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La vibrazione del cellulare la svegliò dal coma dell'ultima ora. Avril alzò la testa così velocemente dalle braccia posate sul banco che sentì una fitta di dolore al collo. Si affrettò a cacciare il cellulare nella tasca, mentre l'arpia di greco -alias mummia centenaria o professoressa Bianchi- aguzzava le orecchie.
Porcaputtanachicazzoègiurochesemibeccauccidochimihamandatoilmessaggio.

Trattenne il fiato mentre tutti nella classe si guardavano curiosi e spaventati in attesa della fatidica chiamata.

- Verdi, portami il tuo cellulare! - abbaiò la prof, arcigna, scaraventando sulla cattedra il pennarello con cui poco prima stava scrivendo i pronomi relativi alla lavagna. Giulia assunse l'espressione da "ma che cazzo vuoi hai rotto le palle" e Avril si sotterrò dietro alla schiena di Andrea, nascondendosi bene mentre la sua sfortunata compagna camminava verso la cattedra. O patibolo.

Si sentiva un tantino in colpa. Adesso le sequestra il cellulare.

- È acceso! - sbraitò infatti la professoressa. Giulia contorse le labbra in una smorfia scazzata.

- Questo coso lo tengo io! È mai possibile che non...

Fortunatamente, il trillo della campanella salvò la classe dalla ramanzina della professoressa. Avril si affrettò a ficcare il quaderno e l'astuccio in cartella, mentre allo stesso tempo afferava il giubbetto leggero dallo schienale della sedia e si catapultava fuori dalla classe.

Strinse forte le dita attorno al cellulare mentre passava di fianco alla cattedra, dove Giulia stava ancora discutendo con la prof. Ignorò il senso di colpa che le attanagliava il petto e uscì in corridoio, precipitandosi verso le scale. Due rampe di scale e un vasto corridoio più tardi, stava spingendo la porta antipanico dell'uscita.
Grazie a Zeus.

Si accorse sollevata che era una dei primi e che l'autobus era fermo davanti alla pensilina. Cominciò a correre mentre una marea di studenti si faceva largo dietro di lei verso il bus. Riuscì a salire per terza e prese velocemente posto accanto al finestrino. Tirò un sospiro di sollievo abbandonandosi sullo schienale di plastica e si strofinò la fronte, estraniandosi dal caos dei ragazzi che salivano sul mezzo. Tirò fuori il cellulare e sbloccò lo schermo.

Era una notifica di Twitter.
Hai un nuovo follower.
Niall Horan.

- Che palle, sarà un cazzo di fake - sbuffò. Ma quando inserì la password e la pagina di Twitter si caricò, le venne un infarto.

- CRISTO - esclamò. Dieci paia d'occhi si voltarono verso di lei, mentre le porte dell'autobus si chiudevano e il mezzo di trasporto partiva. Avril arrossì e si nascose dietro ai capelli dalle ciocche blu, sprofondando nel sedile. Una ragazza spintonò la gente ammassata in piedi fino a sedersi accanto a lei. Aveva la musica così alta nelle cuffiette che persino Avril la sentiva.
Porcatroiaohmerdanonèdivinamentepossibile.

Controllò e ricontrollò più volte il profilo del ragazzo, incredula -ed era quello vero.

- Oh merda - sussurrò con un filo di voce. Si portò le mani al volto, bollente come non mai, mentre un sorriso le si dipingeva in viso.

Il pullman girò attorno alla rotonda e Avril finì contro la parete, ma nemmeno il dolore alla spalla riuscì a cancellarle il sorriso dal volto.

Rapidamente, cliccò sull'icona delle conversazioni private.
@IWishNiall: ho quasi rischiato di farmi beccare col cellulare acceso in classe, ma ti perdono.

Inviò il messaggio e bloccò lo schermo con un sorriso che metteva in mostra le sue fossette.

Il sei in latino -di solito prendeva otto- non le era mai sembrato così carino.

Twitter's GirlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora