Immagina Finn Wolfhard 🏖️🌬️

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⚠️Warning: questo capitolo è un immagina personalizzato su richiesta di Rita. Spero che sia di tuo e vostro gradimento e buona lettura a tutti!!⚠️

Rita's pov:
Non sono più una bambina. Non credo più nelle favole. Non mi faccio più ingannare dal "e vissero per sempre felici e contenti". No, non me la bevo più. In fondo, "per sempre" e "felici e contenti", se ci ragionate, sono solo due espressioni conformiste, coniate da una società conformista per tutti coloro che accettano di vivere una vita conformista, in cui, la prima formula equivale ad un arco temporale di 2 anni al massimo mentre, la seconda, sarebbe possibile solo se due amanti si chiudessero nella propria torre d'avorio, protetti da una porta blindata per essere sicuri che un terzo non interferisca nel loro rapporto. Ma forse, ripensandoci, anche con una serratura del genere, ci sarebbe posto per un terzo non desiderato... 
Eppure, non so per quale strana costruzione o illusione mentale, io continuo a crederci, a cercarlo, ad inseguirlo. Si, avete capito bene: la mia vita altro non è che una corsa incessante verso ciò che non esiste... Il famoso "per sempre". È terribilmente frustrante!
Sono all'incirca questi i pensieri che attraversano la mia mente mentre, seduta sul sedile posteriore della macchina di mio padre, in compagnia di lui e della sua nuova moglie, ascolto musica cercando di dimenticare quell'odiosa presenza e il motivo per il quale siamo in macchina insieme. Si da il caso, infatti, che i novelli sposi vogliano partire per Parigi mentre mia madre, intenta ad affogare il proprio rancore nel lavoro, non abbia tempo per me. Da ciò, la decisione, presa da mio padre, di spedirmi in un campeggio ai confini della città. È la soluzione migliore per tutti... Quasi tutti: per me, non di certo.
Papà: "Vedrai, ti piacerà".
Rita: "Infatti non sto nella pelle"- falsifico sarcasticamente la voce.
Papà: "È solo questione di tempo: tra qualche giorno, quando ti sarai abituata...".
Rita: "Potevo perfettamente rimanere con i miei amici in città!"- esplodo, interrompendolo.
Papà: "I tuoi vecchi amici potrai benissimo rivederli a settembre, quando tornerai a scuola".
Claire: "Pensa positivo tesoro: qui potrai farti dei nuovi amici".
Rita: "Non chiamarmi "tesoro"!! Qui nessuno ha chiesto la tua opinione... Non sei mia madre!!".
Papà: "Rita! Non rivolgerti mai più così a Claire!".
Rita: "Fanculo!"- bisbiglio, cercando di non farmi sentire...
Papà: "Ti ho sentita..."- ecco, appunto.
Torno a guardare fuori dal finestrino, ammirando il paesaggio tristemente desolato, ancora per 30 minuti, fino a quando, cioè, non si arriva a destinazione. 
Apro la portiera dell'automobile e, prendendo il bagaglio a mano, comincio a scendere, ascoltando a malapena gli pseudo consigli della mia attuale matrigna...
Claire: "Mi raccomando tesoro... So di non essere tua madre ma, ti prego, tieni bene a mente quello che sto per dirti: ricorda di non bere, non fumare, non drogarti, non avvicinare ragazzi, non fare sesso e...".
Dal momento che, a quanto pare, non mi sia permesso essere volgare, mi limito a sbatterle in faccia lo sportello della macchina come risposta.
"Fanculo! Non sei mia madre. Faccio il cazzo che mi pare!".- penso, trascinando a fatica il pesante trolley dietro di me.
Varcando la soglia d'ingresso, vengo immediatamente accolta da due animatori saltellanti dalla gioia, con un sorriso stampato sul volto e i muscoli della faccia stirati.
"Ma, per caso, stanno per avere un ictus?"- penso, diffidente.
Barbara: "Ciao! Tu devi essere Rita, giusto?".
Rita: "Si, sono io. Piacere". -allungo la mano.
Barbara: "Piacere nostro. Io mi chiamo Barbara e lui è mio fratello Andy. Siamo sia parte integrante dello staff sia i responsabili di questo stabilimento. Sei alla ricerca di divertimento, relax, nuove amicizie, nuove esperienze ricreative? Benissimo, sei nel posto giusto!! Da questa parte abbiamo ben due piscine: una destinata al relax e al divertimento individuale, con un trampolino olimpico e l'altra per gli esercizi mattutini e serali di acqua gym, risveglio muscolare e massaggio tonificante. Di qui, invece, abbiamo tutti i campi destinati alle più varie attività: campo da tennis, pallavolo, calcio, basket, football e rugby. A pochi passi abbiamo la spiaggia con i relativi bagni pubblici e docce a gettoni. Dalla parte opposta dello stabilimento abbiamo anche un piccolo lago nel quale, presta attenzione, è severamente vietata la balneazione e, infine, la struttura dispone di corsi di rafting e canoa inclusi nel prezzo di iscrizione. Qualche domanda?"- ho dovuto seguirla passo dopo passo durante la sua descrizione del posto. Che dire? Tutto sommato non sembra poi così male, ma nemmeno tanto speciale da valerne la pena.
Rispondo prontamente alla domanda...
Rita: "Si, solo una: dov'è il mio alloggio?"
Barbara: "Gli alloggi sono dall'altra parte dello stabilimento: capanna numero 27. La tua coinquilina ti sta già aspettando!!"- esclama tutta entusiasta Barbara, come se fosse lei la nuova arrivata. 
Io voglio solo stendermi sul mio letto e fumare una sacrosanta sigaretta...!!
Dopo cinque minuti di passo sostenuto, arrivo alla mia capanna, identica a tutte le altre e riconoscibile solo mediante il numero scritto con una vernice di scarsa qualità sulla parete destra.
Mi avvicino alla porta e giro la chiave che mi è stata data all'arrivo nella serratura.
Non appena apro la porta, vengo travolta da un'assordante musica pop, rock, punk o come cazzo si chiama e trovo una ragazza sdraiata sul letto, intenta a fumare che, non appena mi vede, sapendo di essere stata colta in flagrante e temendo una mia soffiata, spegne il mozzicone rimasto e lo stereo a tutto volume.
Mi accoglie calorosamente.
Giulia: "Ciao! Ti stavo aspettando: sai, qui si parla di te da più di una settimana ormai".
Rita: "Di me? Come fate a conoscermi? Sono appena arrivata..."- chiedo, confusa.
Giulia: "Non sapevamo chi fossi in realtà: sapevamo solo che ci sarebbe stata una nuova arrivata". - spiega.
Giulia: "Oh, ma che maleducata. Non mi sono nemmeno presentata: io sono Giulia, come va?"
Rita: "Piacere, Rita. Cosa stavi ascoltando?".- chiedo incuriosita. Pian piano inizio a sciogliermi... Forse aveva ragione mio padre: mi farebbe bene conoscere nuove persone.
Giulia: "Speravo me lo chiedessi: era l'ultimo album di Achille Lauro, una bomba pazzesca!!".
Rita: "Di chi???"- chiedo, non avendo mai sentito prima quel nome.
Giulia: "Achille Lauro, non lo conosci? Il famosissimo cantante italiano da milioni di visualizzazioni su praticamente qualunque piattaforma digitale e innumerevoli dischi di platino!!"
Rita: "Mai sentito, anche se il suo nome mi fa venire in mente solo una nave da crociera"- ridacchio.
Segue una breve pausa.
Giulia: "Mi dispiace che tu mi abbia vista fumare poco fa: sai, è già successo una volta e se mi sorprendono di nuovo saranno costretti a chiamare i miei genitori ed io, in men che non si dica, sarò fuori di qui. Non è che potresti...?"- capisco dove vuole arrivare e, per interromperla e dare una degna rappresentazione di me, la prima da quando ci siamo incontrate, mi avvicino al pacchetto di sigarette che teneva sul proprio comodino e ne sfilo una.
Rita: "Scusa se ti interrompo, hai da accendere?".- chiedo sarcastica. Ci siamo capite. Mi sorride benevolmente, da vera amica e mi porge l'accendino.
Finalmente! La prima boccata di libertà!!
Rita: "Sarà un inferno qui, vero?"
Giulia: "Non per forza: dipende dalle tue intenzioni..."- afferma enigmaticamente.
Rita: "Che vuoi dire?". domando, giustamente confusa.
Mi si avvicina, portandosi un dito alla bocca per dirmi di fare il più piano possibile e di mantenere il segreto, per poi parlare bisbigliando:
Giulia: "Qui si fa festa tutte le sere. Bada, feste proibite naturalmente. Di solito ci incontriamo tutti vicino al laghetto; e con "tutti", ovviamente intendo poche femmine e molti ragazzi, solo i più fighi. Sai questo cosa significa, non è vero?".
Rita: "Divertimento assicurato...?"- rispondo tra una boccata e l'altra, avanzando un'ipotesi.
Giulia: "Fumo, alcol e sesso, soprattutto sesso, tanto sesso!! Voglio dire, obbligo o verità, bagni notturni nel laghetto, una bevuta di troppo e si finisce dritti nel letto".- esclama entusiasta buttandosi sul letto.
Ma è mai possibile che non esistano più le ragazze di una volta? Ragazze con valori e principi solidi, ferrei. Voglio dire, anche io fumo e bevo, ma queste sono delle sciocchezze che non nuocciono a nessuno. Ma fare sesso è una cosa molto più complicata, ma soprattutto molto più seria. Personalmente, io preferisco di gran lunga aspettare cento anni il principe azzurro ed innamorarmici che darla al primo di turno! Possibile che io sia l'unica nella quale sia sopravvissuta questa ideologia?
Rita: Allora abbiamo le stesse intenzioni io e te: ci faremo molta concorrenza!!".- esclamo, sorridendo nervosamente, non sapendo cos'altro dire in una circostanza simile.
Giulia: "Proprio stasera è in programma un'altra festa. Ci vuoi venire? Ti presento io agli altri".- garantisce.
Rita: "Va bene, perché no?".
Tiro l'ultima boccata di fumo prima di spegnere la sigaretta, pensando se io debba essere contenta e gioire di tanta trasgressione oppure essere preoccupata per i suoi possibili, anzi sicuri, effetti collaterali.
Quella sera: 
Mi sento tesa. Non è la prima volta che aggiro le regole, ma non ho mai partecipato, prima d'ora, ad una festa abusiva che ha tutto l'aspetto di essere un rave party. Ho impiegato quasi un'ora per decidere cosa indossare: non voglio sembrare la solita sfigata impacciata che non sa come comportarsi ad una festa, ma non vorrei nemmeno essere considerata una facile.
Poco prima di uscire dal nostro alloggio, io e Giulia ci passiamo una fiaschetta per alleggerire la tensione e, dopo un paio di sorsi, ci sentiamo subito pronte e ci avviamo verso il laghetto. 
Alcuni sono già arrivati e hanno già cominciato ad accendere il fuoco con la legna, unica fonte di calore e di illuminazione nella notte buia, priva di stelle. 
La maggior parte dei ragazzi mi osserva, mi scruta attentamente: camminando sull'erbetta bassa e sottile, mi ritrovo a passare, seppur per una frazione di secondo, accanto a dei coetanei i quali, non sapendo trattenersi, mi fischiano dietro talvolta aggiungendo anche dei commenti volgari. Non oso girarmi e rispondere, né tantomeno guardarli in faccia. 
Continuo a camminare indifferente, guardando incessantemente quanto accade intorno a me, finché il mio sguardo non viene attratto da un paio di occhi neri, neri come i capelli ricci che fanno da contorno al suo viso, neri come la notte che si offre come sfondo. Tanto scuri, quanto magnetici, al punto di annullare la gravità. 
Il ragazzo in questione è uno dei pochi, se non l'unico, ad astenersi da ogni tipo di commento, seduto su una discreta sporgenza rocciosa poco lontana dal fuoco e dal resto del gruppo, anche lui tutto intento a studiarmi ma, a differenza dei suoi simili, senza ombra di malizia negli occhi.
A guardarlo attentamente, si direbbe quasi che sia rimasto incantato, con la bocca semi aperta, gli occhi incollati sul mio viso e un'espressione stupita, catturata, ammirata, come se, tra i miei connotati, avesse scorto quelli della Madonna. 
Non saprei dare una spiegazione logica a quanto mi sia accaduto in quei pochi istanti. 
So solo di essermi sentita pervasa da un fuoco interiore, nato nel petto e irradiato nelle parti più recondite del mio corpo, tale da scaldarmi la fronte e le tempie, facendole diventare rosse come se avessi la febbre. Nella testa, un caos primordiale, un tumulto di pensieri e sensazioni, un rumore assordante di campane rimbombanti che sfocia fino alle orecchie. Il fiato si fa sempre più corto, come se le nostre labbra, impazienti e affamate, si stessero già consumando di baci troppo a lungo repressi, mai sufficienti, non domandati ma da indovinare. Il sogno delle nostre labbra danzanti non riesce a svanire come pure i nostri sguardi non riescono a smettere di far l'amore. Vorrei gridare: "TI AMO!!", ma non riesco a parlare, non ho voce. Ma non servono parole: tu chiudimi la bocca con la tua! Troppo spesso son stata ebbra di vino, giammai d'amore: se dovessi decidere, sceglierei di ubriacarmi tutti i giorni di te; ubriaca come lo sono in questo istante.
Quando finalmente riesco a trovare la forza per staccare i miei occhi dai suoi, mi giro un secondo, un solo secondo, sperando che l'attimo dopo lui sia lì dove l'ho lasciato, per avvicinarmi a Giulia e bisbigliarle...
Rita: "Giulia... Chi è quel ragazzo?".
Giulia: "Quale?".
Rita: "Occhi scuri, capelli ricci a ore dieci".
Sorride maliziosamente, capendo di chi avessi domandato.
Giulia: "Si chiama Finn Wolfhard ed è il più bello che ci sia attualmente in circolazione. Ma credo che per arrivare a lui dovrai faticare non poco...".- conclude, indicando con la testa un ristretto gruppo di ragazze ammiccanti "in fila".
Giulia aveva ragione. Non ci sono molte ragazze al raduno, ma le presenti bastano e avanzano affinché il tutto sembri un vero e proprio bordello: tutte troiette senza scrupoli dai vestiti succinti ed esageratamente scollati. Più che un campeggio, sembra di essere in tangenziale.
Continuo a girovagare in cerca di un posto dove sedermi e, nel mentre, vengo notata da un gruppetto di tre ragazze (oche) che, al mio passaggio, fanno di tutto pur di meritarsi una mia occhiataccia e, forse, anche qualche insulto, tipo bisbigliare appositamente ad alta voce e provocare.
Ellie: "Guardate, che ridicola! Ma come si è vestita? Aspettate, ma lei è la nuova arrivata!! Ora si che è tutto chiaro. Piacere, io mi chiamo Ellie Hiyar e sono stata eletta per tre anni consecutivi rappresentante di classe e sono stata due volte reginetta del ballo. Tu devi essere il giocattolino nuovo, vero?"- scoppia a ridere insieme alle amiche.
Non oso allungare la mano: chissà quante malattie avrà accumulato... Ma almeno so come difendermi...
Rita: "Mi chiamo Rita e, tanto per la cronaca, l'unico giocattolino che io veda attualmente è il dildo di gomma che ti sta vibrando nella borsa. Anche io posso vantarmi di possedere un titolo speciale che, scommetto, tu non possiedi e non conosci: sono 18 anni consecutivi che vinco il torneo di "lama", perché riesco perfettamente a sputare in faccia a chiunque io voglia senza perdere lo stile!!". Mi sposto i capelli dietro la schiena e, con un gesto fulmineo, le volto le spalle andandomi a sedere il più lontano possibile da quelle tre oche che, nel frattempo, stanno ancora cercando di riprendersi dallo choc appena subito.
Un ragazzo mi si avvicina da dietro. È Finn. Mi si siede accanto e stavolta sono io a rimanere stupita e a bocca aperta.
Finn: "Ciao. Chiedo scusa, non abbiamo ancora avuto l'onore di presentarci. Io mi chiamo Finn, Finn Wolfhard. Tu devi essere Rita, giusto?":
Rita: "Si, sono io"- annuisco.
Finn: "Posso offrirti da bere?"- chiede, leggermente impacciato, passandomi una birra.
Rita: "Si, perché no?".
Segue una breve pausa: il tempo necessario per buttare giù qualche sorso.
Finn: "Mi piace come hai chiuso Ellie: sei forte. D'altra parte, se lo meritava proprio: è solo una rompi palle colossale":
Rita: "Ah quindi non piace neanche a te?"- domando con un pizzico di gelosia nella voce, iniziando a studiare le sue intenzioni, le sue convinzioni, il suo modo di pensare ecc...
Finn: "Scherzi? Ti faccio un esempio: solo quando ride, mi viene voglia di staccarmi un braccio solo per avere qualcosa da tirarle dietro!! Non so se rendo l'idea". Ci guardiamo in faccia per qualche secondo per poi scoppiare subito a ridere di gusto.
Finn: "Sai, prima ti stavo guardando e...".- arrossisce, guardando in basso.
Rita: "E cosa?"- cerco di farlo continuare.
Finn: "E quello che ho visto mi piace, mi piace davvero tanto".
Stavolta sono io ad arrossire.
Rita: "Davvero? Grazie"- gli sorrido di rimando e addolcisco gli occhi.
Finn: "Voglio dire... So di non essere nessuno per dirti quello che sto per dirti e di non sapere nulla su di te, ma una parte di me mi dice che non è così: mi sembra di conoscerti da una vita. È come se tu fossi la ragazza che sogno ogni notte prima di addormentarmi. È come se ti stessi aspettando da sempre, ed ora che sei qui non mi sembra vero. Quello che ho visto è esattamente come me lo immaginavo".
Rita: " E che cosa avresti visto?"- chiedo curiosa.
Finn: "Ho visto la tua anima. Tu sei diversa da loro, perché sei come l'oro. Sei la rara perla bianca che ogni tesoriere sogna e cerca con ansia dentro ogni conchiglia marina. E la tua anima rispecchia tutto ciò: è candida e pura. Ho capito subito che tutti i peccati, tutte le sofferenze e le schifezze di questo nostro mondo non ti hanno nemmeno sfiorata. Tu non sei il riflesso nello specchio, tu sei lo specchio!".
Non ci sono parole che possano descrivere come io mi sia sentita ascoltando il suo discorso. Ma non ci sono nemmeno parole che possano chiudere un discorso del genere. I nostri volti si avvicinano vertiginosamente, ma non si incontrano. Veniamo, infatti, spaventati da un grido isterico di una ragazza poco lontana da noi che ci fa immediatamente voltare, con chiari segni di frustrazione dipinti sulle nostre facce.
Segue una pausa più lunga del solito, durante la quale entrambi finiamo le proprie birre. È Finn a rompere il silenzio.
Finn: "Promettimi una cosa: giura che non cambierai mai. Giura che rimarrai così come sei per sempre!!".
Le sue parole mi fanno salire le lacrime agli occhi ma, con non troppa sicurezza nella voce, e con chissà quale coraggio, gli rispondo...
Rita: "Posso promettere di non cambiare, questo si. Ma, ti prego, togli quel "per sempre" dalla tua richiesta".
Finn: "Perché? Io non capisco".
Rita: "Semplicemente non credo nel "per sempre", tutto qua".
Finn: "Cosa?? Vorresti dirmi che non credi al lieto fine?"
Rita: "No anzi, il lieto fine è una delle poche cose cui corro dietro da una vita nella speranza di raggiungerlo un giorno. Ma non credo che duri per sempre... Solo per un tempo più limitato, magari".- faccio una breve pausa, per poi spiegarmi meglio.
Rita: "Il fatto è che ho sentito troppo spesso quelle due parole. Mio padre ha lasciato mia madre quando ero ancora una bambina. Eppure, al loro matrimonio, avevano giurato fedeltà eterna per sempre. E sai quando e quante volte abbia ripetuto questa frase? Al suo matrimonio con Ambra, Alma, Jessica, Katia, Victoria, Elizabeth, Angela, Alexandra, Claire: tu fermami quando vuoi".
Finn: "Mi dispiace, ma non è detto che questa "regola" valga per tutte le coppie".
Rita: "Ah si? Fammi un esempio"- chiedo, con un pizzico di sfida e curiosità nella voce.
Mentre aspetto una risposta che tarda ad arrivare, il nostro piccolo momento viene interrotto una seconda volta da una voce maschile che annuncia l'inizio del gioco "obbligo o verità". Senza dire una parola, come d'accordo, ci alziamo e ci uniamo al resto del gruppo, intorno al fuoco.
Dopo i primi dieci minuti di calma apparente, ecco che arriva il mio turno. E a chi tocca decidere l'obbligo se non a quella sgualdrina di Ellie?! Cazzo che sfiga...
Ellie: "Dunque, io ti obbligo a tuffarti dentro il laghetto!".
E in men che non si dica, apre il centro scommesse del tipo "lo farà" o "non lo farà mai".
Ellie scoppia a ridere.
Ellie: "Scommetto che non ne hai il coraggio. Ma tranquilla, puoi sempre restare in panchina a guardare gli altri come vivono la propria vita"- ridacchia con le altre sue amichette oche.
Rita: "Ellie, il fuoco arde davanti a te, non sotto il tuo culo!!"- la zittisco.
Mi tolgo il vestito fiorato e rimango in intimo. Mentre muovo i primi passo verso il lago, il mio piede finisce e viene ferito da una scheggia di vetro, probabilmente ciò che rimane di una bottiglia di birra. Urlo da dolore e cado per terra, il piede sanguinante e i miei compagni che si piegano dalle risate. Per fortuna, non appena mi sente urlare, mi raggiunge Finn, il quale mi prende in braccio e si propone di accompagnarmi in infermeria, incontrando l'opposizione della maggioranza.
Ellie: "Non puoi portarla in infermeria: si chiederanno come sia successo e ci scopriranno!!".
Finn: "Vorrà dire che sarò io a medicarle la ferita!".
Ancora straziata dal dolore, acconsento affinché entri nel mio alloggio e ci avviamo verso di esso.
Finn apre la porta, che prima di uscire avevo lasciato leggermente socchiusa, con un piede, accende la luce e mi adagia attentamente sul mio letto. Si procura tutto l'occorrente e inizia con la medicazione.
Quando finisce di fasciarmi il piede, prende una sedia e si siede affianco a me, sul lato sinistro del letto.
Ci guardiamo intensamente e a lungo negli occhi, in silenzio; ma poi penso che forse sarebbe opportuno ringraziarlo...
Rita: "Grazie, se non fosse per te a quest'ora probabilmente avrei già preso l'AIDS".- ironizzo.
Finn: "Figurati. Tu hai qualcosa che io desidero...".- pronuncia queste parole con un tono estremamente sensuale, per poi sporgersi dalla sua postazione e avvicinarsi al mio viso. Io non mi muovo, non aspetto altro, ma lui si allunga su di me e prende il pacchetto di sigarette che avevo appoggiato sul mio comodino. Chissà a cosa stavo pensando...
Rita: "So a cosa stai pensando: povera ingenua, sfigata e viziata ragazza di città. È solo un vuoto a perdere... Ci mancava lei per essere al completo...".
Finn: "Ti sbagli di grosso se pensi questo di me. Tu non te ne sei accorta, ma hai vinto. Ellie è solo una mezza sega: lei non si sarebbe nemmeno alzata dal suo posto felice!".- dice, accendendo la sigaretta.
Finn: "Ho un'idea!!"- esordisce dopo qualche istante.
Finn: "Passo la notte qui da te! Sai, nel caso ti volessi alzare e avessi bisogno di qualcuno".
Scoppio a ridere, pensando sia uno scherzo... Non è uno scherzo, perfetto.
Rita: "Non se ne parla proprio. Me la so cavare perfettamente da sola"- aggiungo, con una punta d'orgoglio.
Finn: "D'accordo... Se ne sei così sicura. Prima di andare, mi faresti un favore?".
Rita: "Certo".
Finn: "Mi puoi prestare il telefono un attimo? Ho dimenticato il mio nella mia stanza e devo fare una chiamata importante".
Rita: "Prego, è tutto tuo".
Me lo riconsegna dopo qualche secondo.
Finn: "Non risponde, pazienza. Allora, ci si vede in giro!".
Rita: "Senz'altro. Alla prossima!". Lo saluto, vedendolo varcare la soglia.
Senza che me ne sia potuta accorgere, fuori si è già fatta notte fonda. Tiro verso di me la coperta e riappoggio la testa sul cuscino, sperando di addormentarmi il prima possibile e di svegliarmi per lo meno per mezzogiorno del giorno seguente. 
Vengo accolta dolcemente dalle braccia di Morfeo ma, proprio sul più bello, vengo destata da una vibrazione. È il mio telefono; mi è appena arrivata una notifica. Che palle! Sarà sicuramente mio padre che vuol sapere come sia andato il mio primo giorno. Sblocco il cellulare. Non è mio padre. È Finn. Ma come fa ad avere il mio numero? Ma vuoi vedere che...? Quando mi ha preso il telefono ha chiamato se stesso: GENIO!!
Ascolto il messaggio vocale.
Finn: "Forse hai ragione: il "per sempre" non esiste. Incontriamoci domani a mezzanotte sulla spiaggia: ti dimostrerò che esiste l'eternità e te la farò conoscere". 
Sebbene abbia capito perfettamente il significato del messaggio, lo riascolto all'infinito, fino ad impararne a memoria il contenuto. Il suono della sua voce è la sola melodia che vorrei sentire tutte le sere prima di coricarmi. Stringo il telefono al petto, vicino al cuore e sorrido. Ora vorrei non addormentarmi: ho solo voglia di sognarlo ad occhi aperti e rendere eterno questo momento.
L'indomani sera:
Giulia: "Stasera c'è un'altra festa: vuoi venire?"- mi chiede la mia coinquilina, mentre finisce di truccarsi.
Rita: "Veramente stasera avevo intenzione di andare a letto presto".
Giulia: "Cosa? Ma è estate!!".
Rita: "Lo so, ma non mi sento troppo bene"- mento.
Giulia: "Guarda che se è per quello che è successo l'altra sera con Ellie e le sue compagne, puoi stare tranquilla: mi pare che stasera non ci siano".
Rita: "No no, non è per loro. Veramente, mi sento poco bene e vorrei solo riposare, sperando di sentirmi meglio domani mattina".
Giulia: "Come vuoi".- si arrende.
Mentre finisce di vestirsi, aspettando che esca, fingo di cambiarmi per andare a letto. Esattamente cinque minuti dopo la sua uscita di scena, con un guizzo fulmineo, mi tolgo le coperte di dosso e apro l'armadio in cerca di qualcosa di carino da indossare. Mi vesto alla velocità della luce e, in men che non si dica, sono pronta per uscire. Apro la porta con cautela, assicurandomi che non ci sia nessuno nelle vicinanze e, con passo felpato ma svelto, mi dirigo verso la spiaggia. 
Non ci metto molto ad arrivare. Non appena giungo nel punto d'incontro, vedo in controluce la figura slanciata ed esile di Finn che guarda dritto davanti a sé. Sorrido e mi avvicino.
Rita: "Ciao straniero"- lo saluto, facendolo voltare.
Subito, si porta un dito alla bocca invitandomi a fare silenzio mentre mi prende per mano, avvicinandomi a sé sulla sabbia.
Finn: "Vieni, ti faccio vedere una cosa. Ma promettimi di parlare il meno possibile e di rimanere seria".
Rita: "Ok, lo prometto... Anche se ti confesso di essere un po' preoccupata adesso che me lo hai detto...".
Finn: "Non avere paura. Stai rilassata. Lasciati guidare. Ci sono io qui con te. Ti fidi di me?"
Rita: "Assolutamente si"- affermo seriamente, guardandolo dritto negli occhi.
Finn: "Chiudi gli occhi".- dice, tenendomi sempre per mano.
Faccio come mi dice e aspetto nuove istruzioni. Nel frattempo, cerco di assaporare ogni singolo attimo e di percepire tutto ciò che sia percepibile con gli altri quattro sensi. Dopo un po' mi parla di nuovo.
Finn: "Cosa senti?"- mi chiede.
Rita: "Il mare. Il rumore delle sue onde e il suo profumo".
E non mi sbagliavo. L'incessante susseguirsi delle onde che si rifrangono sulla sabbia per poi tornare indietro, mi evoca un lontano ricordo: sembra una danza, la danza della vita, un insegnamento: non aver paura di cadere. Ad ogni caduta, ti rialzerai e rinascerai. Il loro rumore è così perfetto da sembrare essere concertato da un'orchestra sinfonica. Ogni volta che inalo il suo profumo, è come se conquistassi un pezzetto di libertà in più che nuota dentro di me.
Finn: "E ora? Cosa senti?"
Rita: "Il vento. Ogni volta che mi sfiora, mi si accappona la pelle, mi entra dentro fino a sfiorare le ossa, mi mette in disordine i pensieri e mi stravolge la vita con lo stesso coraggio che vorrei avere anche io per mettere tutto in discussione. Ad ogni sua folata, vorrei essere leggera come una piuma per poter galleggiare come facevo nel grembo materno".
Finn: "Bene. Ora riapri gli occhi e dimmi cosa vedi".
Faccio come mi dice. La luna brilla alta nel cielo insieme alle stelle sue compagne. Invece di rispondere, lascio la mano di Finn e comincio a camminare verso il mare, fino a bagnarmi i piedi. L'infinito e l'ignoto si intrecciano fino a confondersi e legarsi indissolubilmente in un'enorme matassa. Mi sono persa troppe cose. Non voglio più perdermele! 
Mi giro e torno da Finn. Mi fermo a pochi centimetri dal suo volto. Poggio la mano destra sul suo viso delicato mentre passo la sinistra tra i suoi capelli ricci che stringo ancora più forte non appena le nostre labbra si incontrano. Lui mi stringe a sé con un braccio intorno alle spalle e uno dietro la schiena. Ognuno di noi due può sentire perfettamente il cuore dell'altro. Anche quando esauriamo il fiato, pur di non staccarci, ce lo inventiamo, disposti a soffocare insieme.
Rita: "Grazie!!"- esclamo, mormorando sulle sue labbra.
Finn: "Di cosa?"- mi chiede, appoggiando la sua fronte alla mia.
Rita: "Per avermi fatto capire cosa sia l'eternità".
Finn: "Sarebbe a dire?"- mi stuzzica.
Rita: "L'eternità non è un'unità di misura del tempo, anzi. Non ha niente a che fare con il tempo. L'eternità è stare con la persona giusta nel luogo giusto al momento giusto!!".

Spazio autrice: Scusate, ma l'insulto a Ellie Hiyar era poco più che indispensabile!! Comunque, a parte gli scherzi, che ne pensate? Quattro mila parole scritte in due giorni e due notti: record!! Ma tanto ci vedremo presto. A proposito, siete pronti per il rientro a scuola?? Io no!! Bene, a tra poco palloncini rossi miei, vi voglio bene. 😘😘
By Giulia 💎🌈👑



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