"Basta!" provai a gridare nella mia mente, ma i Guardiani non mi udirono. "Smettetela di intrufolarvi nei miei ricordi! Ne avete avuti abbastanza, non credete?".
Non riuscivo a capire in che modo scegliessero il ricordo più doloroso, ma pareva eccessivo doverli rivivere uno dopo l'altro, dal primo all'ultimo. Era puro sadismo. Non capivo perché mi stessero sottoponendo a quell'orrore, a cui peraltro Lei mi aveva condannato, permettendo che mi prendessero. Anita mi aveva chiesto di fidarsi di lei, di lasciarmi andare e se mi avesse chiesto fin dal principio di gettarmi in quella oscura pozza lo avrei fatto senza battere ciglio; ma non serviva tutta quella macabra teatralità.
Attorno a me era tutto buio. Non udivo nulla, non percepivo nulla, fluttuante nel vuoto più totale. I miei sensi erano come svaniti, evaporati. Se ciò che Anita mi aveva raccontato sul suo mondo era terribile,anche quella esperienza non appariva meno.
"Non devi avere paura." mi disse una voce, forte e decisa.
Chi aveva parlato? Mi chiesi. "Chi sei? Fatti vedere?!"
A quel punto l'oscurità svanì e anche la vista tornò senza fretta, pronta a mostrarmi il luogo in cui trovavo, uno di quelli che spesso avevo incontrato nei miei incubi. Nell'acqua, in profondità, in balia delle feroci creature degli oceani e dell'impossibilità di respirare. I miei occhi si erano adattati velocemente all'ostacolo costituita dall'acqua, ma attorno a me non c'erano pesci, barriere coralline o indizi che potessero farmi capire se mi trovassi vicino alla superficie o in fondo all'oceano, mare o lago che fosse.
Temendo di morire annegato, inizia ad agitarmi e dimenarmi. Eppure i secondi passavano e ancora mi ritrovavo a scalciare e sbracciare. Diverso tempo dopo, quando i miei muscoli iniziarono a rilassarmi, mi resi conto dell'incredibilità della situazione: potevo respirare sott'acqua. Incredibile.
I miei polmoni funzionavano, non andavo a fondo e non sentivo freddo. Mi trovavo nella grotta? Ero sempre rimasto lì per tutto quel tempo? Dì li a poco avrei avuto la risposta e non mi sarebbe piaciuta; almeno all'inizio. Vidi così in lontananza una figura scura che si muoveva agilmente nell'acqua. Iniziò a venirmi incontro e, dal momento che non riuscivo a scorgerne la sagoma, doveva essere ancora molto distante. Poi, mi resi conto che altre due figure si avvicinavano rispettivamente alla mia destra e alla mia sinistra. Istintivamente mi girai ma altre due forme indefinite mi stavano raggiungendo.
"Ma che diavolo..." commentai tra me e me, consapevole che, di qualunque pericolo si trattasse, ormai non potevo più scappare. Che fossero i giudici? Qualunque cosa fossero, nel momento in cui li identificai, volli gridare per il terrore.
Erano squali.
Cercai subito una via di fuga, ma non ero così stupido da non capire di avere poche speranze contro quelle creature, padrone del mare da sempre. Potevo cercare di risalire in superficie, ma chissà quanti metri avrei dovuto percorrere a nuoto e quelle belve, veloci com'erano, mi avrebbero catturato. Lasciai che la paura si impadronisse di me, ma non riuscivo a muovermi di un millimetro. Oramai loro erano vicini e mi avevano circondato. Era la fine.
"La tua prova è finita." disse una voce e, benché stentassi a crederci, mi convinsi che proveniva dall'essere che mi stava di fronte. Lo squalo aveva parlato.
"Si, ho parlato io." confermò, leggendomi nel pensiero.
Gli squali parlano? Mi chiesi, similmente alla auto- confessione di un malato di mente. Forse mi trovavo di fronte ai famigerati Giudici e tutto sarebbe tornato, in quanto Anita mi aveva avvertito che avrei potuto spaventarmi alla loro vista. E in effetti la paura dell'oceano e di tutto ciò che si trova in esso era sempre stata una costante nei miei incubi. Tirai un sospiro di sollievo – se davvero stavo respirando – e restai al centro del cerchio creato da quelle creature così magnifiche e così spaventose, possenti e lunghe diversi metri.
Fecero qualche giro attorno a me, poi si fermarono e lì restarono, in silenzio a scrutarmi e osservarmi. Non ero un esperto di creature marine, ma anni dopo avrei indagato e, essendo squali appartenenti a diverse razze – delle quali ricordavo ogni minimo particolare – rintracciai il loro nome scientifico. C'era il Grande Squalo Bianco, il predatore più feroce degli oceani, poi lo squalo martello, inconfondibile per la conformazione del suo cranio.
C'era un enorme squalo tigre e a fianco lo squalo della Groenlandia. L'ultima specie scoprii non essere esistente nella classificazione umana, per motivi oscuri. Forse si era nascosto bene ai radar o forse viveva in profondità irraggiungibili per l'uomo. Lo chiamai squalo Antartico. Era completamente nero, ma aveva due enormi occhi azzurri, quasi dotati di luce propria.
"Dunque siete voi i Giudici?" volli sapere.
"Siamo noi." mi rispose lo squalo bianco.
"Siamo i guardiani degli oceani e del mare." aggiunse lo squalo martello.
"Credevo foste i Guardiani del portale."
"Il portale si trova nel punto di congiunzione degli oceani." mi spiegò lo squalo Tigre. "Le due cose non sono diverse."
"L'acqua è un elemento prezioso." intervenne lo squalo della Groenlandia. "Il più importante del Pianeta."
Lo squalo nero rimase in silenzio, a osservarmi. Quello che dicevano aveva senso, in effetti. Cosa se non l'acqua poteva essere essenziale sulla Terra?
"Quindi ci troviamo nel punto di congiunzione degli oceani e dei mari e questo è il Portale. Sicuramente sapete già chi sono." affermai, mostrando loro rispetto. "Ma mi presento lo stesso. Mi chiamo Tàmas."
"Io sono il guardiano dell'Oceano Pacifico." mi informò lo squalo Bianco.
"Io di quello Indiano." - aggiunse lo squalo Tigre.
"Io proteggo l'oceano Atlantico." - disse lo squalo Martello."
"Io il mare Artico." si presentò lo squalo della Groenlandia.
"E io il mare dell'Antartide." - soggiunse l'enorme squalo nero, il quale finalmente aveva parlato.
E io stavo impazzendo. Forse.
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Sullo scalino nascosto nella notte
FantasyIl soldato Tàmas, di ritorno dalla guerra, si imbatte nella giovane Anita, la quale si nasconde ogni notte su una scalinata di una casa apparentemente abbandonata. Tàmas decide di prendersi cura di lei, fino al momento in cui inizia a rendersi cont...