Capitolo 38

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Okay, rileggetevi gli ultimi passaggi del capitolo precedente e scusatemi se non aggiorno da bene 24 giorni. Avevo perso l'ispirazione, ma spero di averne ritrovata abbastanza per soddisfare le vostre aspettative. Ora basta rompervi, perchè so che vorrete leggere.
Spero di non avervi deluso, buona lettura a tutti!

                  

LUCA
Cazzo. Cazzo. Cazzo.
Era già la seconda volta che mi succedeva.
Non riuscivo a resistere all'istinto di farla accoccolare a me e respirare il profumo dei suoi capelli.
E ciò non andava affatto bene.
Quello che stava succedendo non andava affatto bene.
Alla fine di quell'orribile film che solo a Beatrice avrebbe potuto fare paura, si era addormentata. Tra le mie braccia. Ed io avevo sorriso appena me ne ero accorto; poi avevo imprecato contro me stesso.
Dovevo svegliarla, per prima cosa perché era tardi e il film era finito, per seconda cosa, perché dovevo trovare un motivo per staccarmi da lei. Quanto poteva essere bella mentre dormiva? Avevo già avuto l'occasione di osservarla in occasioni simili, ma ogni volta sembrava ancora più diversa, ancora più bella.
E ciò mi lasciava perplesso.
-Beatrice? – sussurrai, solleticandole il fianco con la mano che avevo appoggiato lì prima.
-Mmm- mugolò e si mosse per mettersi più comoda: mi salì praticamente a cavalcioni e si appisolò nuovamente sul mio collo. Il problema era che di tanto in tanto si muoveva. E io mi stavo eccitando.
-Bea, ti devi alzare... – le dissi, sapendo che lei, così stanca e assonnata, non avrebbe avuto voglia di soddisfare il desiderio che provavo quasi costantemente per lei.
-Perché urli? – brontolò con voce assonnata, sfiorandomi l'orecchio con le labbra. Ma lo faceva apposta?
-Non sto urlando. – inspirai forte quando lei si mosse ancora –dobbiamo andare a letto.
-Mmm. No. – si lamentò. – Sono troppo stanca...
-Non intendo per scopare. – strinsi i denti quando appoggiò definitivamente le labbra sul lobo.- Dobbiamo dormire perché domani c'è scuola.
-Sì.- sbadigliò ridacchiando. Ma era ubriaca?
-Quindi?
-Quindi? – ripeté lei.
-Quindi ti alzi? – mio malgrado le appoggiai le mani su entrambi i fianchi e lei automaticamente mi cinse il collo con le braccia.
-Non ne ho voglia. Sto bene qui. Vai tu.- si accoccolò di nuovo nell'incavo del mio collo.
-Ma come faccio, se non ti alzi?-
Beatrice non rispose. Pensai si fosse addormentata, ma quando iniziò a baciarmi qua e là sul collo, capii di no e sospirai frustrato. Mi chiesi anche se mi fossi perso qualche passaggio e lei avesse bevuto il vino che c'era in frigo, ma poi mi risposi da solo che era una cosa assurda, perché non mi ero perso nemmeno un minuto del film. Beh, forse qualcuno per guardarla...
Probabilmente era lei che appena sveglia sembrava un po' brilla.
-Bea, non farlo...-
Ma lei proseguì fino alla guancia ed io strinsi la presa sui suoi fianchi.
Gemetti quando arrivò a baciare un punto estremamente piacevole sul mio collo e lei proseguì nuovamente verso l'angolo della mia bocca.
Mi baciò con le sue labbra morbidissime e io per pochi istanti ricambiai, quasi incapace di intendere e di volere. La razionalità, però, tornò in me e mi staccai, guardandola negli occhi. Aveva gli occhioni verdi spalancati: mi chiesi se prima non fosse sonnambula, perché sembrava sorpresa dal fatto che ci stavamo baciando.
-Non credo fosse giusto: non credo che tu abbia voglia di fare sesso in questo momento. – sussurrai, quando era ancora a pochi centimetri da me.
-N-no, sono stanca. – rispose, innocente. E la sua innocenza mi eccitava, cazzo.
Ovviamente si era accorta della mia erezione, perché si scostò un po' indietro, rimanendo però a cavalcioni su di me.
-Niente baci al di fuori del sesso, ricordi? – accennai un sorriso, vedendo l'imbarazzo aleggiare come una nuvoletta su di noi.
-Già, hai ragione. Scusa. Ero... era solo che appena sveglia non realizzo subito e... – balbettò e si alzò.
Però, ora che ci pensavo, potevo anche farle venire la voglia di fare sesso, perché io ne avevo davvero bisogno...
Tuttavia sembrava alquanto imbarazzata e da sola salì le scale, arrivando in camera mia.
-Mi presti un pigiama? – mi chiese, senza nemmeno guardarmi.
Andai verso il grande comò alla sinistra del letto e mi aprii il primo cassetto, prendendo il pigiama meno infantile che avevo. Cazzo, era quello che avevo addosso.
-Ehm, Bea, io te lo presto, però tu non prendermi in giro.
-Si. – rispose con noncuranza, mentre si toglieva i jeans. Almeno non andava in bagno per cambiarsi, così ché mi sarei goduto lo spettacolo. No, questo avrebbe peggiorato la situazione.
Presi fuori dal cassetto un pigiama con grigio con dei coniglietti e glielo lasciai sul letto senza dire niente: più tardi lo vedeva, meno mi avrebbe preso in giro.
Andai in bagno per lavarmi i denti e farmi passare l'erezione – non avrei potuto usare mezzi estremi perché avrei fatto troppo casino, così mi limitai a respirare intensamente e a pensare a mia nonna e mio nonno in un letto- e quando sentii scoppiare la sua risata dall'altra stanza,sbuffai con il dentifricio in bocca.
Mi sciacquai velocemente e tornai in camera con il broncio. –Ti avevo detto di non prendermi in giro, però.-
La trovai piegata in due con i pantaloni del pigiama in mano. –Non ti sto prendendo in giro, sto ridendo. – riprese tra le risate. – Certo che devo iniziare a preoccuparmi eh: prima il fatto che tutte le mattine e tutte le sere il latte, poi la tazza con il coniglietto, il bicchiere di Titti, il pigiama con i coniglietti... c'è altro?
-Smettila.– mi ritenni offeso per davvero e mi infilai a letto, senza nemmeno fare caso al fatto che avesse le gambe nude.
-Dai, ti sei offeso? – si addolcì e smise quasi di ridere.
-Credo di sì. – le diedi le spalle.
-Credi?
-Sì. Mi stai antipatica. – facevo il bronzo, ma quel suo tono mi divertiva.
-Ti sto antipatica? – sentii il letto abbassarsi. Poco dopo me la ritrovai praticamente addosso.
-Decisamente sì. – le risposi, trattenendo un sorriso, mentre lei si stendeva su di me, sopra le coperte.
Sorridendo, prese a baciarmi il collo, più sensualmente di prima e io chiusi gli occhi. Sembrava essersi dimenticata ciò che le avevo ricordato prima. E lo stavo dimenticando pure io.
Tuttavia, prima di perdere la ragione, glielo ricordai di nuovo.
-E chi ti ha detto che io non voglia fare sesso? – mi rispose, suadente.
Il mio amichetto più in basso captò il significato della sua risposta ancora prima del mio cervello, perciò le strinsi i fianchi e iniziai a sorridere come uno scemo.
Cercai le sue labbra e in un instante il bacio che ci demmo diventò intenso, passionale; scostai le coperte  in modo da avere un diretto contatto con lei, anche se aveva il pigiama addosso.
Non mi presi tempo per osservare quanto il mio pigiama le stesse largo, ma lo percepii con le mani, poiché ci misi una vita ad infilarle al di sotto. Era caldissima e venne percorsa da un brivido al contatto con le mie mani gelide.
Gemette quando le baciai la parte dietro l'orecchio, che sapevo la faceva impazzire, poi tornai a baciarla sulle labbra, assetato. Dopo diversi istanti si staccò.
-Dobbiamo svegliarci presto, domattina. – mugolò, sulla mia bocca.
Non risposi e continuai a baciarla, sperando non intendesse ciò che pensavo: non vedevo l'ora di entrarle dentro.
-Devo fare anche la doccia prima di andare a scuola. – continuò ed io quasi piagnucolai.
-Dai... – sussurrai, tentando di infilarle le mani nei pantaloni. L'erezione mi era ovviamente tornata e non sapevo se mi sarebbe bastato pensare ancora ai miei nonni, per sbarazzarmene.
-Un'altra volta...- gemette ancora quando le passai la lingua sotto alla mandibola e mi chiese di rifarlo. Con piacere.
Proprio mentre le stavo per togliere la maglia enorme del pigiama, lei si staccò con il respiro irregolare e restò a cavalcioni su di me.
-Mi serve uno spazzolino. – disse, come se non fosse ancora seduta sul punto che più di ogni altra cosa voleva sentirla.
Sbuffai, più frustrato che mai e me la cavai di dosso, provando di non essere arrabbiato: era uno dei punti della lista. Se non voleva non l'avrei costretta, però niente mi avrebbe impedito di pensare che fosse una stronza.
Beatrice si alzò tranquilla e si avviò verso il bagno, nel mio pigiamone che le dava un'aria alquanto sexy, nonostante ci scomparisse dentro.
-Nel mobiletto accanto al lavandino c'è uno spazzolino ancora confezionato.- gli urlai dal letto. Mia madre l'aveva comprato per me, ma ne avrei preso un altro non appena le spatole del mio si sarebbero rovinate.
I boxer erano davvero scomodi in quella situazione particolare, perciò approfittai del fatto che lei fosse in bagno per togliermeli. Non appena mi fui spogliato, sospirai di sollievo, ma dovetti subito rimettere i pantaloni. Penso di essere uno dei pochi che indossa i boxer per dormire.
   Quando tornò in camera, splendida anche struccata –forse aveva le salviette struccanti nella borsa -, in un pigiama da maschio e con i capelli scompigliati, sorrise al mio broncio fintamente offeso e andò dall'altra parte del letto, scavalcandomi.
-Cazzo – strillai, quasi come una femminuccia. – per poco non mi rompevi una costola! -
Lei ridacchiò e si mise sotto le coperte.
-Non potevi fare il giro del letto?
-Non sarebbe stato divertente vederti strillare, altrimenti.-
Sbuffai e premetti l'interruttore sulla parete accanto al letto e la luce si spense.
Ci fu un minuto di silenzio, poi sentii la sua voce sussurrare: -Buonanotte.-
Risposi ugualmente e sospirai. Forse avrei dormito meglio sapendo che accanto a me c'erano dei capelli color caramello che emanavano un profumo che mi faceva immaginare campi di fiori e api che volavano e li impollinavano, per poi ricavarne il miele. Il miele dei suoi capelli.
Dovevo assolutamente farla finita: mi stavo rendendo abbastanza ridicolo da solo e non volevo rischiare che quel profumo mi mandasse in palla il cervello e facessi qualcosa che non avrei voluto fare.
La sentii sospirare al buio e repressi l'istinto di girarmi verso di lei e chiederle a cosa stesse pensando. Invece, chiusi gli occhi mi lasciai avvolgere dal sonno.

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