Capitolo 42

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My Boss' Super Sexy Boss
Capitolo 42

Derek entrò in sala riunioni imbronciato, l'energia che emanava era totalmente negativa, e poté percepire i dirigenti della NorthBay irrigidirsi. Si sedette sulla poltrona a capotavola imbronciato, imbronciato ascoltò la tediosa presentazione dell'azienda su qualche futuristico materiale rinnovabile, che con molta probabilità gli sarebbe interessato tantissimo non stesse continuamente pensando a Stiles e a come scusarsi. Imbronciato fece qualche commento, imbronciato passò le seguenti due ore a parlare di un possibile accordo ed imbronciato finì la riunione, alzandosi e salutando i dirigenti con l'accordo finalizzato alla prossima realizzazione di un contratto.

Appena vide i dirigenti sparire dentro l'ascensore, si diresse a passo spedito verso le scale, non aveva tempo da perdere, e le sbuffa di Boyd non lo fermarono dall'obiettivo che si era imposto. Sarebbe andato da Stiles.

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Derek arrivò al piano di Stiles leggermente affannato, aspettò qualche secondo davanti alla porta d'emergenza che separava le scale dall'openspace in cui si trovava il suo baby boy, forse fare ventisette piani a piedi non era stata un'idea grandiosa. Si tirò indietro i capelli, prese un profondo respiro e si sistemò il nodo trasversale della cravatta.

Aprì la porta con il maniglione antipanico ed entrò a passo sicuro, i dipendenti più vicini all'uscita di sicurezza si voltarono a guardarlo, fermando tutto quello che stavano facendo, seguendo i suoi movimenti con lo sguardo per poi bisbigliare qualcosa tra di loro, Derek non se ne curò ed andò dritto alla scrivania di Stiles, aveva così tanta voglia di vederlo che quasi gli tremavano le mani, svegliarsi senza di lui al suo fianco era quasi stato disarmante, come un pungo in pancia che toglieva il fiato dai polmoni. Gli avrebbe chiesto di parlare e tutto sarebbe andato bene, Stiles avrebbe capito ed avrebbe accettato le suo scuse, doveva essere così.

Arrivò quasi in trance alla scrivania di Stiles e la trovò vuota, ordinata e con il computer spento. Corrucciò le sopracciglia stranito e si guardò intorno, cercando Stiles con lo sguardo, pensando che probabilmente era andato a prendersi un caffè all'area ristoro.

"Non c'è.". Derek si girò verso la voce, Robert, il vicino di scrivania di Stiles aveva parlato senza distogliere lo sguardo dal codice che stava scrivendo sul pc.

"Come scusa?" chiese Derek, sicuro di aver usato un tono pacato, ma che con tutta probabilità gli era uscito preoccupato e tremante.

"Stiles, non c'è, si è dato malato." rispose guardandolo con la coda dell'occhio, il ticchettio incessante dalla sua tastiera confondeva ancora di più i pensieri di Derek, che rimase a guardarlo sbattendo le palpebre.

"Ah..." sussurrò, Robert colpì con più forza un tasto e, girando la sedia, si voltò a guardare Derek.

"L'ho chiamato meno di un'ora fa, ero preoccupato perché solitamente Stiles non sta mai male, almeno non l'ho mai visto assentarsi per malattia da quando lavora qui. Aveva la voce molto roca, non mi sembrava esattamente in salute, anzi, sembrava che avesse appena finito di piangere." continuò Robert guardando Derek negli occhi.

Derek sentì il respiro andargli via dai polmoni, il pensiero di Stiles che stava piangendo faceva scattare tutti i suoi interruttori che volevano prendersi cura del suo baby boy.

"Ah..." disse ancora con voce flebile e Robert tornò a voltarsi verso il computer, il ticchettio della tastiera ricominciò, Derek ancora che fissava la scrivania vuota di Stiles, un sentore terribile gli attanagliò le viscere, non sapeva nemmeno spiegare come si sentiva a guardare quella postazione senza Stiles.

"Se vuoi ti do il suo numero.". Robert lo guardò ancora con la coda dell'occhio e Derek accettò annuendo velocemente e basta, si sentiva stranamente spaesato.

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Derek era seduto alla sua scrivania, il post-it con il numero di Stiles in una mano e il cellulare in un'altra. Compose il numero e lo chiamò, il segnale acustico cominciò a suonare ed il battito del cuore di Derek accelerò, doveva rispondergli, Derek doveva sapere che Stiles stesse bene. Trattenne il fiato quando sentì l'inconfondibile suono di quando una chiamata viene accettata.

"Pronto?". La voce di Stiles fu quasi un sussurro, roca e bassa, come se l'avesse sforzata più del dovuto.

"Stiles, sono io, Derek, ti chiamo per sapere come stai, mi hanno detto che sei malato, e stamattina non c'eri... sono preoccupato." disse Derek piano, quasi avesse paura di spaventarlo. Sentì il respiro di Stiles tremare e mozzarsi dall'altro capo del telefono.

"N-no, non posso, scusa io-" balbettò Stiles e Derek sentì subito dopo il suono insistente della chiamata che veniva interrotta. Rimase interdetto e sposto il cellulare dall'orecchio per guardarlo stranito. 'Che sia caduta la linea?' si chiese selezionando nuovamente il numero di Stiles con tutta l'intenzione di richiamarlo.

Partì immediatamente la segreteria telefonica, e Derek richiamò ancora, ricevendo nuovamente la risposta meccanica della segreteria. Il cuore cominciò a battergli sempre di più, le mani che gli tremavano involontariamente, era ovvio che Stiles lo avesse bloccato. La sua preoccupazione si tramutò in panico, si alzò di scatto dalla sedia ed uscì di corsa dalla porta del suo ufficio, precipitandosi alla scrivania di Erica e sbattendo le mani sulla superfice di legno, facendo sussultare la sua assistente. Gli occhi color cioccolata di Erica gli si puntarono addosso, le sue sopracciglia corrucciate.

Nota: questo è il momento in cui iniziamo a pensare "povero Derek".

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