Immagina Aidan Gallagher/Noah Schnapp (Parte 4) 🌪️💔

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⚠️Warning: questo capitolo è un immagina personalizzato su richiesta di Giulia. Spero che sia di tuo e vostro gradimento e buona lettura a tutti!!⚠️

Giulia's pov:
Giorno 1:
N-no... Non farlo, ti prego... Sono qui... Dove sei?... Ti prego, torna da me! NOO!!-urlo, spalancando gli occhi e scattando a sedere sul letto.
"Un incubo, è stato solo un incubo"- continuo a ripetere a me stessa, passandomi una mano sulla fronte imperlata di sudore e ascoltando il battito accelerato del mio cuore.
Bussano alla porta della mia stanza.
Giulia: "Avanti"- esorto ad entrare con voce tremante.
È Finn.
Finn: "Hey, va tutto bene?"
Giulia: "S-si. Tutto bene."- rispondo, simulando calma e serenità.
Finn: "Ne sei sicura? Ti ho sentita urlare..."
Giulia: "Tranquillo, va tutto bene. Davvero, non devi preoccuparti per me. Che ore sono?"
Finn: "Sono le 7:00. D'accordo, se è tutto ok io me ne torno a letto"- conclude, richiudendo la porta.
Rimango seduta pensierosa sul letto: ormai è troppo tardi per riprovare a prendere sonno; decido quindi di alzarmi e scendere a preparare una fumante tazza di té alle erbe da bere in veranda. Considerando il caldo, indosso solo una maglietta a maniche corte sugli slip neri con cui dormo: chi vuoi che faccia caso a me? A quest'ora del mattino tra l'altro...? Scendo le scale cercando di produrre il meno possibile qualsiasi forma di rumore, entro in cucina, preparo la bevanda ed esco fuori ad ammirare le splendenti tonalità di colore del primo mattino che tanto mi affascinano, procurandomi un certo senso di tranquillità e libertà.
Accendo il telefono che porto sempre al mio fianco. Nessun messaggio. O meglio, nessun messaggio da parte di Aidan. Porto alle labbra la tazza che reggo in una mano e abbasso la testa, sconsolata.
Ad un tratto, avverto qualcosa di strano. Non saprei come spiegarlo: semplicemente io lo sento dentro di me. Ne sono convinta. Sono del parere che qualcuno, nascosto alla mia vista, mi stia osservando! Comincio a guardarmi intorno, in cerca di questa misteriosa presenza, ma le strada di fronte a me è completamente vuota. Mentre mi giro, il mio sguardo cade accidentalmente sulla villa alla mia sinistra e mi pare di notare un fruscio, quasi impercettibile, tra le tende, segno che qualcuno vi si è appena allontanato.
Imbarazzata, ma al tempo stesso curiosa, il mio primo istinto è quello di rientrare in casa. Salgo nuovamente le scale ma, stavolta, mi reco nella stanza di mio cugino, svegliandolo dal suo stato di morte apparente.
Giulia: "Finn...? Finn, svegliati!!"
Finn: "Che c'è? Che succede?"- brontola ad occhi chiusi, ancora incapace di scandire le parole.
Giulia: "Credo che qualcuno mi stia osservando..."
Finn: "Ma che dici? Torna a letto, hai sicuramente avuto un incubo".
Giulia: "No, non era un incubo. Era qualcuno che abita nella casa qui accanto, sulla sinistra".
Finn: "Giulia, nella casa accanto vive Noah e mi sento sicuro di poter affermare che non lui non sia un serial killer o uno stalker..."- sentenzia, facendo cadere pesantemente la testa sul cuscino che tiene abbracciato quasi come se fosse io suo orsacchiotto.
Mentre le gambe si allontanano lentamente dal capezzale di Finn per tornare nella propria stanza, la mente comincia ad affollarsi di pensieri: perché mai Noah avrebbe dovuto spiarmi dalla finestra? Forse lui ricambia i miei stessi sentimenti...? Ah, sarebbe un sogno... No, aspetta. Di quali sentimenti sto parlando? Ma che mi prende? E se fosse stata solo una mia impressione? Magari lui stava passando accanto alla finestra e l'occhio gli è caduto su di me per qualche istante, ma niente di più.
Avanzando queste ipotesi, mi capita di passare di fronte allo specchio e di scoprire un indiscreto rossore pervadermi le gote, accompagnato da un sorriso mal celato. Incredula, porto una mano al viso, come per accertarmi che l'immagine riflessa nello specchio sia la mia. Si, lo è. Per qualche secondo vivo una vita che non sembra neppure appartenermi: i miei muscoli sono rilassati, la mia mente è, dopo tanto tempo, libera da pensieri negativi e, se provo a chiudere gli occhi, la sola cosa che vedo è il sorriso di Noah.
Purtroppo, tutte le cose belle hanno un inizio e una fine.
Infatti, non passa molto tempo che subito vengo riportata alla realtà dalla vibrazione del mio telefono.
Con uno scatto improvviso e fulmineo controllo la notifica, sperando sia Aidan il mittente. Ma, come tutte le volte che ci spero, non è mai lui! È solo mia madre che mi chiede se mi stia trovando abbastanza bene dai miei zii. Getto il telefono sul mio letto, risolvendo di risponderle in un secondo momento. Ho cose più importanti da fare... Si, lo so che lo dicono tutte le adolescenti, ma nel mio caso è proprio così. Volete che vi faccia qualche esempio? Ebbene, per cominciare dovrei mettere ordine nel mio cuore... dopo essermi vestita, possibilmente.
Riesco giusto a fare in tempo ad infilarmi la prima felpa trovata, e subito ecco che suonano al campanello.
Giulia: "ARRIVO!!"-urlo, precipitandomi con un solo balzo fuori della mia stanza e correndo giù per le scale. Apro la porta e per poco non mi si ferma il cuore...
Noah: "Buongiorno principessa!"- esclama, mostrando il suo sorriso paradisiaco.
Rimango a fissarlo facendogli gli occhi dolci. Le gambe tremano e sono diventate molli di punto in bianco, tanto da sembrare di non poter sorreggere il peso del corpo. Ho il fiato corto e la tachicardia a mille. Non riesco a mettere tre parole in croce, balbetto.
Giulia: "Buongiorno. Ti stavo aspettando... Ceh, volevo dire che non ti aspettavo per quest'ora, ecco..."- rido come una stupida. Oddio, che figura... Chissà che penserà ora di me. Cerco di rimediare.
Giulia: "Immagino tu sia qui per mio cugino. Te lo chiamo subito"- dico, tornando seria.
Noah: "No, non farlo!"- esclama, avanzando verso di me e sfiorandomi con gentilezza la mano. Ne rimango stupita ma, al tempo stesso, lusingata: Dio solo sa quanto vorrei che alzasse quella mano lungo tutto il braccio fino ad arrivare a sfiorarmi la guancia!! Entrambi diventiamo rossi. Ritrae la mano e cerca di sostenere lo sguardo...
Noah: "Io sono qui per te".
Devo aver capito male. Oppure sto sognando. Si, deve essere così... Non c'è altra spiegazione plausibile.
Giulia: "P-per me??"- ripeto, ancora incredula.
Lui, di rimando, annuisce energicamente.
Giulia: "Allora entra, dai! Che fai lì?"- ridacchio, mentre Noah varca la soglia.
Noah: "Oh, quasi dimenticavo... Un piccolo omaggio floreale per onorare la tua bellezza"- annuncia, scoprendo il contenuto della mano che, fino a pochi secondi prima, teneva nascosta dietro la schiena. Una rosa. Non una rosa qualunque, ma la mia rosa preferita: rosa tendente al bianco. Ne rimango affascinata.
Noah: "Ti piace?".
Giulia: "Assolutamente si! Come... Come hai fatto a sapere quale fosse il mio fiore preferito?".
Si stringe nelle spalle, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Noah: "Può sembrare assurdo, lo so, ma vedi, questa mattina mi sono svegliato molto presto, alle prime luci dell'alba. Non riuscivo più a riprendere sonno, così mi sono vestito e sono uscito di casa per andare non so nemmeno io dove. Ad un certo punto mi sono ritrovato a passare di fronte ad un fioraio: è stato in quel momento che ho capito perché fossi uscito. Volevo farti un semplice regalo, ma non sapevo ancora quale tipo di fiore ti piacesse, ma poi, in mezzo a tutti quei vasi, ho sentito il tuo odore e me ne sono inebriato. Capisci? Sono state loro a indicare me!!".
Solo a racconto terminato, ci rendiamo conto di aver stabilito una forte intesa visiva: forse noi non siamo ancora in grado di ammettere i nostri sentimenti, ma i nostri occhi, puri come l'anima, stanno già facendo l'amore. Lui abbassa lo sguardo dopo non molto a causa dell'imbarazzo, ma i miei occhi, contornati dal più dolce e spontaneo dei miei sorrisi, non riescono a staccarsi dalla sua figura.
Noah: "Lo so cosa stai pensando... Che sono solo uno stupido o...".
Giulia: "No! Sei romantico. Sei semplicemente tu. E, fidati, è la cosa più bella che mi potesse mai capitare!"- Faccio una breve pausa. "Vieni, andiamo in camera mia". Lo precedo facendogli strada. Sulle scale, di tanto in tanto, mi soffermo ad annusare il dolce profumo di quella rosa. Noah dice di sentirvi il mio odore. Io non credo sia così, perché se chiudo gli occhi, sento il suo. Lo guardo imbarazzata con la coda dell'occhio: mi sorride compiaciuto.
Entriamo nella stanza e chiudo la porta dietro di me.
Giulia: "Allora? Che ti va di fare?".
Noah: "Non lo so, vediamo..."- inizia, sedendosi sul letto insieme a me e guardandosi intorno.
Giulia: "Attento!".
Noah: "Che succede?"
Giulia: "Ti sei seduto sul mio telefono..."- scoppio a ridere.
Noah: "Oh no, scusa"- si alza, inizialmente mortificato, per poi ridere di gusto insieme a me.
Noah: "Dicevo... Potremmo parlare un po' di te. Che ne pensi?".
Giulia: "Di me? Non penso sia una buona idea... Oltre tutto non sono molto divertente in quest'ultimo periodo della mia vita".
Noah: "Ma io non sono qui per ridere di te, ma per conoscerti".
Giulia: "E che cosa vuoi sapere di me?"
Noah: "Semplicemente tutto".
Presa alla sprovvista, come tutte le volte in cui sono nervosa, rido meccanicamente e, con una mano, mi aggiusto i capelli già perfettamente in ordine. Inizio col raccontare le cose più semplici e superficiali, quelle che di solito non interessano a nessuno sano di mente; quelle che dici durante il tuo primo giorno in una scuola nuova, quando il professore ti obbliga a presentarti alla classe. Ma poi mi sciolgo, ricordando di avere di fronte a me un ragazzo che, di fatto, ho conosciuto appena il giorno prima, ma che il mio cuore, in realtà, stava aspettando già da troppo tempo. Non riesco più a fermarmi, la mia lingua non conosce freni. E guardatemi ora, intenta a snocciolare le questioni più intime e personali. Si, perché lui non è solo il classico ragazzo della porta accanto, ma molto di più: è il mio protettore, il mio confidente, il mio migliore amico, la mia spalla su cui piangere, mia sorella e mille altre cose che solo un'anima gemella può racchiudere contemporaneamente in sé.
Le lancette corrono nel quadrante dell'orologio, ma nessuno di noi due se ne accorge. Io pregna dei suoi occhi sfavillanti interessati, lui nell'orgasmo dell'amante che, con mano febbricitante, sfoglia le pagine del proprio libro preferito, ansioso di giungere al finale, da lui già conosciuto, sperando che non sia cambiato.
Giulia: "Noah, il telefono...".
Noah: "Oh no, di nuovo?".
Giulia: "Non il mio, il tuo: sta squillando".
Dopo aver risposto malvolentieri, riattacca ancora più seccato.
Giulia: "Va tutto bene?".
Noah: "Si, ma adesso devo andare. Scusa, sarei voluto rimanere molto di più, ma putroppo a casa hanno bisogno di me. Lo so, è colpa mia...".
Giulia: "Calmo, calmati. Non fa niente, non devi scusarti. Sono passate ore intere e noi non ce ne siamo nemmeno accorti... Vai, tranquillo".
Noah: "Ne sei sicura?"
Giulia: "Si, certo".
Noah: "Ok, ma sappi che non ti libererai di me così facilmente"- ridacchia. "Mi vedrai molto prima di quanto tu possa immaginare".
Osservo la sua figura scendere giù per le scale e dileguarsi.
Il mio cuore dice: Dio, quanto vorrei che schiacciasse il telefono sotto i piedi, risalisse le scale a passo deciso, mi prendesse la testa fra le mani e mi baciasse a lungo, sbattendomi contro il muro e facendo tremare le travi di questa maledetta casa.
Ma il mio cervello dice: Che cazzo sto dicendo? Forse non mi sento bene, dovrei farmi vedere da uno bravo, ma bravo veramente!!
Mi lascio cadere pesantemente sul letto e penso: "Fanculo!".
Giorno 2:
Zia Kate: "Finn, Giulia...? Mi aiutate ad apparecchiare?"
Mentre mi occupo della tavola, mio cugino aiuta sua madre ai fornelli. Nei cinque minuti successivi, l'intera famiglia è riunita intorno al tavolo nella sala da pranzo. Le portate sono una più squisita dell'altra. L'atmosfera in famiglia è calda e confortevole. Gli argomenti di cui parlare, di certo, non mancano. In men che non si dica, si arriva al dessert, la specialità della zia: torta di zucca. E dato che tutti ne vogliono almeno una fetta, indovinate a chi tocca preparare le singole porzioni? Come se non bastasse, suonano al campanello. 
"Santa Giulia!!"- penso.
Finn: "Vado io!".
Proprio mentre sto servendo la porzione di mio zio, sento la voce di Finn nell'atrio. Incuriosita, tendo l'orecchio e, dalle parole da lui pronunciate, mi sembra di capire chi sia arrivato e per chi sia arrivato.
Senza accorgermene, rimango a bocca aperta e senza fiato, gli occhi lucidi sia per la gioia, sia per la commozione. Appoggio il piatto che ho in mano sul tavolo e mi avvicino lentamente, con passo felpato, all'uscio.
Finn: "Noah, non ti sembro leggermente cresciuto per questo genere di regali?".
Noah: "E chi ha mai detto che questo sia per te?".
Giulia: "Lascia stare Finn, credo sia per me".
Prendo il posto di mio cugino alla porta e rimango letteralmente senza fiato. Mi porto le mani al viso, emetto un gridolino acuto di gioia e saltello felice sul posto.
Noah mi ha regalato un gigantesco pupazzo di peluche a forma di orso!!!
Giulia: "OH MIO DIO NOAH, GRAZIE MILLE! È SEMPLICEMENTE PERFETTO, NE HO SEMPRE VOLUTO UNO. OH GUARDATELO: NON È TENERISSIMO?!!"- urlo, accarezzando il pupazzo come se fosse vero e spostando lo sguardo prima su Noah, sorridente come me, e poi su Finn, che mi guarda quasi spaventato.
Finn: "Tutto bene Giulia? Noah, non ti sembra che Giulia sia leggermente cresciuta per questo genere di regali?".
Istintivamente, come se fossimo d'accordo, io e Noah ci voltiamo a guardare male Finn.
Giulia: "Tu non puoi capire..."- affermo, scuotendo la testa.
Giulia: "Noah, perché non entri? Zia ha fatto una squisita torta di zucca: se vuoi abbiamo una fetta proprio per te...".
Finn: "Avevamo, vorresti dire..."- mi corregge mio cugino, indicandomi la tavola piena di briciole.
Giulia: "Oh, non fa niente. Ti va di salire da me?".
Noah: "Certo!".
Mi segue goffamente, impacciato dall'enorme pupazzo intento a reggere. Ridacchio al solo pensiero di come farà a cavarsela su per le scale.
Per fortuna, riusciamo ad arrivare in camera senza aver provocato grandi catastrofi.
Forse, però, ho parlato troppo presto...
Noah: "Sai, io lo metterei proprio da quella parte..."- ma, mentre si dirige "da quella parte", fa cadere due foto di famiglia dalla credenza più in basso.
Noah: "Oh mio Dio, mi dispiace..."- cerca di riparare ma, nel voltarsi, fa cadere dalla sedia dietro di lui tutti gli abiti sopra riposti.
Non riesco a trattenermi e scoppio in una fragorosa risata, finché non lo fermo per la disperazione.
Giulia: "Ok, ora resto fermo dove sei. Dai a me quella meraviglia: starà bene sul letto".
Sistemato il peluche, ci ritroviamo nuovamente seduti sul letto, faccia a faccia, a pochi centimetri l'uno dall'altra.
Noah: "Stavo pensando...".
Lo blocco prima che possa continuare.
Giulia: "No aspetta. L'altro giorno hai voluto che ti raccontassi tutto su di me. Ora sono io a voler conoscere meglio di chiunque altro, persino di tua madre, la persona che ho di fronte!"- esclamo, totalmente convinta di quanto appena da me asserito.
Strana cosa il tempo: non passa, ma scappa! Sta a noi inseguirlo e afferrare con le unghie e con i denti l'attimo. Abbiamo iniziato a parlare quando il sole splendeva alto nel cielo ed ora che Noah ha cessato il suo racconto, le tenebre vincono i raggi solari.
Giulia: "Wow. Non ho parole. Tu si che hai veramente vissuto!".
Scuote la testa per esprimere il proprio dissenso.
Noah: "Io, invece, non credo. Sai, quando qualcuno vive la propria vita fino in fondo, si sente soddisfatto, sicuro ma, soprattutto, ha tutto quello che si possa immaginare. Per me, al contrario, non è affatto così. Io mi sono sempre sentito fuori posto e incompleto, come se mi mancasse qualcosa anche se non ho mai capito cosa di preciso. Ma ora credo di averlo capito: tutto ciò che mi serve è...".
Giulia: "...di fronte a me, ma se allungo la mano per prenderlo, il sogno svanisce!"- completo la frase, guardandolo dritto negli occhi.
Sorridiamo imbarazzati, distogliendo lo sguardo e cercando invano una distrazione in qualcos'altro. 
Noah: "Si, esatto".
Segue un momento di pausa, in cui nessuno dei due ha il coraggio di dirsi ciò che veramente conta, il motivo per cui ci troviamo qui adesso. Ma che contano, in fondo, le parole? Basta un semplice gesto.
L'atmosfera di imbarazzo generale viene interrotta dalla voce di mia zia che mi invita a scendere.
Giulia: "Ora devo proprio andare, scusa".
Noah: "Non fa niente, ci vediamo domani".
Giulia: "Domani? Che altro ti inventerai per domani?"- ridacchio confusa.
Noah: "Aspetta e vedrai...".
Rimasta sola nella stanza, mi inchino a raccogliere le foto di famiglia rotte da Noah e sorrido: in quel quadretto ci potrebbe proprio essere posto per un'altra persona.
Giorno 3:
La mano coperta dal guanto giallo percorre il bordo del piatto sporco degli avanzi della cena appena consumata. Gli occhi persi osservano, ma non guardano. La mente corre alle lontane parole del vicino di casa. Rimbombano, stordiscono le orecchie e offuscano i sensi. 
"Domani verrò da te... Domani verrò da te... Domani verrò da te". Non so se conservare il bel ricordo di una tale promessa o soffrirne per il mancato adempimento.
Zia Kate: "Giulia...?"
Torno alla realtà e, dallo spavento, mi cade un piatto che, al contatto con il pavimento, si rompe. Non troppo stranamente, invece di essere dispiaciuta, la vista di quel disastro mi fa tornare alla mente un dolce ricordo.
Zia Kate: "Giulia, va tutto bene?".
Giulia: "Si zia, grazie. Sono solo un po' stanca...".
Zia Kate: "È stata una giornata pesante, vai a dormire cara".
Giulia: "Va bene, buona notte zia".
Tolgo i guanti e inizio a salire le scale quando, all'improvviso, suonano al campanello. Vado ad aprire.
Noah: "Buonasera principessa!".- esclama.
Gli occhi mi si riempiono di lacrime a cui do libero sfogo. Emozionata, gli corro incontro buttandogli le braccia intorno al collo.
Noah: "Hey principessa, che ti prende?".
Giulia: "Niente, niente. Ho solo avuto una gran paura...".
Noah: "Ora ci sono io qui con te. Saliamo in camera tua?".
Giulia: "Se prometti di non distruggermela, allora si"- ridacchio, asciugando le lacrime.
Noah: "Ho portato un film che potremmo vedere insieme: è un horror, quindi dovrebbe essere figo...".
Giulia: "Qualcosa mi dice che stanotte non dormirò affatto...".
Noah: "Meglio, così potrai pensare un po' a me"- dice, con una smorfia. Non so fino a che punto sia stato ironico.
Ci sediamo vicini sul letto, mentre partono i titoli del film.
Ad un certo punto, sento il suo braccio cingermi le spalle; approfitto del buio della camera per sorridere soddisfatta e per non essere colta in flagrante mentre arrossisco.
Nei momenti di suspence, per non gridare e rischiare di svegliare l'intera famiglia, distolgo lo sguardo ma, mio malgrado, in una scena più spaventosa del solito, mi rifugio tra le braccia sicure di Noah, appiccicandomi come una calamita al suo corpo. Lui mi trasmette calore, sicurezza, protezione. Vorrei che tutte le scene del film fossero così: cosa darei per sentire sempre il suo odore o il suo fiato sul mio collo...!! Ma, purtroppo, ora non c'è più motivo di cercare la sua protezione, la scena è finita e posso tornare nella mia posizione. Mi allontano gradualmente; ma, non appena mi sposto di qualche centimetro, lui mi riporta nella posizione di poco prima, quasi come se mi avesse letto nel pensiero.
Giulia: "Ti posso fare una domanda?"- chiedo, trascurando del tutto il film in corso.
Noah: "Certo".
Giulia: "Perché fai tutto questo per me?"
Esita un paio di secondi prima di rispondere.
Noah: "Perché io so quello che ti è stato fatto; so quello che ti ha tolto. E so anche che meriti molto di più anzi, solo il meglio. Io so di non essere perfetto, ma, credimi, posso e voglio offrirti tutto l'amore di cui hai bisogno e che meriti. Conosco tutto di te, anche e soprattutto quello che non mi hai mai detto. Conosco le tue imperfezioni e le amo ancora di più dei tuoi pregi: so che quando sei triste, ti chiudi a riccio in te stessa, le gambe portate al petto e il mento appoggiato sopra di esse; rifletti così tanto e così tanto a fondo che preferiresti non essere intelligente come sei e, da ultimo, non riesci a trattenere le lacrime, ma odi la sola idea che qualcuno possa vederti mentre piangi. So che quando sei felice, al contrario, sei più infantile di un infante e quando sei nervosa o imbarazzata, invece, ti mangi le unghie e ti riavvii una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Io non permetterei mai ai tuoi occhi da cerbiatta di bagnarsi, ma permetterei alle tue labbra rosee di straziarmi di baci. Io ti prometto che sarò in grado di prenderti per mano, risollevarti dall'inferno in cui sei caduta ed elevarti pian piano al paradiso cui sei destinata. Ti cucirò io stesso le ali che ti sono state strappate. Prima di te, non sapevo nemmeno io cosa volessi di preciso, ma ora ho capito. Ho capito che ti amo, che voglio stare con te per tutta la mia vita, prima come fidanzato e poi come marito. Insieme, nella nostra casa di campagna, vivremo felici insieme ai nostri bambini che ci giocheranno intorno e al nostro cane. Ti amo, Giulia".- conclude, spostandomi una ciocca di capelli dagli occhi e osservando la mia espressione estatica.
Noah: "Ok, forse ho un po' esagerato parlando di matrimonio e di bambini, quindi capisco perfettamente se ti senti spaventata o...".
Giulia: "Stai zitto!!"- esclamo, prendendogli la testa fra le mani e baciandolo, dando libero sfogo al fuoco della passione che arde dentro di me. Azzerate le distanze, lascio cadere mollemente le mani sulle sue spalle e, in seguito, dietro il suo collo, mentre lui fa scivolare le proprie sui miei fianchi. Ricambia fin da subito il bacio bollente e, non appena picchietta la sua lingua contro i miei denti, gli consento l'accesso affinché le nostre lingue possano ballare un  meraviglioso valzer. 
Bussano alla porta. È Finn. Ci separiamo immediatamente, rossi come due pomodori.
Finn: "Oh scusate, ho interrotto qualcosa?".
Giulia: "Che succede?"
Finn: "Hai lasciato il telefono in sala pranzo e ti è arrivato un messaggio...":
Prendo il cellulare. Il messaggio è da parte di Aidan...
Aidan: "Scusa, è colpa mia se tra noi è finita. Sono cambiato, ti va di riprovarci?"
Rispondo subito. Getto il telefono per terra e lo calpesto fino a quando non si rompe lo schermo.
Sorrido soddisfatta di me stessa, sotto gli occhi attoniti di mio cugino e l'applauso di Noah.
Poco prima di andare nella propria stanza...
Finn: "E così tu e Noah, eh?".
Giulia: "Fuori!".
Finn: "No ma tranquilli, siete una bella coppia. Avete tutto il mio consenso".
Giulia: "Ora!!!".
Sbatto la porta infastidita e torno da Noah.
Giulia: "Dove eravamo rimasti?"
Noah: "Non mi ricordo. Nel dubbio ricominciamo a baciarci; poi si vedrà!".

Spazio autrice: È ufficiale: questo è, senza ombra di dubbio, la storia più lunga che io abbia mai scritto!! Che ne pensate? Lasciate like se vi è piaciuta e commentate numerosi!!
Ah, dimenticavo... Piccolo sondaggio prima di lasciarvi e rivederci al prossimo immagina... Che ne direste se mi mettessi a fare l'opinionista/influencer qui su Wattpad?? Apro un'opera a sé stante magari... Fatemelo sapere nei commenti. Baci baci palloncini rossi miei!! 😘😘
By Giulia 💎🌈👑

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