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Harry: ma dopo quanti giorni il test di gravidanza riesce a capire se è incinta?
Ed: ma che cazzo ne so, io
Harry: sei un cattivo ragazzo, Ed. Informati per athina, idiota.
Ed: non ho intenzione di diventare padre a 24 anni, harr
Harry: mmh beh già dovremo badare a piccoli folletti italo-irlandesi
Ed: e già
Ed: ma perché proprio sette gemelli eterozigoti?
Harry: perché voglio 7 nipotini della stessa età, ma non uguali se no non riuscirei a distinguerli hehe (:
Ed: uuuh
Niall: io non so come un essere umano possa vivere senza cervello, ma è chiaro che tu ne sei un esempio vivente.
Harry: hahaha divertente.
Harry: non lo è.
Harry: affatto.
Ed: ma ahah okay.
Harry: avril?
Niall: dorme
Harry: ma dorme sempre? Dio mio, quanto diavolo l'hai fatta stancare? Poverina. Non ti facevo così violento.
Niall: ma vaffanculo.
- Niall?
L'irlandese alzò lo sguardo e sorrise intenerito vedendo la figura esile della ragazza sulla soglia.
- Ehy.
Posò il cellulare sul tavolo, alzandosi. Avril si stofinò gli occhi, sbadigliando. I capelli erano tutti arruffati, e la maglia blu le cadeva larga sui fianchi morbidi, accompagnata dai pantaloni grigi della tuta.
- Piccola - Niall soffocò una risatina quando, mentre le afferrava i fianchi per posarle un bacio sulla fronte, lei sbadigliò aggrappandosi al suo petto e posando la testa sulla maglia bianca.
- Ho sonno - si lamentò, inspirando il profumo della colonia del ragazzo. Niall sorrise e le accarezzò la schiena, nuda sotto alla stoffa leggera della maglia.
Ad Avril vennero i brividi nel sentire quel tocco, e riaprì gli occhi azzurri, risvegliandosi improvvisamente dal coma.
- Colazione, e poi vestiti. Dobbiamo uscire.
Lo guardò curiosa, aggrottando adorabilmente la fronte. - Dove?
- Sbrigati - rispose lui, facendola imbronciare. Niall ridacchiò e le afferrò il viso con le mani, delicatamente, per posarle un casto bacio sulle labbra. - Muoviti e avrai una ricompensa - sussurrò a pochi millimetri dalle sue labbra, incatenando i loro sguardi mentre sorrideva con malizia. Avril arrossì e si liberò della sua presa, confusa. Non poteva essere così dannatamente sensuale anche quando si era appena svegliata, ne andava della sua salute.
- Okay - balbettò. Niall sorrise mentre spariva di fretta verso il bagno.
Quanto la amo.

+ + +

- Voglio sapere dove stiamo andando - si lamentò. Niall sbuffò, mentre metteva la freccia per svoltare a destra. - Se non la smetti ti stupro.
Avril avvampò, ma non riuscì a trattenere una risatina. Erano in macchina da circa mezz'ora, e da ventinove minuti e cinquantacinque secondi lei continuava a chiedergli dove fossero diretti.
- Va bene, sto zitta - mugolò. Si chinò a slacciare i lacci degli scarponcini e li sfilò, rivelando i piedi avvolti dai calzini neri e con piccole H sopra.
- Perché proprio le H? - chiese perplesso Niall, dopo una veloce occhiata. Anche se non era abituato a guidare all'incontrario se la stava cavando divinamente bene -a parte, all'inizio, un paio di volte in cui avevano rischiato di andare contro a un paio di macchine.
Avril incrociò nervosamente le gambe, giocando con l'elastico che aveva al polso. - Horan.
Un sorriso apparve subito sulle labbra del ragazzo, mentre le gettava un'occhiata.
- Non so cosa dire - disse schietto, ma la sua voce era pervasa da una sfumatura felice che non le sfuggì. Avril si morse il labbro, puntando gli occhi sulla strada che scorreva di fianco a loro. Non sapeva dove stessero andando, il suo orientamento era pessimo anche solo in città; e stavano attraversando la campagna, costeggiando prati e campi dove il grano e i raccolti avevano appena cominciato a crescere, colorando la terra dell'inverno di timide e delicate sfumature di colori che presto sarebbero esplose in un tripudio di fiori nell'estate. Il sole batteva delicato sulla pelle dei due giovani, attraversando i vetri della macchina.
- Non dire nulla, allora - mormorò imbarazzata lei. Niall tolse la mano dalle marce e strinse la sua, accarezzandole il palmo con il pollice. Avril sorrise felice.
- Siamo arrivati - annunciò qualche minuto dopo Niall. Avril si riscosse e batté le palpebre, rendendosi conto del cartello che spuntava sul lato sinitro della strada. C'era scritto Fattoria Benevento.
- Perché siamo in una fattoria? - chiese curiosa, togliendo le gambe dal sedile e cercando di infilarsi gli scarponcini mentre Niall svoltava all'interno della proprietà, sulla terra battuta del cortile davanti a una casa dalle pareti color rosso mattone.
Niall si imbronciò, mentre si abbassava gli occhiali da sole e si slacciava la cintura, spegnendo la macchina. - Sto seriamente prendendo in considerazione la possibilità di farti stare zitta in modi che ti faranno urlare fino a non avere più voce, sai?
Avril gemette e si affrettò a catapultarsi fuori dalla macchina mentre la risata dell'irlandese la seguiva. Niall scese e aggirò la macchina, posandole un braccio attorno alle spalle. Le baciò la tempia, sussurrandole un dolce "sto scherzando", prima di sospingerla verso la casa. Era carina, a un piano solo, con vari fiori colorati di fianco alla porta. Niall suonò il campanello, e pochi secondi dopo una signora sui cinquant'anni aprì la porta. Aveva la pelle abbronzata, i capelli neri con qualche filo grigio legati in una coda, gli occhi verdi e un sorriso sincero.
- Niall, giusto? - disse in inglese. Aveva un forte accento siciliano. Lui annuì e le porse la mano.
- Ci siamo sentiti al telefono. Piacere.
Poi lo sguardo della donna scivolò su Avril, interdetta e confusa. Ridacchiò nel vederla così spaesata, ma invece di stringerla la mano le diede due calorosi baci sulle guance.
- Piacere, sono Cecilia. Avril, giusto? - lei annuì mentre la donna si faceva da parte per farli entrare.
Entrarono nel salotto. Le pareti erano dipinte di un caldo giallo, coperte, a destra, da una massiccia libreria straripante di libri. Un tavolo di legno di mogano era sulla sinistra, mentre sulla destra c'era un grande tappeto bianco sporco e delle ceste colorate che sembravano per dei cani.
- Il tuo fidanzato ti ha fatto un bel regalo - disse Cecilia, facendo loro segno di seguirla nel corridoio a sinistra. Avril gettò veloci occhiate ai quadri ritraenti soprattutto lei e un uomo sulla sessantina e paesaggi naturali, prima di realizzare cos'avesse detto la donna.
- In che senso?
Niall le prese la mano, e lei lo guardò inarcando un sopracciglio. Lui abbozzò un sorriso sghembo e scrollò le spalle, mentre Cecilia si girava, sulla soglia di una stanza. Le rivolse un sorriso caldo.
- Scegli quello che vuoi.
Poi entrò e toccò a Avril entrare; si fermò a bocca aperta sulla soglia, sbalordita. Al centro della stanza, su un altro tappeto -rosso, stavolta- c'erano dei piccoli cuccioli di pastore tedesco che giocavano o sonnecchiavano.
- Ommioddio - esclamò, girandosi verso Niall di scatto. - Ti amo - gli schioccò un bacio a stampo sulle labbra, stringendolo fino a spezzargli il respiro, mentre lui rideva, un po' imbarazzato di trovarsi in quella situazione davanti a Cecilia che, dal canto suo, li fissava intenerita. Avril si girò verso di lei senza lasciare Niall.
- Posso davvero prenderne uno? - chiese meravigliata. Aveva un'espressione così buffa che la donna scoppiò a ridere. - Ma certo.
Lo sguardo della ragazza scivolò sui cuccioli. Erano sette, tutti con il pelo sulla tonalità del nero e marrone. Erano tutti così adorabili che avrebbe voluto portarli tutti a casa, ma aveva l'impressione che sua madre non ne sarebbe stata troppo contenta. Chissà quanto aveva dovuto faticare Niall a a convincerla.
- Sono tutti così carini, non saprei proprio - mormorò, avvicinandosi. SI sedette a gambe incrociate di fianco al tappeto, attirando l'attenzione di uno dei cuccioli che stava dormendo pacifico sul bordo del tessuto, proprio davanti a lei. Alzò le orecchie e le rivolse uno sguardo curioso, alzandosi maldestro sulle zampette. Fece un paio di passi verso di lei, scodinzolando, e Avril ridacchiò mentre le sue dita massaggiavano il suo dorso morbido. Il cane salì sulle sue gambe con un guaito contento, acciambellandosi tra di esse. Niall e Cecilia scoppiarono a ridere, e alzando lo sguardo la ragazza vide che Niall le aveva appena scattato una foto.
- Come si chiama? - chiese curiosa, tornando a dedicare la sua completa attenzione a quell'amore che aveva in braccio.
- Non ha un nome. Puoi sceglierne uno tu.
- Pepe - mormorò lei. - Johnny ripete sempre che il suo cane dovrà chiamarsi Pepe.
Alzò lo sguardo su Niall. Ti amo, gli sillabò. Lui sorrise e ammiccò dolcemente.

+ + +

Pepe si era addormentato in braccio ad Avril, mentre era seduta accanto a Niall a casa. Dopo che avevano scelto il cucciolo Cecilia aveva anche permesso loro di fare un giro sui due cavalli dell'allevamento; Avril non si era mai divertita tanto a guardare Niall terrorizzato di poter cadere.
I genitori di Avril sarebbero arrivati tra qualche decina di minuti. Avril aveva la testa appoggiata alla spalla di Niall, e ormai il sorriso si era spento, anche se non se ne era accorto, lui. Aveva gli occhi chiusi e teneva stretta la sua ragazza, godendosi gli ultimi momenti di intimità che avrebbero passato per un po' di tempo. Ormai la prospettiva dell'imminente partenza di Niall pesava su entrambi. Al massimo qualche ora e poi se ne sarebbe andato. Avril gli afferrò la mano, intrecciando le loro dita.
- Mi mancherai - mormorò.
Lui sospirò, baciandole la tempia. - Anche tu.
Avril girò la testa e i loro occhi, dai colori così simili, si incontrarono. Entrambi si immersero nello sguardo lievemente malinconico dell'altro. Gli occhi di Niall erano di una sfumatura più pura di quelli di Avril; riusciva a vedere nelle iridi della sua ragazza alcuni tocchi di verde chiaro, quasi impercettibili, però.
Niall chinò la testa, inclinandola finché le loro labbra non furono a pochi respiri di distanza. Avril socchiuse le palpebre, mentre le loro bocche si sfioravano con dolcezza. La lingua di Niall lambì il suo labbro, invogliandola a schiudere la bocca. Avril obbedì e sospirò quando le mani del ragazzo si soffermarono sui suoi fianchi. Il bacio si approfondì, mentre lui la tirava gentilemente sulle proprie gambe, facendola sedere a cavalcioni su di lui. Una scossa elettrica attraversò il corpo di Avril a quel contatto, mentre appoggiava le mani sul suo petto, e una di quelle di lui le stringeva la nuca. Avril soffocò un gemito quando lui le baciò un punto poco sotto all'orecchio, seminando lentamente una scia di baci scendendo sul suo collo e sulla curva della spalla. Gli unici rumori nella stanza erano i loro respiri e, ogni tanto, i gemiti a malapena trattenuti di Avril, oltre agli schiocchi che lasciavano le labbra di Niall staccandosi dalla sua pelle.
- Ti amo.
Niall sorrise, scostandosi per un attimo dalla sua pelle. Sorrise, prima di riconnettere le loro labbra con più passione. - Anche io.

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