12.

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Avril: niall
Niall: dimmi piccola
Avril: ho paura.
Niall: perché? Dimmi, tranquilla
Avril: sono davanti alla casa di alex
Avril: oddio
Avril: sono tremendamente nervosa
Niall: aaah la ricerca di geografia?
Avril: sì. Oddio. Aiutami. Sono in panico.
No, no, col cazzo che ci vado, pensò in panico la ragazza.

Fece per voltarsi, affondando le mani nelle tasche della felpa gigante e blu che aveva addosso, quando una voce la chiamò.

- Avril!

Si bloccò di colpo, deglutendo. Si morse il labbro, girandosi piano. Alex stava scendendo i gradini davanti al portico di casa sua, sorridendo.

Sembrava raggiante, ancora più bello del solito. Indossava una semplice maglia a maniche lunghe nera che lo faceva sembrare un dio brasiliano, e dei jeans neri.

- Vieni - la invitò sorridendo. Aprì il cancelletto e lei si avvicinò arrossendo.

- Ciao - mormorò. Alex fece un passo avanti e la strinse in un caldo abbraccio, mentre Avril lo ricambiava, sorpreso.

- Come stai? - le chiese, mentre la conduceva verso la porta.

- Bene dai. Tu?

Alex sorrise di nuovo, aprendole la porta. Avril entrò e vide subito ai piedi del divano, circondato da lego e macchinine giocattolo, il fratellino di Alex. Era la sua copia sputata, stesso sorriso, stessi capelli, stessi occhi, era solo più basso di lui di un metro.

Non appena li sentì entrare alzò lo sguardo e quando la vide sorrise,  illuminandosi.

- Avril!

Si alzò di scatto e corse ad abbracciarla, e Avril rise dolcemente, abbassandosi per far sì che il bambino riuscisse a stringerla meglio.

- Ciao tesoro - lo salutò sorridendo. - Come stai?

Il piccolo arrossì. - Bene - disse timidamente, scostandosi. Alex sorrise sotto i baffi, osservando a braccia icrociate il fratellino guardare intimidito il viso della ragazza.

- A cosa giocavi? - chiese lei curiosa.

- Alex mi ha regalato i lego - disse felice il piccolo, guardando il maggiore. Alex si chinò e gli baciò la guancia scompigliandogli i capelli.

- Dai, torna a giocare che io e Avril dobbiamo fare i compiti.

Il bambino annuì e si voltò. Avril si rialzò e strinse nervosamente il laccio della borsa a tracolla dove aveva sistemato i libri. Guardò Alex, che si strinse nelle spalle.

- Andiamo in camera mia? - lei annuì e lo seguì nel corridoio. La volta prima erano rimasti in salotto, ma era vero che non c'era Felix, il fratellino.

Alex la condusse sulle scale, e da lì la precedette. Avril rimase a bocca aperta quando spuntò in una soffitta. Sorrise, guardandosi intorno.

- È stupendo - mormorò.

Alex sorrise. Il soffitto era inclinato, pendente verso la parete sotto cui era sistemato il letto dalle coperte nere, sotto alla finestra. Una scrivania e un armadio erano sistemati dall'altra parte. Un tappeto dalle fantasie scure era sistemato al centro della stanza, e uno specchio a muro era sistemato sulla parete davanti a lei, accanto a delle mensole dove erano sistemati libri, dvd e cd.

Alex era seduto sul letto, con le caviglie incrociate, e la guardava con un sorriso mentre Avril finiva di salire le scale accanto alla parete, e si avvicinava a lui.

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