occhi si fissano immediatamente nei miei per poi lanciarmi uno sguardo rassicurante facendomi capire che qui ora ci pensa lei.
"Che succede?" chiede alla Gagliazzo, spostando temporaneamente lo sguardo sulla iena.
"La ragazzina ha fatto un casino: non ha seguito la lezione, si è rifiutata di darmi il disegno che ha fatto durante l'ora di lezione..." lei mi guarda accennando ad un sorriso che vediamo solo noi due, sa infatti che ho fatto la stessa cosa con lei "...ha strappato il disegno per non farmelo vedere..." il mio sguardo si infuoca.
"Lo ha strappato lei."
Dico interrompendola arrabbiata.
"Fai silenzio Andrea..." continua la vipera: "...ha perfino buttato i miei fogli dalla finestra dicendo che è così che ci si sente quando la gente rovina il lavoro per cui si è impiegato tanto tempo."
Mi guarda per poi parlare sospirando: "Andrea..."
"Lo so..." rispondo con lo sguardo basso.
La Bianchi guarda la Gagliazzo: "Gaia cosa pensi di fare con Andrea?" chiede sperando in un miracolo.
"Facile. La faccio sospendere."
"Gaia parliamone. Andrea ha il massimo dei voti nella mia materia e penso che anche nelle altre abbia dei bei voti. Sai come sono gli adolescenti: sono iperprotettivi con le proprie cose e molto impulsivi. Mettile una nota, interrogala domani, chiama i suoi genitori e mettila in punizione."
"Non perdo nemmeno un istante con lei, non ho il tempo per risolvere i guai che combina, la porto dalla preside e basta."
"Interrogala domani, mettile una nota; io chiamo i suoi genitori e le faccio 'scontare" le punizioni. È già stata bocciata tante volte, è una brava ragazza, ha solo avuto una giornata no. Ora ti chiede scusa e poi viene a scontare la punizione con me; domani avrai i tuoi appunti come nuovi se mi invii il file in cui li hai salvati. Va bene?"
La Gagliazzo annuisce e io alzando lo sguardo le dico: "Mi dispiace davvero ma è un periodo negativo, ogni minima cosa mi rende suscettibile."
"Scuse accettate Andrea." dice calmandosi capendo che davvero non era mia intenzione combinare quel casino; sposta subito dopo le sue attenzioni sulla Bianchi.
"Perché tieni tanto a lei Alexandra?"
Lei sorride appena guardandomi: "Abbiamo tante cose in comune." dice tagliando subito il discorso.
"Aspettami fuori Andrea, ora dovrai parlare con me."
Mi ordina per poi invitarmi ad uscire visto che lei deve continuare a parlare con la Gagliazzo.
Mi appoggio al muro difronte alla classe e dopo pochi minuti vedo entrambe uscire dalla classe, la professoressa di storia va via accennando ad un saluto ed Alexandra si ferma davanti a me.
"Quindi?" mi chiede.
"Quindi cosa?" le rispondo non capendo.
"Mettiti in ginocchio e ringraziami per quello che ho fatto. Ti ho salvato il culo." mi dice in modo scurrile.
Nella mia testa l'immagine di lei davanti a me che aspetta che io mi inginocchi per ringraziarla mi fa impazzire e le mie pupille si dilatano improvvisamente.
"Di solito quando sono in ginocchio non ringrazio ma prego, ma se ti può soddisfare di più essere ringraziata sarà fatto padrona."
Le dico provocandola, sogghignando e dandole improvvisamente del tu.
"Andrea smettila." mi dice autoritaria.
"Devo smetterla di darti del tu, provocarti o chiamarti padrona?" le chiedo retoricamente.
"Devi smettere di fare tutto, sono la tua insegnante, portami rispetto e ringraziami per averti evitato la sospensione."
Stavolta è seria, mi sono fatta prendere troppo la mano, chissà a cosa pensavo.
"Mi scusi e grazie." le dico arrossendo realizzando ciò che ho detto e abbassando lo sguardo per il disagio.
"Devi venire da me." mi dice cambiando discorso.
"Cosa?" spalanco gli occhi.
"Tutti i giorni, per due settimane per almeno tre ore al giorno; così vuole la Gagliazzo. Mi ha lasciato un compito da farti fare e dovrai mandargli la foto ogni giorno sennò sarai sospesa. Questi sono i patti."
"Perché si è presa questo compito? È un disturbo enorme."
"Non lo so, me lo chiedo anche io credimi. Ora andiamo a casa, sono stanca."
Accontento immediatamente e così scendiamo le scale velocemente avviandoci alla moto.
Chiamo Lena chiedendole se è arrivata a casa; lei me lo conferma dicendomi che ha portato il suo casco con se; le spiegando velocemente la situazione e dopo essere stata tartassata di domande le prometto che le chiarirò meglio il tutto domani; stacco il telefono mettendolo in tasca, prendo il casco e senza nemmeno guardarla glielo passo, salgo sulla moto, la accendo e parto.
Alexandra non era pronta e si sbilancia leggermente indietro, io afferro prontamente un suo braccio e lo stringo ai miei fianchi; lei non parla, si appoggia a me e si rilassa. Penso non abbia nemmeno notato il fatto che non stiamo andando a casa sua ma non importa: io ho la necessità di tornare a casa, devo dare da mangiare a Romeo e capire almeno che libri mi servono per studiare oggi.
Arriviamo, lei non si accorge ancora di nulla: apro il cancello, entro e spengo la moto; alza la testa solamente dopo aver capito che siamo arrivate.
"Non siamo da me".
"Lo so però devo fare delle cose prima a casa mia, spero non le dispiaccia."
Scende dalla moto, io la seguo, apro la porta di casa e subito la mia palla di peli preferita mi si inizia a strofinare addosso miagolando.
"Amore mio so che hai fame, ti sto dando il cibo lo giuro." gli dico prendendolo in braccio e poggiandolo sul tavolo mentre gli do da mangiare.
Alexandra si guarda in giro, probabilmente sorpresa dalla grandezza di casa mia, per poi spostare lo sguardo su di me e Romeo.
"È davvero molto bella casa tua..." dice avvicinandosi "e anche lui è molto bello."
Inizi ad accarezzarlo dandogli numerose attenzioni e sfiorandomi la mano; mi sposto subito a causa del contatto inaspettato per poi prendere il mio cellulare, digitare il numero della pizzeria e chiamare. "Prof che pizza vuole?"
"Cazzo..." impreca lei "...ho lasciato la mia pizza a scuola a causa tua." Mi guarda con gli occhi spalancati mentre realizza che ha appena detto 'cazzo', la ignoro totalmente e le faccio segno di muoversi a dirmi il gusto che vuole mentre io ordino la mia, dopo aver ricevuto come risposta 'Margherita' lo comunico a colui che mi parla dall'altro capo del telefono e chiudo la chiamata preparando i soldi.
"Anche la seconda guerra mondiale è colpa mia vero?"
Le chiedo scherzando, in riferimento a quello che ha detto qualche secondo prima.
"Ovviamente Andrea e sono anche sicura che sarai il motivo dello scoppio della terza."
Esco dalla cucina ed inizio a salire le scale invitandola a fare altrettanto.

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