Quando fu abbastanza vicino mi accorsi che quel curioso essere era alto quanto un bambino di 8 anni. Era completamente bianco, con due occhi rossi che parevano vuoti e non poco inquietanti. Certo, i roditori mi erano sempre piaciuti e io stesso ne avevo avuti alcuni da bambino; ma vederli così, in grado di camminare e parlare, appariva quanto meno strano. Ora si era tolto gli occhiali, li aveva accuratamente puliti con uno straccetto e li aveva riposti sul tavolino, di fianco al libro. Indossava una giacchetta marrone e un paio di pantaloni che arrivavano a metà ginocchio, mentre dello stesso colore erano le scarpe. Sotto la giacca portava una camicia bianca con i bottoni alti slacciati, segno che magari aveva indossato la cravatta ma l'aveva tolta per via del caldo e voleva leggere più comodo; e lì dentro, effettivamente, c'era parecchia afa. Sembrava anziano, forse sulla sessantina.
Il Savio si sistemò la camicia e si avvicinò ad Anita con fare molto goffo, a causa di quelle due zampe così sottili che lo facevano sembrare un personaggio comico più che un essere molto saggio. Prese la mano della sua Regina e le fece un elegante baciamano – e data la statura non dovette nemmeno chinarsi.
"Sono felice di rivederla, Maestà." affermò lui. Aveva una voce profonda, ma a tratti rauca, forse dovuta alla sua passione per la pipa; pareva quasi che parlasse sottovoce.
"Ti vorrei presentare un amico." annunciò Anita. "Lui è Tàmas."
Il Savio mi guardò, poi mi porse la mano. "Molto piacere, Tàmas."
"Piacere mio." dissi io, stringendola a sua volta.
"Un umano, eh? Ne ho conosciuti molti, sia nei miei viaggi che nella mia casa."
"Spero non sia rimasto deluso." auspicai, non così sorpreso per il fatto che conoscesse la nostra razza. "Sa, dicono che noi esseri umano possiamo essere come dire... distruttivi."
"Ne ho conosciuti molti." mi spiegò. "Ma per fortuna ho ricevuto sempre buona compagnia. Chi ama viaggiare nella fantasia ha sempre qualcosa da raccontare."
"E cosa hanno raccontato?".
Mi guardò con fare serio, anche se dal loro volto sembrava non esserci spazio cheper un'unica, spenta espressione. "Che siete usciti da una grande e sadica guerra."
"Già." commentai amaramente. "Ne siamo usciti letteralmente distrutti."
"Purtroppo non sarà né la prima né l'ultima."
Riflettei sulle sue parole. Certo, era saggio ma non ci voleva un genio per scoprire che una ragazza litigiosa e crudele come la nostra avrebbe fatto di tutto per portare morte e desolazione tra i propri simili; e forse una volta per tutte ce l'avremmo fatta a sterminarci a vicenda, una volta per tutte.
Era la nostra natura.
"Sono qui per chiederti un consiglio." confessò Anita.
"Sono sempre disponibile per la nostra Regina." disse lui, alzando le mani.
"So che Christopher è venuto da te."
Grande Topo la guardò penso. "E' vero, è venuto."
"Sostiene di essere il Prescelto. Dice di aver visto dei segnali inequivocabili."
"Già. E' venuto pochi giorni fa. Era davvero preoccupato per la sorte della moglie."
Ancora sua moglie, pensai. Allora era vero che l'intera questione aveva assunto i toni di una crociata personale.
"Mi ha chiesto tutto quello che sapevo sul Prescelto" proseguì. "Tutti sono a conoscenza della leggenda, anche se nessuno vi ha dato peso, perché chi avrebbe mai creduto che una Terra pacifica come la nostra avrebbe avuto una sorte così tragica? Comunque, gli ho mostrato tutti i segni."
"E lui ha detto che combaciano" disse Anita, concludendo il pensiero.
"Già. Questo è quello che sostiene."
"Tu che ne pensi?".
"Sono Saggio, certo, ma non onnisciente." si giustificò l'altro, che parlava come un Accademico. "Vorrei che fosse Lei a giudicare."
Anita mi guardò, quasi cercando consenso, poi annuì. "Va bene."
"Venite con me."
E così lo seguimmo.
Si fermò nei pressi di un grande armadio, dal quale prelevò tre torce elettriche, porgendone una a me e un'altra ad Anita. "Nel luogo in cui ci stiamo recando non esiste illuminazione. La biblioteca è stata costruita dopo che gli antichi Cherni hanno abbandonato questo luogo e i miei avi hanno pensato che qualsiasi modifica avrebbe potuto violarne la sacralità."
Poi ci condusse a una porta, che tuttavia non era chiusa a chiave. D'altronde in quel luogo nessuno avrebbe avuto interesse a entrare. Aprì e poi ci fu l'oscurità. Accendemmo tutti e tre le nostre torce, con il Saggio a farci da guida lungo una ripida scalinata. Io stavo di fianco ad Anita, cercando di non inciampare in quei gradini che sembravano interminabili.
Ancora quegli scalini.
Puntai la luce verso il basso, quasi preoccupato che qualcosa uscisse dall'oscurità per afferrarmi le gambe e portarmi in qualche anfratto per consumare un tetro pasto. Una volta terminata la scalinata, giungemmo invece alla nostra destinazione. Le luci delle torce erano abbastanza potenti da mostrarci con esattezza la strada. Un lungo corridoio angusto con un soffitto ad arco e il pavimento di ciottoli ci indicò la direzione; dopo averlo attraversato raggiungemmo un'altra stanza. Al centro di esso c'era un grosso pilone che sembrava sostenere la struttura e somigliava al tronco di un grosso albero rivoltato, le cui radici si incastravano perfettamente nel soffitto. Le pareti di quella che sembrava una grotta sotterranea erano rocciose e lisce, quasi fossero state levigate. Su di essere vi erano strane incisioni, simili a quelle rupestri dei nostri avi.
Il mistero si infittiva.
"Vedete, ci sono dieci pareti." - ci spiego il Saggio. "Ognuna è dipinta con un colore diverso, in base alla Cherna che se n'è occupata."
Osservai attentamente. Sembrava una parete a U lunga e spaziosa, ma tra un colore e l'altro c'era un piccolo incavo che separava le diverse porzioni. Storsi il naso, dato che in quell'angusto anfratto regnava un'umidità insopportabile oltre che un odore sgradevole e un freddo pungente.
"Nelle prime tre pareti è indicata la Profezia, quella per la quale un nemico potente e crudele avrebbe minato la pace del nostro Regno."
Guardai le pareti. La prima mostrava un Cherno dalle ali nere superare una porta seguito da miriade di strane creature disegnate in modo molto stilizzato. Pensai a quando mi aveva raccontato Anita, sul fatto che la strega o chi per lei (o lui) fosse andato in giro per il mondo a cercare creature da sottoporre al suo volere. Pensai al mostro, ovviamente. La seconda lastra invece mostrava due figure che rappresentavano chiaramente il re e la regina, brutalmente assassinati con una spada da quello che sembrava un mostro nero. Il Savi omise di parlarne, perché sicuramente Anita nel vederla aveva provato un tuffo al cuore.
"Nella terza lastra." proseguì. "Vediamo chiaramente la presa del castello."
Sembravano disegni fatti da bambini, ma non era importante quello, quanto il terribile messaggio che trasmettevano.
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Sullo scalino nascosto nella notte
FantasiIl soldato Tàmas, di ritorno dalla guerra, si imbatte nella giovane Anita, la quale si nasconde ogni notte su una scalinata di una casa apparentemente abbandonata. Tàmas decide di prendersi cura di lei, fino al momento in cui inizia a rendersi cont...