59.

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Sono terribilmente tentata di piantare una matita nella carotide di qualcuno, sappiatelo.

Avril afferrò il cellulare quando le note di Act My Age fecero sussultare sia lei che sua madre.

Vide un numero sconosciuto e aggrottò la fronte.

Se è la Vodafone per un'altra offerta spacco tutto, pensò prima di accettare la chiamata.

- Pronto?

La voce della madre di Carmen le fece ghiacciare il sangue nelle vene. Stava piangendo.

- Teresa? Che succede? - Adele posò il piatto di Johnny davanti al bambino e alzò lo sguardo, in allarme al tono spaventato della figlia.

Avril rimase in silenzio mentre la madre di Carmen cercava di calmarsi abbastanza per risponderle. Johnny notò lo sguardo angosciato della sorella e allungò la mano lungo il tavolo per stringerle la mano. Avril gli sorrise tesa.

- Io.. Avril, mi dispiace chiamarti solo ora m-ma... Carmen... Carmen... ha cercato di uccidersi - singhiozzò Teresa.

Avril si sentì come se avesse appena ricevuto una botta in testa.

- C-Cosa? - balbettò. Si alzò di scatto dalla sedia, passandosi una mano tra i capelli, con il cuore a mille. I singhiozzi di Teresa aumentarono.

- Stamattina, i-io... scusami.

- Ma come sta? - chiese ansiosamente Avril.

Il respiro della donna si calmò un poco, e la sentì prendere dei respiri profondi.

- L'abbiamo trovata... in tempo. O-ora... sì, è viva, in ospedale.

- Posso andare a trovarla? La prego - la supplicò Avril, aggrappandosi nervosamente. La donna si schiarì la voce.

- Ma certo, l-lei... ha chiesto di te.

Avril si sentì terribilmente male a quelle parole. Negli ultimi giorni si era concentrata davvero poco sull'amica, dedicandosi a Niall. Il senso di colpa le attanagliò lo stomaco, ma lo scacciò via.

- Okay, allora... stia tranquilla. Quando uscirà non la mollerò un secondo.

Avril sentì la gratitudine della donna nella sua voce.

- Grazie, Avril. Allora ci vediamo dopo in ospedale.

- Sì, certo. Grazie per avermi... avvisata.

Teresa chiuse la chiamata e Avril respirò pesantemente, sedendosi sul bordo del divano. Pepe arrivò subito, trotterellando e guaendo. Lei sorrise nervosamente, accarezzandogli il muso e chinandosi per baciargli la testa.

- Hey, piccolo.

Pepe le leccò la mano e strofinò il naso contro la sua gamba, come per dirle ci sono io, tranquilla. Avril gli diede un'ultima carezza prima di riprendere il cellulare e comporre il numero di Alex.

Lui le rispose dopo quattro squilli.

- Avril? - sembrava sorpreso, e a ragione, dato che era passato un po' di tempo da quando si erano visti o scritti, escluse le ore passate a scuola.

- Hey, ehm... hai saputo di... Carmen? - la voce le si strozzò e si strofinò la fronte, con un groppo in gola. Alex sembrava essere caduto dal pero, da come le rispose.

- Cosa? No! Cosa è successo?

Avril deglutì, ansiosa. La preoccupazione e l'ansia nella voce dell'amico erano sincere.

- Ha cercato di... uccidersi.

Passarono circa cinque secondi prima che l'urlo rabbioso di Alex la facesse sussultare. Pepe abbaiò piano e le posò la zampa sul ginocchio. AVril si affrettò ad accarezzarlo, turbata.

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