CAPITOLO VI
Maria’s pov
Avevo appena girato l’angolo del Bar in centro quando una ragazza, in tutta fretta, mi venne contro e cadde per terra. Si alzò frettolosamente. Sembrava davvero imbarazzata e trovai carino il modo in cui era arrossita; non mi guardava negli occhi ma vidi una sfumatura di marrone sotto le lunghe ciglia scure. Portava una canotta azzurra e dei pantaloncini neri; intorno alla vita aveva legato una felpa grigia. I piedi erano stretti in un paio di all stars anch’esse nere. Aveva delle lunghe unghie laccate dello stesso colore dei pantaloncini; supposi che amasse quel colore tetro. Invece sulla testa due occhiali da sole le tenevano i capelli castani indietro.
“Ops” fu l’unica cosa che riuscii a dire mentre trattenevo una lieve risata.
“Ehm hi.” Disse imbarazzata. Finalmente mi guardò e vidi i suoi occhi: sembravano delusi e tristi. L’eyeliner le cerchiava le palpebre, ma pensavo che una ragazza così non ne avesse bisogno, sarebbe stata meglio al naturale; quanto la invidiavo per questo.
Le rivolsi un sorriso in risposta, era strano ma ero felice di quello scontro, sembrava una ragazza normale e semplice, e soprattutto molto sbadata, come la sottoscritta.
Era triste, sembrava che nessuno le avesse mai rivolto un comportamento troppo gentile, eppure era una di quelle ragazze che di solito ti stanno simpatiche già a pelle. Un sorriso le comparve sul viso e suoi occhi si ravvivarono. Aveva un piccolo sorriso ma carino, forse non molto centrato in quel viso, ma era una bella ragazza, non sembrava un’oca anzi il contrario, e qui in Australia era difficile trovare una ragazza che non fosse una scema-rifatta-oca-stronza-stratruccata.
Dopo quello scambio di sorrisi raccolse la cartina e me la mostrò spiegandomi che si era persa perché il tassista l’aveva scaricata pochi isolati più in là.
Non riuscì a non sorridere mentre cercava di spiccicare qualcosa in Australiano. Dall’accento capì che era italiana, me l’ero sempre cavata con quella lingua ma non so perché. Avevo fatto invece molta fatica a imparare a modo l’inglese e l’Australiano. Ero andata da parecchi logopedisti quando ero piccola e per fortuna avevano funzionato tutti gli stupidi esercizi che mi facevano fare.
Mentre parlava alzava gli occhi per ricordarsi come si dicesse qualche parola. Mi sentivo un po’ stronza a farle fare quella figura ma era divertente e carina mentre si impegnava, sembrava un cucciolo smarrito. Vedevo che sapeva quello che stava dicendo ma dubitava molto e soprattutto si vergognava dato che non aveva smesso di arrossire da quando era caduta.
Finalmente capii di che cazzo stava parlando, dato che ero intenta a studiarla da capo a piedi.
“So dove si trova. Se vuoi ti ci accompagno” le offrii il mio aiuto. Non era da me, insomma non avrei mai proposto una cosa del genere a una sconosciuta, ma lei mi infondeva fiducia e sapevo che nascondeva qualcosa sotto quelle meravigliose ciglia. Avrei scoperto cosa.
Sara’s pov
Non avrei potuto fare una figura di merda peggiore. Riuscivo a farne ovunque dopotutto.
Era stata molto gentile la ragazza misteriosa. Aveva dei lunghi capelli castani che le cadevano perfettamente sulle spalle. Gli occhi marroni erano sorridenti e contornati da una linea abbastanza spessa fatta con la matita nera. Al collo portava una stupenda collana con un teschio brillantato. Aveva delle grosse labbra scure e gli zigomi pronunciati che rendevano il suo viso perfetto.
“Non ho avuto l’occasione di chiederti il tuo nome” dissi prendendo tutto il coraggio che avevo in corpo.
La ragazza sorrise “Maria” aveva una voce dolce.
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Lost in the ocean || Luke Hemmings
FanfictionSara è una ragazza timida e impacciata, perseguitata dalle sventure della sua vita. A soli quindici anni si trasferisce da suo cugino in Australia per cambiare vita, stanca di come tutti la trattano. Lì incontrerà Maria, la sua futura migliore amica...