You Make Me Feel Crazy

117 4 0
                                    

CAPITOLO XXI

Continuava a stare in silenzio, mentre applicava un cerotto sul taglio che avevo in fronte.

“Allora?” disse tutto d’un tratto un po’ acida.

“Allora cosa?” risposi gentilmente.

“Mi vuoi dire perché e chi è stato a picchiarti?” aveva un tono quasi supplicante, ma pieno di curiosità … era solo curiosa o era preoccupata per me? A me questo non sarebbe dovuto importare.

“A cosa servirebbe?” dissi in tutta sincerità.

“Ti capirei più a fondo.” Allora ci teneva davvero a conoscermi? Aveva davvero preso sul serio quello che le avevo detto sul ‘conoscerci meglio’?

Tentennai un istante, indeciso se dirglielo o no, e poi semplicemente sputai il rospo. “Avevo bisogno di sfogarmi, tutto qua.” Era la verità … diciamo una parte …

“Sfogarti per cosa?” la sua voce cercava di far trasparire indifferenza, ma vedevo che mettere il disinfettante sul cotone era diventato un po’ difficile, forse per i troppi pensieri o per le troppe domande che le frullavano nella testa.

Sorrisi. “Che c’è?” disse sorridendo anche lei.

“Niente niente” sorrisi e abbassai lo sguardo; vidi i suoi occhi delusi e cedetti “Ho avuto una mezza litigata con Ash e beh, l’argomento, o meglio, la persone in questione rende l’argomento un po’ delicato.” Rimasi misterioso.

“Come mai? Cos’ha di così strano o particolare questa persona?” probabilmente aveva capito … sicuramente aveva capito.

“Mi fa sentire pazzo.” Alzò lo sguardo e notai che gli occhi erano spalancati e pieni di stupore solo per quelle quattro misere parole. Si mordicchiava il labbro che era diventato più rosso. Le sue labbra erano perfettamente baciabili, ma non volevo affrettare le cose. Forse volevo solo che fosse l’ennesima ragazza da una botta e via, ma lei non era così e a me piaceva stare al gioco. Ma era un gioco? No ma si.

Volevo che fosse solo un gioco perché alla fine non ne sarei uscito illeso, sarebbe stata una come tante e non ci sarebbe stato rancore perché nessuno dei due era innamorato, ma lei non era il tipo con cui di solito uscivo. Era innocente e come mi aveva ripetuto non le piaceva giocare, ma se c’era una cosa che avevo imparato in quasi ventun anni di vita era che essere una creaturina indifesa che piange per il suo passato non serviva a niente, bisogna tenere la testa alta e far vedere alle persone chi comanda. Non importa se dietro piangi o se sei la persona più debole del mondo, bisogna mostrarsi sempre forti, indifferenti, non badando troppo alle emozioni. Ecco cos’è per me un giocatore.

Io ero un giocatore nato.

Sara’s pov

Dopo quelle parole l’aria sembrava rarefatta e i miei polmoni faticavano a respirarla. Perché lo facevo sentire pazzo? Magari era solo perché non ci stavo come voleva lui, anche se il mio desiderio sessuale era parecchio forte. Volevo semplicemente una relazione che non si basasse su sesso, ma su vero amore, e che lui non avesse bisogno di un bacio per capire che lo amavo e che lui amava me.

Certo, amare, come posso dire amare? Lo conoscevo da poco più di una settimana … il mio non era amore, era un sentimento non ben definito. Chiamiamola strana attrazione

Era anche per quello che non avevo voluto baciarlo, un po’ per la paura ma anche per testare se lui tenesse davvero a me tanto da non volere solo quello. E poi sapevo che se lo avessi baciato sarebbe stata la fine, lì non ci sarebbe stato ‘ma’ o ‘forse’ o ‘magari’, sarei stata in una gabbia da sola con lui e nessuno avrebbe potuto tirarmici fuori.

Lost in the ocean || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora