Capitolo 4

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My Boss' Super Sexy Boss
Capitolo 4

Venerdì arrivò troppo in fretta secondo Stiles. Abbassò lo sguardo sull'angolo in basso a destra del suo computer: l'orologio segnava le quattro e cinque.

Stiles non sapeva assolutamente cosa fare: doveva aspettare lì? Doveva andare lui da Derek? Doveva andare in garage ed aspettare davanti alla macchina di Derek? Il fatto che sapesse il modello della sua auto era preoccupante.

Stiles aveva fatto le sue ricerche su Derek, o meglio, aveva aggiunto altre ricerche a quelle che aveva già fatto la sera dopo aver visto il capo del suo capo per la prima volta. Derek veniva da una famiglia ricca: la Hale Corporation era stata fondata da suo nonno, Gregory Hale, che l'aveva poi passata alla madre di Derek, Talia Hale, e a suo fratello Peter Hale, che erano riusciti ad espandere la compagnia fondando sedi in tutta l'America. Ed ora i tre figli di Talia gestivano tre tra le più importanti succursali: Derek quella di Seattle, Laura quella di Chicago e Cora quella di Houtson. Talia e Peter, invece, avevano assunto il ruolo di amministratori delegati, rimanendo nella sede principale a New York.

Finite le ricerche generali sulla sua famiglia, Stiles aveva cercato nei meandri dell'internet tutte le informazioni possibili su Derek. Aveva scoperto che oltre ad avere l'aspetto di un modello di GQ, Derek era anche estremamente generoso: donava soldi in beneficenza regolarmente ed era sempre in prima linea per la difesa dei diritti delle minoranze e dei più sfortunati. E non solo, era anche un attivista per i diritti della popolazione LGBTQ+ e non aveva mai nascosto la sua bisessualità —più vicina alla pansessualità, come aveva spiegato in un'intervista. E più Stiles continuava a cercare informazioni su Derek più la cotta che aveva sempre avuto per lui cresceva: Derek sembrava la perfezione e Stiles non poteva non immaginarselo mentre gli sussurrava quanto fosse bravo e meraviglioso e suo.

Si era masturbato pensandoci, per poi vergognarsi immediatamente e rifarlo esattamente venti minuti dopo davanti ad una suo foto di un evento in cui era vestito elegante e sorrideva. Una parte di Stiles sperava portasse quel vestito alla raduno del liceo: almeno avrebbe potuto sbavare su di lui dal vivo.

"Stiles?". Stiles si voltò e sgranò gli occhi, Paul lo guardava con un sorriso incerto, i suoi grandi occhi scuri pieni di senso di colpa.

"Paul, che ci fai qui?" domandò Stiles alzandosi dalla sedia e facendo un passo verso di lui.

"Volevo parlare con te." rispose, e Stiles corrucciò le sopracciglia confuso, muovendo poi le mani come per dargli il via libera per parlare.

"Sono stato uno stronzo.". Stiles sollevò un sopracciglio, sperava con tutto il cuore che quello non fosse il discorso: 'Sono stato uno stronzo, ritorniamo insieme.' perché gli sarebbe scoppiato a ridere in faccia.

"Cioè, non voglio che torniamo insieme, James mi piace davvero... non che tu non mi piacessi.".

"Arriviamo al punto, Paul: sei stato uno stronzo, quindi?" lo interruppe Stiles guardandosi velocemente intorno.

"Intendo dire che sono stato uno stronzo a lasciarti la settimana prima del raduno del liceo, mi avevi detto quanto ci tenevi e, beh, mi dispiace." disse, grattandosi la nuca imbarazzato.

"Non importa, Paul, non andavamo d'accordo da un po'." Rispose Stiles sistemando le sue cose sulla scrivania.

"Lo so, ma comunque ci tenevi al raduno del liceo. Quindi ne ho parlato con James ed abbiamo concordato sul fatto che, se vuoi, posso accompagnarti. Possiamo fare finta di stare ancora insieme, così tu non farai brutta figura.". Paul sorrise e Stiles smise di muoversi. Non voleva credere che l'avesse detto veramente: doveva fargli davvero così tanta pena, ed era disgustato dal fatto che ne avesse parlato con il suo nuovo ragazzo ed allora avesse deciso di accompagnarlo perché era dispiaciuto per lui. Strinse le mani a pugno e si voltò verso Paul per dirgli esattamente tutti quello che pensava.

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