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All'improvviso il tempo decise di farci una sgradita sorpresa, con un enorme acquazzone che in pochi minuti tramutò l'acqua in enormi palline di grandine. Chiusi gli occhi, innamorato del rumore causato dallo scrosciare della pioggia; qualcosa che adoravo fin da piccolo, quando dormivo nella soffitta dei nonni e le gocce battevano violentemente sul tetto.

E se alla pioggia si fossero aggiunti i fulmini? Trovarsi sotto un albero non sarebbe stato appropriato. Fortunatamente all'orizzonte non apparvero luccicanti linee gialle accompagnate da tuoni e nulla disturbò la nostra quiete. Fu così che dopo circa mezz'ora le nuvole si diradarono. A quel punto Anita si alzò e io la imitai.

"E ora? Come ci arriviamo nel tuo mondo?" domandai, accorgendomi del filo di sarcasmo nella mia voce, che per fortuna Anita non notò o semplicemente ignorò.

"Dobbiamo utilizzare un altro portale."

"Ce ne sono molti?"."

"Non esattamente. Ho scelto il più sicuro. Quel mostro ci sta ancora cercando e il portale in cui mi hai trovato è stato compromesso."

"Dove si trova questo passaggio?".

"Ci siamo stati sempre vicini." mi informò, rivolgendo lo sguardo al tronco.

"L'albero?" domandai, quasi deluso. "Il portale è l'albero?".

"Esattamente."

"E scusa, per quale motivo non lo abbiamo utilizzato appena arrivati?".

"Te l'ho già spiegato, per te non sarà semplice passare." mi rivelò. "Ti serviranno tutte le energie necessarie."

Aggrottai un sopracciglio. "Così mi spaventi."

"Non devi preoccuparti. Ce la farai."

Si voltò verso il tronco e vi appoggiò sopra il palmo della mano. Tenne gli occhi bene aperti sull'albero, mentre io restai a guardarla, un po' scettico e un po' curioso. Nonostante non avessi sentito nemmeno una parola, giurai a me stesso di averle visto muovere le labbra, con movimenti lenti e quasi impercettibili, quasi avesse pronunciato una formula magica.

Poi un rumore. Una luce flebile.

Non ero sicuro di aver visto o sentito nulla, ma poi il tronco si crepò, creando poi una sorta di apertura, alta ma forse non abbastanza da passarci senza abbassare la testa. Mi avvicinai e guardai Anita.

"Questo è l'ingresso?" domandai. Avremmo potuto passarci a malapena. Infilai una mano nella grossa fessura. Nulla.

"Sei scettico." osservò saggiamente Lei. "Entra e ti convincerai che non ti sto prendendo in giro. O se hai paura entro prima io."

"No." protestai, in un motto di orgoglio. "Nessuna paura. Entro per primo."

Alzò le sopracciglia, nascondendo un sorriso. "Prego, prode eroe."

Ma, come prevedibile, esitai. Guardai ancora una volta nell'incavo, in cui c'era solo oscurità. Il nulla. "Da qui arriveremo nel tuo mondo?".

"Non direttamente. Ci porterà in un altro luogo e lì ci sarà il portale diretto."

"Non ci sto capendo più nulla."  dissi sollevando le braccia.

Poi entrai.

Là dentro regnava il buio più totale e il freddo pungente scandì la mia marcia, che procedette a piccoli passi, con le mani avanti pronte a segnalare qualsiasi ostacolo. Chissà se Anita era già entrata, pensai e proprio in quel momento rischiai di cadere. Sembrava che in quel punto la pavimentazione fosse poco lineare. Allunga il piede sinistro per cercare un appiglio e lo trovai, ancora più in basso del precedente. 

Poi feci un altro passo e allora capii. 

Stavo scendendo lungo scalinata seguiva un percorso circolare, similmente a una scala chiocciola. Verso la fine di essa scorsi un barlume di illuminazione, prodotto da una strana ma forte fonte ma, dato che la scalinata restava chiusa da due mura parallele, non potei capire di cosa si trattasse; almeno fino al termine della discesa. E difatti, aggirato l'angolo, ci fu solo meraviglia.

Lo scroscio prodotto da una piccola cascata, che sgorgava fluente e limpida, mi lasciò estasiato. L'acqua cristallina sembrò colorare l'aria della stessa leggera tinta, simile a una nebbia sottile e dall'odore affatto sgradevole. Guardai verso l'alto ma non riuscii a scorgere la fonte del corso d'acqua, forse bloccato dalla grossa roccia che veleggiava sul soffitto della caverna sotterranea in cui eravamo giunti. 

L'acqua della cascata portava a un minuscolo bacino, in cui l'acqua non era semplicemente azzurra, ma cristallina. Mi avvicinai a esso, quasi spaventato, chinandomi e, quasi per rispetto della sua magnificenza, tenni le mani a posto.

Faceva molto freddò la dentro, ma non mi importava; era sufficiente il calore che emanava quel luogo magico. Sui bordi delle pareti di roccia erano incisi strani ed enormi simboli, alcuni in basso e altri situati sul soffitto. Mi avvicinai e li toccai, passando le dita sui bordi. Sembravano qualcosa di simile a dei geroglifici, scritti in una lingua che ovviamente non conoscevo.

"Ti piace questo luogo?" domandò una voce alle mie spalle, facendomi sobbalzare.

"Mi hai spaventato!" esclamai e Anita fece finta di essere contrita.

"Scusami..."

"Quindi è da qui che dovremo passare?".

"Già. Non trovi sia splendido?".

"Non ti ho ancora chiesto come si chiamo il tuo mondo."

Mi guardò, quasi mi stesse rivelando qualcosa di impronunciabile. "Chémnon".

Rimasi in silenzio qualche secondo, poi scoppiai a ridere. Lei rimase stupita dalla mia reazione. "Che ti prende? Perché ridi?".

"Scusami, Anita." le dissi, cercando di soffocare le risate. "Ma sembra il nome di un libro per bambini."

La mia ilarità la contagiò e anche lei iniziò a ridere. "Non hai tutti i torti."

E poi avvenne qualcosa che descrivere non rende merito.

Una strana polvere verde iniziò a volteggiare attorno a noi, creando forme geometriche differenti e fantasiose, come quelle di un bambino che si diverte a giocare. Restai a guardare, incredulo e meravigliato, anche se il non sapere cosa avessi di fronte mi spaventava non poco.

"Che sta succedendo?".

"Ricordi?" chiese lei. "Nel tuo mondo non potevo manifestare la mia vera natura. Ma al di fuori di esso è tutto diverso."

Restai a bocca aperta. "Stai dicendo che ti stai trasformando in..."

Mi sorrise. "Proprio così."

Ancora oggi, a volte, mi chiedo se le cose fossero andate realmente così. Non che sia convinto di aver sognato tutto, ma la meraviglia e lo stupore dei miei occhi potrebbero aver esagerato la visione magnifica che cambiò la mia vita. Quella luce verde si diresse verso Anita, avvolgendole prima il fianco  per poi estendersi lungo tutto il corpo, come piccole lucciole verde smeraldo che danzavano attorno a lei, cullandola con i loro movimenti. 

Le meraviglie fluorescenti aumentarono a dismisura, fino a coprirle interamente il viso. Riuscii appena in tempo a vedere il suo sorriso, assicurandomi così che non fosse spaventata e che finalmente avesse raggiunto la propria dimensione, ritrovando sé stessa.

Dopodiché, Anita chiuse gli occhi.

Sullo scalino nascosto nella notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora