Capitolo 29

208K 7.5K 649
                                    

                  
BEATRICE
E così, alla fine avevo accettato la proposta di Luca. Quando ero in dormiveglia ci avevo riflettuto e avevo finalmente deciso: avevo voglia di fare sesso con lui. Quando mi pareva.
Ovviamente queste idee le tenni solamente per me, perché in bocca ad una ragazza non sarebbero state bene, ma l'ultima volta che avevamo fatto sesso, mi era mancato talmente tanto, che non avrei mai voluto si ripetesse.
Il giorno prima, quando ci fummo svegliati dal nostro sonnellino mattutino, voleva baciarmi e inaugurare subito questa proposta, ma io glielo avevo impedito: prima dovevamo discutere di alcuni punti e mettere in chiaro alcune cose; eravamo sul punto di farlo, ma sua madre l'aveva chiamato chiedendo il suo aiuto per qualcosa che non avevo capito e se n'era dovuto andare. Tanto l'avrei cacciato di lì a poco, perché dovevo ancora iniziare quei benedetti compiti che mi portavo appresso da tre giorni e non avevo ancora mangiato.
  Perciò, quando il giorno dopo ci trovammo a scuola, mi assillava continuamente nei momenti in cui i nostri amici erano distratti, lusingandomi e persuadendomi.
-Cosa vuoi, ancora?!- gli chiesi esasperata, quando mi si parò davanti in corridoio, per l'ennesima volta, con un sorriso sulla faccia.
L'avevo già liquidato alla prima ora, poi al cambio dell'ora tra la seconda e la terza, e di nuovo all'inizio della ricreazione, in classe. Il tempo di andare in bagno, che nel corridoio me lo ritrovai.
-Quando discutiamo di quei "punti"? – fece le virgolette, con un sorrisetto. Era la stessa domanda che mi ripeteva da quella mattina.
Sbuffai, e mi guardai intorno: il viavai di ragazzi nel corridoio non dava l'idea di essere un posto molto sicuro per parlare di quello.
-Di sicuro non qui. – ribadii, secca.
Mi guardò con perspicacia: -Questo l'avevo capito. Mi stavo mettendo d'accordo per trovarci dopo la scuola.
-Beh, oggi non ci hanno dato... – mi interruppe.
-Non dire compiti, perché potrei martirizzarti.
Lo trucidai con lo sguardo: -Intendevo proprio quello. E ora, - lo sorpassai. –se vuoi scusarmi, devo proprio guardare il mio diario, per decidere se oggi ho tempo per fare i compiti assegnati per venerdì.
Mi raggiunse: -Ma oggi è lunedì! – si lamenta.
-Oh, lo so bene. E' sempre meglio portarsi avanti. Sai come dice il detto: Tempus pecunia est.
-Si, il tempo è così denaro che devo ancora fare quelli per oggi, perché ho preferito giocare all'X-box.
-E infatti non sai niente. Sei un somaro! – scherzai, ridendo, mentre ci avviavamo verso la nostra aula.
-Somari a parte, potresti rinunciare ad un pomeriggio intenso di compiti per venire a casa mia?
-Oh, io non credo che a tua madre faccia piacere che Tommaso senta i nostri discorsi.
-Tommaso è da mio padre e mia madre è al lavoro fino a tardi. – si aprì in un sorrisetto.
Mi fermai per voltarmi verso di lui. –Vengo, ma non metterti idee strane in testa, mio caro. – gli puntai il dito contro.
Il suo sorrisetto scomparve di poco. –Ah no?
Scossi la testa.
La campanella suonò e noi ci ritrovammo davanti alla classe. Mi fermai prima di entrare.
-Un'ultima cosa: porto gli appunti di scienze umane, perché domani abbiamo l'interrogazione.
Ora il suo sorrisetto scomparve del tutto. –Sul serio?
-Esatto. Fatti trovare pronto, sgombra la tua scrivania dalle cianfrusaglie che ci sono sopra e inizia a metterci dei libri.
-Finito?
-Finito. – entrai in classe, seguita da lui e mi accomodai al mio posto, seguendo la lezione di Storia, con in mente le cose che avremmo fatto quel pomeriggio. E non intendevo il sesso.

-Ciao. – mi salutò Luca, solare, quando entraiin casa sua.
-Ciao. – gli rivolsi un sorriso altrettanto solare.
Per lo meno eravamo partiti bene.
-Hai un foglio e dei pennarelli? – gli chiesi, salendo le scale.
-A che ti servono? Non hai portato il quaderno e l'astuccio per fare gli schemiriassuntivi che ti fai di solito? – mi seguì.
-Ce li hai? – ripetei.
-Vivo con un bambino di cinque anni, è ovvio che li abbia.
Arrivai in camera sua e appoggiai la borsa ai piedi del letto, togliendomi lescarpe.
Mi sistemai sulla sedia della scrivania e iniziai ad aprire i libri.
-Non serve dire: fai come fossi a casa tua. – rimase interdetto, in piedi sullaporta.
-Accomodati pure. – gli sorrisi, prendendolo in giro.
-Dobbiamo prima studiare? – si lamentò.
-Tu procurami un foglio e dei pennarelli e no, non studieremo adesso.
In un attimo sparì e tornò qualche secondo dopo con tre fogli e un contenitorecolmo di pennarelli.
-Grazie.
Fissai per un attimo il foglio bianco, poi presi il pennarello rosso e scrissiin grande regole da rispettare.
Lui si affacciò da dietro di me per vedere cosa stavo scrivendo, ma la suapresenza mi mandava in confusione.
-Non mi arriva l'aria, accidenti! – mi alzai e andai a sedermi sul letto, dallaparte in cui avevo dormito la prima volta, e appoggiai la schiena alla tastiera.
-Non ti seguo... – si sedette alla scrivania, dove ero seduta prima e indicò ilfoglio che tenevo tra le mani.
-Beh, ci sono delle regole da rispettare anche nell'essere scopa-amici.- anchese l'avevo nominata già parecchie volte, mi sembrava abbastanza imbarazzantedire quella parola.
-Del tipo?
-Di rispetto reciproco, ma anche per evitare certe conseguenze... sai, nelcaso... – non sapevo come dirlo.
-Nel caso ci innamorassimo? – alzò le sopracciglia.
-Sì, ecco. Ovviamente le probabilità sono poche, molto poche- lui annuì, d'accordo.–ma possiamo comunque metterci del nostro perché non accada.
-Perché non deve accadere. – asserì ed io fui d'accordo con lui.
Sospirò.- Bene, allora iniziamo con queste "regole anti-innamoramento"-sorrise, divertito.
-Ci sono anche quelle del rispetto reciproco, che sono importanti! – gli ricordai,lanciandogli un'occhiata d'intesa: doveva rispettare i miei limiti e le mieesigenze, altrimenti non sarebbe potuta funzionare, la cosa.
-Regola numero uno? – presi un pennarello verde e scrissi il numero.
Ci pensò su: -Prima di tutto, non dirlo a nessuno ed evitare di farci scoprire.Questo è importantissimo- rispose con enfasi.
-Perché è così importante?- perché ci teneva così tanto? Quella che sarebbepassata per una poco di buono sarei stata io.
-Perché sì. – Ora sì che aveva soddisfatto tutte le mie curiosità.
Lo scrissi, poi presi un altro colore per fare il numero due.
-Faremo sesso solo quando entrambi ne abbiamo voglia. – sentenziai e luiannuì.- quindi, se io non ne ho voglia, non lo faremo, chiaro?
-Ti ho mai costretto a fare qualcosa? – spalancò la bocca, scocciato.
-No, ma desidero sottolineare questo punto.
-Guarda che potrebbe anche capitare che io non ne abbia voglia e tu sì! – alzò lavoce.
-Prima di tutto, mantieni la calma. Penso che succederà molto raramente, maforse potrebbe succedere.
Mi guardò offeso, ma non replicò.
-Terzo punto?- presi un altro colore.
-Ce ne sarebbero così tanti da scrivere... – commentò.
-E noi li scriveremo tutti. Quindi?
-Niente gesti strani davanti agli altri. – disse.
-Gesti strani, in che senso?
-Tipo prenderci per mano, baciarci, sorriderci... – fece una faccia schifata.
-Allora scriviamo "niente gesti dolci in pubblico, ma anche quando siamo dasoli".
-Numero quattro, - dissi – non dobbiamo dormire insieme.
-Appena abbiamo finito, uno dei due se ne va. –asserì, Luca, giocherellando conuna pallina.
-Niente frasi sdolcinate. – disse.
-Niente baci al di fuori del rapporto sessuale.
-Mi sembri una ginecologa! Parla normalmente: niente baci al di fuori dellescopate, o se proprio vuoi essere più fine, del sesso.
-Cercavo di essere fine. – gli risposi acida.
-Si può stare con altre persone. – continuò.
-Ma se io esco con un altro ragazzo è ovvio che non faccio sesso con te!
-Ma io intendevo... – si grattò la nuca.
-Oh. – intendeva andare anche con altre ragazze.- Bene. Va bene.
Perché per un attimo mi ero sentita così delusa?
-Abbiamo già detto di non fare gesti dolci anche quando siamo soli?
-Sì.
-Io lo riscriverei. –suggerì.
-Che senso ha?
-Così lo ricordiamo bene.- rispose ovvio.
Lo riscrissi. Niente cose sdolcinatequando siamo soli.
-Ah, non ci dovranno essere inviti a cena o uscite di ogni genere, se noncon  gli altri.
-No uscite o appuntamenti da soli. – dissi, mentre scrivevo.
-Altro?- chiese.
-Devi rispettare i miei limiti. – gli puntai il pennarello contro.
-E tu i miei!
-Tu non ne hai!
-Non puoi saltarmi addosso come un animale o graffiarmi! – strillò di nuovo.
Sbuffai. –Questo non succederà mai. Comunque, dato che sono magnanime, loscriverò. – Rispettare i limiti reciproci.
-E anche il corpo. – continuai e scrissi un altro punto.
-Ehi, questo è scontato. – era serio.
-Non si sa mai, nel caso lo dimenticassimo, lo scriviamo. – ero seria anch'io.
Ci fu un silenzio per niente imbarazzante in cui entrambi pensammo ad altripunti da scrivere, e me ne venne in mente uno.
-Niente succhiotti. – dissi, mentre lo scrivevo in azzurro, il mio colorepreferito.
-Eh no, questo no! – protestò.
Sbuffai. –Ci potrebbero scoprire...
-Allora aggiungi: niente succhiotti inposti visibili agli altri.
Ridacchiai. –Ti dovrai impegnare per cercare quei posti, allora.
-Che vuoi dire? Vai in giro nuda, di solito? – aggrottò la fronte.
-Al mare sarò in costume.
-Ma siamo in autunno, quasi inverno, quand'è che vai al mare?
-Non si sa mai. A marzo, per il tuo compleanno, facevi sempre la festa al mare.
-Ma marzo è un'altra cosa: inizia a venire un po' più di sole e comunque capitavasempre in giorni soleggiati. Poi, di cosa ti preoccupi? Ora siamo in ottobre.
-Bisogna mettere le cose in chiaro già da ora, non a marzo.
-Chi ti ha detto che ti voglio invitare al mio compleanno?
Feci una smorfia. –Non ci tengo nemmeno a venirci, visti gli avvenimentipassati.
Lui ridacchiò.
-Quanti punti sono? – mi chiese.
-Dodici. Qualcos'altro?
-Per il momento no.
Mi alzai e feci per attaccarlo con una puntina alla piccola bacheca sopra allascrivania, ma lui mi fermò.
-Non credo sia una buona idea. Gabriel e Andrea vengono spesso a casa mia. E inoltreTommy... –scosse la testa.
-Oh, è vero. – mi avvicinai al cassetto del comodino accanto alla mia parte diletto, se così si può definire, e riposi il foglio lì dentro.
-Aspetta! – mi venne in mente.
Lo ripresi e lo portai da Luca. –Ci vuole la firma.
-Cosa?
-Firmalo. – gli allungai una penna.
Lui scoppiò a ridere, ma poi scarabocchiò il suo nome accanto al titolo e iofeci lo stesso, ma in maniera più ordinata.
Riposi nuovamente il foglio nel cassetto e lo chiusi.
-Bene, ora possiamo iniziare a studiare. -
Sarebbe stata una lezione particolarmente interessante.

****
So che anche se ho aggiornato subito, mi odierete perchè ho concluso così e perchè è corto, ma in questa settimana mi sono liberata un po' di più, perciò probabilmente riuscirò ad aggiornare molto presto.
Spero vi piaccia anche questo capitolo.
A presto!

Sex or love?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora