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"E' una pazzia" fu il ritornello che si ripeté a lungo a più voci, l'ultima delle quali uscì dalla bocca di un furente Maestro d'armi, il quale appariva deluso da quello che una volta doveva essere stato il suo allievo più promettente. Insomma mancava poco alla tradizionale frase non hai imparato nulla, mentre di contro Christopher avrebbe certamente asserito che oramai ex l'allievo aveva superato il maestro.

"Ha ragione." confermò Karol. "E' una follia."

Rhys si toccava il pizzetto e non diceva nulla e, anche se ero di spalle, immaginavo non fosse d'accordo, al pari di Anita, la quale lo guardava sperando che da un momento all'altro gridasse suvvia, era solo uno scherzo!

"Ha perso completamente il senno." commentò un soldato nelle ultime file.. "Dopo la morte di sua moglie posso capirlo, ma..."

La morte di sua moglie, commentai sottovoce. La trama si infittiva.

"E' impossibile avvicinarsi al castello!" sbraito il Maestro d'Armi. "E' protetto in ogni suo angolo, se non te lo ricordi! E' protetto da creature che oramai non hanno più niente a che vedere con i nostri fratelli."

"Lo sono ancora." protestò Christopher.

"Non più. Hanno scelto di passare dalla sua parte. La loro anima è corrotta, irrecuperabile."

"Così ci mandate al massacrò!" gridò qualcuno vicino a me e in coro gli altri soldati assentirono. Se continuava così ci sarebbe potuta essere una vera e propria rivolta.

Christopher non si scompose minimamente. Attese il ritorno del silenzio, rimanendo in piedi sugli scalini con le mani appoggiate sui fianchi. "Lo so che sembra una follia, anche io lo pensavo, ma è l'unica soluzione, credetemi. Certo, potremmo liberare le città una per una, ma sarebbe inutile".

"E perché?" domandò Karol.

"Perché è il cuore stesso della fortezza del nemico a creare soldati. Ogni giorno migliaia di Cherni vengono rapiti e costretti a far parte del loro esercito. Noi potremmo liberare le città, ripeto, ma poi manderebbero altri soldati a riprendere il controllo dei territori, con il risultato che ritorneremmo al punto di prima.

"Potremmo mandare degli eserciti in ogni Città per impedire che venga riconquistata." - propose saggiamente – almeno secondo me- il Maestro d'Armi.

"Non è una buona idea." contestò ovviamente il Comandante. "Resteremmo per anni e anni in una condizione di attesa. E ormai non possiamo più attendere."

"Ma non capisci...." - tentò nuovamente l'anziano.

"No. Non sei più il Comandante."  sentenziò duramente Christopher. "Dovrai accettare la mia scelta."

L'anziano rimase in silenzio, troppo stanco per obiettare. Sospirò amaro. "Sentiamo allora. Come hai intenzione di agire?"

"Sfrutteremo l'effetto sorpresa. Attaccheremo per terra e per aria e faremo cadere il poco tempo tutte le loro certezze".

"E' un suicidio!" disse finamente Rhys, rimasto fino a quel momento in silenzio.

"Loro non si aspettano un attacco da parte nostra."  insistette Christopher, ignorando il proprio sottoposto. Non l'abbiamo fatto finora e quindi mai penserebbero a una nostra iniziativa."

"C'è un motivo se non l'abbiamo mai fatto!" esclamò Karol, il quale iniziava a scaldarsi.

"E' il momento di tirare fuori il coraggio!"

"Il nostro nemico non è stupido. Saranno pronti a difendersi e a eliminarci uno dopo l'altro!".

"E invece dico che il mio piano funzionerà."

"Ammettiamo che tu abbia ragione." lo interruppe l'anziano Maestro."Una volta arrivati al Castello ci saranno i guardiani ad attenderci."

"Li elimineremo tutti." rispose Christopher. "Non abbiamo mai aperto le mura e loro non saranno vicini, ma abbastanza lontani per coglierli di sorpresa. E da lì inizieremo la marcia verso il nostro Castello."

"Mi sembra troppo facile il tuo piano." disse Rhys. "Per questo fallirà di sicuro."

Ascoltavo attentamente le loro parole e, sentendo parlare nuovamente di una guerra giusta, mi venne il disgusto. Certo, a sentire le parole convinte dei presenti, liberare un popolo pareva una nobile causa, ma motivi giusti e irrinunciabili mi erano stati propinati anche al momento della mia recluta e avevo smesso ormai di credere a quelle bugie.

"Forse sfrutteremo davvero l'effetto sorpresa." insistette il Maestro d'armi. "Poi dopo la scossa iniziale si organizzeranno e allora saremo noi in svantaggio in un territorio che oramai ci è ostile."

"Cosa non riuscite a capire?!" sbraitò Christopher, il quale alla aveva perduto la calma. Non mi sembrava molto diverso dai Generali con i quali avevo avuto a che fare in guerra. E ciò lasciava presagire che non sarebbe andata bene. Stava iniziando ad agitarsi, forse a causa dell'inaspettata reazione da parte del suo esercito.

"Dopo aver preso la parte iniziale saremo in campo aperto", proseguì Christopher, cercando di calmarsi, "Lì inizierà la seconda fase della nostra avanzata. Alcune truppe combatteranno per terra contro i fratelli che hanno perso le ali, le restanti combatteranno in volo e sarà a quel punto, dopo averli sconfitti, che avremo strada libera per il Castello."

"Non faremo in tempo!" urlò ancora il Maestro d'Armi, alzandosi, ma la voce era rauca, quasi gli fosse morta in gola. "Si organizzeranno."

"No invece!" negò Christopher. "Avranno poco tempo per organizzarsi. Noi infrangeremo la debole barriera e arriveremo al Cuore."

"Là troveremo gli arcieri sulle torri e attorno al Castello." gli ricordò Karol.

"Ci difenderemo con gli scudi e poi contrattaccheremo. Poi, quando il contingente di terra vincerà ci raggiungerà e allora saremo in superiorità numerica."

"Come fai a essere così certo che vinceremo?"

Lo guardò con sguardo deciso. "Perché non ho altra scelta."

"Dov'è finito il giovane saggio e assennato che ho conosciuto?" - esclamò il Maestro, che in seguito avrei scoperto chiamarsi Amos. "Sprofondato nell'oblio dell'ingordigia e della stupidità?".

"Quel giovane è oramai cresciuto ed è divenuto capace di compiere delle scelte."

"Belle scelte. Ci porteranno alla distruzione."

"Le torri del Castello sono otto."  proseguì Christopher, ignorando il proprio mentore. "Due ai lati dell'ingresso, due ai bordi della facciata, altre due sui fianchi e le ultime sulla parte posteriore. Creeremo otto squadre e voi, Rhys e Karol, avete il compito di crearle. Mi fido di voi. Poi, insieme, prenderemo il forte!".

Anita seguitava a restare in silenzio, non sapendo cosa dire o fare, anche se quello sterminato rispetto che provava nei confronti del cugino stava scemando secondo dopo secondo, rotto da quelle parole di cui sembrava così convinto. Forse era davvero esasperato da quella guerra e voleva porre fine a essa, e in un certo senso potevo capirlo, ma l'avventatezza non è mai stata per esperienz una cosa positiva.

"Ricordatevi sempre che ognuno di noi ha un grande potere."  continuò Christopher, nella sua opera di convincimento di un esercito oramai unanimemente contro di lui. "E lo useremo a nostro vantaggio. Abbiamo l'invisibilità, la forza della luce e la moltiplicazione."

"C'è solo un guerriero con questo potere." contestò Karol. "Non cambierà le sorti della battaglia."

"E non dimentichiamoci che anche loro hanno capacità enormi." aggiunse Rhys.

"Noi non siamo da meno."

Il Maestro d'Armi, fino a quel momento rimasto in piedi, tornò a sedersi. "E che mi dici di .... ?"

"Il suo potere non gli servirà in battaglia."

"Stai giocando con il fuoco." lo incalzò nuovamente Karol. "E con le nostre vite."

"No, invece. Dovete fidarvi di me."

A quel punto io, stupidamente pensai o credetti di pensare. Già perché i miei pensieri furono uditi da chiunque in quella stanza.

"E' una pessima idea."

Sullo scalino nascosto nella notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora