Capitolo 67

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BEATRICE
Luca aveva preso la patente da un paio di settimane e mi aveva convinta ad andare con lui al mare in macchina. Mi ero fidata perché c'era solo un piccolo tratto di autostrada per arrivarci, perciò non mi ero preoccupata tanto, ma ovviamente avevo posto dei limiti – stradali – e perciò mi stavo divertendo come una pazza a sentirlo imprecare mentre tutti lo superavano perché non doveva fare più di ottanta chilometri all'ora.
-Dai, ma mi ha superato pure il nonno! – indicò un'auto vecchia d'epoca con a bordo un signore anziano e sbatté le mani sul volante.
-Non provare a spingere quel pedale! – gli intimai tra le risate, quando mi accorsi che la lancetta stava superando gli ottanta.
-Tesoro, siamo in autostrada, non posso andare così piano! -
-Io non voglio rischiare di fare nessun incidente. Vai piano e non superare i camion, per favore. – tornai seria e decisa; tuttavia tentai di reprimere il sorriso per il modo in cui mi aveva chiamata: avevo iniziato ad abituarmi a sentirglielo dire.
-Gabriel e Martina saranno già arrivati in spiaggia. – borbottò tra sé e sé.

Martina non era così severa con il suo ragazzo e benché avessi provato a far rispettare dei limiti anche a lui, non mi aveva ascoltato e probabilmente Luca aveva ragione: dovevano già essere usciti dall'autostrada.
Sorrisi vendendolo mettere il broncio e continuare a gridare. Alla radio passavano The Scientist dei Coldplay ed Luca alzò il volume perché sapeva che mi piaceva, anche se a lui no.

Dopo un paio di minuti mi arrivò un messaggio di Martina che mi diceva che alla fine ci sarebbero stati tutti, non solo noi quattro.
-Scommetto che Gabri ha invitato Andrea e lui ha sparso la voce. – commentò Luca, guardando dritto davanti a sé.
-Non avercela ancora con lui, non lo fa apposta. – lo difesi.
-Cazzo, Bea, a causa sua tu ti sei arrabbiata con me per la storia di Gabriel e Martina e per quella dei preliminari, poi...- lo interruppi, sorridendo dentro di me perché mi ero promessa di non farlo più.
-In quei casi non era colpa sua ma tua: sei tu che non avresti dovuto dirglielo. – affermai seccata, ricordando quanto imbarazzo avevo provato quella mattina.
-Scommetto che Giulia sa tutto di me, quindi non dire così.-
Piegai la testa di lato, riflettendo. –Beh, non tutto tutto, ma... buona parte.-
-Ma io non mi arrabbio perché siete ragazze e perché io in teoria non dovrei saperlo, dato che Giulia non mi direbbe mai niente.-
-Anche voi avete bisogno di sfogarvi, quindi?- lo punzecchiai.
-Non siamo insensibili, Beatrice. – sbuffò, - Anche Andrea mi parla di Giulia.-

-Ah sì? E cosa ti dice? – tentai.
Luca distolse gli occhi dalla strada per un secondo per portarli su di me: -Non sono mica Andrea. -
Ridacchiai. –Volevo vedere se sei diventato un po' più coerente da quando stai con me. -
Luca si girò di nuovo verso di me e sorrise, forse ricordando quante volte gli avessi urlato contro che era un incoerente i primi tempi in cui ci eravamo avvicinati.

-E lo sono diventato?-
-Solo un pochino. C'è ancora molto da lavorare. – feci finta di riflettere.
Sorrise di nuovo, mi prese la mano, se la portò alle labbra e poi intrecciò le nostre dita sulle sue ginocchia.
-Per fortuna che ci sei tu, vero? – alzò gli occhi al cielo, scherzando.
-Esatto.-

Era diventato più dolce da quando stavamo insieme – un mese e un po' – e litigavamo veramente poco, secondo le previsioni che avevo fatto in passato, nonostante qualche battibecco per cose stupide ci fosse ancora.

-Siamo arrivati... – sospirò, quando spense il motore. Guardai davanti a me e non vidi altro che una serie di macchine. Feci una smorfia e mi concentrai invece sullo sfondo, dove c'erano file di pini che ci separavano dalla spiaggia. –...con tre quarti d'ora di ritardo. – borbottò, uscendo dalla macchina e prendendo il suo zaino dal portabagagli.
-Sani e salvi! – esclamai io, allegra, incamminandomi verso la pineta.
Anche quella volta avevano scelto il bagno di sempre, quello di Daniel e non mi dava più tanto fastidio, perché insieme ai brutti, c'erano anche dei bei ricordi lì.
Luca mi raggiunse, mi avvolse un braccio intorno alla vita e mi lasciò un bacio tra i capelli. –Se non fossi innamorato di te, probabilmente ti avrei scaricato a metà strada.- mormorò.
Spostò la sua mano più giù e mi diede una pacca sul sedere, facendomi sussultare.
-Ehi! Ne abbiamo già parlato, siamo in un luogo pubblico! – protestai.
-Scusa. – riportò la mano sulla mia vita e mi strinse a sé.
Arrivati sulla spiaggia, ci mettemmo un secondo a trovare i nostri amici: erano i più numerosi e chiassosi di tutta la spiaggia e attiravano l'attenzione anche a distanza.
-Ehi! Vi siete fermati a fare colazione o cosa? – ci chiese Gabriel con un sorrisetto.
Luca gli lanciò un'occhiataccia: lui sapeva dei limiti di velocità che gli avevo imposto e lo prendeva in giro. E anche io.

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