51.

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Non sapete quanto amo scrivere questa fanfiction, ma perdonatemi se ritardo; sto cercando di dedicarmi di più anche alle altre.
Domanda: sapete se c'è un numero massimo di capitoli?

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- Pensavo di portarti a Mullingar.
Avril quasi si strozzò con l'acqua che stava bevendo. Tossì, mentre Niall si alzava di scatto per eliminare il metro scarso che c'era tra loro, preoccupato.
- Stai bene?
Avril gli colpì con forza il petto, prendendo un respiro profondo non appena riuscì a respirare di nuovo. Posò la bottiglia d'acqua accanto a sé, con il viso rosso.
- No - Niall le strinse le spalle, vedendola cremisi. Il cervello di Avril si era messo in moto, in panico. Mullingar? Irlanda? Stava scherzando, vero?
- Cos'ho detto di male? - chiese incerto lui. Avril allungò una mano e gli accarezzò la guancia liscia, osservando le sue iridi azzurre e tremendamente confuse.
- Nulla.
- Ma allora perché... - cominciò, ma la sua domanda venne soffocata subito dalle labbra di Avril. Niall gemette in protesta, anche se quella mossa per distrarlo non gli dispiaceva affatto. Mordicchiò il labbro inferiore di Avril prima di scostarsi.
- Av...
Lei gli premette esasperata la mano sulla bocca. - Niall, lasciami pensare un attimo.
Lui annuì imbronciato e posò la testa sulla sua spalla. Avril sospirò e gli circondò goffamente le spalle con un braccio, immergendo le dita nei suoi capelli. Niall sospirò pesantemente, mentre si rilassava velocemente sotto al massaggio della ragazza. Allungò la mano e la posò sulla sua pancia, tirando su la stoffa che la copriva fino allo sterno. Avril sentì il proprio corpo irrigidirsi e il cuore battere a mille, mentre le dita di Niall sfioravano il suo ventre esposto, accarezzando la pelle liscia con tocchi quasi impercettibili.
Con la mano libera afferrò un ciuffo d'erba del prato sotto di sé, per sfogare il nervosismo che le circolava nell'organismo.
- Cosa c'è che ti spaventa? - chiese piano lui, con voce sommessa.
Lei sorrise. - Andiamo, Niall. Voglio dire... e con la scuola? I miei genitori? Mio fratello? Sono solo una sedicenne.
Niall si sollevò sul gomito, guardandola serio. Il suo volto era sopra al suo, i loro petti si sfioravano, e gli occhi del ragazzo erano incredibilmente duri.
- Che cazzo vorrebbe dire? Dio, Avril. Pensavo seriamente che... voglio dire... oh, fanculo. Non c'entra un cazzo la scuola e tutto il resto, tu hai solo una cazzo di paura, lo dimostra anche la tua stupida fobia del sesso. Ti ripari dietro a queste scuse perché non hai voglia di impegnarti, giusto? Solo perché hai sedici anni saresti dispensata dal cercare di portare avanti una relazione? Solo perché sei una bambina tu non...
Niall si ritrovò con la guancia dolorante e gli occhi spalancati. Si portò lentamente una mano alla guancia offesa, che pizzicava arrossata dallo schiaffo.
- Non ti permettere - sibilò Avril, rabbiosa - non ti permettere di darmi della bambina.
Lo spinse sul petto per cercare di farlo allontanare, cercando di scivolare via, ma lui con un ringhio irritato le afferrò con forza i polsi e le salì sopra, sedendosi sul suo grembo. Avril cercò in tutti i modi di scrollarselo di dosso, ma fu inutile; dopo poche manciate di secondi si ritrovò con il bacino, su cui Niall si era seduto, dolorante e le braccia tremanti per la forza con cui cercava di sfuggirgli.
- Niall, lasciami - gridò imbestialita. Lui scosse la testa, tenendola ferma e sotto di sé con facilità. Lui grugnì.
- No. Ascoltami.
Avril si ritrovò ad ansimare, abbandonandosi alla sua presa, mentre arrossiva e lo fissava ferita. Quella parola le era rimasta incastrata in gola.
Bambina.
Quello era il suo punto debole, il loro punto debole: l'età. E Niall aveva espresso chiaramente il concetto chiamandola bambina.
Gli occhi dell'irlandese osservavano profondamente il volto arrossato e gli occhi pieni di dolore sotto di lui. Lentamente la sua presa divenne più dolce, finché non si trasformò in una carezza.
- Perché non vuoi?
- Non è che non voglio - ribatté aspramente. Niall la fissò, inclinando la testa. - Sei tu che trai le conclusioni - mormorò corrucciata. Niall si strofinò la nuca, indispettito da quelle parole -anche se erano vere.
Dopo qualche istante di alzò di scatto, infilando le mani nelle tasche dei jeans e facendo qualche passo nella direzione del sentiero da cui erano arrivati.
- Sì, beh, fanculo - sbottò allontanandosi.
Avril si mise seduta sull'erba, tirando giù la maglia e fissandolo incredula.
- Niall? Niall, dove stai andando? Chi sarebbe il bambino, eh? - gli urlò dietro incazzata, vedendo che lui non si degnava di risponderle. Si alzò e infilò una mano in tasca, cercando il cellulare.
- Vaffanculo, Niall Horan. Sei solo uno stronzo - urlò con tutta la voce che aveva. Niall si fermò in mezzo al prato.
Perché?, si chiese silenziosamente lei, mentre le lacrime cominciavano a premere per uscire. Le ricacciò giù, anche se aveva un nodo in gola, e cercò il contatto di Harry. Sfiorò lo schermo e si portò il telefono all'orecchio, ascoltando distrattamente gli squilli.
Era andato tutto a gonfie vele, fino a quel momento. Perché si rovinava sempre tutto, in un modo o nell'altro? Si sarebbe presa a calci.
La voce roca di Harry rispose tranquilla e lieveente confusa.
- Avril?
- Harry - la voce le si spezzò. Diede un'occhiata verso gli alberi e vide Niall fermo in piedi a fissarla, con un'espressione addolorata e colma di sensi di colpa. Ricambiò il suo sguardo, ma voleva sentire le sue parole, le sue scuse, voleva soffocarlo di baci e chiedergli perdono. Ma Niall rimase fermo immobile.
- Non è che puoi venirmi a prendere?

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