46.

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Una settimana dopo.
- Abbi pazienza, Avril. Domani i tuoi zii torneranno in Francia. Fai solo questo sforzo - la supplicò Adele.
Avril rimase a guardare assente il  finestrino, giocando con i ricci di Johnny, che si era addormentato in braccio a lei. Aveva la guancia posata sul suo petto, sulla sua pelle calda, e le mani aggrappate alla stoffa della maglia verde che indossava.
Derek si scambiò un'occhiata con la  moglie, trattenendo un sorriso.
- Li odio - sbottò all'improvviso la ragazza, seppura bassa voce per non rischiare di svegliare il fratellino.
- Non dire così.
Avril alzò gli occhi al cielo, sbuffando. Gli alberi scorrevano come indelebili macchie senza impirtanda fuori dal finestrino. - Non ho capito perché dobbiamo andare in questo agriturismo, poi. Voglio dire, che senso ha?
Adele lasciò che fosse il marito a rispondere per non causare disastri: era così felice che stava rischiando di mandare tutto a rotoli da un momento all'altro.
- Sai come sono fatti - rispose tranquillo Derek. Svoltò in una stradina di campagna e finalmente riuscirono tutti a vedere le tegole rosse della grande fattoria.
Avril scosse dolcemente il fratellino per una spalla, svegliando. - Siamo arrivati - gli sorrise.
Johnny sbuffò e si nascose di nuovo contro al suo petto, facendola ridere. Le tracce di pneumatici sul terreno polveroso e la luccicante porche fucsia di sua zia annunciavano che lei e suo marito si trovavano già lì. Derek fermò la macchina di fronte al cancello; la cascina, ben curata già a giudicare solo dalla perfetta verniciatura delle pareti e dai fiori colorati su ogni piccolo balconcino in ferro, era circondata da un rigoglioso giardino.
- Andiamo.
Avril prese in braccio Johnny, anche se pesava un po', e saltò giù dalla macchina, seguita da Pepe, mentre sua madre le teneva la portiera aperta. Si diressero verso l'entrata, spingendo in avanti la porta di legno con appeso un allegro cartello con su scritto benvenuti! e spuntarono in una grande sala circolare, con numerose finestre a nastro che segnavano tutta la circonferenza della stanza, permettendo così che non ci fosse alcun bisogno di luci artificiali per illuminare l'ambiente. C'era un grande tavolo al centro coperto da una tovaglia ricamata, pieno di grandi piatti colmi di antipasti. Avril aveva lo sguardo abbassato a terra, perciò non vide che stava andando a sbattere contro qualcuno.
Johnny intanto le si divincolò, correndo verso i giochi che erano stati posti in un angolo della stanza su un allegro tappeto colorato; Pepe lo seguì scodinzolando.
Avril urtò contro una spalla e barcollò; ma rapidamente un braccio tatuato l'afferrò per impedirle di cadere e lei alzò scioccata gli occhi azzurri sul viso sorridente davanti a lei.
- Piccola Av! Finalmente ti rivedo!
Avril quasi svenne nel ritrovarsi il sorrisetto sghembo di Ed a mezzo centimetro dalla faccia. - ODDIO - strillò, e mentre lui ridendo la abbracciò forte, avvolgendo le braccia attorno alla sua vita, affondando per un attimo il viso nella sua spalla. Avril si aggrappò alla sua schiena, con le lacrime di felicità agli occhi, mentre inalava il profumo del cantante. Premette la fronte contro la sua spalla, cercando di capire se il suo cuore fosse seriamente sul punto di scoppiare o meno.
-  Ti voglio bene - le sussurrò Ed, e la sua voce calda le aggiustò il cuore ammaccato dalla sofferenza di quegli ultimi giorni. Le baciò le guancia, carezzandole delicatamente la schiena, dalle scapole verso il basso e viceversa. Avril si scostò sorridente, passandosi le dita sotto agli occhi per cercare di contenere le lacrime che cercavano in tutti modi di rotolare sulle sue guance. Ed le strinse la mano, e velocemente la ragazza si allungò sulle punte e gli scompigliò i capelli rossi. Ed scoppiò a ridere e si allontanò di scatto, imbronciandosi.
- Cattiva - le fece la linguaccia e lei rise forte. Adele guardò felice il marito, che le passò un braccio attorno alla schiena.
- Ma cosa ci fai quI? Oddio, non eri in Africa o qualcosa del genere per il tour? - esclamò Avril. Ed le strizzò l'occhio, infilando le mani nelle tasche dei jeans.
- Beh, avevo voglia di pasta.
Lei ridacchiò scuotendo la testa, prima di girare la testa e incontrare lo sguardo di ghiaccio della zia. Il suo sorriso si attenuò un poco.
- L'hai già conosciuta, vero? - capì dallo sguardo della donna, rivolto astioso verso il cantante, che non le andava a genio. Ed sbuffò piano. - Sì - disse, ben poco contento. Avril rise e lo prese per mano, spontanea, tirandolo verso la madre.
Derek sorrise quando i due ragazzi si avvicinarono, una meravigliata e l'altro divertito.
Sua figlia lo trucidò con lo sguardo. - Mi hai tenuto nascosto che sarebbe venuto anche Ed per tutto questo tempo?
- E non solo lui - Avril sgranò gli occhi e per poco non le venne un infarto quando una voce roca la sorprese alle spalle. Si girò e per un attimo il suo cervellò dovette sforzarsi di elaborare quegli occhi verdi e le spire di tatuaggi che spuntavano sulle braccia e da sotto la camicia bianca.
- Harry! - lui allargò le braccia, obbligandola a tuffarvicisi in mezzo, e le baciò la fronte. - Stavolta non stai piangendo - rise, scostandosi. Esaminò il volto imbarazzato della ragazza e le accarezzò la guancia con il pollice, affettuoso.
Poi una mano si avvolse attorno al polso di Avril e Ed se la riprese, possesivamente geloso. - Ehy, è mia.
Derek rise e scosse la testa.
- Ragazzi, ma dove sono gli altri?
Harry rivolse un sorriso al padre di Avril, che, ancora rimbambita dallo stupore, rimaneva in silenzio abbracciata ad Ed come un koala.
- Stanno arrivando.
Detto fatto. La porta si aprì e Avril lanciò uno strillo eccitato quando vide Liam spuntare sulla soglia.
- LIAM - si liberò di fretta del braccio di Ed e spinse Harry di lato per saltare addosso al nuovo arrivato, che rise fragorosamente mentre barcollava sotto all'impeto della ragazza.
- Ehy, che accoglienza fredda - esclamò Louis, imbronciandosi. Avril mollò Liam e avvolse rapidamente lui e Zayn in un abbraccio, scoccando loro un bacio sulla guancia.
- Grazie tesoro - sorrise Zayn, e il cuore di Avril perse due battiti mentre ammiccava, dedicandole un dolce sguardo scuro.
Poi la mente di Avril si schiarì e il dolore tornò a farai sentire.
- Ma dov'è...
Zayn perse il sorriso. - Niall. È... non è qui - il sorriso si congelò sulle labbra della ragazza.
- Oh - mormorò - okay.
Si tirò le maniche della felpa fin sotto alle nocche, abbassando imbarazzata lo sguardo al loro silenzio. -S-scusatemi, non è che non sono felice di vedervi, ma...
Il petto di Zayn le impedì di parlare. - Lo sappiamo - mormorò lui, accarezzandole il braccio. - Ma ti distrarremo noi per un po' - e Avril si ritrovò trascinata dai tre verso il gruppetto.
- Ma ci sono anche altri che devono arrivare? - chiese confusa lei, vedendo che nessuno aveva intenzione di accomodarsi al tavolo. Le sue iridi azzurre scivolarono per un attimo sul viso della zia, congelato in un'espressione alquanto inorridita; fissava con i suoi occhi color marrone sbiadito i ragazzi, catturando i tatuaggi che spiccavano sulle braccia di Zayn, Harry, Louis, Liam e Ed incredula. Classico cliché: riteneva i ragazzi tatuati degni delle celle più anguste delle galere, spacciatori, rapinatori, ladri e chi più ne ha più ne metta. Per non parlare dei capelli lunghi di Zayn e Harry e della camicia aperta quasi a metà sul petto di quest'ultimo -un paradiso per tutte le altre donne del mondo, ma ovviamente non per lei. Avril le sorrise con una punta di trionfo che la zia percepì; fece una smorfia e guardò il marito, che sembrava disgustato.
- Sì, i genitori di Niall - rispose tranquillamente Louis. Avril quasi si soffocò con la sua stessa saliva.
- SCUSA? - strillò scioccata. Louis la guardò con un'occhiata tremendamente azzurra e innocente, scrollando le spalle. - Certo. Maura e Bobby erano felicissimi di incontrarti, finalmente.
Harry acchiappò Avril per i fianchi prima che si accasciasse al suolo. - Okay, meglio se ti siedi - disse spaventato, con gli occhi pieni di panico - non svenirmi proprio ora, diamine!
La tirò su di peso e aiutato da Ed la trascinò verso la sedia a capotavola, facendola sedere. Si inginocchiò davanti a lei, e Derek e Adele fecero per avvicinarsi, lievemente preoccupati, quando Lise afferrò la sorella per il braccio, con il volto paonazzo per la rabbia. Jaques era dietro di lei, le folte sopracciglia grigiastre aggrottate in una smorfia scandalizzata.
- Mon dieu, c'est scadaleux! Comme pourriez-vous inviter à ça fête ces criminels? Mon die, ils ont...
Adele zittì la sorella con un secco tais-toi. I suoi occhi chiari lampeggiavano di rabbia.
- Tu volulais solement commander ma fille. Il est prèfèrable pur vous de quitter. Maintenant. J'ai tolèrèe suffisament.*
Avril non sentì nulla di tutto questo; era troppo impegnata a stringere forte le dita lunghe e calde di Harry per calmarsi e a fare dei respiri profondi, tremando tutta. Il cuore batteva così forte nel suo petto che sembrava volerle scoppiare nel petto.
Avrebbe conosciuto i genitori del suo ragazzo. Di Niall.
- Non ce la faccio - sussurrò in panico, scuotendo la testa.
- Sì invece. Devi, sono qui.
Avril sgranò gli occhi e si girò di scatto. Le venne un mezzo infarto quando vide due persone che stavano camminando incerte verso di loro, anche se con due giganteschi sorrisi.
- Oddio - gemette lei - no. No. HARRY, NO - sussurrò con voce strozzata, ma lui rise e assieme a Liam la spinse verao di loro. Maura la guardò sgranando gli occhi.
- Ma ragazza! Se ancora più bella che in foto! - Avril arrossì violentemente, mentre si ritrovava avvolta nel caloroso abbraccio della donna. Lo.ricambiò incerta, mentre la sua pelle si colorava di una dolce sfumatura di rosso.
La sonora risata di Derek accompagnò i due baci sulla guancia che la figlia ricevette da Bobby, ancora immobile e scioccata come uno stoccafisso.
- Piacere di conoscervi - sorrise amabilmente Golia, chinandosi profondamente per riuscire a raggiungere le guance della madre di Niall.
Adele scambiò una stretta di mano con Bobby.
- Piacere nostro.
 Lentamente Avril riuscì a sorridere, mentre la tensione che le bloccava la voce scompariva lentamente.

   +  +  +

- Mangia - Avril aprì docilmente la bocca e prese al volo l'oliva che Louis le lanciò. La inghiottì tra le risate e gli applausi degli altri.
- Sei come Niall - commentò vivace Harry. Avril si strofinò imbarazzata il collo. Ed si allungò a prendere dal vassoio posato tra loro sei una tartina e la addentò sporcandosi tutta la barba rossa di crema.
Harry gli lanciò un tovagliolo e diede un'occhiata all'orologio che aveva al polso. Un sorrisetto sghembo si disegnò sulle sue labbra mentre guardava con intesa gli altri.
- Bene - si tirò in piedi e si spazzolò i jeans, passandosi poi una mano tra i capelli scuri. - Io e Avril andiamo.
- Cosa? Dove? - chiese sorpresa lei. Harry sorrise in silenzio e le tese le mani, dopo aver saltato il vassoio ed essersi posizionato davanti a lei. Avril le afferrò titubante e si alzò dalla sedia dipinta di bianco.
- Saluta tutti - quando si voltò scrutò sospettosa tutti e quattro i sorrisini maliziosi stampati sulle labbra dei ragazzi.
- Ciao - disse dubbiosa.
Louis sogghignò e Ed agitò la mano con la faccia di uno che la sapeva lunga.
Spuntarono di nuovo nella sala, chiudendosi le porte di vetro che davano accesso al giardino, e tutti si voltarono verso di loro. Harry scambiò un'occhiata complice con i genitori della ragazza che stava tenendo per mano.
- A domani.
Avril si strinse nella felpa blu quando uscirono, e l'aria fredda la schiaffeggiò. Harry le posò le mani sulle spalle, dirigendola verso la sua macchina nera. Non aveva freddo, anche se era più nudo di Avril.
- Non vuoi struprarmi, vero? - chiese nervosa lei quando lui le aprì la portiera.- Per quanto ti ami, opterei per il no - Harry ridacchiò e fece rapidamente il giro del muso dell'auto. Salì in macchina e mise in moto.
- Sei proprio sicuro di non volermi dire dove stiamo andando?
Lui si morse il labbro, mentre uscivano dalla cascina.
- Vedrai.
  

DOLCEZZA.
Okay, ho studiato francese alle medie ma ora sono in seconda e mi ricordo ben poco, perciò, dato che col cazzo che chiedo aiuto a mio fratello eheh :D mi sono affidata a google traduttore che è comunque uno scempio, ma vabbe'.
Vi traduco il dialogo. Lise dice: "Mio dio, è scandaloso! Come avete potuto invitare alla festa questi criminali? Mio dio, sono..."
Adele invece risponde (oltre al taci/tais-toi) "Tu vuoi solamente comandare mia figlia. È meglio se ve ne andate. Ora. Ho tollerato abbastanza."
Perdonne moi, se fate il linguistico e francese haha.
Spero che il capitolo non faccia così schifo ;) COMMENTATE O NON AGGIORNO.
NIALL HA TWITTATO MENTRE SCRIVEVO IL SUO NOME DITEMI SE NON È TELEPATIA.

Dove sta portando Avril, Harry, secondo voi? Eheheh sbizzarritevi.

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