Capitolo 15

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Pov: Alexandra
Afferro il tè che si trova accanto ad Andrea e, allontanandomi di poco vista la nostra vicinanza, inizio a berlo guadandola negli occhi subito dopo averla ringraziata; non capisco come ma questa ragazzina mi sta facendo uscire fuori di testa. Decido, dopo la strana scena che si è creata tra di noi, di risponderle visto che, sono certa, sia veramente curiosa di sapere come le è andato il compito; non avevo dubbi che avrebbe preso il massimo dei voti ma, di certo, non gli dirò ciò che penso: non è nella mia routine dare ragione a qualcuno.
"Hai preso 10 Andrea." le dico passandole il test e poggiando lo sguardo su di esso.
"Non hai fatto alcun errore; avrei dovuto fare il compito più difficile, è troppo semplice." continuo fingendo di riflettere a voce alta per andarle contro.
"In realtà era troppo facile per me, ma farà fatica ad ammetterlo, lo capisco Prof." mi risponde con aria di sfida con quello sguardo che sto imparando a capire, guardando quel 10 cerchiato alla fine del foglio.
La campana suona e io mi accingo a mettere premura alla classe per farmi consegnare i compiti; Andrea è tornata al suo posto per ricominciare a chiacchiere e nel mentre io mi preparo ad uscire: raccolgo tutte le mie cose, sistemo i compiti, prendo il cellulare e infine mi accingo ad uscire dalla classe con un malloppo di compiti in mano.
Sto per aprire la porta quando mi rendo conto che ho un po' troppe cose nelle mani e che quindi non riesco ad aprirla; ad anticipare la mia richiesta di aiuto è Andrea che, avendo probabilmente assistito a tutta la scena, mi apre la porta e mi chiede se voglio aiuto, io annuisco e così dopo averle passato i compiti e tutte la serie di cianfrusaglie che ho nelle mani ci incamminiamo verso la prossima classe in cui devo fare lezione. Entriamo trovando già l'aula libera e poggiando la mia borsa sulla scrivania sento qualcuno che saluta Andrea, lei le fa un cenno di saluto diventando immediatamente rossa, cosa che non era mai successa in mia presenza da quando la conosco, e dopo aver poggiato tutto ciò che ha in mano sulla mia scrivania esce immediatamente probabilmente a causa dell'imbarazzo.
Inizio a consegnare i compiti anche in questa classe e dopo aver fatto l'appello mi perdo nei miei pensieri: sono arrivata alla conclusione che ad aver salutato Andrea è stata Marta, una ragazza a cui probabilmente sto antipatica, capitano della squadra di calcio e la persona che fino ad adesso mi è sembrata più incapace in spagnolo in questa classe. Non so perché, ma il fatto che la 'mia alunna preferita' sia arrossita davanti a lei suscita una specie di gelosia in me, mi rendo conto di come a farla arrossire sarei voluta essere io; improvvisamente nelle mia mente si trasmette la scena di qualche attimo prima, non capisco se mi sono spinta oltre e soprattutto non so come lei abbia interpretato quelle nostre provocazioni reciproche: penso che per lei sia stato e sia tutto un gioco, si è ritrovata una professoressa giovane con cui poter flirtare e tutti sappiamo bene quanto il fascino dello sbagliato faccia eccitare; non ho la certezza di cosa sia questo per lei, e la curiosità mi sta logorando dentro; in ogni caso il vero problema é non riuscire a capire cosa sia questo per me, ma ho la certezza che il suo nome mi si ripete in testa più di quanto dovrebbe.
Le ore passano velocemente e tra i miei pensieri, i miei piani di lavoro, il cambio di aula, un'ora in meno rispetto al solito e la ricreazione, la giornata finisce velocemente; sto per andare via quando mi ricordo di dovermi cambiare perché non sono nelle condizioni di uscire. Me la prendo comoda: vado in aula professori dove correggo una decida di compiti, poi decido di andare al bar e ordinare una pizza per il pranzo, non ho infatti molta voglia di cucinare oggi, infine vado in bagno per cambiarmi: mi rimetto i vestiti che indossavo stamattina prima che il diluvio universale mi piovesse addosso; sono fortunatamente asciutti, l'idea di lasciarli asciugare sui termosifoni ha funzionato. Rimetto i vestiti prestatemi da Andrea in una busta e appena suona vado a portarglieli; la aspetto poco fuori la porta della sua aula, in disparte, e noto come ad uno ad uno siano usciti quasi tutti, perfino i suoi amici, tranne lei; a notarmi è Lena che avvicinandosi a me mi dice: "Vada a salvarla, è nei guai con la prof di storia".
Un senso di protezione cresce in me e senza nemmeno aver bussato entro dentro l'aula; nessuna delle due mi nota, probabilmente la mia entrata è stata sovrastata dalle urla della Gagliazzo che se la sta praticamente mangiando viva.
Andrea per una volta è in silenzio, con il capo chino mentre si sta torturando le mani. Non l'avevo mai vista così nervosa, quasi in soggezione, come se rassegnata alla sgridata che sta subendo; mi schiarisco la voce per farmi notare e il suo sguardo incrocia il mio: i suoi occhi sono lucidi, non so se per la rabbia o per la delusione, probabilmente sta trattenendo tutto, noto però che quando incrociano i miei si illuminano leggermente, come se avessero preso un respiro di sollievo, come se le trasmettessi tranquillità; le mando uno sguardo rassicurante, per farle capire  che adesso ci sono io, che può stare tranquilla.
"Cosa succede qui?" chiedo alla Gagliazzo per poi continuare.
"Cosa ha fatto Andrea?" le chiedo quasi indirettamente continuando a guardare la mia alunna fissa negli occhi.




Ho fatto un cambio POV come alcuni di voi mi hanno chiesto. Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo e in generale della storia e grazie a tutti per il supporto; mi state migliorando le giornate.

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