PARTE 33

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-anche lei in Italia signorina?- domandò una donna sulla mezza età accanto a lei.
Julie pensó che, se non fosse voluta andare in Italia, non avrebbe preso quell'aereo.
Non rispose alla signora come avrebbe voluto rispondere ma si limitó ad annuire capendo che la signora voleva solo attaccare conversazione.
-sai...i miei fratelli sono morti per colpa di quei nazisti, non metto piede lì dentro da quando sono venuti a liberarci nella seconda guerra mondiale, è incredibile come due soldati vestiti di nero siano arrivati lì e li abbiano uccisi senza pudore, davanti ai miei occhi- continuò la rossa.
Lo sguardo della donna si fece più oscuro e Julie poté sentire la paura pervaderle il corpo. Tutto sembrava più cattivo lì dentro.
-l'unica cosa che mi è rimasta è questa collana, perchè li avete uccisi soldatessa?-
Una collana argentea con un ciondolo azzurro.
Julie si sentiva mancare il fiato ogni secondo di più, gli sguardi di tutti i passeggeri erano voltati verso di lei
-n-non volevo i-io-
-ASSASSINA- Gridó uno da qualche parte su quell'aereo
-ASSASSINA- ripeterono gli altri tutti insieme.
-HAI UCCISO I MIEI FRATELLI JULIE COME HAI POTUTO-  
-COME HAI POTUTO UCCIDERE ANCHE ME-
Si sentì le mani addosso della signora accanto a lei

-signorina tutto apposto?-
Julie aprì gli occhi di colpo, spaventata.
Accanto a lei c'era una ragazzina, di vent'anni circa.
-solo un brutto sogno- rispose lei guardando la ragazza.
Osservò bene il suo collo e notò la collanina che aveva visto pochi secondi prima; non si fece troppe domande e chiese -di chi è quella collana?-
Era ancora scossa dal sogno e la ragazza lo aveva notato.
-era di mia nonna...- la ragazza la guardò confusa e poi ritornó a rileggere il suo libro, come se nulla fosse.
Le bastava quella come risposta.
Ora aveva più paura.
Aveva più paura di ricordare le uccisioni commesse in passato, aveva paura di se stessa.

Quando l'aereo atterrò Julie prese il suo zainetto, se lo mise sulle spalle e uscì da quell'aeroporto. Non aveva una valigia con se, aveva soltanto quello zainetto con dentro lo stretto necessario.
-dove dovrei andare ora?- si chiese tra se e se mentre si guardava in giro.
Usò i mezzi per la prima volta per raggiungere l'unico posto che le veniva in mente guardando Milano: il Duomo.
Arrivata lì salì le scale e si ritrovó la grande struttura davanti ai suoi occhi: era immensa e le piaceva l'atmosfera ma non sentiva il cuore accelerare o una sensazione di nostalgia.
Osservó attorno a se per cercare una persona che l'avrebbe potuta aiutare, un anziano, o qualcuno che le sembrava un vissuto; ed eccolo lì, un vecchietto che stava sfamando quegli strani uccelli che invadevano Milano.
-mi scusi sa dove posso trovare qualche accampamento militare della seconda guerra mondiale o comunque qualcosa che la riguardi?- domandò lei avvicinandosi calorosamente al signore.
Aveva un buon accento italiano, anche se non ne sapeva il motivo, anche questo era stato cancellato dalla sua mente.
-sei sulla strada sbagliata mora, qui in centro non troverai nulla- le rispose l'anziano mentre continuava a dare il cibo ai piccioni.
-sa dirmi dove posso trovarne uno?- domandò speranzosa la ragazza cercando un contatto visivo con l'uomo.
-vicino alle Alpi o addirittura sulle Alpi dovrebbe esserci qualcosa di ancora intatto- affermó l'uomo non distaccando gli occhi dagli animali.
-da che lato devo andare?- chiese lei e questa volta l'uomo la guardò negli occhi
-non ci dovrai sicuramente andare a Piedi avventuriera, sono molto distanti da qui-
Julie sentì che l'uomo stava cercando di capire le sue intenzioni, infondo quando ti capita mai di trovare una persona che ti chiede indicazioni per degli accampamenti militari della seconda guerra mondiale?
Julie lo ringraziò e andò a cercare su Internet qualche treno che l'avrebbe potuta portare lassù. Su Internet non aveva trovato nulla sugli accampamenti militari, per questo si era trovata ad avere una conversazione con quell'anziano.
-tra 5 minuti parte- si disse tra se e se.
Doveva fare in fretta.
Si nascose dietro un angolo e, senza che nessuno se ne accorgesse, grazie ai suoi poteri, voló in alto per poi dirigersi verso la stazione.
L'avrebbe potuto fare per raggiungere le Alpi, ma era una tecnica che aveva imparato da poco e ogni volta rischiava di svenire se stava più di 7 minuti in aria. Per fortuna il treno non era ancora partito e Julie riuscì a prenderlo giusto in tempo e a sedersi al suo posto, pronta per raggiungere le Alpi.

Dopo aver chiesto ad una guida, seguì le sue indicazioni all'interno del bosco, ma ad ogni passo che faceva non le sembrava di velocizzare la sua andatura. Si sedette su una roccia e chiuse gli occhi nella speranza di trovare qualcosa e, per fortuna, sentì le sue gambe iniziare a camminare verso il bosco fitto. Il bosco stava cambiando, era diverso da come lo aveva visto pochi minuti prima.
Alcuni alberi enormi erano piccoli e altri che erano già grandi si erano rimpiccioliti ancora di più. Camminò a lungo finché la sua mente non si fermò in un accampamento, aprì gli occhi.
Lo riusciva a capire da alcuni tronchi messi lì per terra a cerchio, molto probabilmente anni prima al centro di quei tronchi c'era un falò. Chiuse di nuovo gli occhi e la sua mente la guidó per un tempo che le parve infinito.
Si fermò appena vide di nuovo se stessa in terza persona, seduta da sola mentre un incendio si manifestava davanti ai suoi occhi; si vide se stessa quasi morta per un instante Ma, appena vide Steve e Bucky andare verso la sua direzione, si rallegrò pensando che li avrebbe seguiti. Lei, invece, si nascose dietro gli alberi aspettando che i due passassero. Rimase stupita dal suo stesso atteggiamento.
Il tempo velocizzò e arrivò l'oscurità profonda, la notte.

Si distese su un pezzo di metallo ancora caldo che poteva riscaldarla durante la notte.
Prima che potesse chiudere gli occhi peró, un ometto con la testa grande e gli occhiali le si avvicinó curioso.
Julie era pronta a tirare la sua seconda personalità fuori, per contrattaccare.
-sono un amico...- disse l'uomo bassetto alla ragazza che si era seduta a gambe incrociate.
Julie abbassó le mani ma le rialzó appena vide un altro uomo dietro di lui.
Un uomo strano, con la faccia e il corpo completamente rossi.
-anche lui lo è- disse indicando l'uomo dietro di se e Julie abbassó di nuovo la guardia.
Si voleva fidare, quei visi erano famigliari.
-io sono il dottor Zola-
Allungó la mano per presentarsi e Julie gliela strinse. Era ancora sporca di sangue ma questo al dottore non sembró interessare.
Julie indicó l'uomo dal corpo rosso come per chiedere chi fosse.
-oh lui è il nostro capo, è il teschio rosso-
Capo? Cosa voleva dire con capo?
-quelle brutte persone hanno attaccato la nostra base, vogliono prenderti Julie, vogliono vincere contro di noi, sono cattivi e noi siamo rimasti in pochi in salvo...vogliamo solo la pace e tu sei l'unica che può aiutarci- enunció il dottor Zola astutamente.
Si era accorto delle difficoltà che aveva Julie in quel momento e ne stava approfittando
-io?- domandó la mora.
-si tu sei l'unica che ha le capacità e la forza per fermarli, hai dei poteri che nessuno ha-
-sei dei nostri?- domandó il teschio rosso avvicinandosi al viso della ragazza, speranzoso.
Era rimasta sola con quei due, fare lavoro di squadra con qualcuno l'avrebbe aiutata magari -si- rispose decisa.
-molto bene...-
-Hail Hydra- aggiunse poi il teschio rosso
-Hail Hydra- ripetè la ragazza.

Julie aprì di colpo gli occhi, spaventata.
Si trovava in mezzo ad un campo verde, il sole e i cingueii degli uccellini la fecero tornare tranquilla. Il luogo in fiamme aveva lasciato un bel ricordo per il futuro, un campo meraviglioso con fiori e animali di ogni tipo.
La ragazza voleva sapere di più però, non capiva cosa le fosse accaduto così chiuse ancora gli occhi per riuscire a collegare un altro ricordo.

A un passo dalla felicità |Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora