Immagina Noah Schnapp/Aidan Gallagher (Parte 2) 🌪️💔

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⚠️Warning: questo capitolo è un immagina personalizzato su richiesta di Giulia_Schnapp. Spero che sia di tuo e vostro gradimento e buona lettura a tutti!!
P.S. Siete tutti gentilmente pregati di leggere lo spazio autrice, grazie per l'attenzione!!⚠️

Giorno 1:
Giulia's pov:
Non sento più il cuore: prima batteva solo per te. Ora non ha più uno scopo. È muto come la mia bocca serrata; come l'intero spazio che mi circonda; come il silenzio assordante dei miei rumorosi pensieri; come il mio triste telefono che, abbandonato a se stesso sul comodino, non risuona più degli antichi e premurosi messaggi del mio amato; come queste bianche pareti che al loro tempo ascoltarono tante dolci parole, promesse ed effusioni...ma che ora, giammai, sono volate via. È spento come il mio umore; come il mio sorriso inesistente; come l'atmosfera che grava pesantemente sulla mia casa; come il mio organismo che, ormai da ore, non tocca cibo; come le luci sul palcoscenico quando lo spettacolo finisce e cala il sipario. Si è fermato come il tempo di questa finta realtà che sto vivendo; come l'orologio che, per me, ormai, gira solo al contrario; come il treno che, lungo un lungo viaggio, è arrivato al capolinea. La mia storia è al capolinea. Io sono al capolinea. Un organo di vitale importanza... proprio come te per me! Io la tenevo per te la sua parte migliore. E tu cosa ne hai fatto? Hai scavato dentro di me. Hai voluto giocare o, meglio, dilaniare i miei sentimenti. Hai lacerato la mia anima e, a mani nude, mi hai strappato il cuore! Come se non fosse già abbastanza più tuo che mio... Ora è con te, ovunque tu sia. A giudicare dal dolore che provo, sono pronta a scommettere che tu lo abbia stretto in pugno, senza la minima intenzione di allentare la morsa ma, al contrario, sempre pronto a spremerlo un po' di più. Lo tieni in mano, orgoglioso, in bella mostra e, come se si trattasse di una mela, affondi con inaudita infernale ferocia i tuoi denti sadici nella sua carne, e te ne nutri, come pure per il suo sangue e il mio dolore. Ne hai fatto il piatto principale e più prelibato del tuo satanico banchetto, del quale godono smaniosamente i tuoi amici commensali: gli avvoltoi. E in tutto questo tuo gioire delle mie sofferenze, io cosa faccio? Mi siedo depressa sul davanzale della finestra, con le ginocchia al petto ed una tazza di thé bollente in mano. Con gli occhi arrossati e segnati da profonde occhiaie, osservo distrattamente la vita al di fuori di quel vetro spesso. Vedo fiumi di gente attraversare la strada, camminare per il marciapiede o attendere che il semaforo segni il verde. E poi ci sono io, che provo ad immedesimarmi in loro, a dare un senso e un valore alle loro vite, interpretare i loro gesti ed immaginarne i pensieri. Ma è solo un'altra scusa per distrarmi e non pensare... E continuerò così, aspettando che tutto passi o, almeno, che il tempo ricucia le ferite e le trasformi in vecchie cicatrici. 

Giorno 2: 
Giulia's pov:
Se dovessi descrivere la notte appena trascorsa utilizzando solamente due parole, esse sarebbero: INFERNO e ODISSEA. Inutile stare qui a spiegare che non abbia dormito: basterebbe guardarmi gli occhi e le loro ripugnanti occhiaie per capirlo. D'altronde, un'altra possibile testimone dell'accaduto potrebbe essere la mia evidente bellezza sbattuta: sta sfiorendo allo stesso modo in cui la rosa perde, ad uno ad uno, i suoi petali ai primi sentori dei venti gelati autunnali. Sta irrimediabilmente appassendo come se la vecchiaia stia prematuramente bussando alla mia porta. Vuoi sapere cosa mi sia successo? Non ho chiuso occhio: in realtà, non ci ho nemmeno provato. Ho pianto per te: ti ho dedicato anche le mie lacrime. Ho provato a trattenere i singhiozzi e le convulsioni, per non far troppo rumore, ma senza alcun successo: forse perché sei tu a far rumore dentro di me. Ad un certo punto, per sfinimento, ho ceduto temporaneamente e sono piombata in un sonno agitato, fatto di visioni spaventose, rumori agghiaccianti e sensazioni orribili! Intanto, se avessi potuto osservarmi dall'esterno, mi sarei vista sudare freddo, pronunciare parole senza senso e muovermi a scatti. Non saprei dire con esattezza come, quando e, soprattutto, perché sia accaduto... So solo che, in una fase intermedia tra il sonno e la veglia, ho iniziato a strillare. Urlavo con tutto il fiato che avevo in gola, consumando l'intera aria presente nei polmoni. Non dimenticherò mai quello che ho provato: è stato come se qualcuno, scavando, mi stesse aprendo una voragine nel petto. Si: fa male, male, male da morire senza te! Il dolore è stato tale da dover tenere strette nel mio pugno le coperte; ci è mancato poco che prendessi a morsi anche il cuscino... Ho svegliato l'intera famiglia: in pochi istanti me la ritrovo interamente, allarmata, in camera. È successo tutto così velocemente: mio padre che accende la luce; mia madre che mi da dei piccoli colpetti sulle guance per farmi rinvenire e mio fratello che mi porge un bicchiere d'acqua. "Cosa è successo?" mi chiedono in coro, vedendomi in lacrime e malridotta a tal punto. Non lo so. Eppure lo so fin troppo bene; e anche voi ne conoscete perfettamente la ragione. Allora perché mi chiedete spiegazioni? Vi piace affondare il coltello nella piaga? "Non era il ragazzo adatto a te. Non era il ragazzo adatto a te. Non era il ragazzo adatto a te.": non vedevate l'ora che ci lasciassimo, vero? Certo... Convivere in un luogo comune chiamato "casa" con un ammasso di vipere dallo sguardo penetrante ed incantatore. Subdole serpi in attesa e sempre pronte a scagliare il morso letale contro il nemico. Contro di me. Risparmiatemi almeno le vostre inutili domande: "Come mai tutto questo fracasso?" e "Come mai tutti questi spasmi?". No, non mi concedete nemmeno questa cortesia. Già... Non ci avevo pensato: Tu resti lì e, in silenzio, giudichi. Dormi tranquillo e stai lontano dai miei sbagli. Intanto che riposi io continuo a chiedermi perché urlo e non mi senti. E dimmi: a volte mi cerchi ancora tra la gente? Allungo le mie mani ma tu sei distante. E mi chiedete perché? Perché, nonostante ciò, esiste una piccola, grande e significativa parte di me a cui piace pensare che, se solo avessi alzato un po' di più la voce, sarei riuscita ad attirare la tua attenzione; così come, se avessi teso maggiormente il braccio, sarei riuscita a riaverti, toccarti e stringerti a me. Credete che io sia pazza? No, sono innamorata. E sono ancora abbastanza lucida da capire che si tratti solo di una stupidissima illusione! Rassicurati e liquidati tutti, con uno scatto balzo giù dal letto e, silenziosamente, chiudo a chiave la porta alle mie spalle. Cerco di raccogliere e mettere ordine tra i miei pensieri: non saprei da dove iniziare. Non so cosa fare; o forse si. Ancora confusa ma fermamente convinta ad agire, dopo essermi assicurata che tutto al di fuori della mia stanza o, meglio, intorno a me, fuori dalla mia testa tacesse, fremente di rabbia e frustata, come se fossi animata da uno spirito di vendetta non mio, corro a strappare dal muro che circonda il mio letto e dalla bacheca posta al di sopra della mia scrivania tutte le foto e le polaroid scattate con Aidan nei momenti di più pura intimità, nelle più dolci circostanze e nelle più romantiche delle situazioni. Ecco: un energico strappo di qua ed un altro altrettanto potente di là; oh si, anche un altro abbastanza deciso da questa parte. Si: ho passato la notte a divertirmi cimentandomi nell'arte del "bricolage". Eccole là: mi sembra ancora di rivederle ridotte in tanti piccoli straccetti dalla variabile grandezza. Gli stessi pezzettini che in questo preciso momento, alle 7:12 di mattina, sto cercando di rimettere insieme nel migliore dei modi, con l'aiuto dello scotch e della colla, come se fossero tessere di un puzzle, sperando che tornino meglio di prima. Guarda qui: ma che cazzo ho combinato? Da povera disperata quale io sono, faccio scorrere le mani tra i capelli mentre tento di riflettere. Vi chiedete perché stia aggiustando quelle povere fotografie? Ma è ovvio: perché lo amo ancora; perché mi manca; perché spero che, prima o poi, possa prendere la decisione di tornare da me; perché lo sto ancora aspettando... Vado avanti? 

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