Capitolo 42

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BEATRICE
-Quindi, cosa fai per Natale?- mi chiese Luca, mentre scriveva qualcosa sul cellulare. Era passata più di una settimana e la situazione era ritornata alla normalità: avevamo ripreso a fare sesso regolarmente, ma quasi tutti i giorni, dopo averlo fatto, ci incontravamo con i nostri amici. Luca aveva sempre una faccia appagata e rilassata, allegra e mi chiesi se era la stessa che avevo io dopo averlo fatto. Ma soprattutto mi chiesi se i nostri amici se ne accorgevano. Supposi di no, dato che non uscivamo mai insieme per andare al Next Door, ma solitamente a distanza di cinque o dieci minuti.
-Ehm... le solite cose tradizionali.- risposi. In realtà, l'avrei passato da sola. Mia madre qualche mese prima, si era resa disponibile per fare dei turni anche in giorni festivi perché avrebbe preso uno stipendio maggiore e purtroppo l'avevano chiamata anche alla vigilia di Natale. Sarebbe stata su un volo per la Germania e da lì sarebbe andata su un altro volo per l'Inghilterra, per poi tornare a casa il ventisei dicembre. Le era dispiaciuto molto, si era quasi messa a piangere, dicendo che era stata una stupida ad accettare quei turni straordinari perché io ero sempre da sola, anche per le feste e che dopo Natale avrebbe disdetto tutto, ma che quel viaggio era obbligatorio. Le avevo detto di non preoccuparsi, che avrei passato il Natale da Martina o da Giulia, ma in realtà avevo avuto un tuffo al cuore: passare il Natale da soli è la cosa più brutta che possa capitare a qualcuno. Non mi ero rincuorata nemmeno quando aveva detto che al suo ritorno avrei trovato sotto l'albero un magnifico regalo da Londra, perché prima di partire per l'Italia aveva un po' di tempo libero. Le sorrisi e lei mi abbracciò, ma in realtà non vedevo l'ora che la cena finisse per potermene andare in camera a piangere: se ci fosse stato mio padre, almeno avrei potuto passarlo con lui.
-Cioè? Non mi hai mai detto cosa fai di solito per Natale. – Luca mi guardò, sorseggiando la sua tazza di latte. Ci eravamo incontrati prima di scuola per fare colazione insieme in un bar vicino a casa sua, fuori mano per quasi tutti quelli che conoscevamo: c'erano solo pensionati che la mattina, invece di starsene a letto, loro che potevano, si alzavano prima degli studenti, e adulti che facevano una veloce colazione prima di andare al lavoro.
-Ma cosa vuoi che si faccia a Natale? Si fa il cenone della vigilia, la messa di mezzanotte, il giorno dopo si aprono i regali e si fa un mega pranzo.- o almeno era quello che facevo gli anni passati. Mia madre mi aveva proposto di andare da mia nonna, come facevamo di solito per il pranzo di Natale, ma non avevo voglia di fare un lunghissimo viaggio in treno da sola.
Luca riappoggiò il latte sul piattino e mi fissò. –Perché ti agiti tanto? Non ti piace il Natale?
-Oh, no, io adoro il Natale! – esclamai. Solo non mi andava di dirgli che lo avrei passato da sola. Non lo volevo dire a nessuno, né a Martina, né a Giulia, né tantomeno a Gabriel. Non volevo per nessun motivo che provassero pena per me e che si sentissero obbligati ad invitarmi a casa loro. Il Natale si doveva passare in famiglia e io sarei stata un'intrusa, in un'altra casa che non fosse la mia.
E poi non sarei stata del tutto sola: ci sarebbe stato Lilium, con me.
-E allora dov'è il problema?
-Niente, mi scoccia solo ripetertelo, dato che tutte le persone del mondo a Natale fanno questo.
-Non è vero, non tutte. Molte persone il Natale lo passa da solo o non va alla messa di mezzanotte oppure sta a letto tutto il giorno e non fa il pranzo con i parenti...-
Abbassai la testa, facendo finta di essere impegnata nel mettere lo zucchero nella mia camomilla. Già, Luca mi aveva obbligato a prenderne una, al posto del solito tè, perché diceva che "mi avrebbe aiutato a passare –almeno in parte- la giornata più rilassata", sue testuali parole.
Perché quell'affermazione? Sapeva che avrei passato il Natale da sola?
-Sì, ma non è il mio caso.- ribattei acida.
-Okay, ho capito, calmati. Bevi la camomilla, su. – mi incitò, indicando la tazza e a me venne da ridere.
-Ora la bevo, vedo se riesco a calmarmi un po', va bene? – gli dissi con un sorriso e lui mi rispose con un altro bellissimo e sincero sorriso.
-E tu, cosa fai per Natale?-
Sbuffò. –Quest'anno, mia madre ha deciso che doveva essere un Natale speciale. – disse, con finta enfasi.
-Del tipo?
-Del tipo cena con tutti, ma proprio tutti i parenti: vale a dire anche mio padre, la sua "fidanzata", i nonni, gli zii... – mimò le virgolette con le dita alla parola fidanzata. Allora capii perché ce l'aveva tanto con il padre e non ne parlava mai: si era separato dalla madre e si era messo con un'altra donna. Un classico, che però poteva avere un'influenza negativa nella crescita dei figli.
-Ah, bello. – feci un sorriso tirato: non c'era paragone tra il mio pranzo con Lilium e la televisione e il suo con tutti i parenti.
-Già, bello.- sbuffò ancora.
Nessuno disse più niente, perché ero infastidita dalla sua ingratitudine verso il fatto che avesse tanti parenti.
Facemmo un tratto di strada insieme, poi lui si fermò davanti casa di Gabriel per aspettarlo e io andai dritto da sola fino a scuola.
    E il resto della giornata, alla fine, lo passai abbastanza rilassata. Avrei dovuto comprare due confezioni di camomilla a casa e sostituire il tè: in questo periodo ero molto più nervosa di quanto lo fossi stata in un mese e non mi era venuto in mente che potesse essere perché mi facevo tipo tre tazze di tè al giorno.

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