71.

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Ci fu solo qualche secondo di buio, in cui Niall sentì il proprio corpo spezzarsi in minuscole particelle invisibili e fluttuare nell'aria, prima che un dolore lancinante riassemblasse le sue ossa e la sua carne, risvegliandolo dal sonno.
L'aria gli riempì i polmoni brucianti, e tossì mentre il sapore metallico del sangue gli bagnava la lingua. Sbatté le palpebre, boccheggiando, e vide che il mondo fuori dal finestrino era all'incontrario, il cielo era sotto alle sue gambe e il cemento dell'autostrada sotto alla sua testa.
- Oh cazzo - tossì sangue, mentre le sue mani tremanti slacciavano velocemente la cintura. Il suo corpo affondò dolorosamente nel sedile e urlò mentre una stilettata di dolore gli spezzava i polmoni; nel frattempo, un forte odore di bruciato cominciò a diffondersi nell'aria. - Cazzo cazzo cazzo - il finestrino era andato in pezzi, e la portiera era bloccata. Niall si rivoltò in modo da riuscire a sgusciare fuori dalla macchina, spaventosamente consapevole che di lì a poco la macchina avrebbe preso fuoco. Le schegge di vetro gli ferirono gli avambracci e il torace mentre strisciava fuori, tossendo.
Avril Avril Avril Avril.
Con un grugnito di dolore, incurante delle inchiodate e delle fermate brusche che cominciavano a bloccare la colonna di auto, si rimise in piedi e ringraziò qualunque dio gli avesse permesso di non essersi rotto nulla. Zoppicando, corse più veloce che poteva dall'altro lato della macchina, con il battito del cuore nelle orecchie.
Avril Avril Avril.
Si inginocchiò, pestando dolorosamente le ginocchia, ma il dolore fece solo aumentare l'adrenalina. Il terrore gli attanagliò il petto quando vide il viso esangue della sua ragazza, svenuta.
- Fanculo - imprecò. Riuscì ad aprire la portiera, scagliandosi con tutto il suo peso sul metallo per riuscire a sbloccarla. Infilò il busto nell'abitacolo cosciente della piccola fiammella che aveva visto con la coda dell'occhio sul retro della macchina.
- Dio, fa' che sia viva, ti prego - singhiozzò terrorizzato, sganciandole la cintura. Tossì e la prese con le ultime forze che gli rimanevano, tirandola in qualche modo fuori dall'abitacolo, accorgendosi delle schegge che le si conficcarono nella gamba e del sangue che le impregnava la maglia.
- Avril, Avril svegliati - la scosse disperato, mettendosi faticosamente in piedi. Lei non reagì, e se la caricò in spalla, correndo via dai rottami della macchina.
Un'esplosione gli fece fischiare le orecchie e Niall inciampò, cadendo sulla strada. Urlò di dolore e paura, stringendo più forte che poteva il corpo esangue di Avril, raggelato dal terrore e dalla furia, piangendo senza accorgersene. - Amore ti prego svegliati - sussurrò, singhiozzando e prendendole il viso tra le mani sanguinanti. - Ti prego, piccola, dobbiamo fare ancora tante cose, devo dirti quanto ti amo, devo sposarti, devo... Dovevo salvarti - la serrò tra le proprie braccia, mentre i singhiozzi gli accentuavano il dolore fisico che stava provando.
Sentì delle voci ovattate attorno a lui, oltre al calore del fuoco della macchina in fiamme e all'odore di bruciato che si sposatavano verso di loro sospinti dal vento.
- Avril - mormorò, affondando il viso nella sua spalla. - Avril.
Due mani lo scrollarono e Niall gemette, mentre ogni fibra del suo corpo protestava. Gli sembrò di vedere il volto di Zayn sopra di lui, ma non riusciva a distinguere nulla.
- Niall è viva, Avril è viva, lasciala, sta arrivando l'ambulanza - cercò di convincerlo. Niall scosse la testa, senza aver nemmeno colto il senso della frase, delirante. - Devo proteggerla, io devo proteggerla, non posso lasciarla - mormorò raucamente. Fu l'ultima cosa che disse prima di svenire, ma l'ultima cosa che sentì fu la voce debole di Avril, che gli sussurrò debolmente ti amo.

- Sopravviveranno, non avranno danni permanenti - fu l'unica cosa che dissero i paramedici dopo aver caricato di due ragazzi sulle ambulanze. Ed si mise le mani tra i capelli, rassicurato ben poco.
Louis stava piangendo tra le braccia di Harry, Federica l'aveva persa di vista e tutti gli altri erano isterici.
- Forza, dobbiamo andare in ospedale - urlò innervosito Ed dopo qualche minuto, mentre la gente che si era fermata cominciava ad andarsene scioccata.
Velocemente tutti si riebbero e Ed si guardò attorno, cercando Federica. Il cuore gli si fermò in petto quando la vide inginocchiata di fianco al guardrail, con un pallore estremo sul viso.
- Cazzo - imprecò, e si precipitò di fianco a lei. - Fede, Fede, stai bene? - le prese il viso tra le mai e lei aprì gli occhi, e il dolore nelle iridi verdi lo paralizzò. Lei sorrise, cancellando le lacrime dalle guance con i polsi.
- Scusa - bisbigliò - andiamo.
Ed la tirò su, e lei si aggrappò a lui. Ed si accorse che tremava così tanto da non riuscire a stare in piedi. Le circondò la vita con il braccio, baciandole la tempia.
- Staranno benissimo, non hanno ferite serie - ripeté quello che gli aveva detto il paramedico, ma lei scosse la testa, aprendo la portiera della macchina e girandosi a guardarlo tristemente. - Non fisicamente, forse. Ma bisogna vedere quello che resta psicologicamente.
Ed fece un passo indietro, mentre all'improvviso una loro vecchia conversazione gli tornava in mente. Si ricordava a memoria una frase.
Il bullismo è iniziato dopo un incidente stradale.
- Ed, cazzo, muoviamoci - Harry lo agguantò per il braccio e lo trascinò verso l'altra macchina, e non poté far altro che seguirlo con lo sguardo di Federica che gli bruciava la schiena.
Non appena salì in macchina Harry si sedette dietro accanto a Louis, per cercare di calmarlo nonostante lui stesso fosse in panico. Zayn mise in moto e seguì Liam, rimettendosi sulla strada.
- Chiamo i loro genitori - mormorò Ed in trance.
Compose velocemente il numero di Derek a memoria, portandosi il cellulare all'orecchio.
- Pronto?
- Avril e Niall hanno fatto un incidente - soffiò - non hanno ferite gravi, li stanno portando in ospedale e...
- Dove - la voce del padre di Avril era una lastra di ghiaccio.
Ed gli riferì il nome dell'ospedale e Derek disse solo un 'arriviamo' prima di chiudere la chiamata. Ed prese un respiro profondo.
- E ora Maura e Bobby.

Il silenzio era insopportabile. Federica riuscì a stare ferma per un'ora, a braccia incrociate, con gli occhi vacui fissi sul muro color pistacchio davanti a lei, seduta sulla sedia imbottita del salotto d'aspetto, prima di alzarsi e dirigersi verso la porta senza dire nulla. Carmen la vide, e decise di seguirla. Non appena Federica si accorse di lei rallentò il passo, in modo da permetterle di affiancarsi.
- Non devi seguirmi per forza...
Carmen scrollò le spalle, con un sorriso tirato. - Ho bisogno di un po' d'aria.
Scesero in silenzio le rampe di scale e uscirono dall'ospedale. Non appena furono all'aria aperta Federica prese un profondo respiro esausto.
- Ti va se andiamo a quel parco lì?
Carmen annuì e attraversarono la strada deserta dopo aver oltrepassato il parcheggio strapieno. Federica si diresse subito verso le altalene, sedendocisi sopra e incrociando le caviglie. Serrò tra le dita le fredde catenelle di metallo che sorreggevano il suo peso, fissando l'erba asciutta sotto ai suoi piedi.
- Perché hai reagito in quel modo? - la voce calma di Carmen la riscosse dal torpore momentaneo. Alzò lo sguardo e la vide seduta accanto allo scivolo. Per la prima volta prestò veramente attenzione alla miriade di braccialetti che le nascondevano le braccia e che si stava lentamente sfilando uno ad uno.
Capì subito. Un'informazione di quell'importanza non era mai gratuita.
Deglutì, leccandosi il labbro e raccogliendo il coraggio e le parole per dirlo.
- Sono stata vittima di bullismo dal terzo anno di elementari in poi, perché avevo fatto un incidente con mio nonno in macchina... Mi prendevano in giro perché non riuscivo più a camminare, ma è andata peggio a lui. È morto.Stringeva le catenelle con così tanta forza che le dita erano diventate bianche per la mancanza di sangue. Carmen aveva finito di togliersi i braccialetti; si alzò, dirigendosi titubante verso la ragazza dagli occhi lucidi.
Le mostrò i polsi e Federica rabbrividì, guardando il reticolo di cicatrici che solcava la pelle chiara e le linee azzurrine delle vene.
- Soffro di depressione - disse semplicemente. -  La metà di queste le ho fatte quando il mio ragazzo mi tradiva con Avril.
Federica boccheggiò.
- L-lei lo sa?
- No. E non deve saperlo. Ora è tutto a posto.
Federica annuì e con un respiro tremante gettò la testa indietro, fissando il cielo azzurro macchiato da banchi di nuvole candide.
Rimasero in silenzio finché sul sentierino non apparve Ed, le mani nelle tasche dei jeans e gli occhi azzurri stanchissimi. Carmen si alzò, dirigendosi verso di lui.
- Sono arrivati Derek e Adele. Sono ancora in sala operatoria.
Lei annuì e lentamente camminò verso l'uscita, diretta nuovamente tra le pareti grigie dell'ospedale. Ed si strofinò la fronte, tirando nervosamente giù i bordi della maglia rossa che indossava mentre si avvicinava lentamente alla ragazza seduta sull'altalena. Con un sospiro si sedette contro il palo di legno che sorreggeva la struttura, attirando il suo sguardo.
- Novità? - chiese lei. Lui scosse la testa.
- Stanno ancora visitando Niall e Avril è in sala operatoria.
Federica annuì, alzandosi dall'altalena. Barcollò verso di lui, sedendosi sulle mattonelle bollenti e rossastre. Si stese, posando la testa sulle sue gambe e chiudendo gli occhi, privandosi dello spettacolo della sorpresa nelle sue iridi chiare. Ed posò una mano sulla sua testa, accarezzandole dolcemente i capelli neri. 
- Spero che finisca tutto presto - sussurrò lei. Ed annuì e posò stancamente la testa contro il legno levigato. 
- Anche io - mormorò - anche io. 
Lentamente, le loro dita si intrecciarono. E rimasero così per un'ora intera, dandosi forza solamente grazie a quel labile contatto.



fate una bella cosina. cliccate su quel video e andate a seguire quella meravigliosa ragazza quale _First che HA FATTO IL TRAILER DI TWITTER'S GIRL. SCLERO TROPPO, è M E R A V I G L I O S O.
Poi pensavo di fare un account su youtube dedicato alle mie fanfiction... boh.

Twitter's GirlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora