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Quando quella strana luce verde si impadronì della sua sagoma, la grotta fu avvolta da un esplosione di colori, talmente forte e abbagliante da costringermi a coprirmi il volto con le braccia. Non ricordò quanto tempo passò, ma nel momento in cui ebbi il coraggio di riaprire gli occhi, ecco che la vidi proprio lì, di fronte a me.

A essere sinceri non rappresentava del tutto l'idea che avevo delle fate – anche se più volte lei stessa aveva sostenuto di non esserlo – ma non aveva di certo tradito le mie aspettative. Pur non stringendo una bacchetta nelle mani - pensiero che mi fece sentire stupido - indossava un lungo vestito bianco, molto stretto e ricamato, che sembrava dotato di luce propria. I capelli castani le erano cresciuti all'improvviso, arrivando fin sotto le spalle, sciolti e lisci, mentre ai lobi delle orecchie indossava due orecchini a forma di farfalla.

Ai piedi indossava scarpe bianche molto simili a quelle che le avevo spesso visto indossare nella sua forma umana. Ma ciò che mi stupì per davvero furono le ali. Bianche, grandi e talmente sottili da sembrare trasparenti; salivano come due cupole sopra le spalle e scendevano fino alle caviglie. Anche solo aprire la bocca mi sembrò qualcosa fu impossibile. Pareva di essere in un sogno e, imbambolato com'ero, non mi resi conto che Anita mi stava osservando. 

"Tutto bene, Tàmas?".

"Io.. credo di si." biascicai ancora intontito. "Sei una meraviglia."

Anita arrossì. "Nel nostro mondo siamo tutti così, nessuno è speciale. Forse lo siete voi per noi."

"Non credo, non abbiamo nulla di che." sostenni con convinzione. "A proposito, Anita è il tuo vero nome?".

Annuì. "Si."

"E hai davvero dodici anni?".

Mi sorrise, scuotendo la testa. "Da noi il tempo scorre in maniera diversa. Diciamo, che secondo il vostro calcolo del tempo, ne ho circa centododici."

Rimasi sbalordito. "Mi stai prendendo in giro?".

Si limitò a sorridere, senza rispondere. Poi mi passò di fianco e si avvicinò alla parete, con il lungo vestito che sembrava formare uno strascico. Mi sembrava inverosimile che potesse avere tutti quegli anni, ma se era davvero una creatura così maestosa, non avrebbe dovuto stupirmi. Effettivamente, osservandola sembrava molto più grande rispetto a quando l'avevo conosciuta, anche se la consideravo ancora una ragazzina. La mia Anita, una piccola sorella. Si fermò di fronte alla parete rocciosa e volse lo sguardo verso l'alto, laddove era inciso uno dei tanti simboli di quello strano luogo, simile a una grotta sottomarina.

E, per la prima volta, la vidi volare.

Fece pochi metri, ma vederle sbattere le enormi ali e librarsi in aria in modo così leggiadro fu uno spettacolo impareggiabile. Poi si fermò a mezz'aria, toccando con il palmo della mano il simbolo, che si illuminò, creando una sfera di luce bianca.

Una notte illuminante, se mi si passa la battuta scadente.

Scomparsa la sfera luminosa, si voltò e notai che teneva in mano qualcosa. Dopodiché scese e si incamminò verso di me. Stringeva tra le dita una specie di medaglione, più piccolo di quello che indossava di solito. Me lo porse, ma esitai.

"L'hai creato tu?".

"Si. Qui posso usare i miei poteri."

"A cosa serve?".

"Senza di esso non puoi entrare nel mio mondo." mi spiegò. "E posso crearne solo uno per chiunque decida di entrarvi. Se lo perdi, non potrai mai più farvi ritorno."

"Anche voi avete delle regole ferree, allora." commentai. Presi il medaglione dalle sue mani e lo misi al collo. "E ora che si fa?".

"Entreremo nel portale."

"Dicevi che sarebbe stato difficile."

"Infatti." confermò. "Dovrai superare una specie di prova."

"Ah si?".

"Già. Verrai giudicato e solo se l'esito sarà positivo sarai ammesso nel nostro regno."

Sgranai gli occhi. "Cosa verrà giudicato?"

Mi indicò il petto. "Il tuo cuore."

"Allora stiamo freschi. Io non sono certo così puro."

"Per quale motivo lo dici? Per la guerra? Per le vittime?".

"Si, ma non solo per quello. Non mi ritengo una persona così buona, se è questo che devi dimostrare."

"Non dovrai dimostrare nulla. " spiegò. "Saranno i Giudici a leggere direttamente nel tuo cuore. E in cambio dovrai donare loro un ricordo."

"Un ricordo?".

"Si, ma non un ricordo qualunque. Il più doloroso."

"Ma... io ho tanti ricordi dolorosi... non saprei quale..."

"Anche in questo caso",  mi interruppe, "Saranno Loro a vederlo nel tuo cuore. Non dovrai fare nulla, dico davvero."

Scossi la testa, mostrando i primi segni di debolezza. "Non credo di farcela."

"Certo che ce la farai. Ti conosco. Sei forte."

La guardai qualche istante. Sembrava davvero credere in me. "E va bene. Speriamo solo che questi Giudici siano clementi."

"Ti dico solo che nel vederli potresti spaventarti, ma non devi avere paura. Non ti faranno alcun male."

Risi nervosamente. "Ora si che sono tranquillo!".

"Vieni con me." mi disse tendendomi una mano. La afferrai, anche se non ero per nulla convinto di ciò che stavo facendo e questo nonostante mi fossi offerto per aiutarla. Mi indicò così la pozza d'acqua cristallina e vi si chinò. La imitai.

"Questo è il portale.?" le domandai.

"Si, ma ti condurrà prima dai Giudici." .

"Mi ci devo tuffare?".

"Non esattamente."

"Quindi cosa devo fare?.

E tutto avvenne un attimo. Un enorme mano nero emerse dalle acque e mi afferrò per un polso. Un forte senso di terrore mi assalì, ma non gridai subito.

Quella cosa stava cercando di trascinarmi nell'acqua.

"Aiutami ti prego!" gridai in direzione di Anita, ma lei restò impassibile, allontanandosi.

"Non resistere, Tàmas."

Cercai di utilizzare tutte le mie forze, utilizzando l'altro braccio, facendo leva con le gambe. Tutto inutile. Anita mi aveva forse tradito? Mi aveva raccontato fandonie? Dove voleva condurmi quella mano mostruosa?

"Ti supplico, non lasciare che mi prenda!"

"Lasciati andare." mi consigliò lei, con un tono di voce pacato. "Fidati di me."

Non so se furono le sue parole a convincermi o se le mie energie si fossero esaurite, ma alla fine cedetti e quella forza misteriosa mi trascinò nelle profondità dell'acqua cristallina.

Sullo scalino nascosto nella notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora