Prologo

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Il primo giorno di scuola è sempre il peggiore. Alzarsi presto quando fino alla notte prima si andava a letto alle due, per poi svegliarsi e fare il pranzo invece della colazione.
Compiti, compiti subito la prima settimana. Addio feste, mare, sole e pantaloncini corti durante il giorno.
Settembre era il mese che odiavo di più: scuola, fine dell'estate, malinconia dell'autunno, il verde delle foglie sbiadisce e, tra l'altro, le cimici!
Quando arrivai davanti a scuola, nonostante io fossi truccata e avessi cercato di mettere il correttore sulle occhiaia, si vedevano ancora troppo. Mi si chiudevano gli occhi anche mentre camminavo verso le mie amiche. Infatti, andai a sbattere contro un corpo duro, che sussultò al mio contatto.
-Ehi! Bella addormentata, guarda dove vai! - una voce profonda e roca, divertita e molto famigliare. Troppo.
Mi allontanai di scatto per guardarlo in faccia.
-Oh, ciao! - lo salutai con disprezzo.
-La prossima volta scopa meno e vai a letto prima, la sera. - rise, seguito dai suoi amici.
-Devo ammettere che le tue battutine stupide e perverse non mi sono mancate per niente in tre mesi! - gli lanciai un'occhiataccia.
-Strano, tu mi sei mancata così tanto, invece. - fece il labbruccio con il labbro inferiore. Glielo presi tra il pollice e l'indice e glielo tirai, fino a quando non fu vicino a me e lo fissai negli occhi.
-Stammi bene a sentire, Mercuri... - i suoi amici, che prima ridevano, si erano zittiti -...se hai deciso di rendermi anche quest'anno un inferno, allora non hai capito niente. Non sono più la ragazzina che si fa umiliare da uno stronzo senza sentimenti, chiaro? -gli intimai, quasi sbottando.
Lui non sembrava per niente preoccupato e incastrò i suoi occhi verde smeraldo nei miei. Quando credetti di essere riuscita ad intimorirlo, lui iniziò a leccare con la lingua il mio dito e il suo sguardo si fece malizioso. Fissai le sue labbra per un secondo, sentendo il calore della sua lingua sulla pelle sensibile del polpastrello, ma poi mi ripresi subito e lo tolsi.
Mi puliii il dito sulla sua maglia e gli tirai uno schiaffo. -Non provare a farlo mai più! Chissà di quante ragazze hai la saliva in quella bocca! - sbottai.
-Bea, ciao... - sentii un'altra voce dietro al ragazzo che stavo fissando. Rivolsi lo sguardo alle spalle di Luca e notai Gabriel, il mio migliore amico... e anche uno di quelli di Luca.
-Gabriel! - gli corsi incontro e lo abbracciai. -Scusa, non ti avevo visto: ero troppo occupata a salutare come si deve quel maiale del tuo amico.
-Ti ho sentita! - la voce di Luca si fece sempre più vicina. -Credi di avermi spaventato? - ora era esattamente vicino al mio orecchio. Sciolsi l'abbraccio con Gabriel e mi voltai.
-Caro, se non l'hai capito, te lo farò capire. - lo informai in un finto tono dolce.
-Oh, non vedo l'ora... sai che quest'anno sarà esattamente come gli altri tre anni, se non più divertente?
Stavo per ribattere con uno schiaffo, ma Gabriel mi prese i polsi delicatamente.
-Non vorrete litigare subito il primo giorno, vero? Mancano nove mesi, ragazzi, datevi una calmata!
-Oh, ma io sono calma. - gli sorrisi.
-Io più di lei. - sorrise anche Luca.
-Adesso andiamo in classe che sta per suonare la campanella. - Gabriel cercò di sviare quel litigio... come sempre, poi.
Una volta salutate Elena e Martina, le mie migliori amiche, il professore di latino fece il suo ingresso nell'aula e iniziò a spiegare, come se non fosse il primo giorno. Ma va bene, perché io amavo il latino, con le sue versioni, le parole che nascondono mille significati italiani e quella pronuncia soave e melodica che non ha nulla a che fare con il rigido e duro tedesco o con lo smielato francese.

Dopo due ore di latino e una di diritto, la ricreazione segnò la speranza che dopo due ore il primo giorno sarà finito.
-Allora? Cos'hai fatto quest'estate? Non ti sei fatta praticamente sentire! - mi chiese Martina, mentre mi sedetti nuovamente sulla sedia.
-Oh, sono stata al mare per un po' di tempo... niente di che... - dissi, tralasciando il bacio che ho dato ad un ragazzo che avevo conosciuto in spiaggia.
-E perché sei arrossita?! - Elena mi guardò sospettosa. -Tralasci qualcosa, vero?
-Beh... c'è stato un ragazzo... ma niente di che... - arrossii ancora di più.
-Quando avete finito di fare le dodicenni innamorate, perché non vi spostate e mi fate passare? - intervenne Luca, con il suo solito ghigno.
L'imbarazzo mi pervase. Sembravo davvero una bambina di dodici anni?
-Uh, scusami, non ti avevo visto... -lo guardai sorridente. Feci per spostare la sedia in avanti e lui fece un passo, ma proprio quando stava passando, spinsi la sedia indietro, che lo colpì nelle parti basse e lui si piegò in due, gemendo.
-Oh, ti giuro, non me ne sono accorta, mi dispiace, devo averci preso conto, scusami davvero... - mi finsi dispiaciuta, cercando di trattenere una risata.
Lui mi trucidò con lo sguardo e passò senza dire niente, uscendo dalla classe.
-Quest'anno sembra proprio che i ruoli si siano invertiti! - commentò Elena tra una risata e l'altra.
-Così capirà quello che mi ha fatto passare dalla prima superiore.- incrociai le braccia, mettendo il broncio.
-Non esagerare, non si risolve niente con la vendetta. -ecco la parte pacifica di Martina che saltava di nuovo fuori.
-Tesoro, non è una vendetta, è un assaggio. - le dissi, con un sorriso da diavolo travestito da angelo.
Vidi Luca entrare dalla porta dell'aula, mentre rideva con i suoi amici e proprio mentre stava passando dietro di me, mi alzai spingendo di nuovo la sedia all'indietro e lui si ripiegò in due dal male, cacciando un urlo.
-Cazzo! - imprecò, mentre portava le mani sul cavallo dei suoi pantaloni.
-Oh, scusami ancora, dovevo tornare al mio posto perché è suonata la campanella, non intendevo colpirti, ti ho fatto male?! - mi mostrai ancora una volta fintamente dolce e gli appoggiai una mano sulla schiena piegata in avanti.
Lui alzò lo sguardo verso di me e senza esitazioni mi caricò in spalla, stile sacco di patate e mi portò in corridoio.
-Mettimi giù, cazzo! - battei i pugni sulla sua schiena, mentre mi dimenavo; ma lui mi ignorò e mi portò nel bagno dei maschi, dove c'erano le docce... o no, ti prego, fa che non abbia in mentre qualcosa che riguarda le docce.
I ragazzi che si trovavano in bagno, assistevano allo spettacolo ridendo, senza intervenire in nessun modo.
Quando mi mise giù, mi accorsi di trovarmi esattamente nel box doccia e prima che io facessi in tempo a reagire e a rendermi conto di ciò che volesse fare, sentii il rumore dell'acqua e un secondo dopo la sentii in faccia, sui capelli, sul petto e sulle gambe.
-Oh, è troppo calda? Mi dispiace! - imitò il mio modo dolce di poco prima. Mi dimenai e urlai per sfuggire al getto d'acqua, ma lui riuscì sempre a beccarmi.
-Cazzo, ha la maglia bianca...- disse una voce. Il getto cessò di buttare acqua all'improvviso e mi accorsi che tutti e cinque i ragazzi, e in più Luca, mi stavano fissando, ma non negli occhi. Abbassai lo sguardo e mi accorsi che la mia maglietta bianca era totalmente aderente al corpo e per di più il reggiseno verde non lasciava praticamente nulla all'immaginazione.

Mi coprii con entrambe le braccia e mi mesi a guardare i ragazzi, che mi fissavano a bocca aperta. Ma che cazzo? Non hanno mai visto una ragazza in vita loro?!
Rossa di vergogna, cercai di uscire dalla doccia, con gli occhi lucidi che si confondevano con l'acqua.
Cercai di incrociare gli occhi di Luca, ma lui e tutti gli altri continuavano a non accorgersi che avevo una faccia. Tutti si tenettero con una mano il cavallo dei pantaloni e io li fissai disgustata.
-Cazzo, non adesso... - imprecò uno di loro, voltandosi dalla parte del muro.
-Infatti, bella idea hai avuto Luca... - disse un altro, voltandosi anche lui.
-Merda, dobbiamo andare in classe, non adesso...- gemette il terzo.
E Luca continuava a fissarmi.
-Ma che vi sta succedendo? Ho solo la maglietta un po' aderente! - esclamai, incredula, ma rossa in viso.
-Dovresti sapere come vanno queste cose... tu- disse Luca, con un ghigno.
-Se non vuoi uno schiaffo, smettila e fa smettere anche i tuoi amici.
Un altro ragazzo entrò in bagno e si bloccò alla mia vista.
-Sei... sei tutta bagnata... - disse in un sussurro, con un sorriso malizioso. E anche lui era andato con la mente in paradiso. Ma santo cielo, i maschi!
-La volete smettere?! Mi state spaventando! - mi avvicinai saltellando ad ognuno di loro e schioccai le dita davanti ai loro occhi.
-No, non ti muovere, sta ferma o peggiori le cose! - gemette Andrea.
-Se ti vedesse la tua ragazza... - scossi la testa disgustata.
-Luca! Fa qualcosa! - disse quello appena entrato.
Luca si riprese un secondo dopo e si tolse la felpa grigia.
-Tieni.- me la lanciò e io lo guardai confusa.
-Prima mi fai la doccia e poi mi vuoi dare la tua felpa? La coerenza, ragazzo. -gli rivolsi uno sguardo contrariato.
-Senti, ci sono problemi ben più gravi della coerenza. E ora infilatela immediatamente!
Obbedii sbuffando.
-Chiuditela. -ordinò ancora.
-E se io volessi tenerla aperta?
Si avvicinò pericolosamente e afferrò i due lembi della cerniera, ma io mi dimenai poi feci un passo indietro. -Stammi lontano!
Lui ci riprovò e io mi allontanai.
-Ora basta! - mi afferrò per le spalle e mi spinse contro il muro, poi si avventò sulle mie labbra.
Sgranai gli occhi per quel contatto improvviso, ma poi li chiusi, sentendo il sapore delle sue labbra. La sua lingua toccò il mio labbro inferiore, chiedendomi di entrare, ma io mi ripresi e lo spinsi via.
-Ma che cazzo fai?! - gli urlai contro e lui mi guardò soddisfatto.
-Ti ho chiuso la felpa. - sorrise in un ghigno.
Guardai in basso e notai che la lampo era stata portata fin su, per coprire la mia maglietta bianca. Non me ne ero nemmeno accorta, tanto ero presa da quella specie di bacio! Ero una stupida!
Lo guardai furiosa e gli tirai uno schiaffo in pieno viso. -Stronzo. -dissi, e me ne andai in classe.
-Buongiorno prof, scusi il ritardo... - dissi, non guardandola nemmeno in faccia.
-Milani, come mai sei tutta bagnata? - mi chiese, non appena mi sedetti accanto a Martina.
-Ho avuto una piccola discussione con un maiale, nel senso vero della parola.
E proprio mentre finivo, mi accorgo che è entrato Luca.
-Maiale a chi? Vuoi fare un'altra doccia? E stavolta non ti darò la mia felpa, perché la farai direttamente svestita! - venne verso il mio banco.
Mi alzai in piedi e lo fronteggiai. -O magari questa volta la doccia la dovrai fare tu, ma fredda gelata! - gli indicai il cavallo dei pantaloni.
Tutti scoppiarono a ridere e lui mi guardò in cagnesco.
-Mercuri e Milani, quando avete finito i vostri battibecchi, io inizierei la lezione.- ci interruppe la professoressa e noi facemmo come diceva.
Due ore dopo, finalmente, il primo giorno di scuola si poteva definire terminato e non ero più tanto sicura che quest'anno insieme a Luca non sarebbe stato come tutti gli altri tre.
-Ehi, la mia felpa. - sentii una voce urlare dietro di me.
La ignorai e proseguii verso il marciapiede.
-Che problema hai? Sei sorda? Voglio la mia felpa. - mi fermò toccandomi una spalla.
-Se non mi avessi fatto una bella doccia, ora riavresti la tua felpa, ma a quanto pare, ora dovrò tenerla.
Sbuffò. -Non ti chiederò scusa.
-Oh, io non voglio che chiedi scusa. Voglio che preghi perché non mi venga il raffreddore, oppure sarò io che dovrò chiederti scusa poi. - gli puntai il dito contro e poi me ne andai verso casa a passo veloce.


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