Capitolo 11

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BEATRICE'S POINT OF VIEW

Accettare la proposta di Luca o non accettarla?

Questa era la domanda che mi frullava in testa dallo scorso pomeriggio e che quasi mi aveva fatto passare una notte insonne. Non capivo perché ci dessi tanta importanza: era ovvio che avrei risposto di no! Cosa sono io? Il suo giocattolino sessuale da utilizzare quando ne aveva voglia?

Davanti al cancello della scuola, come la mattina prima, ero con il mio gruppetto di amici a parlare di argomenti stupidi e impertinenti.

Luca mi aveva rivolto un fugace sorriso malizioso, appena ero arrivata, ma poi era diventato serio in un attimo, non sapevo bene il perché.

-Allora, questo sabato tutti all'Angel, vero? - Andrea, il PR, era sempre informato su tutti gli eventi del locale e ci invitava talmente tante volte, che qualcuna eravamo stati costretti a rifiutare, ma sabato ci sarei andata, perché avevo bisogno di distrarmi un po' dalla frase che non mi faceva pensare ad altro.

-Io ci sono!- esclamai per prima.

-Grande, Bea! - Andrea mi batté il cinque.

-Anch'io - mi seguì Gabriel.

-Io non manco di certo. - Luca fece un sorrisetto malizioso al suo amico e tutti gli batterono il cinque, come se avessero già capito cosa sarebbe successo al locale.

-E come potresti. La popolazione femminile ne risentirebbe troppo. - commentai scocciata.

-Eh, soprattutto tu. - mi rispose a dovere. Incrociai le braccia al petto e gli rivolsi un'occhiataccia.

-Fottiti.

-Vuoi costringermi a rispondere come l'altra mattina davanti a tutti? - indicò i nostri amici e face un altro sorriso sghembo.

Spalancai la bocca e poi misi il broncio. -Sei proprio stronzo. non c'è un giorno che tu non lo sia.

Si avvicinò al mio orecchio - beandomi del suo profumo - e mi sussurrò: -Hai anche ora il reggiseno di pizzo bianco che avevi ieri pomeriggio?

Spalancai gli occhi, oltre che la bocca e gli tirai uno schiaffo in pieno viso, del quale si sentì un fastidioso rumore. I ragazzi del gruppo distratti si girarono verso di noi e Martina ed Elena si portarono una mano alla bocca e io feci altrettanto, vedendo la forma della mia mano sulla guancia di Luca. La sua espressione incredula si trasformò in una di rabbia pura, che mi fece paura.

-Te lo sei meritato. Lo sai che non devi rinfacciarmi queste cose! - riuscii a dire, mentre il cuore mi batteva a mille.

Luca non rispose e continuò a crocefiggermi con lo sguardo.

Si avvicinò pericolosamente e con voce bassa e furiosa disse: -Sei fortunata che non possa mettere le mani addosso ad una ragazza, perché fidati, ora saresti già in ospedale.

Mi salirono i brividi e mi toccai il palmo della mano formicolante con cui avevo tirato lo schiaffo. Avevo gli occhi lucidi. Il giorno prima si era avvicinato così tanto a me perché voleva baciarmi e in questo momento mi avrebbe mandato all'ospedale. Fantastico.

-Luca, vieni un secondo con me. - intervenne Gabriel, forse vedendo il mio labbro inferiore tremolante.

-E ora che fai, piangi? - Luca continuò.

-Lucaaa -  Francesco lo chiamò come per dirgli di stare zitto.

Gabriel si avvicinò e lo prese per un braccio, ma Luca si scostò. Mi fissò negli occhi per alcuni secondi e aggrottò la fronte, come per spiegarsi qualcosa, poi girò i tacchi e si allontanò versò l'entrata della scuola con Gabriel, Francesco e Andrea al seguito.

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