Capitolo 23

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Per tutta la cena non avevo spiaccicato parola, facendomi trovare sempre con la bocca piena: ero sicura che sarei stata male da quanto avevo mangiato.
Martina mi aveva chiesto cos'avevo, ma io avevo scosso la testa infilandomi in bocca un pezzo di cotoletta.
Quando gli altri altri uscirono, decisi di aggregarmi a loro, ma stetti zitta tutto il tempo. Andammo nella piazza del pomeriggio, scoprendo che Venezia di notte era un'altra cosa. Passammo nelle vie che avevamo percorso poche ore prima, persino quello di lingerie, in cui io e Martina eravamo state lì lì per entrare a comprare ciò che avevamo visto il pomeriggio.
-secondo me se lo provassi ti starebbe bene.- mi consigliò la mia migliore amica, riguardo al completino in vetrina.
-tanto anche se lo comprassi non avrei nessuno a cui mostrarlo.- minimizzai indifferente, anche se il primo pensiero che avevo avuto quando lo avevo visto per la prima volta era andato a Luca e alla sua espressione se mi avesse visto con quello addosso. Niente di speciale, poi.
Sentii Luca inciampare dietro di me e fare un gran casino per evitare di cadere. Mi girai imperterrita e lui scosse la testa. -sono inciampato in un sasso.- si giustificò, tossendo.
Mi rigirai e continuai a camminare con il mio umore sotto zero.
-ragazzi io non mi sento bene, vado in hotel, ci vediamo dopo. -sentenziò dopo un po'.
-a dopo.- lo salutò frettolosamente Andrea, prima di tornare a parlare con Giulia. Proseguimmo il giro anche se mi sentivo strana... Come se mi mancasse qualcosa. La presenza di Luca mi dava sicurezza e mi piaceva averlo con me -neanche fosse un cane da passeggio - anche se ci ignoravamo.
Martina cercò di fare conversazione diverse volte, ma fallì e si rassegnò al fatto che quella sera non ero di compagnia.
Quando tornammo in hotel, trovammo Luca seduto su uno dei divanetti del salone dell'hotel che trafficava con il portafogli.
-che stai facendo? -gli chiese Martina.
Lui alzò lo sguardo e per un secondo mi guardò per poi riporre tutta l'attenzione alla mia amica. -Sto mettendo a posto il portafogli e guardo quanti soldi mi rimangono.
-in cosa li hai spesi? Ti sei comprato solo una felpa e hai mangiato...
-non si sa mai, metti che me ne hanno rubati!
Martina se ne andò scuotendo il capo ed io la seguii per andare in camera.
Giulia ci raggiunse e parlammo per un po' mentre ci struccavamo e infilavamo il pigiama per guardare la Tv a letto.
Era presto, ma eravamo stanchissime, anche io, pur avendo dormito in pullman. Passò Gabriel per dare la buonanotte e poi anche Andrea, che si infilò per cinque minuti nel letto di Giulia per baciarla per bene.
-dai, vai prima che arrivi qualche prof! - lo incitò Giulia spingendolo giù dal letto e ridendo. Andrea si lamentò e poi obbedì dandole un ultimo bacio.
-buonanotte ragazze. - ci salutò e noi rispondemmo in coro prima che chiudesse la porta.
Luca non era passato, probabilmente stava salutando qualcun'altra.
Dopo un'ora dall'inizio del film che stavamo guardando -Cruel Intention-, il mio stomaco iniziò a rivoltarsi. Cavolo, lo sapevo che dovevo mangiare meno patatine: il fritto mi faceva venire mal di pancia e mi gonfiava...
-ho la nausea...- gemetti con le mie amiche.
-sarai incinta- rispose distrattamente Giulia, non perdendo un istante del film.
-impossibile, è vergine! - scherzò Martina.
Feci un sorrisino forzato. Già.
-forse è meglio che vai in bagno o cammini un po'.
Mi alzai dal letto con una mano sulla pancia e andai a fare un giro in corridoio, sperando che nessuno mi prendesse per pazza.
Camminai avanti e indietro e poi svoltai l'angolo, sentendo una voce.
-si, mamma non ti preoccupare. Sto bene, solo che oggi è successa una cosa e sono un po' giù. -a cosa si riferiva? -No, niente di grave, con un'amica. Si, Beatrice. -mi conosceva, la madre di Luca? Parlavano spesso di me? -ma no, non ci siamo lasciati se non stiamo neanche insieme!- sbuffò ed io feci una smorfia. -Si, ho mangiato ora lasciami parlare con Tommy. - era Luca! Ma perché era sempre nelle vicinanze?!
-Ehi, piccolino!- esclamò felice. Stava parlando al telefono.
-stai bene?
Anche io avrei voluto parlare con lui. Ma mi nascosi dietro il muro del l'angolo per ascoltare la sua voce.
-Si, anche tu mi manchi, ma domani notte sarò a casa, e anche se dormi ti vengo a svegliare per salutarti.- rispose con voce dolce. Era seduto sul pavimento di fronte alla sua stanza e stava sorridendo.
-ah, sei da papà.- il suo sorriso si spense? Perché mai?
-non importa, ci vedremo il giorno dopo. Ora devo andare, piccolo. Buonanotte e sogna le fanciulle, mi raccomando. -tornò a sorridere.
Alzai gli occhi al cielo.
Tornò in camera sua e io continua a girare per il corridoio sperando di sgonfiarmi un po', mi sentivo malissimo e la pancia non la smetteva di fare rumore.
-Che stai facendo?
Una voce dietro di me mi fece sussultare. E chi poteva essere se non Luca?
Mi girai lentamente e lo fissai. Era all'inizio del corridoio, mentre io ero alla fine.-sto camminando.
-Ah.- annuì, aggrottando la fronte. La trovava una cosa strana, ma probabilmente pensò che fosse meglio non chiedere. Si prese il tempo di squadrarmi per bene prima di tornare a guardarmi in faccia. Non indossavo niente di particolarmente sexy, solo una canottiera che non era troppo scollata -ordini di mia madre - ma neanche accollatissima e dei pantaloncini larghi abbinati alla canottiera con dei muffin sopra. Era buffo, e quando l'avevo visto non avevo resistito alla tentazione di comprarlo.
-Ti senti bene? - indicò le mie mani sulla pancia.
-uhm, poco. - risposi seccata.
Poi calò un silenzio imbarazzante in cui entrambi guardavamo il pavimento.
-hai mal di pancia? -mi chiese dopo un po'.
Annuii.- anche la nausea.
-ci credo, con tutto quello che hai mangiato a cena! -disse, forse pensando che non l'avessi sentito.
Gli lanciai un'occhiataccia e mi incamminai verso di lui. -Senti, puoi evitare di fare certi commenti in queste situazioni? Peggiori la situazione ed io non ne ho bisogno.-lo colpii, velenosa.
Alzò le mani.- scusa, scusa. Vuoi... Andare a prendere qualcosa di caldo... Io stavo andando a prendere un po' di latte al bar.
Il mio tono si addolcì per l'offerta.- ma è tardi, è ancora aperto il bar dell'albergo?
-sono le undici e mezza e il bar chiude a mezzanotte, quindi sì.
Feci una smorfia. -ma sono in pigiama...- mi osservai e lui sogghignò.
-non si nota neanche! - mi prese in giro ed io gli lanciai un'occhiata. -non c'è nessuno a quest'ora. Guarda, anche io non sono impeccabile- si indicò: indossava un paio di pantaloni della tuta grigi della Freddy e una maglietta bianca. Era bello lo stesso, però.
Cercai di non fissarlo troppo a lungo, annuii e lo seguii, sperando di aver fatto la scelta giusta.
Restammo in silenzio per tutto il tragitto lungo le scale e quando arrivammo al bancone del bar, in un angolo del salone, ci sedemmo sugli sgabelli e il barista anziano, con un sorriso impeccabile, ci chiese gli ordini.
-un latte caldo, per favore. -rispose Luca con un tono dolce, da bambino.- e per lei un tè caldo, -poi si rivolse a me: -come lo vuoi, Bea?
Io ci misi un po' a rispondere. -Al Ceylon, grazie.
-perché il latte? - gli chiesi.
-perché prima di andare a dormire bevo sempre una tazza di latte caldo. -rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
-anche quando ti porti a letto le ragazze? - alzai le sopracciglia, irritata.
Lui aggrottò la fronte e il barista ci guardò di sottecchi.
-Bea...
-quando sono venuta a casa tua non l'hai bevuto.
-ero ubriaco. -rispose imbarazzato, a bassa voce.- ma non mi sembra il caso di parlarne...
-ho semplicemente fatto una domanda.- minimizzai con un gesto della mano e guardai il signore anziano tirare fuori delle bustine di tè e venire verso di me.
-scegli quella che vuoi.- mi disse con un sorriso.
Lo ringraziai e presi quella al Ceylon. Mise davanti a me una tazza alta e stretta molto graziosa piena di acqua calda fumante e davanti a Luca una tazza come la mia piena di latte.
Immersi la bustina nell'acqua calda e restai a guardare l'acqua cambiare colore. Misi due bustine di zucchero di canna nel tè e mescolai impaziente.
-se volete potete mettervi nelle poltrone laggiù, starete più comodi.- ci suggerì il barista.
-grazie, molto gentile.- dissi e senza chiedere l'approvazione di Luca mi incamminai verso le poltrone disposte a certo attorno ad un tavolino. Lui mi seguì sospirando e si sedette sulla poltrona di fronte a me.
Appoggiai i piedi coperti solo dai calzini a pois -mi ero dimenticata di mettermi le scarpe quando ero uscita in corridoio- sulla poltrona e sistemai la tazza di tè su di un ginocchio. Non appena presi un sorso della bevanda bollente, sentii il calore propagarsi nello stomaco e mi sentii un po' meglio; perlomeno la mia pancia smise di brontolare.
Osservai Luca da sopra la tazza ed ebbi un tuffo al cuore quando lo scorsi impegnato a sorseggiare il suo latte come un bambino. Aveva un'espressione così dolce.
-perché mi fissi? -mi chiese dopo un po'.
-eh? -mi ripresi e mi risistemai sulla poltrona, schiarendomi la voce.
-no, è che...- lo indicai e poi mi indicai la parte sopra le labbra.
-Cosa? - mi chiese, aggrottando la fronte.
-hai... I baffi di latte... - sorrisi sinceramente, provando a nasconderlo.
Si portò due dita dove avevo indicato, ma ne tirò via solo in parte. A quel punto non riuscii più a nascondere un sorriso.

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