Capitolo 15

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Era passata già più di un'ora e, nonostante la mia frustrazione, non avevo ancora bevuto un bicchiere di alcool, al contrario di Luca, che, dopo essere uscito dal bagno barcollando e aver imprecato contro la porta - avrei anche giurato di vederlo parlare da solo mentre si sbatteva una mano sulla fronte - , aveva ordinato ben cinque bicchieri di vodka ed era quasi collassato al bancone. Infatti, aveva la testa nascosta fra le braccia e nessuna ragazza aveva provato ad avvicinarsi a lui: messo in quello stato, probabilmente non avrebbe potuto "soddisfarle come si deve".

Ma infondo, a me cosa importava? Perché continuavo a fissarlo e a preoccuparmi che presto sarebbe caduto dallo sgabello e avrebbe sbattuto la testa sul pavimento? Infondo lui mi aveva appena offesa! Forse per lui non era stata una cosa grave, ma io ci ero rimasta veramente male, tanto che, uscita dal bagno, ero andata sul retro del locale a cercare di trattenere le mie lacrime guardando in alto, stando attenta a non sbavare il trucco, per non insospettire i miei amici, prima di tornare da loro.

E così, seduta tra Francesco e Martina, non facevo altro che fissare quel coglione di Luca, mentre gli altri ridevano.

-Vuoi qualcosa da bere? - mi chiese Francesco.

-No, grazie. -gli sorrisi. Infondo lui era sempre stato abbastanza gentile con me, nonostante la sua fama da "spezza cuori" - non peggio di Luca, ovviamente .

-Come mai non bevi? Hai deciso di smettere? - piegò la testa di lato.

-Mica sono un'alcolizzata! E comunque non ho sete. - dissi scocciata, prima di mettere in bocca un'oliva presa dal bicchiere di Martina.

Alzò le mani in segno di resa. -Vuoi ballare?

Sbuffai nella mia mente, ma scossi la testa gentilmente alla sua richiesta.

-Sei bellissima con quel vestito, stasera, perché non sfoggiarlo davanti a tutti? Se stai qui seduta non lo vedrà nessuno. - mi sorrise.

I miei occhi si sollevarono immediatamente dallo stuzzicadenti che stavo facendo fluttuare sul tavolo senza meta.

-Davvero sono bellissima, stasera? - domandai, a bassa voce.

-E non sono stasera. - sorrise di nuovo, dolcemente. -Allora, vuoi ballare? - mi porse la mano.

La stavo per afferrare, lusingata dalle sue parole, ma il corpo di Andrea mi si mise davanti. -Bea, io e Giulia andiamo.

Fui ancora più felice, sapendo che sarei presto tornata a casa, nel mio letto, accanto a Lilium.

Ritirai frettolosamente la mano e mi alzai, rivolgendo un sorriso di scuse a Francesco, che era stato così gentile. - Devo andare, scusami.

Seguii Andrea e Giulia, i quali si fermarono di colpo quando passarono davanti al bancone. Non avevano notato Luca, prima di allora.

-Ehi, amico, è meglio che tu venga con noi. - lo scosse, Andrea.

Luca mugolò qualcosa di incomprensibile sia per l'imponente rumore del locale, sia per il suo stato di ubriachezza.

-Dai, vieni che ti portiamo a casa.

Alzò la testa dal bancone e si guardò attorno disorientato: probabilmente prima stava dormendo.

Quando fece per alzarsi, quasi non cadde a terra, ma Andrea lo sorresse in tempo.

-Sei proprio messo male, ma quanto hai bevuto?!

Luca scoppiò a ridere. Se si fosse ubriacato così tutti i sabati sera sarebbe finito veramente male.

Poi girò la testa nella mia direzione e, quando incontrò i miei occhi, smise di ridere. Bene. Almeno si era accorto della mia faccia contrariata.

-Che c'è, piccola? - provò ad avvicinarsi, ma io, incrociando le braccia al petto, mi allontanai. Non bene. non si ricordava quello che era successo circa un'ora prima.

Andrea mi guardò interrogativo, ma io, invece di rispondergli, mi avviai velocemente verso l'uscita, cercando di non cadere con quei tacchi altissimi e feci loro segno di muoversi.

Una volta nel parcheggio, mi tolsi i dolorosi tacchi e sospirai di sollievo, quando il mio tallone appoggiò il piede sull'asfalto leggermente freddo per la notte.

Aspettai che Andrea aprisse la sua nuovissima macchina, regalo dei suoi nonni, e salii sui sedili posteriori, pregando che Giulia si sedesse dietro con me. Come sempre, però, Dio non ascoltava le mie preghiere, perciò chi si buttò sui sedili posteriori come se fosse già sul letto? Luca.

Mugolò qualcosa di incomprensibile e io sbuffai, spiattellandomi contro il finestrino, per non sfiorarlo. Ma lui si avvicinò a me e, con le gambe metà sul sedile e metà sulla pedana a terra, allungò entrambe le braccia sulle mie gambe, come se fossi un altro pezzo del sedile sul quale era disteso a pancia in giù. Probabilmente non sapeva nemmeno che fossi lì.

-Bea... - farfugliò. Oh, mi ero sbagliata!

-Spostati. - gli intimai secca.

Lui non si mosse, ma scoppiò a ridere, perciò gli presi le braccia e gliele spostai, facendo in modo che assumesse una strana posizione... quando si sarebbe svegliato la mattina dopo avrebbe avuto un gran male ai muscoli e l'acido lattico in circolo per almeno due giorni... povero. Rise di nuovo fragorosamente. -Sto un po' scomodo!

-Cazzi tuoi.

-Mi aiuti? - mi chiese con una voce da bambino mezzo sbronzo.

-No, ti arrangi. -risposi fredda.

Incrociai le braccia al petto e mi girai dall'altra parte.

-Beatrice, aiutalo, per favore: se ci fermano e lo vedono in quelle condizioni e senza cintura, per lo meno mi fanno una multa salatissima e mi tolgono punti dalla patente. - intervenne Andrea, girandosi indietro per guardare Luca scuotendo la testa.

Sbuffai. -Lo faccio solo perché se no non ci puoi più accompagnare da nessuna parte.

Gli presi le braccia e, facendo appello a tutta la forza che avevo in corpo, cercai di sollevarlo e metterlo dritto sul sedile.

-Luca! Aiutami, sono una ragazza, non ho poi tutta questa forza! - dissi con voce stridula, per tutto lo sforzo che stavo facendo.

Lui mugolò e mi assecondò di poco, ma dopo due tentativi in cui era ricaduto ed era scoppiato a ridere, ero riuscita a raddrizzarlo.

Luca alzò una mano debolmente e sorrise, guardando dalla parte opposta di dov'ero io. -Ora sto molto più comodo, grazie.

Sbuffai e gli toccai la spalla. -Guarda che sono di qua, stupido.

Allora si girò verso di me. -Ah, Bea!

Si avvicinò sempre di più e inclinò il busto verso di me, mentre io mi appiattivo allo sportello; non potevo sopportare quella troppa vicinanza: nonostante la puzza di alcool, sentivo anche quell'essenza inebriante di menta e muschio che solo lui aveva... e poi mi aveva offesa.

-Stai lontano da me. - lo spinsi con le braccia, ma, d'un tratto, sembrò aver recuperato forze a sufficienza per appoggiarsi al mio petto e cingermi la vita con le braccia.

-Ehi! - strillai, quando appoggiò una guancia alla scollatura del mio vestito.

Giulia si girò e Andrea alzò lo sguardo verso lo specchietto retrovisore per osservare la scena. Scoppiarono entrambi a ridere.

Luca emise versi strozzati, simili a dei singhiozzi e si sfregò contro di me, per accomodarsi meglio.

-Come sono comode. - chiuse gli occhi.

-Alzati immediatamente! - lo intimai, cercando di controllare il mio battito cardiaco accelerato. -mi stai abbassando tutto il vestito, Luca!

E lui rise malizioso, ad occhi chiusi. -Ti ricordi come te le baciavo e toccavo?

Giulia si girò con uno scatto verso di noi e Andrea per poco non sbandava. Mi si gelò il sangue. E ora?

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