Capitolo 39

258K 7.1K 445
                                    

BEATRICE
Andare a scuola con dei boxer da uomo addosso è peggio che essere sicura che ti si veda l'assorbente sui leggins.
Ma io dico, va bene che questi boxer dovevano contenere una parte di Luca abbastanza prosperosa, ma erano esageratamente larghi e scomodi, cavolo!
-Ma che cos'hai? È tutta la mattina che ti muovi sulla sedia! – mi sussurrò Martina, mentre il prof della penultima ora spiegava.
-Non ho niente, va bene? Non ti è mai capitato di stare scomoda su queste stupide sedie?!- e oltre ad essere poco confortevoli, mi facevano anche fare la figura della bisbetica in astinenza di sesso, quando il sesso lo praticavo praticamente tutti i giorni, perciò ero proprio io che non andavo.
-Va bene, ma stai calma, eh!
-Io sono calma. – respirai profondamente e tornai ad ascoltare la lezione.
Mandai più in fretta che potei un messaggio a Luca, mettendo il cellulare dentro lo zaino e facendo finta di prendere qualcosa lì dentro.
"Ricordami di tenere delle mutande di ricambio nella borsa per quando mi fermerò di nuovo da te a dormire".
Mi rispose dopo pochi minuti. "Sono così scomode? Non fai altro che agitarsi sulla sedia e ti immagino senza pantaloni dalla prima ora".
Mi voltai disgustata e lui fece un sorrisetto. "Non hai niente di meglio da fare?"
"Secondo te, mi interessa la letteratura inglese?"
"Beh, dovrebbe"
"Lascia perdere. Tua madre è ancora a casa?"
"Sì, perché?"
"Perché speravo che fosse già partita"
"Stronzo"
Cacciai il cellulare nello zaino quando mi accorsi che il professore guardava nella nostra direzione mentre continuava a spiegare.
Luca doveva avermi risposto, perché io lo coprivo, perciò dopo qualche istante ripresi a far finta di frugare nello zaino e lessi la sua risposta "No, solo egocentrico"
"Cioè?"
"Se non c'è tua madre passi più tempo da me o io posso venire da te"
Rilessi la frase due volte e cercai di reprimere un sorriso, perché mi avrebbe visto. "..."
"Per scopare, ovviamente"
Certamente, perché, se no?. "Ovvio", risposi solo e poi riposi il cellulare per il resto dell'ora.
Non lessi la risposta, se mai l'avesse scritta, perché, non so come, mi sentivo un po'... strana.
Nel cambio dell'ora, non ebbi nemmeno il tempo di girarmi, perché Martina mi trascinò in bagno per parlare con Giulia.
-Oggi pomeriggio andiamo al Next Café a studiare. – sentenziò Giulia, senza neanche proporcelo. Mi piaceva questo lato di lei che tirava fuori solamente quando iniziava a prendere confidenza con le persone. E mi piaceva ancora di più il fatto che io fossi una di quelle persone.
-Va bene. – rispose distrattamente Martina, guardando il cellulare e facendo delle smorfie. –Bea?
-Io, beh, sì, si può fare. – in realtà, anche se c'era mia madre a casa, avevo intenzione di passare il pomeriggio con Luca, ma era da un po' che non uscivo con le mie amiche: da quando avevo accettato di fare sesso con Luca, avevo trascurato tutto, dedicandomi solamente al piacere che mi dava lui.
-A chi scrivi? – Giulia si sporse verso il cellulare di Martina, ma lei premette repentinamente il tasto di blocco.
-Mia madre. – rispose in fretta.
Annuimmo poco convinte ed io le lasciai andare in classe per fare pipì e sistemarmi meglio i pantaloni – e i boxer.
Nel corridoio affollato, mentre tornavo in classe, Francesco mi affiancò e mi cinse le spalle con un braccio. –Che fai, bellissima?
-Ehm, credo di star tornando in classe. – risposi ovvia. Mi aveva chiamata "bellissima"! Un punto a suo favore.
-Allora ti accompagno, perché devo andarci anch'io. – rise, come se fosse la cosa più divertente del mondo, quando in realtà era stupidissima.
-Bene. – annuii e cercai di togliere il braccio.
Quando arrivai, finalmente, in classe, la professoressa stava entrando ed io mi affrettai a tornare al mio posto. Guardai di sfuggita Luca e mi accorsi che mi stava fissando le gambe. Pregai che avessi messo i boxer in modo che non si vedessero sotto i pantaloni, quando ero uscita dal bagno.
Gli lanciai uno sguardo interrogativo e lui scosse la testa, indifferente.
Quando la campanella della fine delle lezioni suonò, aspettai Martina mentre faceva la cartella e intanto le chiesi a che ora ci saremmo incontrare.
-Alle due e mezza, perciò hai il tempo per mangiare ed eventualmente cambiarti.-
Sbarrai gli occhi: cosa intendeva con "eventualmente cambiarti"? Si era per caso accorta che non avevo delle mutande femminili?
-In che senso?
-Puoi passare da casa, mangiare e metterti qualcosa di più comodo come fai di solito al pomeriggio, no? – mi rivolse uno sguardo ovvio.
-Ah, sì.- annuii, rasserenata.
Sbloccai il cellulare e lessi un nuovo messaggio di Luca: "Ci vediamo all'incrocio?"
Tecnicamente avrei dovuto rispondere di no, perché non avevo molto tempo, ma automaticamente il mio pollice sinistro si fermò sulla S, quello destro sulla I e poi su 'Invia', senza neanche pensarci.
Salutai Martina, che doveva andare nella direzione opposta alla mia e mi affrettai ad arrivare all'incrocio, stretta nel giubbotto, chiusa in un cappello di lana e nascosta nella sciarpa calda che mi aveva fatto la nonna: faceva davvero freddo rispetto agli altri giorni.
Con la nebbia densa che c'era, faticai a riconoscere Luca all'incrocio che separava la strada di casa mia, quella di casa sua e la principale. Era appoggiato ad un palo e stava guardando il diario. Un evento.
-Stai decidendo con quali compiti portarti avanti oggi? – gli chiesi, non appena mi avvicinai.
Alzò gli occhi su di me e vidi passare al loro interno una luce fulminea.
-No, in realtà mi annoiavo e stavo leggendo le vignette. – sorrise sinceramente. – Hai impiegato un sacco di tempo ad arrivare. – si tolse lo zaino da una spalla, lo aprì, ripose il diario, poi lo richiuse, rimettendolo in spalla e si riappoggiò al palo.
-Lo so, ma Martina mi ha chiesto di aspettarla.
-Andiamo?
-Dove?
-A casa mia. – rispose con un'alzata di spalle.
-Davi per scontato che sarei venuta, vero? – incrociai le braccia al petto, infastidita.
Aggrottò la fronte. –Non vieni?
-No. – i suoi angoli della bocca si abbassarono leggermente, ma cercò di mascherare quella che doveva essere delusione.
-Perché?- sembrava un bambino a cui avevano appena detto che Babbo Natale non esiste.
Mi venne tanta voglia di avvicinarmi ancora di più ed appoggiarmi a lui. E lo feci. Anche se eravamo in mezzo alla strada.
-Giulia e Martina mi hanno chiesto se voglio studiare al Next Café con loro.- lui era ancora immobile per il fatto che avessi appoggiato le mani rosse per il freddo sul suo petto e il mio busto contro il suo; nonostante avessimo entrambi dei giubbotti pesanti, potevo sentire il mio corpo riscaldarsi al solo averlo vicino e questo mi provocò un fastidioso e anomalo dolore – o miscuglio- nella pancia.
-Ah.- rispose solo, dopo un po'.
Non mi appoggiò le mani sui fianchi, per fortuna, altrimenti avrei potuto baciarlo all'istante.
Restai a fissarlo, cercando di interpretare il suo silenzio, ma poi scosse la testa e mi guardò anche lui.
-Allora ci vediamo domani. – mi disse, con tono distaccato.
Annuii- quel giorno avevo annuito più di quanto avevo fatto nell'ultimo mese-, ma non mi mossi.
Luca piegò leggermente la testa verso di me, dato che ero più bassa di lui di alcuni –ma pochi, eh- centimetri.
–Ma sai che sei proprio carina tutta infagottata in sciarpa e cuffia?- disse improvvisamente.
Inspirai a fondo, colta di sorpresa e sollevai involontariamente gli angoli della bocca.
-Sembri una bambina. – appoggiò le mani sui miei fianchi – finalmente- e i miei angoli della bocca continuarono a curvarsi verso l'alto.
-Grazie. – appena aprii bocca, Luca si fissò sulle mie labbra come se l'ultima volta che mi avesse baciata non fosse stata la sera precedente.
-E ho proprio voglia di darti un bacio. – stavo per ribattere, ma proseguì. –Anche se trasgrediamo la regola. Per una volta non credo che mi potrei innamorare di te.- e poi mi sfiorò le labbra.
Lui sicuramente no, ma forse io sì...
Ricambiai il bacio che, come al solito, da casto divenne sempre più intenso.
-Siamo in mezzo alla strada. – lo interruppi, cercando di staccarmi e riprendere fiato.
-Non c'è nessuno a quest'ora. – mi strinse perché io non mi staccassi e parlò sulla mia bocca.
-Non è questo. – cercai di allontanare il viso dal suo, ma non rinunciai a restare tra le sue braccia. Mi guardai attorno, respirando affannosamente, e potei felicemente constatare che non c'era anima viva, tranne che per qualche vecchio che si guardava intorno seduto su una panchina dall'altra parte della strada e che tanto non avrebbe potuto riconoscerci chiaramente per via della nebbia fitta.-Cioè, è anche questo, ma è che è contro il decoro pubblico e il buon costume, Luca.-
Scoppiò a ridere come se avessi detto la cosa più divertente del mondo.
Rimasi a fissarlo finché non smise.
-Scusa. – si fece serio, capendo che ero seria anch'io.
-Scusato.
-Dai, che importa del buon costume. Per un bacio, non credo che ci metteremo a scopare in mezzo ad una strada. – gli rivolsi un'occhiata di rimprovero per il volgare verbo che aveva usato, ma lui sembrò non accorgersene, poiché continuò: -Anche se non è una cattivissima idea... dev'essere eccitante... – lo interruppe, prima che potesse proseguire e gli tirai uno schiaffo sul petto. Sperai che la mia faccia coperta per metà dalla cuffia e per metà dalla sciarpa non facesse notare che ero diventata rossa.
-Devo andare tra poco. Perché mi ha chiesto di incontrarci qui?
-Perché pensavo saresti venuta a casa con me. – la sua espressione si fece ancora un po' triste.
-Ah. Beh, non ci vengo, quindi ora vado a casa mia.- mi staccai frettolosamente, vedendo che mancava solamente un'ora, ma lui mi strinse ancora una volta.
-Aspetta.- allacciò le braccia attorno ai miei fianchi e si chinò nuovamente. –Posso darti un altro bacio?-
Sbuffai teatralmente, anche se la cosa non mi dispiaceva affatto.
-Sì, forse c'è tempo per un bacetto. – sorrisi, a un passo dalle sue labbra.
Lo sentii sorridere e poi mi baciò ancora, ma questa volta mi infilò la lingua in bocca, aprì i palmi delle mani sul mio sedere e gemette quando mi spinsi contro di lui, perché mi girava la testa.
Di solito mi baciava così quando eravamo a letto e potevamo subito fare sesso, ma ora non ci voleva!
-Ehi, calmati. –provai a bloccarlo, ma lui sembrava veramente preso e la cosa peggiore era che mi stavo insultando da sola per aver lasciato lo spazio di parlare al mio Super Io razionale come un'insegnante di matematica.
-Senti, a che ora devi andare al Next Café?- pronunciò quella frase a fatica, mentre la sua bocca si spostava sulla mia guancia e poi cercava di farsi spazio nella sciarpa.
-Alle due e mezza. – risposi, ansimando.
Si staccò da me in fretta e mi prese per lo zaino, trascinandomi verso la via di casa sua. –Ehi! – protestai, quando rischiai di inciampare.
Iniziò a correre e lo seguì, ma non durai molto e fui costretta a camminare velocemente.
Mi chiesi anche perché lo stessi seguendo se non mi stava nemmeno rivolgendo la parola, troppo intento a correre come in una gara di velocità.
Quando arrivò nel suo giardino, si affretto a salire i quattro gradini per arrivare alla porta e la aprì freneticamente con la chiave.
-Ma che stai facendo?- gli chiesi, quando lo raggiunsi.
-Vieni dentro. -
Lo seguii e lui mi trascinò in camera sua. Saliva al contrario le scale davanti a me, mentre mi slacciava la cerniera del giubbino, mi toglieva il cappello – elettrizzandomi tutti i capelli- e la sciarpa.
Uh, avevo capito: voleva fare sesso.
-Luca, lo sai che non ho tempo!
-Abbiamo esattamente cinquanta minuti e ho intenzione di sprecarli.
Mi afferrò entrambe le mani con un sorrisetto e mi trascinò su di sé sul letto, ancora disfatto da stamattina. Mi tolse il maglioncino e mi baciò il petto, poi la scollatura del reggiseno e poi slacciò anche quello. Nonostante fossi già stata sopra, l'idea che lui avesse le mie tette praticamente sopra la faccia non mi faceva sentire a mio agio, perciò gli tolsi il giubbotto, la felpa e la maglietta a maniche corte e mi appiattii su di lui, in modo che non potesse vedermi. Il contatto tra i nostri corpi caldi ci fece sospirare e presi a muovermi su di lui. Gemette alla quarta volta e praticamente mi ordinò di prendere un preservativo dal cassetto: li avevamo sparsi in tutti e due i cassetti dei comodini per un più facile accesso.
Mentre lo prendevo, lui si slacciò i pantaloni e li tolse e io feci lo stesso con i miei. Rimanemmo entrambi in mutande. O meglio, entrambi in boxer. Mi rivolse un sorriso malizioso per questo e non perse occasione di commentare quanto mi facessero essere sexy, quando me li tolsi.
Mi trascinò di nuovo a letto e mi fissò negli occhi, dopo essersi messo il preservativo.
-Vuoi stare sopra? –
-Uhm...- l'ultima volta mi aveva dato abbastanza fastidio...
-Non sei obbligata. – scosse la testa, con una voce talmente premurosa che mi venne voglia di abbracciarlo dolcemente. –Non ti è piaciuto, l'ultima volta?
-S-sì, certo, però non so, mi ha fatto un po' male...-
Ci riflettei un po' sopra, poi, senza dire niente, mi misi sopra di lui a cavalcioni.
Chinai la testa, per osservare la sua erezione, dritta, che aspettava solo di essere avvolta da me e inspirai. Se l'avevo già fatto, non avrebbe fatto poi così male. L'ultima volta ero rimasta toccata dal fatto che il giorno dopo non riuscivo quasi a sedermi da nessuna parte; come se avessi avuto una seconda prima volta.
Mi abbassai lentamente e sentii quella sensazione familiare di pienezza. Quando però arrivai ad un certo punto, mi bloccai, sentendo fastidio: mi sembrava di avere di nuovo un bastone nello stomaco. Avevo ancora commesso quello sbaglio: non dovevo stare dritta. Gemetti piano di dolore e lui dovette accorgersene, perché, come la volta prima, mi prese le mani che tenevo lungo i fianchi e me le appoggiò sul suo petto, in modo che fossi un po' inclinata e non dritta. In quel modo dava effettivamente meno fastidio. Prima o poi dovevo abituarmi, comunque, perché quella posizione dava anche tanto piacere.
Alzai nuovamente il bacino per poi scendere e mi fece meno male.
-Tutto bene? – chiese in un sussurro, gemendo.
Aveva questa mania di chiedermi continuamente se stessi bene. Apprezzavo il gesto dolce, sì, ma mi faceva sentire come una bambina.
Alzai gli occhi al cielo, poi annuii per farlo contento.
Non pensavo che in quella posizione avrei sentito altro dolore, perché era comunque sesso e mi sembrava che l'essermi abituata alla sua grandezza valesse per tutto il pacchetto completo delle posizioni.
Mi mossi ancora un paio di volte, guardando gli occhi e le meravigliose espressioni di piacere di Luca, anche se lui radiografava il mio corpo e protraeva le mani per toccarmi il seno.
Mi abbassai per arrivare a baciare le sue labbra e lui ricambiò volentieri. Passai al collo- cosa che facevo poche volte, perché adoravo quando me lo faceva lui-, lo leccai e lo mordicchiai e poi lo baciai. Non si sentiva altro che i nostri respiri, sospiri e gemiti, mentre continuavamo a muoverci in sincrono.
-Bea. – sussurrò il mio nome ed io ripresi a baciarlo sulle labbra; non l'aveva mai fatto prima, se non la prima volta: uno dei nostri accordi era provare di non pronunciare il nome dell'altro al momento dell'orgasmo, perché ci sembrava una cosa troppo intima per due scopa-amici.
Appoggiò le mani sui miei fianchi, li strinse ed io venni sopraffatta da un calore allo stomaco, come dei canguri che saltavano, che mi fece venire nel giro di un secondo.
Dopo tre spinte, venne anche lui, stringendomi così tanto i fianchi che fui sicura i segni rossi sarebbero rimasti fino alla sera.
Mi appoggiai a lui, totalmente rilassata e appagata e sospirai. Mi accarezzò le cosce, ancora ai lati dei delle sue gambe, rimanendo in silenzio per un po'. Era strano, perché non l'avevamo mai fatto...
-Ma tua madre?- mi preoccupai che potesse essere in casa, anche se quando eravamo entrati avevo sentito la casa silenziosa.
-Non c'è.
-Ma quanti turni fa in ospedale? Ci lavora giorno e notte?- praticamente, a parte la volta in cui avevo accompagnato Luca ubriaco in camera sua, non l'avevo mai incontrata.
Ridacchiò. – In ospedale ma tanti straordinari, ma oggi è da mia nonna.
-Mafalda? – mi illuminai e alzai la testa dalla sua spalla per guardarlo, sorridente.
-Sì. Sono molto amiche, anche se mio padre e mia madre sono separati.- mi riappoggiai sulla sua spalla per inalare il suo profumo.
-Cosa ne pensa del fidanzamento e dell'anello, tua madre?-
Ridacchiai e lui mi seguì. –Pensa che mia nonna sia pazza.
-Senza offesa, ma lo penso anch'io, un pochino...-
Spostò il viso verso di me e sentii il suo respiro sui capelli. Perciò sentii anche quei sempre più frequenti brividi.
-Tranquilla, tanto lo penso anch'io.
-Ma che fine ha fatto quello stupendo anello? – aggrottai la fronte e sentii il contatto con le sue labbra.
-L'ho messo in un cassetto del comò. – indicò il mobile dall'altra parte della stanza.
-Tienilo, se mai ti dovesse servire. – alzai lo sguardo per guardarlo e sorrisi. –Non si sa mai che una ragazza un giorno ti rubi il cuore e tu dovrai regalarle quell'anello per farla cadere ai tuoi piedi.-
Scosse la testa, ridendo divertito. –Non credo succederà mai, ma lo tengo perché sarebbe un peccato riportarlo indietro, perché, beh, è splendido.
-Già, sono d'accordo.- chiusi gli occhi perché stavo benissimo sopra di lui, quando eravamo ancora uniti intimamente, a respirare il suo odore.
-Che ore sono?- chiesi sbadigliando. Sarei rimasta così tutto il pomeriggio.
Lui sbadigliò per riflesso, mentre guardava la sveglia sul suo comodino.
-Le due e un quarto.-
Piombai seduta e mi tolsi da sopra di lui troppo in fretta: sentii un vuoto improvviso e un dolore a tutti i muscoli interni e a quelli dell'inguine, forse perché ero stata in quella posizione troppo a lungo, anche se erano stati nemmeno dieci minuti.
-Ehi.- protestò Luca, ancora sdraiato.
Andai in bagno, mi lavai le parti intime e la faccia alla meno peggio e uscii, vestendomi in fretta.
-Cazzo!- imprecai, quando mi ricordai di non essere a casa mia: le mutande!
-Che hai fatto?- era ancora beatamente sdraiato, ma almeno aveva avuto la cortezza di togliersi il preservativo e avvolgerlo nella carta.
Andai verso il letto e tirai su la trapunta e il lenzuolo velocemente, in modo che fosse un po' più coperto.
-Porca miseria, non sono passata da casa e quindi non ho le mutande!
-Prendi un altro paio di boxer. Sono nel secondo cassetto.-
Sbuffai beatamente mentre infilavo reggiseno e canottiera e andai verso il cassetto, perché non avevo altra scelta.
-Volevo andare a casa apposta, perché sto strascomoda con questi cazzo di cosi, ma no, lui mi deve trascinare a casa sua perché ha voglia di fare sesso! – parlai da sola, incazzata.
Lo sentii mettersi a sedere. –Mi sembra che non ti sia dispiaciuto seguirmi. Solo io avevo voglia di scopare? – la sua voce era irritata. E irritante.
-Beh, sì, ce l'avevo anch'io, ma non posso passare tutto il tempo con te. Mi fai venire voglia di fare sesso, perciò non voglio stare con te ventiquattro ore su ventiquattro! Sai da quant'è che non esco con le mie amiche? Sarà più di un mese e mezzo. E non riesco nemmeno a passare il pomeriggio con mia madre, perché vuoi che venga a casa tua!-
Presi i jeans e li misi velocemente, per poi indossare il maglione.
-Guarda che io ti invito, ma tu puoi anche rifiutare, eh!- si stava arrabbiando.
-Ti offendi come oggi, se rifiuto!
-Stai dicendo che ti senti costretta a venire da me? Non mi sembra di importelo con la forza. Non me ne frega se vieni o no, perciò non è vero che mi offendo!-
Spalancai la bocca. –Non te ne frega? Allora perché mi cerchi?
-Perché voglio scopare!- rispose ovvio, gridando.
Spalancai ancora di più la bocca, se possibile. Avrei dovuto saperlo già, ma sentirlo da lui non fu piacevole.
-Bene. – risposi calma, allacciando il giubbotto e raccogliendo cuffia e sciarpa da terra. –se vuoi scopare ci sono un migliaio di altre ragazze che possono soddisfarti. Anzi, possono fare anche pompini o cose estreme che io non faccio, quindi và da loro, Luca, perché io mi sono stancata.
-Bene.- lo sentii gridare, scendendo le scale e si capiva lontano un miglio che era pieno di orgoglio.
Mi brontolò la pancia ed imprecai.
-Per colpa del tuo voler scopare non ho neanche mangiato, cazzo!

****
E con questo capitolo -anche se finisce un po' male- auguro a tutti un felice e sereno Natale. Questo in teoria sarebbe il mio regalo per voi, perciò chi ne ha ricevuti pochi, si rincuori sapendo che ne ha appena ricevuto uno in più, anche se non è materiale.
Una cosa: rileggendo vecchi capitoli mi sono accorta che in alcuni c'è praticamente la maggior parte delle parole attaccata l'una all'altra. Mi dispiace, ma non me ne ero accorta, infatti sto cercando di modificare in modo che voi leggiate meglio.
Mi scuso anche se ci sono degli errori di battitura, ma molto spesso sono distratta quando scrivo, perchè ascolto la musica e canto. Perciò mi scuso e auguro ancora a tutti un Buon Natale e spero che tutti abbiano mangiato come ho mangiato io. Penso che passerò i miei prossimi giorni in palestra, infatti.
A prestissimo, buona lettura!

Sex or love?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora