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KEEP CALM AND DON'T KILL ME.

d u e     m e s i    d o p o

Avril gemette dallo sforzo, con le braccia che tremavano per la fatica. - Forza, vai fino in fondo. Così, brava, così - si aggrappò alle braccia muscolose di Jacques, vicina al limite.
- Forza, un altro passo, Avril.
I muscoli bruciavano e tiravano come se qualcuno le stesse strappando via la gamba. E poi, il suo corpo cedette e Jacques la prese al volo, impedendole di cadere a terra.
- Okay, va benissimo - la rassicurò con un sorriso lui, accarezzandole la schiena. Avril si abbandonò contro al suo petto, ansimando. Lui continuò a strofinare energicamente la mano contro la sua shiena, sorridente.
- A questo passo, in un mese e mezzo riuscirai a tornare a muoverti sulle tue gambe.
Lei abbozzò un debole sorriso e Jacques la prese in braccio, portandola verso la sedia a rotelle.
- Hey, posso camminare!
- No, hai già fatto troppi sforzi - la rimbrottò lui, posandola piano. Avril sbuffò, incrociando le braccia. Jacques le fece il mimo, facendola ridere mentre si metteva dietro di lei e spingeva la carrozzina verso le due porte a vetri, spalancate, che davano su un enorme salotto.
- Grazie a dio la figlioccia di mia zia favceva danza classica e hanno costruito questa sala per lei - sospirò Avril. Jacques annuì.
- Tua zia mi a rimanere qui anche domenica, sai.
Avril sorrise, con gli occhi azzurri divertiti. - Ti adora.
- Non quanto adora te - ribatté lui, dandole uno scappellotto leggero sulla nuca.
- È vero - ammise lei, e scoppiarono a ridere. Jacques fermò la carrozzina davanti alla scala a chiocciola che conduceva al piano di sopra -ovvero, a tutte le stanze che Lise aveva messo a disposizione di Avril e Jacques.
Il ragazzo la prese di nuovo in braccio, e lei arrossì sotto al suo dolce sguardo color nocciola. - Abbi pazienza - le sbuffò su una guancia, facendola sorridere mentre saliva le strette scale di legno. Una volta percorse, la riappoggiò sulla seconda carrozzina che usavano per il piano di sopra.
- Vado a farmi la doccia - avvisò Avril, e Jacques si chinò a darle un bacio sulla guancia. - Ti aspetto per scendere a cena, avatar.
- Non chiamarmi in quel modo - si lamentò lei, e non aspettò di sentire la sua risposta per scivolare via spingendosi verso il bagno con le proprie forze. Una volta chiusa la porta dietro di sé, Avril si alzò e si spogliò lentamente, con fatica.
Entrò nella vasca da bagno, aprendo l'acqua e appoggiando con un sospiro la testa al marmo freddo mentre fissava il soffitto e lasciava scorrere i pensieri.
Niall se ne era andato dopo essere andato a trovarla. Non l'aveva nemmeno baciata; non l'aveva nemmeno guardata negli occhi mentre diceva che si sentiva in colpa e aveva bisogno di tempo per smaltire la consapevolezza che lei era ridotta in quel modo a causa sua. Avril aveva cercato di fargli cambiare idea, ma lui non si era smosso. Le aveva baciato la fronte, piangendo, e se ne era andato. Quando lei il giorno dopo aveva provato a chiamarlo, la voce elettronica aveva detto il numero da lei chiamato è inesistente.
Era andata in Francia, ed era rimasta in contatto con Ed, Federica, Carmen, Alex e Angelica. E basta. E i ragazzi ovvio; ma quando si parlava di Niall, avevano improvvisamente sempre qualcosa da fare e dovevano lasciarla. Stava studiando da privatista, e doveva dire che le mancava la sua vecchia scuola, anche se non i professori. E poi c'era Jacques.
Jacques era diventato in poco più di un mese e mezzo il suo punto di riferimento. Era il suo fisioterapista, si occupava di lei sei giorni su sette ed erano diventati amici. Divideva con lei il secondo piano, si prendeva cura di Avril come un fratello maggiore. L'aveva sostenuta durante le sue crisi e quando si svegliava urlando, addormentandosi con lei per non lasciarla sola. Aveva gli occhi color nocciola, capelli neri a spazzola ed era massiccio. Le aveva spiegato che suo padre era un soldato e aveva addestrato suo fratello e lui fin da piccoli all'autodifesa. Aveva anche il porto d'armi. Ma a diciotto anni Jacques aveva deciso che la vita da soldato non combaciava con il suo carattere gentile e si era dedicato alla fisioterapia. Le ferite di guerra di mio padre hanno influito su questa scelta, le aveva detto. Nonostante suo padre non fosse d'accordo, era ugualmente fiero di lui.
E Avril si ritrovava a ringraziare ogni giorno che il ventiseienne avesse fatto questa scelta. Lui era diventato il suo scoglio nel bel mezzo di una tempesta.
Forse l'assenza di Niall l'aveva condizionata. Aveva bisogno di qualcuno che la aiutasse e la incoraggiasse, non che se ne andasse via proprio quando aveva più bisogno di lui; e Jacques era quella persona.
Avril sfiorò le cicatrici dell'intervento che le aveva salvato la vita, in ospedale. Una brutta cicatrice le deturpava la gamba.
Certe volte, di notte, si ritrovava a desiderare di essere morta. Non avrebbe dovuto piangere perché Niall non la voleva più, non avrebbe dovuto sentirsi come una bambina che imparava a caminare, subire tutte le occhiate impietosite delle persone quando usciva e la vedevano in carrozzina.
Stranamente, il comportamento di Lise e suo marito era drasticamente cambiato. Erano ancora altezzosi e con la puzza sotto il naso, ma le volevano bene e facevano di tutto per aiutarla. Lise si era sdraiata accanto a lei sentendola piangere, una notte, e aveva ascoltato lo sfogo della nipote senza battere ciglio, accarezzandole i capelli con la testa di Avril posata sul petto.
Avril era cambiata in peggio: era più fredda, eccetto con Jacques e suo fratello, e portava ancora rancore e rabbia verso Niall, anche se lo amava con tutta se stessa. Le persone attorno a lei, invece, erano cambiate in meglio, come per bilanciare quello squilibrio.
Non era stato uno scambio equo. Ma così era andata.
- Avril - il bussare lieve di Jacques sulla porta la fece riemergere dai propri pensieri. - Mancano dieci minuti.
- Arrivo - esclamò lei, ma non appena cercò di alzarsi, una fitta di dolore le tirò i muscoli, facendola ricadere in acqua.
- Jacques! - gemette.
La porta si aprì all'istante, e il ragazzo entrò senza un secondo in più. Afferrò l'asciugamano posato sul lavandino e senza guardare -ormai era tristemente abituato- lo tese verso Avril.
- Copriti, Av.
Lei obbedì, rabbrividendo quando la stoffa bagnata le si attaccò alla pelle.
Gli occhi dolci di Jacques la rassicurarono, mentre si chinava a prenderla in braccio. Avril posò la testa sulla sua spalla, senza curarsi di infradiciare la stoffa nera della sua maglia con i capelli bagnati.
- Tranquilla - il ragazzo le baciò la fronte, rassicurante, e la fece sedere sul bordo della vasca da bagno, accarezzandole la spalla mentre tremava dal freddo e dal dolore fantasma.
- Respira - ordinò, e lei annuì, obbedendo mentre lui le massaggiava la coscia contratta, facendo sciogliere i muscoli. Passarono i minuti, in cui Jacques studiò l'espressione di Avril. Quando la vide rilassarsi allora si fermò, prendendole la mano che non era occupata a stringere l'asciugamano attorno al corpo. - Meglio? - chiese allegramente, sforzandosi di sorridere. Lei increspò le labbra, cercando di non fargli intravedere la stanchezza che stava privando attraverso le iridi chiare. Fallì.
- Sì.
- Vuoi una mano per cambiarti?
Quella era stata la cosa più imbarazzante che Avril avesse mai fatto; compreso farsi guardare nuda da Niall per la prima volta. I primi giorni, non era in grado di svestirsi e indossare gli abiti da sola, e quando Lise non c'era, toccava a Jacques il compito. Lui però aveva affrontato la cosa con tranquillità e non l'aveva mai messa a disagio più di quanto lei non se lo sentisse già da sola, e ormai per Avril farsi aiutare o no non faceva quasi differenza.
- Sì, per favore. Non ce la faccio - mormorò, e Jacques la prese per la vita, alzandola delicatamente in piedi e facendola appoggiare al proprio petto. Avril posò la fronte sulla sua spalla e un lieve sorriso le illuminò le labbra. Lei non sarebbe mai stata capace di prendersi cura di qualcuno in quel modo.
- L'intimo te lo sbrighi da sola, ovviamente - Avril annuì e rise nel vedere lo sguardo vispo di Jacques animarsi alla sola parola, in contrasto con le parole timide.
- Sei un maiale - sbuffò.
- Occhio, bambina. Potrei licenziarmi e ti toccherebbe una vecchia strega al posto mio - la prese in giro lui, lasciando lentamente la presa sui suoi fianchi per permetterle di stare in piedi da sola. Le passò l'intimo, girandosi di spalla ma continuando a tenersi accanto a lei, pronto a sorreggerla nel caso fosse caduta.
Avril si infilò la biancheria e a quel punto si ritrovò veramente spossata. Dopo la fisioterapia diventava sempre uno straccio, e tenersi in piedi le prosciugava le forze.
- Fatto.
- Bene - Jacques afferrò la maglia a maniche lunghe e l'aiutò a indossarla, passando poi ai jeans.
- E ora - esclamò con un sorriso e prendendola in braccio all'improvviso - tutti a riempire il pancino.

Non appena Avril posò distrattamente gli occhi sullo schermo della televisione, mentre tagliava in spicchi una pesca e la offriva a Jacques e a suo zio, si sentì morire. Il coltello le cadde dalle dita, tintinnando sulla ceramica blu e bianca del piatto, e tutti si voltarono automaticamente verso di lei, che fissava immobile la televisione. - Che cosa... - Lise si interruppe quando il suo sguardo si posò sui fotogrammi, e ammutolì. La mano di François si posò su quella della nipote, mentre lei serrava i denti.
Il viso di Niall fissava quello della conduttrice televisiva, affiancato dagli altri quattro dei ragazzi. - Alza il volume - disse secca Avril, e Lise obbedì.
- ...è da un sacco di tempo che non girano foto su un incontro con te e la tua ragazza. È così, non vi vedete da due mesi?
I volti dei ragazzi si irrigidirono. Niall sorrise dopo un attimo, ma Avril sapeva bene che quel piegamento delle sue labbra era falso almeno tanto quanto era falsa la risposta che diede, schiarendosi la gola e passando una mano tra i capelli dalle punte bionde.
- No, no, assolutamente. Va tutto benissimo. Si sta riprendendo dall'incidente e vorrei solo che avesse un po' di tranquillità.
L'intervistatrice annuì comprensiva, scandagliando i visi degli altri. - Sta facendo fisioterapia, giusto? Sarà in grado di camminare?
Niall si umettò le labbra, Avril sentì montare la rabbia. Lui non sapeva un cazzo delle sue condizioni. Non aveva le palle per chiamarla e informarsi. O almeno, non aveva saputo niente da lei.
- Sì, è un periodo difficile. Ma sono sicuro che la mia piccola - il cuore di Avril perse un battito mentre quella parola, in italiano, la scombussolava da capo a piedi - ce la farà.
Gli occhi azzurri e limpidi di Niall furono inquadrati e lei seppe che se fosse rimasta a guardarlo un altro secondo sarebbe crollata.
- Jacques - disse, con voce tremante. - Portami in camera.
Lui obbedì prontamente, in silenzio. Non appena Avril fu sul letto, gli chiese di lasciarla sola.
- Se hai bisogno chiamami - le disse prima di baciarle la guancia e uscire dalla sua camera. Avril affondò il viso nel cuscino,  stringendolo sotto al proprio busto, con una morsa allo stomaco che le faceva venire voglia di vomitare ogni cosa che aveva mangiato poco prima. Non pianse, anche se aveva le lacrime agli occhi. Aveva chiuso con i piagnistei da bambina piccola, per ogni dannato motivo. se Niall voleva giocare a chi reggeva meglio la lontananza, avrebbe fallito miseramente. Sarebbe stata più forte lei.
Il cellulare vibrò, facendo vibrare anche il materasso. Lo afferrò.
Era un messaggio da Harry.
Harry: Avril..
Avril: non provare nemmeno a tentare di giustificarlo. Ci sentiamo domani. Voglio stare da sola.
Harry: okay.
Probabilmente l'aveva ferito, ed era ingiusto trattarlo così. Ma Avril non voleva discutere con lui, e avrebbero iniziato a farlo di sicuro.
Nel frattempo le arrivò un messaggio da Ed. Si stava frequentando con Federica.
Ed: baby baby serata gelato e mean girls dopodomani. Arrivo da te.
Sorrise, improvvisamente felice.
Avril: sei un cretino, grazie x
Ed: è per questo che ami
Avril: tristemente vero (:
Ed: pft stronzetta.
Ed: ho baciato Fede
Avril: COSA
Ed: tipo due giorni fa? Ero a casa sua e stavamo guardando pll e dtava sclerando per quel cazzo di a e non stava zitta così l'ho baciata.
Avril: cazzo Ed, che romanticone.
Ed: taci, abbiamo passato tutta la sera a pomiciare e le ho regalato una rosa rossa.
Avril: okay forse un po' romantico lo sei.
Ed: ed è per questo che andremo a vedere la torre di notte. Voglio vederla con la mia terza donna.
Avril: della tua vita? sarei io?
Ed: ovviamente.
Avril: e le altre due?
Ed: mamma
Ed: e Federica.
Ed: e non cominciare a fangirlare
Avril: ODDIO OTP OTP OTP
Ed: ti odio. Come va con Jacques?
Avril: lo amo
Avril: per modo di dire ovviamente
Avril: ora vado da lui. L'ho trattato di merda..
Ed: vai, piccola. A dopo. X
Avril: xxxx
Avril sospirò, componendo il numero di Jacques. Lui rispose al terzo squillo.
- Problemi? - chiese subito, preoccupato. Avril sorrise.
- Torna qui.
Una risatina le scaldò il cuore. - Arrivo, Av.
Qualche minuto dopo la sagoma imponente del ragazzo spuntò sulla soglia e osservò la ragazza sdraiata a pancia in giù sul letto. - Ho bisogno di un abbraccio - si lamentò lei cercando di non ridere alla faccia esasperata di Jacques.
- E va bene.
Il ragazzo si sdraiò accanto a lei e la prese tra le braccia, sospirando. - Con chi hai parlato?
- Con Harry e Ed. Mi manca Niall - mormorò. Lui le accarezzò la schiena. - Lo so.

scusate. Ieri è morta la mia prozia e so che non dovrei essere qui ma la verità è che non la conoscevo bene, e ieri un po' di malinconia c'è stata, ma ha vissuto 101 anni pieni di amore e affetto. Ora è in un posto migliore. La sua morte mi ha ricordato quella della nonna, ieri ero uno straccio ma ringraziate i miei amici che mi hanno fatto tornare il sorriso. Anyway, dicevo.. Scrivere è molto importante per me e mi distrae da tutto. Grazie.

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