⚠️Warning: questo capitolo è un immagina personalizzato su richiesta di TadrierithMinyatur. Spero che sia di tuo e vostro gradimento e buona lettura a tutti!!⚠️
Viola's pov:
Cammino lentamente nel buio della notte minacciosa senza stelle. Sono scappata con la coscienza pulita, l'anima macchiata da un grave peccato. Con me, poche certezze, troppe domande, nessun sogno, nessuna aspettativa. Ripenso al mio errore e alle mie ragioni. Rivolgo uno sguardo alla mia casa lontana. Ora come ora non riesco a trovare il coraggio di entrare in quell'edificio. Aveva ragione mio padre, quando mi vedeva piccola e impacciata. Aveva ragione mia madre, quando mi diceva che lui era solo un figlio di puttana e che meritavo di più; o quando mi ripeteva, urlando, che non ero adatta a questo tipo di mondo. Il cielo comincia ad urlare, gettando sulla Terra le sue lacrime. Accelero il passo. Corro, corro sperando di perdermi nella foresta della vita, inciampare, cadere, sbattere la testa, morire ed essere ricordata "la sconosciuta che veniva da lontano". Entro nel primo pub che si affacci su quella strada. È un locale abbastanza vecchio, in cui sono ben chiari i segni del tempo. Il jukebox non sta passando una canzone, ma LA canzone: la nostra, di un NOI che non esiste più e che non è mai esistito.
Chiudo gli occhi, riguardando il mio passato ancora presente nella mia vita, come se fosse un film.
Rivedo quella sera quando, al suono di quella melodia, mi invitò a ballare. Io ero pazza di lui, come la metà delle ragazze della mia scuola del resto. Non ci mettemmo insieme, non gli piacevano le etichette. Ci limitavamo a qualche bacio rubato di nascosto. E poi, la fine. Stava per fare notte. Io stavo tornando a casa dopo essere stata dalla mia migliore amica. Lo incontrai per strada: so offrì di darmi un passaggio. Io accettai ma, arrivati a destinazione, non mi lasciava scendere dalla macchina. Mi tratteneva, mi faceva male. Io urlai, protestai, ma lui mi minacciò con un coltello alla gola. Fui costretta a subire lo stupro in silenzio, non potendo nemmeno lamentarmi del dolore che mi procurava. Alla fine mi gettò letteralmente fuori della macchina, sgommando via. Quella che avrebbe dovuto essere l'ultima delle mie sofferenza, fu il test di gravidanza precoce...fortunatamente negativo. Ricordo quale fu la mia reazione: piansi, piansi a lungo. Avrei voluto fosse positivo solo affinché mi rimanesse qualcosa di lui, quel lui che tanto avevo amato. Avrei amato quella nuova creatura innocente come se fosse figlia dell'amore di una felice coppia sposata.
Riapro gli occhi. Il jukebox sta trasmettendo una nuova canzone. Mi dirigo verso il bancone, dove ordino un Martini che nemmeno bevo. Mi limito a giocherellare con l'oliva al suo interno.
Un fulmine illumina la sala scarsamente illuminata, e non solo...Di colpo, la decisione. La svolta che avrebbe potuto cambiare la mia vita.
Bevo in un solo sorso il cocktail davanti a me.
Mi guardo intorno. C'è un gruppo di quattro ragazzi seduti intorno ad un tavolo da sei persone.
Mi avvicino.
Volevi rovinarmi la vita, vero? Adesso guardami andare a fondo!!
Viola: "Ciao ragazzi. Posso sedermi con voi?".
Si guardano un attimo tra di loro prima di acconsentire.
Mi siedo accanto ad un ragazzo magro, dai capelli castani, le labbra sottili e rosee, gli occhi azzurro-cenere. Dei quattro, è lui a colpirmi maggiormente. Non saprei dire bene il perché: sarà l'effetto dell'alcol che sta salendo. O molto più semplicemente, il suo viso candido, casto, dai tratti angelici, soavi e puro, proprio come la sua anima. Non conosco nemmeno il suo nome, ma sento che è così. Mi sembra di aver passato una vita intera in attesa di qualcosa, di qualcuno, ed ora che sono affianco a lui, sembra che l'attesa sia finita.
Viola: "Credo sia arrivato il momento di presentarci".- dico, rompendo il ghiaccio.
Viola: "Io mi chiamo Viola. Voi chi siete?"
Jack: "Piacere nostro: io sono Jack, mentre questi tre disgraziati che mi circondano sono Wyatt, Finn e Jaeden".- me li presenta, indicandoli ad uno ad uno.
Jaeden, il ragazzo al mio fianco si chiama Jaeden: persino il suo nome è delicato e fragile come il petalo di una rosa rara.
Jack: "Allora, che si fa?".
Viola: "Bene, mettiamo subito le cose in chiaro. L'unica mia intenzione, stasera, è ubriacarmi fino a fare schifo. Conoscete qualche miscuglio talmente efficace da raggiungere immediatamente lo scopo?"- dico, con tono ovvio e con un enorme sorriso stampato in volto.
La mia dichiarazione lascia tutti a bocca aperta e sconcertati, tanto da guardarsi a vicenda per interrogarsi se avessero capito bene.
Solo Jaeden fa eccezione: lui è l'unico a non staccarmi gli occhi di dosso, ma attenzione, non per giudicare, bensì per studiarmi. Mi guarda con sguardo comprensivo, triste, quasi consolatorio, come se avesse appena appreso qualcosa su di me.
Dal momento che nessuno parla, sono nuovamente io a rompere quel silenzio.
Viola: "Benissimo, allora il primo giro lo offro io!! Cameriere, un altro Martini per favore".- grido, alzando la mano dalla mia postazione.
Uno, due, tre, quattro, cinque...perdo il conto dei giri.
La vista comincia ad annebbiarsi, i rumori a distorcersi e tutto diventa così confuso, così lontano. Non ho più il controllo delle mie azioni, dei miei movimenti, delle mie parole.
Sento solo la voce di Jaeden, emergere di tanto in tanto da tutto quel caos, dire:
Jaeden: "No, non lo fare! Posa quel bicchiere!".
Jaeden: "Ora basta, stai esagerando!".
Jaeden: "Sei troppo ubriaca, non puoi tornare a casa da sola in queste condizioni".
Dopo ciò, la mia memoria ha deciso di cancellare ogni informazione e di staccare la spina. Tutto si fa buio, tutto intorno a me tace. Sono entrata in quel pub con lo scopo di commettere la cazzata più grande della mia vita, per farla finita, senza sapere che, al contrario, vi avrei trovato la ragione per cui ricominciare la mia vita da capo, accompagnata, stavolta, dalla persona giusta.
Ma in fondo, cos'è la vita se non imparare a vivere la vita?
Il giorno dopo:
Apro gli occhi lentamente, facendomi baciare gradualmente dai raggi solari. Mi metto a sedere sul letto, stropicciandomi l'occhio con un dito.
Sono nella mia stanza, nella mia casa. Non ricordo come ci sia finita.
Non ricordo cosa sia successo la sera precedente.
Ho solo qualche flash: un locale; alcol...molto alcol e un ragazzo. Non un ragazzo qualunque. Non un classico ragazzo da bar. Uno spirito solitario, introverso, controcorrente. Era strano: sembrava interessato a me senza nemmeno conoscermi. Questo lo ricordo bene. È stata la prima cosa a colpirmi in lui.
Jaeden, questo il suo nome.
Tutto il resto, vuoto.
È un lunedì mattina, e per oggi non sono previste lezioni: la nostra scuola promuove l'Open Day. Posso continuare a dormire ancora qualche oretta, penso stendendomi nuovamente.
Cazzo, l'Open Day!!
Io sono una delle guide incaricate di far conoscere gli ambienti scolastici ai genitori e ai rispettivi figli.
Guardo l'orologio.
Sono le 7:50. Merda, la sveglia non è suonata. Questo significa che ho solo 10 minuti per lavarmi, truccarmi, rendermi presentabile e vestirmi.
Corro barcollando leggermente. Nonostante il dopo-sbronza, riesco a fare tutto il necessario e ad arrivare giusto in tempo a scuola.
Per fortuna non è ancora arrivato nessuno.
Accolgo il primo gruppo che si affaccia all'ingresso distribuendo volantini, stringendo mani, dando indicazioni e invitando loro a seguirmi. Faccio lo stesso con il secondo, il terzo e il quarto gruppo, fino all'esasperazione. Le pubbliche relazioni non fanno per me.
Riaccompagno l'ultimo gruppo prima della pausa all'uscita, dove mi si avvicina il preside in persona.
Preside: "Buongiorno Viola, come procede?".
Viola: "Buongiorno. È tutto sotto controllo e perfettamente gestibile".- rispondo, fiera di me.
Preside: "Lo credo bene: i genitori sono entusiasti e i figli sorridenti. È la prima volta che vedo dei ragazzi uscire con il sorriso da questa scuola. Sono tutti soddisfatti dei servizi offerti dalla scuola e dalla cortesia delle guide. I miei complimenti, Viola!!".- esclama, porgendomi la mano.
Viola: "Grazie mille: faccio solo il mio dovere"- replico, stringendogli la mano.
Preside: " A tal proposito, vorrei approfittare di questa pausa per presentarti una persona speciale: conosco lui e conosco te e ho ragione di credere che andrete molto d'accordo".
Viola: "Con piacere. Di chi si tratta?". - chiedo entusiasta e sorridente.
Preside: "È mio figlio: finalmente, dopo anni, sono riuscito a convincerlo a mettere piede nella mia scuola e a prendere parte ad eventi sociali senza scendere a compromessi. Dovrebbe essere qui vicino. Aspetta un attimo, te lo chiamo subito. Jaeden, dove sei??".- comincia ad alzare la voce il preside, voltando la testa di qua e là, cercando di scorgere il figlio.
Jaeden????? Quel Jaeden? No no, non è possibile. Dopotutto, quante probabilità esistono che, nella stessa città, ci siano due ragazzi con lo stesso nome? Tantissime! Ma con quel nome? Assolutamente nessuna!!
Dio mio, sono fottuta!! Cerco di scappare nella prima aula vuota, di nascondermi, ma è troppo tardi. Il preside torna da me con il figlio dietro di sé.
Ci troviamo faccia a faccia con due reazioni e stato d'animo diversi: io con gli occhi abbassati, rossa in viso dalla vergogna, mi passo una mano tra i capelli (come faccio sempre quando sono nervosa) e vorrei scomparire. Il ragazzo conosciuto appena la sera precedente, al contrario, sembra essere divertito, sorride, alza un sopracciglio curioso e mi guarda quasi come sotto l'effetto di un sortilegio, con la bocca semi aperta.
Preside: " Che fate? Non vi presentate? Il gatto vi ha tagliato la lingua?"- scherza il preside.
Jaeden fa la prima mossa, allungando la sua mano.
Jaeden: "Piacere, Jaeden".- sta per scoppiare a ridere.
Gli porgo anche la mia mano.
Viola: "Piacere mio, Viola".- lo fulmino con lo sguardo.
Il preside oscilla lo sguardo da me a lui e viceversa. Poi domanda:
Preside: "Ma, per caso, vi conoscevate già?".
Viola e Jaeden all'unisono: "No!!".
Devo assolutamente fare qualcosa. Ho un'idea.
Viola: "Scusi signor preside, posso rubargli suo figlio per qualche istante?".
Preside: "Per me te lo puoi anche tenere, poi ci mettiamo d'accordo per il passaggio di proprietà".- mi fa l'occhiolino il preside. Tutti spiritosi in famiglia!!
Lo prendo discretamente per il braccio, accompagnandolo in un'aula vuota vicina e chiudendo la porta dietro di me.
Mi copro il volto con le mani.
Lui scoppia a ridere.
Jaeden: "Possiamo rifarlo, per favore? Troppo divertente!!"- riesce a malapena a parlare, piegato in due dalle risate.
Viola: "Ma che divertente...".
Lo faccio subito tornare serio.
Viola: "Mi hai riportata tu a casa ieri notte?".
Jaeden: "Si, ti dispiace?".
Viola: "Ascolta...ti sto per fare una domanda particolare...Noi due, per caso, abbiamo...?".
Jaeden: "Ti interrompo subito: assolutamente no!".
Tiro un sospiro di sollievo.
Viola: "Anche con gli altri non c'è stato niente, vero?".
Jaeden: "Niente, anche se, più di una volta hai provato a spogliarti. Una volta hai persino chiesto a Finn se gli andasse di fare sesso nel bagno del bar!!".
Viola: "Oh mio Dio, oh mio Dio non mi sento bene!!".
Jaeden: "Stai tranquilla, non avete fatto niente: io te l'ho impedito, in tutti i sensi. Mi sono preso cura di te come...".
Viola: "...un angelo custode".- completo la frase.
Jaeden: "Si, esatto".
Ciò che prima era rotto, ora sta tornando al suo posto. Sento il cuore battere e risuonare nelle mie orecchie. Per la prima volta dopo tanto tempo, mi sento come avvolta calorosamente da due braccia, che mi cullano al suono della voce dell'amore. Le braccia sono le sue e anche la voce è quella di Jaeden. Vorrei dirglielo, vorrei urlarglielo. Lui mi ama...e si vede. Io lo amo...e lo sento in ogni parte del mio corpo. Ma ho paura. Paura di soffrire, di stare male, delle bugie. Insomma, degli "effetti collaterali", dei rischi che si corrono quando si compra il pacchetto amore.
Voglio provare ad allontanarlo. E l'unico modo è fargli cambiare idea su di me.
Viola: "Ascolta, io non sono la persona che tu credi: io sono una cattiva ragazza, un pessimo esempio...ed è per questo che secondo me non dovremmo più vederci".
Jaeden: "Balle: raccontatela come vuoi, ma io non me la bevo!!".
Alzo gli occhi colmi di lacrime.
Jaeden: "Io ti conosco, so chi sei. Ogni mattina ti vedo uscire di casa: saluti sorridendo, ma poi mostri la tua vera espressione, gettando via la maschera. Ti scende una lacrima, tiri un calcio alla tua bici e ti nascondi, sperando che nessuno ti veda. Cominci a camminare, assorta nei tuoi pensieri. Non ti accorgi degli amici che ti chiamano per nome. Non guardi la strada davanti a te. Arrivi a scuola. Quando qualcuno ti domanda come stai, tu abbassi lo sguardo, deglutisci, trattieni le lacrime e sorridi, stanca di fingere che tutto vada bene. Perché dentro sei a pezzi, sei distrutta, devastata. Stai urlando ma nessuno ti sente. Io ti sento, ma sono costretto a deviare, perché non frequento la tua scuola. Mi limito a correre in classe, prendere un quaderno e lavorare di memoria per disegnare ogni tuo nobile tratto. Io so quello che ti è stato fatto, e so che stai soffrendone ancora. Ne porti le cicatrici sul corpo, nei tuoi gesti, nelle tue parole non dette. Io ti amo e ti sto aspettando. Io sono diverso, non ti farei mai del male, piuttosto lo farei a me.".
Si avvicina. Mi appoggio con la schiena alla parete. Allunga le mani, parallele al mio viso, appoggiandosi con esse anche lui al muro e lasciandomi senza via di fuga.
Sta per azzerare le distanze. Sento i nostri respiri incontrarsi. Attendo quel momento allo stesso modo in cui lo temo. Penso di farcela, ma a quanto pare, una parte di me, non si è ancora convinta. Giro la faccia di lato, all'ultimo momento.
Viola: "Mi dispiace...".
Sferra un pugno al muro.
Jaeden: "Sappi che non mi arrenderò: la mia vita non cambia se ti ho come amica!!".
Apre la porta dell'aula, violentemente, e se ne va.
Subito dopo ripenso alla cazzata appena compiuta. Non rimango a piangermi addosso. Con uno scatto, sono subito fuori, ripercorrendo i suoi possibili passi, ma non lo vedo più. L'ho perso.
Sento appena il suono flebile della voce di una mia compagna, la quale mi comunica che la pausa è finita e che è arrivato il momento di accogliere il nuovo gruppo che sta già aspettando.
Quella notte:
Non riesco a prendere sonno. Nella testa si susseguono una dopo l'altra le sue parole, scandite come se fossero appena dette. Nel cuore un tumulto che lui mi ha causato e che solo lui potrebbe far svanire. Giro e rigiro, esplorando quel letto come se non lo conoscessi. Per la prima volta, prendo a pugni il cuscino non pensando al mio passato, ma alla mia colpa. Ma che cazzo ho fatto?? Ragiona Viola: mi ripeto. Avrebbe potuto approfittare di me in qualsiasi istante: ero ubriaca persa. Avrebbe potuto permettere che io mi facessi il suo amico, ma me lo ha impedito.
Avevo bisogno di provare cosa significhi la mancanza del suo respiro sul mio collo; la mancanza di un bacio rubato durante il sonno; la mancanza di due braccia attorno ai fianchi per capire di aver bisogno di lui nella mia vita, e non come amico. Mi tolgo subito le coperte. Non metto neppure un jeans o una felpa. Metto solo una giacca nera sopra il pigiama, per ripararmi dal freddo della notte. Esco di casa come un ladro, nella notte propizia.
Inizio a correre, correre fino a perdere il fiato, consapevole di ritrovarlo tra le labbra di Jaeden.
Dopo cinque minuti sono a casa sua, quella casa che ho sempre considerato come la casa del preside. Busso alla porta con vigore, fregandomene dell'orario.
Mi viene ad aprire il preside in persona.
Ho l'affanno e riesco a biascicare solo due o tre parole dette anche male.
Viola: "Mi scusi, signor preside. Sono qui...".- mi interrompe.
Preside: "Non dire altro: ti stavo aspettando, lui più di me. Piano di sopra a destra.
Viola: "Come fa a saperlo?"
Preside: "Cara Viola, prima di essere un preside sono anche un padre e conosco la mia creatura, e ricordo me alla sua età. Ora vai!!".
Corro attraversando il soggiorno e rischiando un capitombolo giù per le scale. Vedo una porta aperta a destra, illuminata dalla luce. Mi affaccio e lo vedo. Non appena mi vede anche lui, si alza di scatto dal letto e mi si mette di fronte, con la bocca aperta, incredulo.
Viola: "Si, sono io. Ho capito una cosa: non ha senso soffrire prima per evitare di soffrire dopo!! Per cui...".- mi blocca.
Jaeden: "Per cui ora stai zitta!".
Mi tira a sé facendo scontrare i nostri corpi caldi, in un focoso e appassionato bacio d'autunno. Ci assaporiamo, ci scopriamo, ci mettiamo a nudo l'uno di fronte all'altra.
Senza staccare le sue labbra dalle mie, con una mano chiude la porta e con l'altra spegne la luce, accompagnandomi dolcemente al suo letto.
Passo la notte in compagnia della persona con la quale vorrei addormentarmi ogni notte e svegliarmi ogni mattina.
Del resto, le notti migliori sono quelle passate in compagnia di uno sconosciuto che ti conosce da sempre!!Spazio autrice: Vorrei un finale come quello delle mie fanfiction... E invece... Ma non sono qui per deprimervi con la mia vita, bensì per regalare sogni tangibili.
Baci baci palloncini rossi miei!!😘😘
By Giulia 💎🌈👑
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IMMAGINA IT CAST
FanfictionImmagina personalizzati e su richiesta sul cast di IT. Gli immagina saranno sui seguenti attori: Jaeden, Finn, Jack e Wyatt. Alcuni capitoli di questa storia saranno parzialmente o completamente SMUTH 🔞🔞🔥🔥 A chi non piace questo genere di capito...